Waller e il collega entrarono sorreggendo Deluthe. Delle infermiere professioniste non avrebbero potuto essere più delicate di questi due uomini corpulenti, che scrutavano preoccupati la faccia dell'agente ferito. Le differenze gerarchiche sparivano quando qualcuno veniva ferito nello svolgimento delle sue funzioni.
Il segno della corda era visibile sul collo di Deluthe, una larga cicatrice gli attraversava la guancia e aveva un braccio appeso al collo. Era pallido, evidentemente non aveva preso antidolorifici.
Era stata un'idea di Mallory?
La guardia d'onore fu congedata. Riker non voleva spettatori. Quando la porta si richiuse, Mallory si avvicinò a Deluthe. Prese il braccio sano di Deluthe, quello ferito, e lo ammanettò.
Jack Coffey sedeva alla scrivania vicino alla cella. Si era avvicinato all'unica finestra della stanza, bloccandola con una matita. Il caldo era soffocante, mentre Coffey intratteneva il tenente dell'East Side. «L'agente di Stella Small, una persona davvero spaventosa, è riuscita a trovarle una parte in una soap opera. Ma la madre e la nonna hanno intenzione di riportarla a casa, nell'Ohio.»
«Meglio così.» I piedi di Loman tambureggiavano sul pavimento, fissava l'orologio.
«Quella poveretta ne ha passate abbastanza» aggiunse Coffey, compiacendosi del nervosismo di Loman. «Era in ospedale, imbottita di sedativi. L'agente si è piegata sul letto, le ha sorriso con i dentini acuminati e le ha detto: "Decidi tu, bambolina. È un contratto di tre anni per la soap opera più seguita di New York". Poi, con un'espressione preoccupata ha aggiunto: "Mi rincresce, tesoro. Preferisci seppellirti viva nell'Iowa?". A quel punto la madre di Stella ha ribattuto: "Noi viviamo nell' Ohio ". E l'agente: "Che differenza fa?".»
«Bella storia, Jack.» Il sorriso di Loman stava svanendo. Prese un fazzoletto per asciugarsi la fronte e la testa calva. «Cosa diavolo ci faccio qui?»
«Dobbiamo chiudere un vecchio caso. Non te l'hanno detto? L'omicidio di Natalie Homer.» Coffey lesse sorpresa nello sguardo di Loman, ma niente di più.
«Non era un mio caso. Ero soltanto un agente, all'epoca.»
«Lo so, ho convocato anche Parris, sta arrivando.»
Loman trasalì, poi si asciugò di nuovo con il fazzoletto. «Alan Parris?»
«Sì,» disse Coffey «il tuo collega.»
L'uomo che hai venduto per una promozione.
Il tenente Coffey dondolava sulla sedia, godendosi quel momento. Il tenente Loman non gli era mai piaciuto. «Allora, perché non hai parlato di quel caso? Quando hai portato i documenti…»
«Non ho collegato le cose.»
«Entrambe sono state impiccate e soffocate con i propri capelli. Di cos'altro avevi bisogno?»
«Le scene del delitto erano completamente diverse.» Loman estrasse le chiavi della macchina dalla tasca dei pantaloni. «Non rimarrò qui per questo.»
«Non hai scelta, Harvey. Sei stato convocato come testimone, quindi resterai qui finché non ci capiremo qualcosa.» Sempre sorridendo, il comandante della Crimini Speciali uscì chiudendo la porta dietro di sé.
L'ufficio era calmo e in penombra. I neon erano spenti, le scrivanie vuote. L'unica luce era puntata su Mallory e Ronald Deluthe, che indossava una maglietta insanguinata. I suoi jeans e il berretto da baseball, recuperati dalla parete, non avevano macchie. Riker era accanto alla finestra e osservava il marciapiede affollato. Vide la testa di Charles Butler svettare tra la folla di curiosi e giornalisti.
Mallory era ancora alle prese con la sua messa in scena. «Tieni giù quella faccia.»
Riker sospettava che Deluthe non avesse la forza di sollevarla. «Dovremmo riportarti all'ospedale, ragazzo.»
«È lui che vuole restare,» disse Mallory «quindi resta.»
Riker fu sul punto di aggiungere qualcosa, ma lasciò perdere per il bene di Deluthe. Dopo aver ucciso lo spaventapasseri, era una sorta di terapia, anche se non era quello lo scopo di Mallory. Lei voleva un sosia realisticamente malconcio.
