Fred Hoyle - La voce della cometa
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- Название:La voce della cometa
- Автор:
- Издательство:Longanesi & C.,
- Жанр:
- Год:1986
- Город:Milano
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«Direi che il franco svizzero ha l’abitudine di essere stabile, per cui è probabile che continui a restarlo.»
«Credo anch’io. Immagino che al CERN ti pagassero in franchi. Se possiedi qualcosa da quelle parti, ti conviene tenerlo. Specialmente se si tratta di un conto in banca.»
«Già che sei qui, ti dispiacerebbe chiarirmi alcuni punti procedurali?» disse Isaac Newton nella speranza di imprimere una svolta alla conversazione.
«Riguardanti il funzionamento dell’Università?»
«Sì.»
«Troverai tutto nell’opuscolo «Statutes and Ordinances», la raccolta delle varie norme. Tutti si attengono a quanto sta scritto lì. A non tenerne conto è facile inguaiarsi.»
«Ci troverò anche il Comitato McFarlane?»
«Oh, no, quello no!»
«Che cos’è il Comitato McFarlane?»
«Una perdita di tempo. Grazie a Dio, non ne faccio parte. Qualcuno ha avuto l’idea di unire le facoltà di fisica e chimica alla facoltà di ingegneria. Lo scopo sarebbe quello di risparmiare soldi evitando i doppioni, ma le discussioni non finiranno mai. In ogni caso c’è in giro la voce che McFarlane, il presidente, sia morto ormai da sei mesi, e che l’Università non se ne sia ancora accorta. Ecco, vedi, il Comitato avrà bisogno della sua firma se mai si dovesse arrivare alla compilazione della relazione. Così, volenti o nolenti, devono tenere pronta la sua salma. Se dovessero compilare una relazione, non esiste la minima probabilità che venga accolta. Quelli di Regent House la stroncheranno, naturalmente, benché io voterei a favore. Qualcuno dovrebbe occuparsi dell’ingegneria e fare qualcosa. La facoltà possiede in città attrezzature capaci di distruggere mezza Trumpington Street se mai dovessero entrare inavvertitamente in azione.»
«Poco fa mi hai detto che cambieresti la mia segretaria se fosse la tua. Che cosa faresti per riuscirci?»
«Che cosa farei? Le darei una spintarella che la riporterebbe dritta dritta nella sala delle segretarie a disposizione.»
«Per mettere poi un’inserzione sul giornale per trovarne una nuova, immagino?»
«No, dovresti prendere una di quelle a disposizione. Quando una è messa a disposizione, viene un’altra a occuparne il posto. Quando una esce da questo «pool», un’altra rientra. E via di questo passo.»
«Quello che mi stai dicendo è che in realtà non posso scegliermi la segretaria? Ma parli sul serio?»
La voce di Isaac Newton raggiunse un tono leggermente stridulo che venne sovrastato dalla voce del professore di geostrofica.
«E’ così che funziona il sistema di Cambridge», disse Boulton con aria indifferente. «Per quanto riguarda la casa, comunque, siamo d’accordo? Volevo invitarti a una festa del College, solo che a quell’epoca sarò già via.»
«Potrei dare un’occhiata alla casa?»
«Ci sono alcune cose alle quali devi stare attento: il gatto, tanto per cominciare. Già, e se dovesse venire un lungo periodo di siccità e tu dovessi sentire degli scricchiolii, non preoccuparti. In quella parte di Cambridge lo spostamento delle fondamenta è abbastanza comune. Andiamo pure a vedere. Potremmo bere un caffè al Ragamuffin, strada facendo.»
«Adesso?»
«Sì, adesso», rispose Boulton muovendosi con molta energia, come se dovesse alzarsi di nuovo in volo.
Isaac Newton schiacciò il pulsante del cicalino. Quando il Drago entrò, disse: «Ah, signora Gunter, sarò «ex officio» per circa un’ora».
Poi consegnò al Drago un foglio di carta sul quale aveva scritto un nome e un numero telefonico di Ginevra.
«Ho già parlato con questo signore circa un’ora fa. Le dispiacerebbe richiamarlo dicendogli che confermo l’ultima parte della nostra conversazione, specialmente l’ultima frase?»
«Che cosa devo dirgli, professore, se dovesse chiedermi dove può telefonarle?»
