Dedicò più di un'ora al terrorismo informatico, componendo nuovi messaggi destinati agli inquilini dell'edificio.
«Cristo santo» disse Riker mentre si avvicinava alla porta di Mallory. Era quello che pensava che fosse?
Esattamente. Suonò il campanello e bussò alla porta. «Mallory! Ci sei?»
Quando aprì la porta, lui emise un profondo sospiro di sollievo. Se lei ci avesse impiegato un secondo di più, Riker avrebbe fracassato la porta a pugni.
Le mostrò la X sulla porta d'ingresso. Il segno poteva essere stato tracciato solo col sangue. Erano capaci entrambi di distinguere il ketchup da un segnale di morte.
«Un vero tocco di classe, Mallory, complimenti» disse Riker, superandola e dirigendosi verso il telefono, posato sul tavolo accanto alla porta. «L'assassino sa come ti chiami e dove vivi. Non era abbastanza? Pensavi che rischiasse di perdere la strada?»
Mallory non rispose.
«Parliamo ancora un momento della tua teoria preferita. Il tizio ti sta braccando. Non quadra con un assassino spaventato che uccide in preda al panico e scappa. Il gioco qui è un altro.»
«Forse ha un complice.»
«Okay. Due dei sospetti sono sposati. Ammettiamo pure che una delle mogli abbia una personalità particolare, simile alla tua. Dovrebbe essere un mostro di coraggio per…»
«Oppure fare quello che le viene detto.»
«Io dico che stai giocando con il fuoco. Dovevi proprio gettarli nel terrore tutti e tre? Non pensi al rischio che qualcuno che non è l'assassino possa decidere di renderti pan per focaccia, magari con l'aiuto di un super-avvocato da milioni di dollari?» Oppure di un'arma. Indicò la porta. «Da quanto tempo pensi che sia lì quella roba?»
«Quando sono arrivata, un'ora fa, non c'era.»
Riker adesso per telefono stava dicendo: «Chiedi a Heller se può fare un salto qui. Chissà che non siamo fortunati. Se è sangue umano, potrebbe essere il suo». Chiuse il telefono e si rivolse a Mallory. «È tempo di chiedere rinforzi, piccola.»
«Non chiamarmi piccola. E poi il mio è un caso a budget ridotto, ricordi?»
«Non puoi più stare qui da sola.»
«Non ho una grande opinione dell'assassino. Guarda qui.» Indicò il centro della X di sangue sulla porta. «Piume. Il nostro intrepido criminale ha assassinato un uccello. Perciò niente rinforzi. Non permetterò a nessuno di incasinare le cose.»
Stavano ancora discutendo, quando Heller arrivò con i suoi attrezzi e cominciò a grattare via campioni di sangue dalla porta. Quando Heller se ne andò, Riker, esausto, stava dicendo: «Okay, niente rinforzi. Quando pensi di prenderlo?».
«Forse domenica.»
Dunque voleva mettergli le mani addosso quando Dio era a riposo, distratto… a meno che non gli stesse mentendo un'altra volta.
Mentre Mallory infilava la pistola nella fondina il gatto le faceva le fusa intorno alle gambe. Mallory lo prese in braccio.
Nose le si strofinò contro il viso, leccandole la pelle con la lingua di carta vetrata rosa, gli occhi che si chiudevano lentamente nella versione gattesca di un sorriso.
Mallory si avvicinò alla porta del bagno, lo tenne sollevato all'altezza delle braccia e lo lasciò cadere sulle mattonelle. Il gatto si sollevò sulle zampe e cominciò a ballare.
Riker fischiò piano. «L'ha fatto mai prima?»
«No.»
Si inginocchiò, prese le zampe del gatto nelle mani e gliele posò sul pavimento. Il gatto fece le fusa, gli occhi di nuovo semichiusi. Mallory si rialzò, e gli occhi del gatto si riaprirono, feriti, mentre lei chiudeva la porta sulle zampette che tornavano a sollevarsi.
