«Eppure Mallory è stata una bambina molto amata. Helen e Louis le erano molto affezionati.»
«Già, ma a quell'epoca il danno era già stato fatto. Quando viveva per strada. Pensi mai alla vera madre di Mallory? Come è possibile che una bambina così intelligente e bella sia stata abbandonata a vagare per le strade? La bambina che tutte le donne desidererebbero avere. Come mai l'ha lasciata andare? Se stai ancora cercando un legame tra lei e il bambino, forse puoi trovarlo nella storia di Mallory. Cosa sai davvero della sua infanzia?»
Charles sospirò. «Mallory ha un senso della privacy molto spiccato. Del suo passato non ha mai parlato.»
«Se osassi uscire dalla gabbia dei fatti e della logica, giungeresti alla conclusione che la madre di Mallory è morta, forse assassinata.»
«Non credi di esagerare, Amanda?»
«Tu credi? Mallory pronostica violenza nella famiglia Riccalo. Tu vedi un legame tra lei e il ragazzo. Entrambi hanno perso la madre. Questo dovrebbe farti riflettere. Che cosa ha obbligato Mallory alla fuga, a vivere per strada? Da cosa scappava?»
«Forse è stata maltrattata da bambina?»
«Da sua madre? No. Ha amato Helen da subito. Qualcuno le ha insegnato a fidarsi di donne come Helen Markowitz, che nutrono, che curano, che consolano e amano i più piccoli. E se Mallory avesse assistito all'assassinio di sua madre?»
«Quante sciocchezze. Non vedi la totale illogicità dei tuoi ragionamenti? Adesso mi dirai che Justin ha visto sua madre morire, e che questo è il legame fra loro, come se Mallory potesse leggere questa esperienza nella mente del bambino.»
«Forse si leggono negli occhi a vicenda. Tutti e due hanno l'aspetto di chi… è stato danneggiato. Justin non si comporta come un bambino, vero? Non parla come gli altri bambini. Un altro punto in comune. Mallory era uguale…»
«Il mio scopo nel ricrearti era scoprire chi ti ha uccisa.»
«Sì, ma non è stata un'idea tua. Lei ti ha dato il dattiloscritto apposta perché tu giungessi a conoscermi abbastanza da tentare l'esperimento del succubo.»
Mallory? Era senz'altro così. Ecco svelata la ragione della sua insolita curiosità sul conto di Malakhai: stava cercando di spingerlo nella direzione da lei prevista e auspicata. Lo aveva giocato di nuovo.
A un tratto Amanda accelerò il passo e lo superò.
«E tu, Amanda?» la richiamò. «Chi è il tuo assassino? Come ha potuto ucciderti così e perché?»
«Mi ha mentito.»
Era troppo stanco per cercare di trattenerla. La guardò svanire nell'ombra.
Abbandonato da due donne nello stesso giorno.
Continuando a camminare, si perse nel pensiero di Mallory, vagò verso sud e poi verso est per tanti, troppi isolati. Quando, alla fine, il suo sguardo tornò a rivolgersi all'esterno, vide che la notte della vigilia trascolorava nella mattina di Natale.
Trascinò i piedi attraverso i vecchi giornali accatastati accanto al muro in costruzione, e cadde goffamente per terra. Il selciato incontrò la sua faccia con un duro benvenuto. Qualcosa di piccolo e vivo si stava contorcendo sotto le sue gambe divaricate.
Adesso gli stava di fronte, chiusa in un cappottino rosso.
Dio onnipotente, era inciampato nel corpo di una bambina! Probabilmente la piccola stava dormendo sotto i giornali. Charles studiò la faccetta sudicia, i capelli arruffati e gli occhi più grandi che avesse mai visto. Poteva avere sei o sette anni. La bambina gli porse una ciotola. Era sbrecciata e produceva un tintinnio di monete. Gli ci volle un po' per afferrare l'idea che la bambina gli stava chiedendo l'elemosina, che era magra e rabbrividiva dal freddo.
«Dov'è tua madre? Perché sei…»
La bambina arretrò. Gli occhi luminosi, pieni di intelligenza, lo avevano classificato come il tipo che non faceva l'elemosina, magari addirittura come un poliziotto o, peggio, un assistente sociale. La piccola si voltò e si lanciò di corsa nel buio.
