La pistola dell'uomo si spostò lentamente in direzione dei bambini nascosti, ma non protetti. A quel punto, Mallory vide svolazzare un vestito a fiori. Una donna terrorizzata avanzava carponi verso il bambino nella linea di tiro. Madre coraggio. La donna abbracciò il piccolo, ma lo spaventapasseri non prestò alcuna attenzione alla donna che indietreggiava gridando con il bambino fra le braccia. Aveva gli occhi puntati su Mallory. Sollevò di nuovo la pistola.
Mallory fu più veloce: in una frazione di secondo, la sua arma teneva sotto tiro la testa dell'uomo. «Allora vuoi morire.»
Poi alzò la pistola verso il cielo e, sapendo di provocarlo, disse: «Io so molte cose sulla morte di tua madre, più di quante ne sai tu».
Parole magiche.
L'uomo abbassò la pistola, e Mallory vide tutte le sue ferite. Il braccio destro sembrava rotto, tutto il peso si reggeva sulla gamba destra, la sinistra era sul punto di cedere. Un occhio era ricoperto di sangue, ma l'altro la fissava. Voleva sapere il resto della storia.
Come ai vecchi tempi, come una puttana.
«So cos'hai fatto quella notte.»
L'unico occhio utile dello spaventapasseri si spalancò per la sorpresa. La gamba sinistra vacillò. Non si accorse di tenere la pistola puntata contro un mucchio di biancheria tremante. L'omino nascosto fra i panni smise di gemere e svenne.
Lo spaventapasseri voleva la sua storia.
«Hai trovato un messaggio dell'uomo che la seguiva» disse Mallory. «L'hai trovato sul pavimento la notte in cui è stata uccisa.»
Aveva indovinato, lo spaventapasseri annuiva.
«E hai avuto un sacco di tempo per leggerlo, due giorni e due notti. Le mosche nei capelli, gli scarafaggi che ti camminavano addosso. Il fornello era acceso, il caldo soffocante.»
La pistola era pesante, e lo spaventapasseri non controllava il bersaglio. Adesso puntava la donna dei piccioni. Era stremato, stanco di vivere, ma non avrebbe mollato.
Aspettava il seguito.
«Eri in bagno quando tua madre è stata uccisa.»
La signora dei piccioni non si era accorta dell'arma, ma i piccioni percepivano la tensione nell'aria come se si trattasse di una tempesta. Le ali sbattevano sulle pareti metalliche della voliera, una cascata di piume cadde a terra come una strana nevicata d'agosto.
Mallory si avvicinò, lentamente. «Hai sentito qualcosa.» Gli girò intorno, allontanando la pistola dello spaventapasseri dalla donna. «Hai aperto la porta del bagno, solo un po'. Un uomo era chino su tua madre.» Adesso ne era sicura: non aveva assistito allo strangolamento della madre. Quel bambino di sei anni aveva creduto che la madre fosse ancora viva mentre l'uomo la mutilava e l'impiccava. Se un pompiere e un dottore non sapevano distinguere un cadavere da un corpo ancora in vita, figurarsi un bambino.
La signora dei piccioni si mosse, Mallory la teneva sott'occhio. Armeggiava con un sacchetto di becchime.
Mallory avanzò.
Calma, adesso.
La pistola nella mano dell'assassino ondeggiò. «L'hai guardato mentre la impiccava, senza rumore, senza un grido. Lei non ha…»
No, lo spaventapasseri scuoteva il capo.
Eppure Mallory era sicura di non sbagliarsi. Ma non aveva ancora premuto il tasto giusto. «Non hai urlato. Ti sei limitato a guardare.»
La testa dell'uomo si piegò di lato. Il volto si contorse in un grido silenzioso e l'unico occhio pianse lacrime di sangue.
I piccioni sbattevano le ali contro la voliera.
«Hai guardato quel bastardo mentre uccideva tua madre! Hai lasciato che lo facesse!» Aveva solo sei anni, era traumatizzato e paralizzato dal terrore, e ora lei faceva leva sul senso di colpa. «Non hai chiamato aiuto, non hai nemmeno cercato di fermarlo.»
Le porte della voliera si spalancarono e i piccioni si levarono in volo. Planarono vicino allo spaventapasseri, poi si diressero verso il cielo. «Non sei riuscito a tirarla giù.» Mallory se lo immaginava, un ragazzino tremante, che piangeva per la madre, senza sapere che fosse morta. «Come hai potuto lasciarla lì, ancora viva?»
