«Jack Coffey ha ragione, lo sai.»
«E io ho torto?»
La domanda sottintesa era: "Da che parte stai?". Perché con lei era sempre così, era sempre necessario scegliere.
«Mallory, se ti attieni ai fatti nudi e crudi, devi ammettere di non avere in mano un gran che. Il profilo dell'assassino su cui basi la tua strategia è frutto della tua speculazione.»
Fu Nose ad accorgersi per primo dei segnali. Il suo radar animale percepì la tempesta in avvicinamento. Rizzò il pelo e strisciò sotto il divano.
Le lunghe unghie smaltate di rosso scomparvero nella sacca di tela sul tavolino e riemersero reggendo un fascio di stampate e altri documenti. Scelse un gruppo di fogli tenuto insieme da una graffetta e glielo porse.
«D'accordo, Charles. Adesso occupiamoci del piccolo caso riguardante gli oggetti volanti.» Il viso di Mallory era di marmo.
«Questi sono i fatti. Due donne sono morte. Due compagnie assicurative hanno pagato. Una terza donna è terrorizzata, oppure si finge tale. Il denaro del bambino (amministrato dal padre) è ridotto a un terzo della cifra originaria. Verrebbe da supporre che abbia fatto degli investimenti sbagliati, dato che anche il suo denaro personale è stato male amministrato. Ma voglio attenermi ai fatti. La matrigna è una programmatrice informatica con competenze finanziarie. Ha accesso alla firma del marito e ai suoi documenti. Quando l'ha sposato conosceva Robert Riccalo da dieci anni. Da quello che mi dici, nessun oggetto vola a meno che la famigliola al completo non si trovi nella stessa stanza. Una matita è volata contro la matrigna. Sappiamo che è più facile far volare la matita nella direzione della persona che tira il filo, ma io l'ho fatta volare verso di te, no?»
Il suo tono di voce era fin troppo civile, tanto da indurre il gatto a sporgere la testa fuori dal rifugio sotto il divano.
Da dove provenivano tutte queste informazioni riservate? Nel momento stesso in cui formulava la domanda, la archiviò insieme a tutte le altre, mai poste, che rimanevano sospese ai trespoli della sua mente come pipistrelli nel buio.
Un'altra serie di fogli venne sbattuta con energia sul tavolino. Il gatto era sparito di nuovo.
«Un tempo il ragazzo andava a scuola in orari normali. Nei giorni in cui i genitori lavoravano seguiva un programma di doposcuola» disse Mallory. «Adesso, alla Tanner School, fa orari più lunghi. A volte va a scuola sei giorni alla settimana. È stata un'idea della nuova matrigna. E Justin ha ragione quando dice che ogni moglie di suo padre è la copia della precedente. Tutte a favore del tempo prolungato a scuola. Nessuna di loro voleva il bambino tra i piedi. Il fondo del bambino è in via di prosciugamento e nei conti di paparino c'è un buco. Il lavoro della nuova matrigna le garantisce una bella assicurazione. La madre naturale soffriva di problemi cardiaci. La matrigna suicida aveva avuto qualche problemuccio psichiatrico. Questi sono i fatti.»
«Forse anche la prima matrigna vedeva gli oggetti volare.»
«Non c'è modo di saperlo. È un fatto che uno psichiatra l'abbia tenuta sotto osservazione per verificare segni di paranoia in occasione di un breve ricovero in ospedale. Al momento di uccidersi non lasciò nulla di scritto. L'investigatore dell'ufficio del medico legale tentò una diagnosi psicologica postmortem. Con lui la famiglia Riccalo non aveva mai parlato di oggetti volanti. Ecco una copia della sua relazione sulla morte della donna. Contiene anche qualche annotazione su Justin. La parola "sinistro" ricorre due volte. Sto solo ripetendo i fatti.»
La sua voce vibrava di una violenza controllata, un'energia tenuta sotto controllo.
«Il suicidio esclude il movente dell'assicurazione.»
«No, Charles, i fatti dicono che non è così. Riccalo è ricorso in tribunale per farsi pagare. E ci è riuscito. Nessuna clausola nel contratto di assicurazione specificava l'invalidità dello stesso in caso di suicidio. E la donna non aveva problemi psichiatrici nel periodo in cui sottoscrisse la polizza.»