Charles si riprese e si mise a rincorrerla a passi pesanti sul marciapiede, dentro e fuori le zone illuminate dai lampioni. Si fermò per ascoltare i suoi passi leggeri.
Silenzio.
Poi un tintinnio.
Alzò lo sguardo e la vide a cavalcioni sulla cima di una cancellata.
Trattenne il fiato mentre la bambina, agile come una scimmia, scendeva lungo le inferriate a velocità sorprendente. Arrivò al cancello in tempo per vedere il cappottino sparire svolazzando dietro un angolo in lontananza.
Adesso la bambina era scomparsa e, con lei, il fantasma di un Natale sepolto nella memoria di Mallory.
Che sciocco.
Appoggiò la fronte al freddo metallo della cancellata.
Sciocco.
I suoi occhi erano di un verde freddo e, in quel momento, misterioso. Le luci che si riflettevano dal cruscotto li facevano brillare nell'ombra. Sembravano accesi dall'interno, come se madre natura avesse pensato di fare qualcosa di diverso con Mallory.
«Mallory, se ti credessi capace di provare sentimenti penserei che eri preoccupata che le festività potessero farmi venire voglia di farla finita» scherzò Riker.
Come no, disse la sua bocca piegata da un lato.
Smontò e richiuse la portiera della piccola macchina marrone dalla parte del passeggero. «Ci metto un secondo, prendo qualcosa per la colazione.» Riker si girò e si avviò verso la luce tenue dietro la vetrina di cristallo del bar.
La prima birra della giornata aveva già provveduto a stordirlo. Percepì vagamente la presenza dell'adolescente alla sua destra, a una trentina di metri da lui. Lo guardò distrattamente: il ragazzo scrutava in tutte le direzioni. Forse stava aspettando qualcuno. Peggy aprì la porta e lui entrò. «Chi è il tuo amico, Riker?» chiese la barista, guardandogli sopra la sua spalla. Riker girò piano la testa e vide l'adolescente dietro di sé. Peggy fu più rapida, e prese ad arretrare verso il bancone dove teneva la pistola.
Riker vide il ragazzo che si apriva la giacca per estrarre una pistola dalla cintura. Si chiese se a ucciderlo sarebbero stati i riflessi veloci della gioventù, o quelli, ormai inaffidabili, del vecchio ubriacone che era. In ogni caso, il ladruncolo gliel'avrebbe fatta.
D'improvviso, un'ondata di energia e riccioli lucenti sospinse il ragazzo attraverso la porta aperta, mandandolo a sbattere con violenza contro un tavolo vicino. Dalla giacca di Mallory spuntò una calibro 22. Poi lei lo ammanettò e lo spinse senza complimenti fuori dalla porta. La rapidità dell'azione, lo shock e il dolore avevano addomesticato il ragazzo.
Riker non rivolse a Peggy una parola. Alzò la mano per prendere al volo il sacchetto marrone con la confezione da sei lattine e uscì in strada.
Mallory stava spingendo la testa del ragazzo per farlo sedere in macchina accanto a sé. Qualsiasi bambino che guardasse la televisione sapeva che i delinquenti viaggiano sui sedili posteriori. Cosa voleva fare?
Mallory aprì la portiera posteriore per Riker e disse: «Spiacente per l'inconveniente. Me ne libererò al più presto».
Riker annuì e si sistemò sul sedile posteriore.
Quando Mallory fu al posto di guida si chinò verso il ragazzo e gli disse a bassa voce: «È un vero peccato che tu abbia dovuto assistere allo spettacolo di un vicecommissario di polizia ubriaco in un bar dopo l'ora di chiusura. Adesso sarò costretta a ucciderti. Non ho scelta, non è niente di personale».
Mentre Mallory guidava, Riker osservava il viso del ragazzo. Stava sudando, e la sua espressione diceva che non riusciva a credere a quello che gli stava succedendo.
«Che sfortuna. Ti metti in testa di fare cazzate proprio la notte in cui sono in giro con un pezzo grosso della polizia ubriaco. Già, credo proprio che dovrò ammazzarti.»
Era un bluff ridicolo, ma Riker si rese conto che il ragazzo era così giovane che doveva aver smesso da poco di credere ancora a Babbo Natale. E poi bastava guardare Mallory negli occhi, gli occhi di un'assassina, per avere paura.
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