«Insomma,» disse Riker «cosa sappiamo del vecchio guardiano notturno?»
«Ci sto lavorando.» Arthur Wang entrò nella stanza. «Non risponde al telefono, ho mandato un agente a casa sua. Non c'è puzza di cadavere in decomposizione, ha riferito l'agente, ma non è entrato. Ha interrogato il padrone di casa, l'appartamento è stato subaffittato.»
«Combacia con l'ipotesi della vacanza» disse Janos. «Ma vale la pena dare un'occhiata all'interno. Il vecchio può aver lasciato qualche traccia. Chiediamo un mandato per perquisire la casa.»
«Già fatto» disse Wang. «Ma dobbiamo aspettare altri quaranta minuti. Quello stronzo del procuratore non vuole svegliare il giudice per un mandato di perquisizione.»
«Nessun giudice firmerà quel mandato,» disse Riker «a meno che l'agente non si dimentichi di aver parlato con il padrone di casa. La storia del subaffitto è una complicazione.»
«E se non accennassimo al subaffitto?» propose Wang. «Supponiamo che il poliziotto si sia dimenticato di quel particolare riferitomi.»
«Sì» disse Riker. «Supponiamo.»
«Comunque ci vorranno quaranta minuti prima di ottenere il mandato.»
«Non credo che lo spaventapasseri colpirà per oggi. Vado all'ufficio di Charles.» Riker guardò l'orologio. «Dov'è il mio autista? Qualcuno ha visto Deluthe?»
Pssst.
Ogni venti secondi, il vecchio umidificatore emetteva una nuvola leggera e l'insetticida inondava la stanza di vapori velenosi. Nessuno scarafaggio si sarebbe avventurato in quel posto. Eppure c'erano trappole sul pavimento, strisce di carta adesiva, tutti gli accorgimenti che un uomo ossessionato dagli insetti poveva escogitare.
Ronald Deluthe diede un'occhiata alle Polaroid di Stella Small che cercava disperatamente di togliersi le mosche dai capelli. In un'altra foto, Stella aveva una giacca azzurra appoggiata al braccio sanguinante, e sorrideva. Nella foto accanto, Stella saliva sul taxi senza accorgersi del sangue che colava dalla manica. Nella Polaroid successiva, sfuocata, c'era Kennedy Harper appesa alla corda. Fra tutte le vittime, la più bella era Sparrow.
Deluthe guardò il giornale vicino al telefono, una copia di «Backstage» aperta alla pagina delle audizioni. Due erano cerchiate in rosso. Due appuntamenti per domani. La missione era ancora in corso.
Pssst.
Il tenente Loman allontanò la cornetta e gridò: «Ehi, bastardi!».
Si voltarono in cinque.
«Avete visto Deluthe stamattina?»
«Il biondo? No» disse un detective. «Me ne ricorderei.»
Il tenente dell'East Side chiuse la porta dell'ufficio e tornò al telefono. «No, Riker, non è qui. Come ti stavo dicendo, non è un genio, ma ti sbagli sul suo conto. Non è un raccomandato. Il vice procuratore lo odia.»
«Il suocero? E per quale motivo?»
«Il matrimonio è andato a rotoli quattro mesi fa e il padre della ragazza è fuori di testa. Non è andato per il sottile. E venuto qui e mi ha detto di licenziarlo, ma non voglio avere niente a che fare con questa storia.»
«Per questo l'hai scaricato a me?»
«Vuoi la verità, Riker? Mi ero dimenticato di lui, occupava soltanto dello spazio. Nessuno lo notava. Poi la notte che hanno impiccato quella prostituta si è presentato con quei capelli ossigenati…»
«E finalmente ha attirato la vostra attenzione.»
«Come se la cava, Riker?»
«Bene, se la cava bene.»
Pssst.
Ronald Deluthe ascoltava la radio, la frequenza della polizia: le chiamate riguardavano liti domestiche e piccoli furti. Quell'indirizzo non era fra le chiamate, e pochi minuti non avrebbero fatto la differenza.
I vapori dell'insetticida avevano inondato l'appartamento, compreso il ripostiglio e i vestiti. Non si distingueva nessun altro odore, anche se il corpo nel sacchetto di plastica era abbondantemente decomposto.
Pssst.