«Anche se non vedono la faccia, riconosceranno i capelli. Non passano inosservati» disse Riker.
Mallory risolse il problema con il mascara. E dopo alcune pennellate, i capelli che spuntavano dalla fasciatura erano diventati castani. «Deluthe, ora sei al centro dell'attenzione.» Si chinò per guardarlo negli occhi. «Adesso non sei più invisibile, quindi fine dei capelli ossigenati. Hai capito?»
«Forte e chiaro» rispose Deluthe.
Riker era perplesso. L'empatia non era il forte di Mallory, eppure aveva compreso il significato dei capelli fosforescenti di Deluthe.
Mallory gli tamponò il labbro sanguinante.
«Janos ti porterà nell'ufficio, e io ti farò alcune domande. Non rispondere, annuisci e basta. E non lasciar trasparire nessuna emozione.»
«Sissignore.»
«È importante, ragazzo» disse Jack Coffey. «Non abbiamo prove, niente.»
Non potevano nemmeno giustificare un mandato d'arresto. E siccome non c'era motivo di menzionare che Deluthe aveva eliminato l'unico testimone oculare con una mazza da baseball, il tenente lo accompagnò lungo il corridoio.
«Allora l'avete preso.» La voce di Geldorf proveniva dalla porta della scala, dove si trovava insieme a Charles Butler. «Ottimo lavoro.»
«Salve Lars.» Riker ricambiò il sorriso del vecchio. «Conosci la tua parte?»
«Sì, Charles mi ha spiegato tutto, state tranquilli…»
Mallory gli fece segno di tacere. La porta si aprì e Alan Parris fece il suo ingresso scortato dal detective Wang. Riker studiò l'uomo e riconobbe una faccia che aveva il suo stesso problema: l'alcol. L'ex poliziotto non mostrava i segni di una sbronza recente, ma la paura può rendere sobri. Se non altro non puzzava di bourbon. Anche il fatto che indossasse un vestito nuovo indicava che fosse spaventato, cercava di assomigliare a un rispettabile cittadino invece che a un disoccupato alcolizzato.
«Signor Parris?» Mallory indicò la porta sul lato opposto della stanza. «Può aspettare lì? Grazie.»
Geldorf osservò l'uomo entrare nell'ufficio di Coffey e prendere una sedia vicino al divisorio di vetro. «Starà troppo comodo lì dentro. Avete bisogno di una stanza chiusa, senza finestre e senz'aria.» Il vecchio sembrava rinato, di nuovo arrogante e fastidioso. «Bisogna avere il controllo totale, decidere quando può andare in bagno, quando e se può mangiare.»
«Non ti riguarda» rispose Mallory, ricordandogli che era solo in visita alla Sezione Crimini Speciali. «Parris crede di essere qui per un colloquio informale.»
«No» disse Janos. «Quando ha visto Geldorf si è spaventato sul serio. Vuole un avvocato. Cosi dobbiamo aspettare un'ora fino a che…»
«Col cavolo.» Riker uscì dalla stanza ed entrò nell'ufficio urlando: «Cos'è questa storia dell'avvocato?».
La voce di Parris era risentita. «Avete intenzione di crocifiggermi per queste impiccagioni?»
«Non guardi la televisione? Non ascolti la radio? Abbiamo inchiodato l'assassino oggi pomeriggio. Abbiamo alcune domande da farti sull'omicidio di Natalie Homer.»
«Io non ero…» Parris si voltò verso la porta mentre Geldorf entrava nell'ufficio. Mallory si mise a sedere dietro la scrivania di Coffey, poi guardò Lars Geldorf intimandogli di rimanere zitto e di aspettare il suo turno.
«Dicevi, Parris?» continuò Riker.
«Non sono stato io a raccogliere le denunce di Natalie. Ero un agente, non un detective.»
«Ma la conoscevi, la vedevi tutti i giorni mentre eri di pattuglia.»
«Non mi ha mai degnato di uno sguardo.»
«E questo ti dava fastidio, vero?» Geldorf si piegò all'orecchio di Parris. «Era così carina, e tu avevi la pistola, tutto quel potere, e lei non si accorgeva nemmeno della tua esistenza.»
«Finiscila» disse Mallory. Ora tutti in quella stanza, compreso Alan Parris, erano uniti da un nemico comune, Lars Geldorf.
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