Mallory poteva fare a meno di voltarsi, conosceva molto bene quella faccia che non sapeva nascondere le sue emozioni. Nessun attore è capace di recitare lo shock come un uomo onesto con un coltello puntato alla schiena.
Benvenuto nel mio lavoro, Charles.
Osservò il viso di Lars Geldorf e ci vide riflesso il dispiacere di Charles Butler, che finalmente aveva capito il ruolo che aveva quella sera. Senza saperlo aveva preparato il vecchio, il suo amico, alla resa dei conti. E ora voleva solo lasciare quell'ufficio, e le persecuzioni di Mallory.
Ma lei non aveva ancora finito. «Charles?»
Si fermò. Mallory sapeva che l'avrebbe fatto. Charles aveva lo sguardo ferito quando si voltò.
«Mi spiace. Avrei voluto che fosse Parris o Loman» disse la regina dei bugiardi. Solo Lars Geldorf le credeva. La porta si chiuse su Charles Butler, e l'unica fonte di conforto per il vecchio scomparve.
«Non ho mai posato gli occhi sul figlio di Natalie» disse Geldorf.
«Per questo è ancora vivo» disse Mallory.
Il vecchio si voltò verso Riker. «Aiutami, ti dico che io…»
«Lars, ti prego» disse Riker impassibile. «È finita, perché lo spaventapasseri avrebbe dovuto mentire?»
«Ti faccio le mie scuse.» Mallory sorrideva. «Pensavo che non avessi risolto il caso perché eri un pessimo detective.» Prese le foto della scena del delitto, le sistemò sul tavolo. «So perché Parris non è nelle fotografie. È stato in quella stanza solo per qualche secondo. E tu?» Impilò le foto con ordine. «Tu non sei in queste foto perché sei stato tu a scattarle, quella notte.»
«Avrei potuto dirtelo io!» disse Geldorf.
Mallory prese la confezione del rullino. «Questo particolare non mi tornava. Lo spaventapasseri ne ha lasciato uno dopo ogni delitto. Non aveva nulla a che fare con l'omicidio di Natalie, solo con la scena del suo omicidio. Questa scatola è vecchia di vent'anni. Il ragazzino l'ha trovata sul pianerottolo mentre stavi scattando le fotografie a sua madre.» Buttò la confezione sul tavolo. «Qualcosa per ricordarsi di te.»
«E il cerchio si chiude» disse Riker. «La famiglia ha sempre saputo che era stato un poliziotto a uccidere Natalie. Ci siamo chiesti come un bambino di sei anni avesse potuto riconoscere un poliziotto in borghese. Per questo avevamo ristretto il campo a Loman e Parris, loro portavano la divisa.»
«Ma lo spaventapasseri ci ha fornito la vera spiegazione» disse Mallory, che mentiva e respirava con la stessa naturalezza. «Quando ti ha visto scattare le foto sapeva già che eri un poliziotto. Era la seconda volta che ti vedeva.»
Geldorf si allungò sulla sedia. «Siete davvero bravi, ma non potete farcela. Sono stato io a inventare questo gioco, voi non avete niente.» Si alzò e si abbottonò la giacca. «Provateci con qualche altro.»
«Non così in fretta Lars.» Rimase colpito quando Riker gli mise le mani sulle spalle e lo costrinse a rimanere seduto. «Il capo d'accusa è omicidio.»
E quell'accusa era appesa a un sacco di bugie raccontate da una mosca sul muro.
«Tutte quelle salsicce» disse Mallory. «Troppe per una persona sola, ricordi? Natalie stava cucinando per il figlio, che era in bagno mentre tu uccidevi sua madre. Abbiamo sempre pensato che l'assassino fosse qualcuno che conosceva.»
«Il suo ex marito» gridò Geldorf.
«No» disse Riker. «L'ex marito fu il primo a pedinare Natalie. Poi però conobbe la seconda moglie e tutto finì. Eri tu che le lasciavi i messaggi sotto la porta. La spaventavi perché venisse alla stazione di polizia da te. Che barzelletta. Tu e quella bellissima ragazza. Anche vent'anni fa, avevi il doppio dei suoi anni.»
«Non credevi che Natalie fosse a casa quella sera» disse Mallory. «Era sempre al lavoro quando passavi da lei per lasciarle le lettere d'amore. Ti ha sorpreso mentre infilavi il messaggio sotto la porta. Per questo il bambino non vi ha sentiti parlare prima che tu la uccidessi. Quale spiegazione avresti potuto fornire?»