«Gli dica di cercarmi al Ragamuffin. Capirà perfettamente.»
6
Entrambi erano alti e snelli; entrambi erano studiosi di fisica. Un osservatore competente avrebbe comunque riscontrato un’enorme differenza dal punto di vista psicologico tra i due uomini. A ventotto anni suonati, Mike Howarth sembrava ancora un giovanotto sotto i vent’anni. I capelli, che portava piuttosto lunghi, gli stavano ritti in testa, facendolo sembrare più alto di quanto fosse in realtà e anche meno equilibrato. Aveva i capelli e gli occhi castano chiaro e, mentre Isaac Newton si era conformato alla tradizione per cui i capi di istituto indossavano abiti formali, Mike Howarth vestiva casual, cioè la camicia e un paio di jeans. A chi gliene avesse chiesto il motivo avrebbe risposto che non poteva permettersi un abbigliamento migliore, non certo con lo stipendio che l’Università, pur piena di gratitudine, gli corrispondeva. Sotto questo punto di vista, per lo meno, i due uomini si sarebbero trovati senz’altro d’accordo, perché lo stipendio di Isaac Newton, decurtato dalle tasse, sarebbe ora ammontato a meno della metà di quanto percepiva al CERN. Gli inglesi sollecitavano in continuazione i loro espatriati a tornare a casa, ma nel contempo coglievano l’occasione per render loro la cosa molto dispendiosa. Parlavano naturalmente di «noblesse oblige», ma questo non serviva certo a pagare il conto del macellaio. Isaac Newton si chiedeva se sarebbe stato ancora in grado di permettersi abiti di buon taglio.
«Secondo te, allora, non mi rimane alcuna possibilità?» chiese Mike Howarth con voce accorata.
«No», rispose Isaac Newton. «Tu hai infranto le norme della pubblica amministrazione, e per questo peccato non esiste perdono, né in cielo né in terra.»
«Potrei rivolgermi all’«Ombudsman», al difensore civico. La faccenda mi fa andare davvero in bestia.»
«La vita dell’«Ombudsman» dev’essere davvero interessante. Ricordo circostanze vissute anni fa che assomigliano alla posizione nella quale ti trovi tu e che mi sono sembrate sempre ingiuste. C’era un tizio soprannominato Brass Jack, direttore di una delle fabbriche di qui. Beh, questo Brass Jack aveva scoperto il sistema di ottenere una produzione maggiore con la stessa quantità di materia prima. Invece di consegnare tutta la produzione, con l’aliquota di aumento, ai proprietari della fabbrica, continuò a fornire la stessa quantità di prima. Nel contempo si mise a vendere per proprio conto la produzione in eccesso. Poi commise il grave errore di mettersi a spendere e spandere in tutto il distretto per cui gli venne appioppato il nomignolo collegato con il rame delle monete. Naturalmente, la magagna venne a galla e al processo il giudice gli inflisse due anni di galera. E’ un po’ il tuo caso, non ti pare? Solo che nel tuo caso si tratta di questa roba qui, non di soldi», concluse Isaac Newton indicando un lungo tavolo sul quale erano sparpagliati nastri di registrazioni, dischi e parecchi fogli di grande formato.
«Con quale imputazione hanno condannato questo Brass Jack?»
«Violazione di contratto. Aveva distorto il senso del contratto stipulato con i proprietari della fabbrica. Il fatto che Brass Jack si fosse rivelato un tipo ingegnoso, come lo sei stato tu, non è servito a nulla. Anzi, credo che la soluzione ingegnosa abbia peggiorato la faccenda. In situazioni del genere, la legge tiene conto solo dei particolari menzionati nel contratto.»
«Ma io non ero sotto contratto!» esclamò Mike Howarth. «Se non per fornire ciò che ho fornito in pieno. Un satellite per telemetria con un rendimento specifico in presenza di un determinato peso. Posso farti vedere. E’ questo che dice il documento, nient’altro. Di ciò che sarebbe accaduto se fossi riuscito a risparmiare un margine di peso non si parla.»
«In questo caso, gli uomini della legge tengono conto di quel che chiamano la ’consuetudine’ vigente nei rapporti tra ’persone ragionevoli’. E’ quello che il CERC sta facendo nel tuo caso.»
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