Mo Hayder - Birdman

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Birdman: краткое содержание, описание и аннотация

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In un'area industriale semiabbandonata della periferia londinese vengono scoperti i cadaveri di cinque donne mutilate e seviziate. Scattano immediatamente le indagini che vengono affidate al giovane ispettore Jack Caffery. Egli comprende all'istante che i delitti sono opera di un maniaco: le vittime sono state infatti sottoposte a procedure chirurgiche amatoriali per la riduzione del seno e sono state pettinate e truccate in modo da ricordare delle bambole. La morte tuttavia non è stata causata dalle orrende ferite, bensì da un'iniezione letale; inoltre il killer ha inserito nel petto delle vittime e cucito accanto al cuore un uccellino vivo, simbolo e firma del suo macabro operato.

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«Hai presente il tipo? Capelli grigi, lenti bifocali…»

«La vicina del piano di sopra?»

«Be', se è la vicina di casa, allora mi piacerebbe sapere che cosa sta facendo nell'appartamento segnalato.»

«Come?»

«Al pianoterra. Guarda.»

Si voltarono tutti. Dietro le finestre anteriori dell'appartamento scorsero due grandi mani scostare una tenda.

«Bene», esclamò Jack dirigendosi di nuovo verso la casa. «Forse è un mio errore.»

«Jack», chiamò Paul, accelerando per raggiungerlo. «Cosa credi di fare?»

«Forse è un mio errore, forse il 27 a è giù e il 27b è su.» Suonò il campanello.

Paul, che si trovava al suo fianco, tremò. «Non mi piace, Jack.»

«Ma che dici? È solo una vecchietta.»

« Vestito per uccidere », bisbigliò l'altro. «Vestito per commettere un omicidio, ecco quello che penso.»

Si udirono alcuni passi nell'atrio, passi pesanti, e, quando Jack estrasse il distintivo dalla tasca, Paul si allontanò dalla porta d'ingresso.

«Sul serio, Jack. Tutto questo non mi piace affatto.»

Il viso riflesso nello specchio macchiato sopra il lavandino, i brutti denti e la pelle rossa e lucida ribadivano la convinzione che lo aveva accompagnato lungo tutta la vita: la rabbia era un suo diritto civile, e aveva tutte le ragioni per infuriarsi. Non aveva mai trascorso neppure un giorno, neppure un'ora, della sua esistenza senza vergognarsi del suo aspetto fisico: tendeva a ingrassare e non era mai riuscito a fare granché per modificare i languidi fianchi femminili e le gambe paffute di quand'era bambino. Quando camminava, le cosce sfregavano l'una contro l'altra, e ogni notte lui era costretto a pulire il deposito ceroso che si accumulava nelle pieghe della carne. Possedeva la lussuria di un toro e provava istinti sessuali eccessivi e brutali, ma non c'era da meravigliarsi che avesse raggiunto l'età di vent'anni ancora vergine.

La sua prima, squallida conquista sessuale era avvenuta in un vicolo di Camden, sotto una pioggia battente e in cambio di una mezza bottiglia di Pink Lady. Poi c'era stata una prostituta di St. Lucian a Hackney per dieci sterline, quattro Pernod e del ribes nero. Fu all'età di ventidue anni, quando si era reiscritto al primo anno di Biologia, Fisica e Chimica, che trovò lavoro come addetto alla sicurezza presso l'UMDS, e la sua vita subì una svolta.

Il suo lavoro, all'ombra della London Bridge Station, gli consentiva di studiare; era incaricato di controllare i pass, indirizzare i visitatori, nonché rimanere al gelo, nel container del parcheggio antistante il dipartimento di patologia, e a settimane alterne, da solo, di notte, ispezionare i locali: i corridoi dai pavimenti lucidi, le mense vuote pervase dall'odore di purè e latte acido, le sale conferenza, il laboratorio di patologia e quello di anatomia.

Quel laboratorio di anatomia dove, un inverno di sedici anni prima, si era creato un legame inestricabile tra la sua vita e quella di Harteveld.

Il loro era stato un incontro singolare, un incontro di menti deformi. Si erano guardati, tra i corpi ricoperti dai teli verdi e i tavoli settori in acciaio, e all'istante avevano saputo, con la stessa incrollabile certezza di due amanti, di aver trovato l'anima gemella. Non c'era stato neppure bisogno di spiegare a parole la lotta interiore che li tormentava. L'aristocratico, dal portamento fiero e dalla costituzione robusta, l'aveva guardato e di slancio, con semplicità, lui aveva compreso.

Non avendo passato gli esami annuali, aveva abbandonato prima il sogno di laurearsi e poi anche il lavoro. Pure Harteveld se n'era andato dall'UMDS, ma la lealtà tra l'erede della fortuna di un'azienda farmaceutica e l'ex addetto alla sicurezza aveva sfidato il tempo.