«Grandioso.» Riker passeggiava nervosamente nell'ufficio della Butler & Company. «Quindi i detective scomparsi sono due.» Si avvicinò al fax per leggere l'ultimo rapporto della polizia del Wisconsin. «Dunque Mallory era al telefono con quelli. Poi cosa è successo?»
«Abbiamo parlato dello spaventapasseri» disse Charles. «Stava lavorando al computer quando all'improvviso ha preso e se ne è andata…»
Riker guardò l'orologio. «Aspettiamo qualche minuto, magari chiama.» Sedette alla scrivania di Mallory e prese il telefono. Mentre attendeva che il dottore di Sparrow rispondesse, Charles disse: «D'accordo. Vado a preparare il caffè».
La cucina era appena più accogliente del regno informatico di Mallory, ma Charles detestava quella macchina per il caffè tutta cromata, piena di plastica e di componenti elettronici. Charles sapeva far funzionare gli elettrodomestici, ma li odiava cordialmente. Quindi si spostò nel suo appartamento, a pochi passi dall'ufficio della Butler & Company e mise sui fornelli una vecchia caffettiera. Quando Riker lo trovò, il caffè era pronto. Charles gli passò un portacenere. «Allora, come sta Sparrow?»
«Sempre lo stesso. È in fin di vita, ma tiene duro. Un'ora fa, il dottore ha pensato che stesse per uscire dal coma. Un'infermiera ha scambiato uno spasmo muscolare per un movimento volontario.»
«Chiami spesso l'ospedale?»
Riker annuì.
«Per te non è solo la vittima e la testimone di un crimine. Quella donna ti piace.»
«Ne abbiamo passate tante insieme. Era un tipo intelligente, e mi ha facilitato il lavoro. Le sue informazioni erano preziose. Se fosse entrata in polizia, a quest'ora sarebbe tenente.» Poi aggiunse: «Ed è stata buona con Kathy».
Charles si chiese come Riker potesse dire una cosa del genere. A sentire le prostitute, Kathy doveva cavarsela da sola, e soltanto il Club delle Amiche del Libro le dava una mano. «Sparrow si drogava, altro che istinto materno… Se ci teneva tanto, perché non ha consegnato Kathy agli assistenti sociali?»
«Perché Kathy non aveva bisogno solo di un pasto caldo e vestiti. Aveva bisogno d'amore, e Sparrow le voleva bene. A modo suo, ma le voleva bene.»
Charles posò le tazze sul tavolo e si mise a sedere. «Mallory la odia, vero?»
Riker non rispose. La risposta poteva essere soltanto una: sì. Charles aprì una confezione di biscotti, quelli che il detective preferiva.
«Fammi indovinare,» disse Riker «stai cercando di corrompermi?»
«Una domanda sola, a proposito dei western… e delle prostitute.»
Riker sorrise. «Che bambina sveglia, eh? L'altra sera ne abbiamo interrogate solo dieci, le altre sono probabilmente morte o hanno lasciato la città. Kathy, comunque, le cercava per tutta la città.»
«E credi che i libri servissero solamente a questo? Quelle storie le servivano per costruirsi una sorta di rete di sostegno?»
«Chissà» Riker alzò le spalle. «Lou e io ci siamo chiesti spesso le ragioni di questa attrazione. Non sapevamo del Club delle Amiche del Libro.»
«Non credi che le interessassero davvero quelle storie?»
«Indiani e cowboy le sono sempre piaciuti. Il sabato mattina guardava vecchi western in televisione, con Lou. Per un periodo è stata l'unica cosa che avevano in comune. Ha subito voluto bene a Helen, ma ci ha messo un po' a fidarsi di Lou.»
«Sai,» disse Charles «non ho mai smesso di chiedermi perché l'abbia sempre chiamato Markowitz.»
Il detective guardò l'orologio. «Non ho letto l'ultimo libro. Alla fine Wichita Kid viene ucciso?»
«Sì.»
«Sapevo che sarebbe finita così.»
«Se hai letto solo i primi libri, come hai…»
«Sapevo che lo sceriffo avrebbe fatto il suo lavoro.»
«Ma lo sceriffo voleva bene a Wichita Kid.»
«Per questo ha dovuto ucciderlo, Charles. Ecco perché lo sceriffo Peety è un eroe. Il mio lavoro invece è una faccenda più sporca. Ogni giorno diamo ai cattivi una possibilità. Quelli tradiscono gli amici, noi facciamo un accordo e li guardiamo tornare in libertà.»
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