«Controlla, sei sicuro che non sia ancora qui?» disse a Ronald Deluthe.
La recluta scosse la testa. «Non lo vedo.»
Indicò tre agenti in divisa. «E loro?»
«Non crederai che sia un poliziotto?»
«Quando dico tutti, intendo tutti, compresi i poliziotti.»
«No, qui non c'è.» Deluthe capì che non c'era più bisogno di lui. Abbandonò la vetrina per fare spazio agli uomini della scientifica.
Heller tirò giù la corda che pendeva da un tubo nel soffitto appositamente spaccato. «Un bel disastro per un killer tanto ordinato.»
«Rischia sempre di più» disse Mallory. «Hai detto che Stella si è difesa, vero?»
«Ha fatto di meglio. Il dottor Slope ha trovato tracce di sangue e pelle sotto le unghie.»
Bel colpo, Stella Small.
«E l'impianto di sorveglianza del magazzino?»
«Hanno di tutto» rispose Heller. «Telecamere, allarmi, perfino cani da guardia. Peccato che nessuno di questi aggeggi funzionasse, e i cani erano chiusi chissà dove…»
Mallory abbassò gli occhiali da sole. «E il guardiano notturno?»
«Oh, quello…» disse Riker «è un vecchio poliziotto in pensione, magari ha dormito tutto il tempo.»
Mallory si voltò verso la folla assiepata sul marciapiede. Avvoltoi. «Oppure è morto.»
Riker si inginocchiò accanto a Heller. «L'ufficio del guardiano notturno è nello scantinato, ridotto a un disastro. Vetri rotti dappertutto, sangue sul pavimento. Stella non mi è parsa ferita, quindi, potrebbe essere solo il sangue del guardiano.»
Senza dire una parola, Heller chiuse la borsa con il kit per i rilevamenti e abbandonò la vetrina. Nelle ultime ore, quei due non si erano ancora insultati, e Mallory si chiese il motivo di quel cambiamento di copione.
«Il nostro uomo porta i segni dei graffi di Stella» disse Mallory.
«Ben fatto.» Riker fissava i capelli sul pavimento. «Questa volta, non ha perso tempo a rimettere in ordine.»
Mallory annuì. Lo spaventapasseri stava perdendo colpi.
Davanti all'ufficio del guardiano notturno c'era un nastro che impediva l'accesso alle persone non autorizzate. Neppure John Winetrob, il direttore del personale, poteva avvicinarsi. E del resto, quell'esplosione di violenza andava al di là della sua capacità di comprensione. Un poliziotto passò con un frammento di vetro insanguinato in un sacchetto di plastica.
Il detective Arthur Wang maneggiava una grossa scatola di cartone delle dimensioni di una sedia. «Signor Winetrob, perché non si siede?»
Prima di cadere.
Il detective capiva perfettamente il turbamento del signor Winetrob. Il sangue non c'entrava. Era sconcertato dalla presenza della polizia. Il direttore del personale aveva la barba lunga, indossava la giacca ma non la cravatta, e i calzini erano spaiati. Era stato difficile vestirsi decentemente a quell'ora del mattino, con un poliziotto enorme e armato che aspettava fuori dalla porta.
Negli ultimi dieci minuti il signor Winetrob aveva parlato ininterrottamente di cose senza importanza.
«Non risponde nessuno.» Arthur Wang mise il telefono in tasca. «Il guardiano non è in casa. E non risulta che si sia fatto medicare in nessun ospedale.»
«Grazie ugualmente» disse Winetrob. «Non crede che sia morto, vero?»
Era esattamente il pensiero del detective Wang. «Lo stiamo ancora cercando, signore. Ci sono venti uomini che setacciano il magazzino piano per piano. Se è qui, se è ferito…»
«E se non fosse venuto al lavoro questa notte? Magari quel sangue non è suo. È un uomo anziano, potrebbe essere morto nel sonno, magari gli è venuto un infarto. Non potete mandare qualcuno a controllare? Dovete verificare tutte le possibilità.» Si passò una mano nei capelli. «Tutte le possibilità.»
«Naturalmente» disse Wang. «Manderò presto qualcuno.» La cosa più importante era controllare la documentazione che lo riguardava. Esisteva una fotografia per ogni impiegato, e al momento, questa era l'unica informazione utile che Winetrob gli avesse fornito. Almeno, così credeva.
Il detective Wang aiutò Winetrob a rimettersi in piedi, poi lo accompagnò all'ascensore.
