L'ultimo tocco, veramente ispirato, era stato l'uccellino. Se si apriva il torace, si tagliava il gran pettorale, carnoso e a forma di ventaglio, e si sollevava delicatamente il lembo sternocostale sottostante, si potevano vedere le ossa marmoree nella loro tasca trasparente. Proprio come un quarto di bue. Come i cadaveri dell'università.
L'uccellino si era agitato mentre lui lo infilava dentro. Per un attimo, Bliss aveva pensato che riuscisse a liberarsi e a svolazzare in giro, finendo per imbrattare lui di materia putrida; invece, chinandosi, aveva richiuso il lembo di pelle, suturando frettolosamente l'incisione. E poi aveva appoggiato l'orecchio al petto freddo.
Un debole frullo d'ali. Proprio come quella notte, proprio come il battito sussurrante del cuore di Joni.
Poi se l'era scopata, due volte, tenendola per le spalle fredde, alitando pesantemente sul volto purpureo. Non era stato l'ideale, ma certamente meglio di quando usava la sua mano molle.
«Puttana», aveva urlato subito dopo, gettando il preservativo sul tappeto. «Puttana.» Lei era fredda, dura. Non poteva ribattere. Lui l'aveva schiaffeggiata sul volto, e la parrucca le era scivolata all'indietro, rivelando l'attaccatura della folta chioma castana. «Puttana!»
Nonostante i suoi tentativi di mantenere il corpo congelato quando non lo usava, ben presto esso si era decomposto. Allora Bliss lo aveva avvolto in due sacchi della spazzatura e, dopo aver preso una vanga da sotto la tettoia, si era avviato in auto verso l'imbocco della A2. Conosceva bene quella strada, la percorreva ogni fine settimana per andare nel Kent, al bungalow lasciatogli dalla madre. Là vi era un appezzamento di terra incolta e dimenticata, all'ombra del Millennium Dome. Di giorno era un luogo solitario, di notte era un deserto. E lì aveva fatto ciò che doveva.
Alcune settimane dopo, Harteveld gli aveva di nuovo fatto visita, con la sua espressione impenetrabile e altezzosa, il suo vestito di Gucci e un'altra creatura pallida, avvolta nella pellicola trasparente, chiusa nel baule dell'auto.
Dopo aver portato il corpo al sicuro nell'appartamento – la luce della camera della Frobisher era rimasta spenta -, Harteveld si era seduto sul bordo del divano, le mani curate sulle ginocchia.
«Il pub in cui vai, Bliss.»
«Sì, il Dog and Bell… E allora?» aveva ribattuto lui, grattandosi la cute squamosa della fronte.
«L'assenza di qualche ragazza non verrebbe certo notata. Almeno non per un paio di giorni.» La fronte di Harteveld era madida di sudore. «Che ne dici? Passerebbe qualche giorno prima che qualcuno si accorgesse della loro scomparsa, no?»
«Dove vuoi arrivare?»
«Tu sei una faccia nota. Nessuno si sorprenderebbe se facessi qualche domanda, se avvicinassi qualcuna delle ragazze. Potresti scoprire quelle sicure, e poi…» Si era interrotto, cambiando posizione sul divano. In Harteveld c'era sempre stato qualcosa d'inquietante. «… potresti mandarle da me.»
E così Malcolm Bliss e Toby Harteveld avevano stipulato un patto diabolico, un accordo vantaggioso per entrambi; Harteveld non veniva mai visto al pub e Bliss, che con gli anni era diventato trasparente e invisibile come un'ombra per gli avventori del Dog and Bell, era in grado di scoprire quali erano le donne senza legami familiari o comunque con i legami più deboli, quelle la cui scomparsa non sarebbe stata prontamente denunciata. In cambio riceveva denaro e poteva disporre dei cadaveri, dopo. Inoltre, poteva evitare che Joni fosse coinvolta in quel patto.
Col tempo, era diventato più audace. Una volta, aveva tentato di persuadere Harteveld a consegnargli i corpi al Wildacre Cottage, il bungalow della madre. Era il luogo ideale: tranquillo, isolato, su misura per lo scopo. Ma l'altro si era rifiutato: voleva ridurre al minimo il tempo di trasporto e aveva messo subito in chiaro chi era il padrone e chi il cagnolino. Bliss, d'altronde, non voleva rischiare un viaggio di quarantacinque minuti, pertanto aveva accettato le condizioni, occultando gli oggetti del suo divertimento nell'abitazione chiusa e surriscaldata di Brazil Street.