Riker si diresse verso la porta e disse: «Vado a comunicare al capo che è fatta».
Mallory proseguì: «Ci ha detto che sua madre afferrò la padella e la lasciò cadere. Poi scivolò e cadde battendo la testa contro la cucina a gas. Era svenuta, ma tu credevi stesse bluffando. L'hai trascinata sulla macchia di grasso poi l'hai voltata supina».
Le pupille di Geldorf erano dilatate? Sì.
«Stava rinvenendo,» continuò Mallory «avevi paura che gridasse? Per questo le hai stretto le mani intorno alla gola e l'hai uccisa?»
Jack Coffey era entrato nella stanza. «A quel punto hai avuto paura, vecchio?» Coffey diede a Mallory dei fogli dattiloscritti. «È la dichiarazione di Loman.»
Geldorf allungò il collo, riuscì a leggere il primo foglio. «Loman? L'altro…»
«L'ex collega di Alan Parris.» Riker sorrideva. «Ha dato tutta la colpa a te. Sostiene che hai cercato di insabbiare il caso, nascondendo le prove e…»
«Stavo proteggendo le mie prove!»
«È la tua parola contro la sua.» Mallory smise di leggere. «E lui è un tenente.» Mallory sapeva che la dichiarazione di Loman non aveva alcun valore, perché si limitava a ripetere la versione di Geldorf sul depistaggio dei giornalisti, ma ripiegò i fogli e disse: «Con questo abbiamo finito».
Coffey gettò le prove in una scatola; riordinava i frammenti di quella giornata. Poi il tenente le allungò un pezzo di carta. «Non conosco questa testimone.»
«È la nipote della padrona di casa, Alice White. Vide un uomo rubare la corda e il nastro dalla cassetta degli attrezzi del custode.» Un'altra bugia. «Sta venendo qui per l'identificazione.» Mallory prese la fotografia di Geldorf e la mise nella scatola con noncuranza. «Testimonierà che il figlio di Natalie è rimasto in quell'appartamento per due giorni a tenere compagnia alla madre morta, insieme a mosche e scarafaggi. Non mi meraviglio che sia impazzito.» Citando Susan Qualen disse: «A chi chiedi aiuto quando un poliziotto uccide tua madre? Alla polizia?». Si voltò verso Geldorf. «Ci ha detto che il ronzare degli insetti era assordante, e lui aveva solo sei anni. Credo che il rumore si sia intensificato man mano che cresceva.»
«Hai il diritto di rimanere in silenzio…» Riker cominciò a leggere da un foglio l'elenco dei suoi diritti. Terminate le ultime formalità, il presunto colpevole poteva chiamare un avvocato. Avevano calcolato i tempi alla perfezione.
Mallory strappò il foglio dalle mani di Riker. «Ascolta Geldorf, è stata una notte lunga e tu conosci questa litania a memoria. Firma e basta.» Gli passò la penna e Geldorf la prese, come migliaia di criminali prima di lui. È così naturale accettare un oggetto che qualcuno ti porge. Esitò.
Mallory batté il pugno sul tavolo: «Firma! Chiama il tuo avvocato!».
Erano arrivati in fondo, e Geldorf cominciava a realizzare che non c'erano margini per un accordo, segno che c'erano troppe prove contro di lui. Si piegò su se stesso, sollevò le mani in una specie di preghiera. «Amavo quella donna. Ho pianto per la sua morte. Natalie era…» Aveva perso il filo dei pensieri, la ragione, aveva perso tutto. Il vecchio chinò la testa e Mallory faticò a capire le parole che borbottava: «Ero un buon poliziotto una volta, e questo deve pur contare… qualcosa».
Lo fissò incredula. «Ti aspettavi un accordo?»
«Non mi interessa se era un poliziotto.» Jack Coffey mostrava segni d'impazienza. «Non gli offriremo…»
«È il mio caso.» Mallory si voltò verso Geldorf. «So cosa stai pensando, vecchio. Tutto quell'imbarazzo nel dipartimento, e poi risparmiare alla città il costo del processo, anche questo dovrebbe valere qualcosa, giusto?»
Geldorf annuì.
Jack Coffey, visibilmente in collera, disse: «Facciamola breve, Mallory».
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