Più tardi, Arthur Wang si sarebbe pentito dell'ordine delle sue priorità. Aveva sottovalutato il signor Winetrob, senza prestare attenzione alle sue speranze, ai suoi timori.
Terminato il lavoro assegnatogli da Janos all'ufficio paghe, Deluthe era stato "prestato" al detective Wang. Sedeva fuori dall'ufficio del direttore del personale, alla scrivania di una segretaria.
Aveva esaminato le foto di cinquanta impiegati, e lo spaventapasseri non era fra loro. Guardò in direzione della porta aperta. Arthur Wang era nell'ufficio, beveva caffè e prendeva appunti, e intanto parlava con il signor Winetrob.
Wang lo notò e chiese: «Trovato qualcosa?».
«Non ancora, signore.» Deluthe chiuse un altro fascicolo.
Arthur Wang uscì dall'ufficio e gettò una cartellina sulla scrivania. «Aggiungi anche questa, e rispetta l'ordine alfabetico. Riker ti aspetta quando hai finito.»
Deluthe aprì l'incartamento del guardiano notturno e osservò la fotografia. Cercò nome e indirizzo. Abitava nell'East Village. Senza preoccuparsi dell'ordine alfabetico, il giovane detective abbandonò l'incartamento. Aveva cose più importanti da fare.
Nell'ufficio alla Butler & Company, Mallory minacciava al telefono una impiegata del dipartimento di polizia di Odeon, nel Nebraska. «Il computer non funziona? E allora? Senta, mi serve quella fotografia. Sì, gliel'ho detto un'ora fa. Cerchi gli originali e mi mandi un fax. Adesso!»
Fortunatamente, il computer della Motorizzazione funzionava perfettamente. Charles fissava sul monitor l'unica foto dello spaventapasseri in loro possesso. Non era granché, come la maggior parte delle foto tessera.
Dopo essersi trasferiti nel Nebraska, i cugini di Susan Qualen avevano cambiato nome, e il ragazzino che avevano accolto era diventato John Ryan. Senza dubbio i cugini lo chiamavano JR, Junior, l'unico nome a cui era abituato.
Mallory disse: «Gli ci vorrà almeno un'ora per capire come funziona uno schedario».
«Sfortuna» disse Charles. «Come avrà fatto gente qualunque come i Qualen a cambiare identità? Non è facile…»
«Gli idioti se la cavano sempre.» Fissava il monitor. «Lo spaventapasseri deve aver cambiato nome di nuovo quando è tornato sull'East Coast. John Ryan non figura in nessun archivio. Sai cosa significa?»
«Che progettava gli omicidi da almeno tre anni?»
«No, credo che ne avesse pianificato uno solo.»
«L'uomo che uccise sua madre?»
Mallory annuì. «In Nebraska, Junior era un poliziotto di paese. Probabilmente non ha mai indagato su casi importanti, così si è trasferito in città. Pensava di trovare l'assassino di sua madre in un batter d'occhio, e senza il nostro aiuto.»
Charles era d'accordo. Il piano, però era fallito e l'unica possibilità rimastagli consisteva nel costringere la polizia di New York a fare il lavoro al posto suo.
«Lo spaventapasseri odia i poliziotti» disse lei. «È chiaro. Allora spiegami una cosa: perché arruolarsi in polizia?»
«Forse è una di quelle persone a cui piace avere tutto sotto controllo.» Charles sospettava che la stessa cosa valesse per lei, ma cercò di scacciare dalla mente le somiglienze fra Mallory e lo spaventapasseri. «Interessante, vero? Finché lavorava nella polizia, ha saputo nascondere i suoi disturbi, probabilmente la situazione è peggiorata quando è venuto a New York.»
Alzò lo sguardo e vide Lars Geldorf sulla porta. Qualche altro inquilino doveva averlo fatto entrare nell'edificio. Charles non era preparato per un simile cambiamento: quell'uomo pareva invecchiato di dieci anni in un giorno.
Mallory ignorò il visitatore e si concentrò sulla tastiera. Il detective in pensione entrò nella stanza barcollando. Sembrava dovesse inciampare da un momento all'altro. Charles gli avvicinò la sedia, ma lui restò in piedi, con gli occhi fissi su Mallory. «Ho sentito di quella povera donna, Stella Small. Credi che questi delitti fotocopia siano colpa mia, vero? Se avessi fatto il mio lavoro come si deve vent'anni fa…» A quel punto guardò Charles. «Credo che accetterò la sedia.» Si sedette e aspettò che Mallory dicesse qualcosa.
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