Sarebbe giunto il suo momento. Ne era sempre più sicuro.
Aveva cominciato a correre altri rischi. Aveva tenuto una delle ultime ragazze in salotto per un giorno, irrigidita accanto al televisore, completamente nuda, in modo che lui potesse masturbarsi guardandola. Quando la rigidità cadaverica era svanita, il corpo era violentemente collassato sul pavimento, svegliando Bliss che si trovava nell'altra stanza. In più il ventre si era aperto, e lui aveva dovuto liberarsene. Ormai era esperto, sapeva quando i corpi incominciavano a emanare un odore troppo forte.
La cosa che gli piaceva di più era lasciare una ragazza sul letto mentre faceva un salto al Dog and Bell per un drink. Talvolta vedeva Joni, e allora le sorrideva con garbo. L'uomo, il pub. Ormai si sentiva come tutti gli altri avventori; usciva e partecipava al gioco, guardava strane donne che aprivano le gambe, rassicurato dal fatto che la sua rigida mogliettina era a casa ad aspettare lui e il suo rinnovato desiderio.
Era felice. Si sentiva potente come un'aquila. Di notte possedeva un'effigie di Joni. A poco a poco, tuttavia, si era reso conto che possederla significava indebolirla. La considerazione che aveva di lei aveva cominciato a vacillare. Per la ragazza era diventato meno importante andare a trovarlo. Vi sono, Malcolm, centinaia di modi di scuoiare un gatto. E lui aveva smesso di preoccuparsi delle pulizie in casa.
Dopo l'intervento della polizia, però, aveva dovuto cambiare luogo: e così l'ultimo degli avanzi di Harteveld era stato portato a Lola Velinor. Era giusto lasciare il mulatto alla mulatta, si era detto. A ognuno il suo. Era orgoglioso della sua precisione. E dato che Toby era morto, ormai lui aveva il controllo assoluto.
Era andato in un centro per bricolage, col cuore in tumulto per l'eccitazione. I trapani e le seghe erano appesi ai ganci, scintillanti nelle loro guaine di plastica, e Malcolm aveva trascorso un'ora intera a valutarli. Alla fine, aveva optato per una sega elettrica Black & Decker VersaPak, multifunzionale, a batteria, da 7,2 volt e 2700 giri al minuto. Era progettata per tagliare piccoli pezzi di legno, disponeva di una batteria ricaricabile collocata nell'impugnatura, pesava solo due chili e mezzo, era lunga trenta centimetri dall'impugnatura all'estremità della lama ed entrava perfettamente nel vano portaoggetti della Peugeot. A casa, aveva messo un osso di maiale nel lavandino di cucina e si era esercitato, tagliandolo a fette con un semplice tocco dell'interruttore.
In compagnia della sua nuova amica, si era deciso a trovare una preda viva. La osservava da qualche giorno e, una volta catturata, si era rivelata di gran lunga migliore delle altre. Era calda. Si era dimenata, sanguinante, soprattutto quando lui aveva usato il grosso ago per aneurismi per suturarla. Appoggiando l'orecchio allo sterno e ascoltando il battito del suo cuore, si era domandato perché avesse atteso tanto prima d'iniziare a cacciare da solo.
Ormai si sentiva pronto. Joni. Joni.
Ancora un giorno…
Malcolm Bliss si alzò e si lisciò i capelli radi. Era stata una mattinata faticosa, e si meritava un drink. Ripose nell'armadio il dossier di Cook, prese la giacca e uscì dall'ufficio.
La donna dietro il bancone lo salutò come sempre con un cenno del capo. Era una vecchia baldracca rinsecchita e, sebbene non ne valesse più la pena, continuava a imbrattarsi il viso con colori ridicolmente sgargianti. Talvolta si era sforzato di rispondere al saluto, ma un giorno della settimana precedente era arrivato presto e l'aveva trovata che parlava col detective Caffery. Bliss, in piedi al banco, accaldato e agitato, decise che, quel giorno, proprio per la sua leggerezza, la barista meritava di essere ignorata. Prese il drink e si spostò nella sala.
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