Se solo fosse stata una donna di media intelligenza e media ambizione. Se solo il suo volto non fosse stato la magnifica antitesi della sua faccia da clown; se solo fosse stata normale, lui le avrebbe dato tutto quello che possedeva. Ma lei era anormale e deviata, e se lei lo avesse voluto, lui le avrebbe dato tutto ciò che possedeva. Seppe che non sarebbe venuta quando l'ora stabilita fu trascorsa da cinque minuti. Adesso misurava lo scorrere del tempo in base al ghiaccio che andava sciogliendosi nel secchiello. A un tratto la carta rossa che avvolgeva il suo regalo gli sembrò patetica. Una stupida scatola, destinata a una donna a cui non importava nulla di aprirla. Per un'altra ora se ne stette a fissare la porta a cui lei non avrebbe bussato. Poi prese il cappotto e aprì la porta, che non si ricordò di chiudere a chiave. Percorse i corridoi e scese le scale, poi si addentrò nella notte, a passeggiare e pensare.
La notte era gelida e frizzante. Da nord si sentivano le campane del convento di Bleecker Street, e da ovest le campane di St Anthony. Era così sciocco da trovare la notte romantica, sebbene non ci fosse nessuno con cui condividerla, né forse ci sarebbe mai stato.
Mallory era tutto quello che ne diceva Riker: niente cuore, niente punti morbidi dove far breccia. Probabilmente lei lo riteneva uno sciocco. Naturalmente lo era. Diceva sempre le cose sbagliate. Se solo ci fosse stato in lei qualche aspetto convenzionale, una porzione di terreno sicuro che lui fosse stato in grado di comprendere.
Il lettore CD gli sbatté sulla coscia dalle profondità della tasca del cappotto. L'aveva ringraziata per il regalo, ma non l'aveva usato. Be', forse quello strumento poteva costituire un ponte verso Mallory. Lo tirò fuori dalla tasca, si mise le cuffie e premette il pulsante d'avvio. La musica gli si rovesciò nel centro del cranio da tutte le direzioni. Era meraviglioso. Quella musica che abitava nella sua testa sin dall'infanzia gli sembrò nuova, sorprendente.
E un elemento nuovo andò ad aggiungersi alla sua follia autoindotta.
Anche prima che lei comparisse al suo fianco seppe che si trattava dei passi di Amanda. Il suo passo era troppo leggero e il ritmo un po' incerto, l'imitazione ancora imperfetta del passo di una donna viva.
Si scostò da lei e spense la musica.
I passi svanirono.
Fermò lo sguardo in un'altra direzione e concentrò la sua attenzione su Mallory.
Lei sapeva chi era a far volare le matite. Conosceva profondamente, istintivamente le dinamiche interne della piccola famiglia telecinetica. Erano i segni dei maltrattamenti subiti quelli che aveva riconosciuto in Justin? Oppure, come aveva detto il bambino, qualcosa di se stessa che vedeva riflesso in lui e che non le piaceva? O era qualcosa di più semplice a permetterle di vedere ciò che a lui sfuggiva? Qualcosa di semplice… l'assenza di un cuore?
«A volte non sono capaci di amare» disse Amanda, di nuovo al passo con Charles. Amanda era tornata a tenergli compagnia per un po'. Guardò il suo volto triste, e la paura si trasformò in curiosità.
«Anche tu hai amato chi non ti amava, vero?»
«Già.»
«E quando hai conosciuto veramente quell'uomo, il disprezzo ha ucciso i sentimenti che provavi per lui. Dico bene?»
«Sì. Ma tu non disprezzerai mai Mallory, non è la stessa cosa. Io lo disprezzavo per la sua debolezza. Lei ha una forza eccezionale, che non rientra nello schema normale delle cose e che a volte spaventa, no? Sei perduto, Charles. La mia situazione era nettamente migliore. L'unico modo per limitare i danni è dare un taglio netto all'amore.»
«Alla fine, ti importava solo del bambino.»
«Sì.»
«Allora perché hai chiesto che te lo strappassero via?»
«Lui mi aveva mentito.»
Adesso i suoi passi facevano meno rumore.
«Sai perché ti ha dato il mio dattiloscritto?»
«Perché potessi leggerlo con attenzione e magari trovare qualcosa di utile per l'indagine.»
«Sai che ha letto ogni pagina prima di consegnartelo.»
«È ovvio che l'ha fatto.»
«Era l'amore per il bambino la cosa che non riusciva a comprendere fino in fondo. Non riusciva a capire come tutta la mia vita potesse ruotare attorno a un bambino mai nato.»
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