Il loro particolare, specifico interesse era rimasto lo stesso.

C'erano stati quattro o cinque stupri nel corso degli anni: nei parcheggi, nei boschi, ragazze troppo ubriache per ricordarsi la targa della macchina guidata da un uomo di bassa statura che, dopo aver accostato al marciapiede, aveva offerto loro un passaggio. Ecco com'era arrivato a sud del fiume. Lei era una spogliarellista di Greenwich. Era il giorno del suo compleanno, erano le due del mattino, e l'aveva trovata mentre girovagava per le strade a nord del Rotherhithe Tunnel: faceva l'autostop. Era la cosa più bella che avesse mai visto, con la minigonna a frange e la giacca in pelle, i capelli biondi da svedese con la frangia. Persino in quel momento, nell'umido bagno di Lewisham, ripensando all'intenso amore che aveva provato per Joni, prese involontariamente a mugolare.

Si era lasciata cadere sul sedile anteriore dell'auto e, non appena lui le aveva toccato il morbido corpo schiacciato dalla cintura di sicurezza, dalla sua bocca era uscito un gemito. Sotto la giacca di pelle, il cuore aveva palpitato, come un gracile uccellino. Solo quando lui aveva cercato di alzarle la gonna lei aveva opposto resistenza. Era uscita dall'auto, incespicando, ubriaca, ed era rimasta seduta rigidamente sul marciapiede, il trucco bluastro sbavato. Lui era sceso e aveva tentato di toccarla di nuovo, ma lei lo aveva respinto ancora.

«Non ora, d'accordo?» aveva mormorato. «Mi sento male.»

Lui era rimasto con lo sguardo fisso sui capelli biondo cenere, sulle calze smagliate alle ginocchia e, improvvisamente, aveva deciso di non violentarla.

Proprio così.

Aveva cambiato idea. L'aveva accompagnata a casa, augurandole la buonanotte. Proprio così. Come se non fosse successo niente. Come se quel comportamento per lui fosse normale.

Dopo si era sentito onesto, euforico, rinato. E aveva deciso che la sua generosità nei confronti della ragazza era un segno d'amore. La desiderava tanto che gli veniva il mal di testa quando pensava a lei.

Ma Joni rifiutava le sue avance, si arrabbiava se lui andava a vederla al pub, e si era addirittura infuriata venendo a sapere che aveva trovato un nuovo lavoro al St. Dunstan's, acquistando inoltre l'appartamento di una vecchia signora al pianterreno di una casa ristrutturata a Lewisham, a un chilometro e mezzo da casa sua, a Greenwich.

La rabbia dimostrata dalla ragazza nei suoi confronti non lo scoraggiava: lei era la sua ragione di vita. L'appartamento era un santuario dedicato a lei: la fotografava per strada, le pagava da bere al pub. Talvolta Joni gli regalava qualche momento di piacere, spesso fumava o beveva tanto da addolcirsi e gli permetteva di portarla a casa: lui la lasciava dormire nel letto per gli ospiti, ma senza toccarla. Mai, nemmeno una volta. Non era quello che voleva. Doveva essere lei a venire da lui. Questo era importantissimo. Teneva l'appartamento sempre pulito, nella dolorosa speranza che la ragazza avesse capito quanto lui l'amava. Se veniva a stare da lui, nascondeva le foto, custodite come un tesoro, curando ogni minimo particolare, spruzzando nell'appartamento profumi per rinfrescare l'ambiente… A Joni piacevano molto i profumi dolci.

Infine, stanca e rassegnata, lei era arrivata a sopportarlo. E lui, a sua volta, aveva imparato a tollerare le sue sconsiderate infedeltà, i suoi flirt occasionali, il suo rifiuto di toccarlo. Anche in quel giorno di quattro anni prima, quando lei si era presentata col seno gonfiato grazie a un intervento di chirurgia estetica. Anche allora, sebbene furioso, era riuscito a rimanere calmo, gentile. Non importava quello che faceva Joni nella realtà, nel mondo tridimensionale, perché lei viveva in lui, in un mondo creato dalla sua fantasia, com'era stata quella notte, calda e docile, coi morbidi seni appuntiti e il respiro affannoso.

Quando tornò in cucina, uno dei malconci diamantini aveva trovato la forza di raggiungere il posatoio e lo fissava coi piccoli occhi lucidi. Lui borbottò qualcosa e scosse violentemente la gabbia, finché l'uccellino, privo di forze, non cadde di nuovo sul fondo, troppo stordito e affamato per volare. Rimase lì, appoggiato su un fianco, ansimante, con un occhio rivolto al padrone, il quale finì gli M &M, accartocciò il pacchetto e iniziò a prepararsi.

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