«Robert Riccalo era il beneficiario.»
«I soldi dell'assicurazione furono depositati su un fondo intestato al ragazzo.»
«Piuttosto sinistro.»
«Atteniamoci ai fatti, Charles. La cifra ottenuta bastava appena a compensare le somme perse nei cattivi investimenti del trimestre precedente. Riccalo navigava in cattive acque, rischiava di avere grane con la banca. Ma ecco che, al momento giusto, una donna coperta da una notevole assicurazione sulla vita, muore. La definirei una coincidenza interessante.»
«Non hai in mano nulla che dimostri la responsabilità di Riccalo. Da quello che ho capito, quando la matrigna si è uccisa era sola in casa.»
«Il Dipartimento non controlla un alibi a meno che il caso non sia registrato come omicidio.»
«Chi fa volare gli oggetti?»
«Purtroppo non sono in grado di dirtelo. Con la logica non ci sono arrivata.»
«Chi è dei tre? Secondo te.»
«Oh, no, Charles. Sono un semplice poliziotto, un detective. Tu sei il genio, e adesso che hai a disposizione tutti i fatti concreti, la logica ti condurrà dritto alla soluzione.»
«Ma tutti e tre potrebbero avere una ragione per farlo. La logica…»
«La logica è il tuo handicap, non il mio. Divertiti, Charles. E mandami una cartolina ogni tanto.»
Cominciò a estrarre scatole di dischetti dalla sacca.
«Vuoi dire che per un po' non ci vedremo?»
«Ho da fare.»
Le voltò la schiena per un secondo, cercando qualcosa da dirle. Quando si voltò di nuovo a guardarla se n'era andata. La porta che dava sulla stanza del retro si stava chiudendo alle spalle sue e del gatto. Charles era rimasto solo.
«Allora rimaniamo d'accordo per stasera, va bene?» le urlò attraverso la porta.
Silenzio.
Mentre si recava alla porta d'ingresso, fu costretto ad ammettere un'altra serie di fatti. Sull'origine autobiografica del dattiloscritto aveva ragione lei, almeno fino alla gravidanza e al gatto che ballava. E aveva ragione sull'incontro, sulla mancanza di premeditazione da parte dell'omicida. Charles già aveva richiuso la porta dietro di sé ed era vicino all'ascensore quando pensò di tornare indietro, bussare alla sua porta e chiederle ancora di dirgli chi dei tre faceva volare le matite.
Lei lo sapeva.
Solo allora si ricordò anche del coltello sul tavolo. Perché l'aveva riportato nell'appartamento dei Rosen? Che cosa era andata a fare nel seminterrato?
Robert Riccalo si era ritirato dietro le pagine finanziarie del suo giornale, che lasciava visibili solo le gambe dei pantaloni e il cuoio verde della poltrona.
La sua poltrona era una specie di trono, più alta rispetto ai cuscini del divano sui quali era appollaiata sua moglie. Justin sedeva in una poltroncina adatta a un bambino piccolo.
Il fruscio del giornale di Robert Riccalo si mescolava al chiacchiericcio della televisione, che trasmetteva lo spot di un ammorbidente. Ogni grugnito o sospiro proveniente dal trono richiamava gli occhi di Justin al di sopra del libro che stava leggendo. Tutte le volte che alzava lo sguardo, incrociava lo sguardo della matrigna fisso su di lui: trovava Justin mille volte più interessante della televisione.
Quando udirono il rumore di vetro in frantumi nella stanza vicina le tre teste si girarono nella stessa direzione. Robert Riccalo guardò il figlio, seduto sulla poltrona scricchiolante. Sally Riccalo era rigida come una tavola, eretta sul bordo del cuscino del divano, gli occhi fissi in direzione del rumore.
Robert Riccalo giunse per primo in sala da pranzo. Sul pavimento di marmo frammenti di vetro blu. Quattro dei cocci più lunghi erano allineati in una sorta di freccia che puntava in direzione della stanza da cui era appena uscito. Dietro di lui, sua moglie emise un penoso squittio.
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