Cora si rese conto che per la ragazza non era una novità. Temette di aver deluso l'affascinante signor Butler. «Ho visto la ferita rossa sul lato della testa quando lui l'ha colpita. Quando è stato inferto il colpo doveva esserci un ombrello tra di loro. Lui la teneva, prima e dopo la ferita. Può esserle utile?»
«Mi dica qualcos'altro sull'assassino.»
«Cioè?»
«Ha detto che era alto. Alto quanto?»
«Più alto della donna.»
«Quanto più alto?»
«Difficile dirlo. L'ombrello spesso mi impediva divedere. E…»
«Secondo lei io sono molto alta?»
«Be', sì.»
«Ed è sicura che si trattasse di un uomo. O l'ha immaginato perché pensava che fossero fidanzati?»
«Ho pensato che fosse un uomo. Non sono di grande aiuto, vero?»
«Al contrario» disse Charles Butler, aprendosi con galanteria un varco in un'imbarazzante pausa di silenzio. Il suo sguardo in direzione di Mallory diceva "Comportati bene". E quella di lei "Perché diavolo non dovrei?". Poi la giovane donna sorrise.
«È stata più utile di molti altri. Il fatto che un caso dipenda da un testimone oculare mi fa venire gli incubi. I testimoni oculari non sono mai molto affidabili. La loro testimonianza è la prova più fragile che si possa portare in un'aula di tribunale. Ma lei ha confermato che il delitto è stato commesso nel parco. Il che è utile. Ha stabilito l'ora del delitto, e questo ci aiuta. Ha visto la prima ferita. Utile. Tutto sommato, un ottimo risultato.»
Il sorriso si dissolse e Cora non poté leggere altro sul viso della donna.
Charles chiese: «Mallory, qualcuno dei sospettati ha un cane?».
«Quasi tutti nel palazzo hanno un cane. Perché?»
«Cora dice che c'era un cane che correva per il parco quel giorno. Tirandosi dietro il guinzaglio. Forse uno dei tuoi sospettati quella mattina ha portato fuori il cane e poi ne ha perso le tracce mentre si dedicava a colpire a morte la vittima.»
Mallory si rivolse a Cora. «Ha visto il cane?»
Cora fece cenno di sì con la testa.
«Di che razza era?»
«Temo di non poterlo dire. I miei occhiali…»
«Grande quanto?»
«Vediamo, taglia media, né troppo grande né troppo piccolo. Mi spiace, non riesco…»
«Di che colore era?»
«Non ricordo, ma credo che fosse scuro… non nero, non così scuro… forse marrone.»
«Forse?»
Cora non sapeva rispondere. Anzi, cominciava a domandarsi se ci fosse mai stato un cane, o una coppia di fidanzati. E se fossero state due donne? Forse il cane era…
«Bene» disse Charles, insinuandosi di nuovo nel silenzio. «Inserisci nello scenario un cane, escludendo barboncini e alani.»
La donna assentì. Un altro elemento che giudicava utile, cosa che sembrava fare molto piacere a Charles. Anche un cieco si sarebbe accorto che era innamorato della ragazza. Quando Cora si alzò, dicendo che doveva andarsene, la accompagnò fino in strada e le chiamò un taxi. Insistette per pagare in anticipo la corsa. Mentre si stringevano la mano, Cora disse: «Lei è nato nel secolo sbagliato, mio caro».
Quando rientrò nell'appartamento dei Rosen, notò il coltello affilato posato sul tavolino da tè, accanto alla sacca di tela. Come se Mallory non possedesse abbastanza armi. Prima fra tutte quella specie di cannone che portava sotto la giacca. Adesso se l'era tolta e l'aveva portata in una stanza nel retro. Poi c'era la pistola che avrebbe dovuto portare, quella d'ordinanza del Dipartimento di Polizia. E la vecchia Long Colt di Markowitz, che teneva sulla scrivania dell'ufficio alla Mallory & Butler, Ltd. Un semplice coltello non era da lei.
Lo prese e se lo rigirò in mano. Sull'altro lato era inciso il nome di Maximillian Candle.
«Probabilmente non sono affari miei» disse Mallory, tornando nella stanza e accennando al coltello, «ma mi domando cosa sia successo nel seminterrato. Vengo da là. La porta era aperta, e l'attrezzatura di Max in disordine.»