Lo spaventapasseri lasciò cadere la pistola, senza rendersene conto. Sul tetto adiacente, la signora dei piccioni fissava il cielo, seguendo il volo degli uccelli.
«Dopo due giorni di mosche e caldo, non ce l'hai fatta più. L'hai lasciata da sola, al buio. Sapevi cosa le stavano facendo gli insetti, quando hai chiuso la porta, e te ne sei andato lo stesso.»
La gamba cedette, e lo spaventapasseri crollò sulle ginocchia. Provò inutilmente a rialzarsi. Mallory si avvicinò per allontanare la pistola con un calcio.
L'uomo era indifeso, entrambi gli occhi spalancati sull'inferno che gli bruciava dentro.
Mallory si inginocchiò di fronte allo spaventapasseri, una posizione che assomigliava a una preghiera. In seguito, avrebbe ricordato quegli occhi velati, morti da molto tempo. Avrebbe dovuto piantargli una pallottola nella testa. Sarebbe stato un gesto di pietà.
Il tempo della redenzione.
In assenza di pietà, Mallory intendeva sfruttarlo in quanto unico testimone dell'omicidio di Natalie Homer. «So che è stato un poliziotto a uccidere tua madre. E tu mi aiuterai a inchiodare quel bastardo. Tu vuoi vendicarti, e io posso farlo per te.»
No, non era quello che voleva, e mai l'aveva voluto. Solo ora Mallory capiva il suo errore.
Il figlio di Natalie voleva morire, e fissava la pistola. Pregustava quel momento da così tanti anni, quel bambino stremato dal sole di agosto aspettava soltanto di essere punito. Tre impiccagioni, un unico grido disperato: Prendetemi! Uccidetemi! Aveva avvertito le sue vittime, le aveva spedite nelle braccia della polizia come altrettanti messaggeri. Mallory era in grado di leggere in fondo alla pazzia di quell'uomo, il danno irreversibile provocato a un bambino. «Hai pensato che tuo padre ti mandasse via perché ti credeva colpevole.»
Nessuna risposta. Quel poco di lucidità che gli rimaneva lo stava abbandonando. Fece per toccarlo, ma lui si ritrasse. Le mani di Mallory rimasero sospese in un gesto proibito. A un tratto un'ombra coprì il sole. Mallory udì il suono sordo della mazza da baseball. Un colpo secco spaccò in due il cranio dello spaventapasseri. Fece appena in tempo ad abbracciarlo, e caddero insieme.
Ronald Deluthe era sopra di loro. Una mazza da baseball pendeva dalla sua mano.
Il peso dello spaventapasseri la schiacciava, il suo sangue le colava sulla faccia e nei capelli. Per un attimo vide Ronald Deluthe, in piedi. Poi il corpo del poliziotto si abbatté sulla superficie ruvida del tetto.
Mallory aveva perso la pistola, era schizzata via insieme ai pezzi di carne e di ossa.
Com'era possibile? Doveva raccontargli com'era morta veramente sua madre, e che lui non avrebbe potuto fare niente per salvarla.
La Mercedes di Charles Butler si fermò di fronte al condominio. Parcheggiò in doppia fila vicino alle auto della polizia con il lampeggiante acceso. Un'ambulanza era ferma sul marciapiede e due uomini in camice aspettavano fuori.
Riker scese per primo dall'auto, urlando: «Cos'è successo? Dov'è l'agente ferito?».
«È colpa mia!» Un uomo gli corse incontro sbracciandosi. «Mi spiace, pensavo fosse tramortito. Mi sono distratto un attimo, mia moglie non si sentiva bene e pensavo stesse per svenire per via del cadavere nel ripostiglio. Quando mi sono voltato era sparito.»
Riker si precipitò sul tetto, la pistola in mano, gli occhi che saettavano in tutte le direzioni. Vide l'uomo con i capelli rossi che gemeva contorcendosi in un mucchio di biancheria bagnata. Sul tetto di fianco, una signora anziana dall'aria stordita fissava il cielo.
Trovò Deluthe dietro il deposito, steso a terra, con una mazza da baseball in mano. Qualche passo più in là c'era Mallory, e sopra di lei, il corpo di un uomo. In lontananza si sentiva il suono delle sirene. La carne dello spaventapasseri era calda, anche il sangue che colava dalla testa.
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