«Colpa mia, sono uscito di fretta. Hai estratto il coltello dal bersaglio?»
Mallory annuì.
Charles fissò il coltello e per la sorpresa dimenticò di chiederle che cosa l'avesse portata nel seminterrato. Era il coltello sbagliato. Le lame che provenivano dall'interno del bersaglio erano più corte, prive di punta e fissate al meccanismo. Potevano essere spinte all'interno degli scomparti, ma non estratte, tanto meno con la lama più lunga e appuntita.
Quando lo spiegò a Mallory, lei chiese: «Potrebbe esserci stato qualcun altro nel seminterrato insieme a te e Justin?».
«È possibile, ma ne dubito.»
«Hai raccontato l'accaduto ai genitori?»
«Certo. Li ho chiamati dall'ufficio. Mi ci sono voluti quaranta minuti per rintracciarli a un cocktail party. Il bambino era sconvolto. Avevano il diritto di sapere che era sconvolto.»
«Hai lasciato aperta la porta, dunque il ragazzo potrebbe aver avuto il tempo di tornare e scambiare i coltelli. Lui o uno dei genitori.»
«Ma la porta d'ingresso del palazzo non era aperta. È…»
«Abbiamo verificato che un bambino è in grado di eludere la sicurezza. Credi che per un adulto sarebbe molto più difficile?»
«Non riesco a immaginarmi uno di loro…»
«È più facile immaginare uno scenario simile piuttosto che un coltello che vola da solo. Qualcuno si sta dando un gran daffare, e dalle matite a questo… si direbbe che è in atto una escalation. La faccenda deve essere risolta. Ma tocca a te. Io sono già abbastanza impegnata con il mio assassino.»
«Pensi davvero che a qualcuno della famiglia Riccalo accadrà qualcosa di male?»
«Sì. E presto. Contaci.»
«Cosa ti rende tanto sicura?»
Mallory tacque. Le aveva rivolto una domanda sciocca. Di norma Mallory non permetteva alla logica di interferire con il corso dei suoi pensieri. Stabiliva un'ipotesi, e quell'ipotesi diventava automaticamente un obiettivo verso il quale lavorava con efficienza e rapidità straordinarie.
Fino a un istante prima lo spazio ai piedi di Mallory era vuoto. Adesso era occupato dal gatto. Nose aveva imparato ad avvicinarsi agli altri non visto, proprio come Mallory.
«Sei sempre convinta di riuscire a chiudere il caso di Amanda per il ventisei?»
Mallory annuì. «Se non faccio in fretta lo perdo. Se non lo marco stretto, potrebbe procurarsi un avvocato prima che possa inchiodarlo.»
«Fortunatamente per te, tutti e tre i sospetti passeranno le vacanze in città.»
«Se uno di loro avesse lasciato la città, l'avrei cancellato dalla lista.»
«Ma da un punto di vista logico…»
«La logica funziona solo sulla carta.»
«Jack Coffey sembra convinto del fatto che…»
«Hai parlato con Coffey? Non gli avrai detto del romanzo, spero.»
«No. Perché non gliel'hai detto tu? Perché tutti questi segreti?» La risposta era ovvia: Mallory lavorava da sola.
«C'è un poliziotto che vende le informazioni. Non voglio più correre rischi.»
«E invece stai correndo un rischio tremendo. Probabilmente hai sottovalutato l'assassino. Coffey dice che sottovaluti ogni…»
Mallory si irrigidì.
«Io conosco quell'uomo. Ha pulito e ripulito quell'appartamento. Ha pulito oggetti che non poteva aver toccato. Evidentemente temeva di poter dimenticare qualcosa. E io intendo sfruttare questa sua preoccupazione. È l'unico che possa collegarmi ad Amanda Bosch, perché è l'unico a sapere che lei è morta e che io sono stata scambiata per lei. Vuole scappare, ma non può. Immagina che io sappia qualcosa, non sa quanto. Il fatto che io sia qui lo sta facendo impazzire. Ogni messaggio che scrivo nel computer lo spinge più vicino al limite. Non può partire. È mio prigioniero dal giorno in cui ho messo piede in questo palazzo. Sta aspettando che io vada a prenderlo. Ogni volta che bussano alla porta, si chiede se sia arrivata la fine. Quando non potrà più sopportarlo, quando esploderà, sarà lui a venire da me. E io coglierò quel momento.»
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