Il gatto ai suoi piedi faceva le fusa. A un tratto Mallory sentì un rumore assordante proveniente dalla cucina.
Con la pistola spianata, Mallory si diresse in cucina dove trovò il pavimento vicino al tavolo cosparso di frammenti di vetro e schizzi d'acqua. Controllò tutti gli sgabuzzini e le stanze, quindi tornò in cucina. Tastò ogni centimetro del piano del tavolo, alla ricerca di un piccolo oggetto che potesse fare le veci del fiammifero che Charles aveva usato per far cadere il vaso nel suo ufficio. Non c'era niente.
Il ragazzo era furbo, ma non aveva poteri paranormali. Il bicchiere doveva essere caduto da solo.
Si inginocchiò non del tutto convinta sulle piastrelle con uno straccio, lavò il pavimento e avvolse con cura i frammenti di vetro in uno spesso sacchetto di plastica.
Dalla stanza vicina si levò una serie di colpi attutiti. Entrò e vide il gatto che arcuava la schiena, le orecchie appiattite, gli occhi rotondi. Aveva rovesciato la ciotola della frutta sul tappeto. Una mela stava rotolando verso Nose, e il gatto arretrava sulla punta delle zampe, come se il tappeto avesse preso fuoco. Mallory schioccò le dita per richiamare la sua attenzione. Il gatto attraversò di corsa tutta la stanza e le saltò in braccio.
Un altro trucco?
Riappoggiò il gatto sul pavimento e schioccò di nuovo le dita. Il gatto le balzò in braccio.
Cos'altro sai fare?
Lasciò il gatto e si chinò a raccogliere la frutta caduta. Il gatto le stava accanto, implorando il suo amore, miagolando per ottenere un po' di attenzione.
Mallory rimise la frutta di cera nella ciotola. Nose le leccò la mano, e lei si ritrasse. Stava controllando il tappeto e la recente profusione di peli bianchi di gatto.
Helen Markowitz non avrebbe mai tenuto un animale in casa, eppure nutriva qualunque randagio approdasse in cortile. E per dieci giorni, un inverno, nel loro garage aveva vissuto un bastardino, mangiando avanzi e leccando la mano di Helen, gli splendidi occhi castani adoranti.
Helen aveva mostrato alla piccola Kathy tutti i segni di violenza sulla pelle dell'animale. «Puoi imparare molto sul conto della gente osservando i loro animali» diceva Helen. Aveva imparato abbastanza sul proprietario del bastardino da decidere di non provare a rintracciarlo. Aveva fatto in modo di perdere la targhetta sul collare e aveva trovato un'altra casa per l'animale, in una famiglia del vicinato.
«Non è il cane che si è perso» aveva detto Helen. «Ma chi lo ha conciato così.»
Il bastardo che aveva martoriato a calci la pelle del cane spezzandogli le costole per lei era semplicemente un uomo che si era perso.
«Ognuno di noi ha il suo lato oscuro» diceva Helen. «Quando il buio uccide tutta la luce dell'anima di una persona, significa che quella persona si è persa.»
La piccola Kathy si era ribellata, convinta che il padrone del cane meritasse a sua volta dei calci nelle costole. Il suo acerbo senso della giustizia aveva un che di sinistro, eppure era dotato di un'elegante semplicità che, col passare degli anni, era rimasta intatta.
Mallory allungò una mano per carezzare delicatamente la testa del gatto, che chiuse gli occhi, appagato. Helen avrebbe approvato quel gesto. Subito Mallory ritirò la mano, la sfregò contro la gamba dei jeans e abbandonò il gatto seduto al centro del salotto.
La cartellina riguardante Amanda Bosch campeggiava ben in vista in cima all'ammasso di carte che ricopriva la scrivania di Riker. Frugò in un cassetto alla ricerca delle fotografie del luogo in cui il corpo della donna era stato trovato. Ma si era spinto troppo in là nel suo metodo di archiviazione casuale, e invece delle foto che cercava si ritrovò in mano quelle di Kathy, scattate il giorno in cui si era diplomata all'Accademia di Polizia.
Riker contemplò l'ampio sorriso di Helen Markowitz, ignara del fatto che il cancro al lavoro dentro di lei le avrebbe sottratto la vita l'anno successivo. Markowitz non si era mai veramente ripreso da quella perdita. Non fosse stato per Kathy, se ne sarebbe andato ben prima di quanto non avesse fatto.
Pensare alla morte di Helen, a come se n'era andata tranquilla, senza protestare, riempiva Riker di rabbia.
All'ospedale il dottore aveva detto a voce bassa a Markowitz e Kathy quanto fosse spiacente. I due si erano seduti l'uno accanto all'altra su un modesto divanetto di plastica nel silenzio terribile della sala d'aspetto.
Qualcuno si era avvicinato alla scrivania di Riker, qualcuno che non voleva interrompere un pensiero, e per questo aspettava il momento opportuno per annunciarsi.
Riker conosceva solo una persona tanto educata. Quando alzò lo sguardo, non fu sorpreso di trovarsi di fronte il volto sorridente di Charles Butler.
«Prenditi una sedia, Charles. Stai aspettando Mallory?»
«No. Jack Coffey mi ha chiesto di venire per una chiacchierata su Amanda Bosch.»
«Probabilmente pensa che Mallory gli stia nascondendo qualcosa. E forse è proprio così. Ma, per dire le cose come stanno, anche Coffey le nasconde qualcosa, e io nascondo qualcosa a tutti e due. Siamo fatti così. Non l'hai tradita, vero?»
«Naturalmente no.»
Dunque era vero, Mallory preferiva tenere per sé alcuni aspetti dell'indagine.
«Cosa posso fare per te, Charles?»
«Coffey mi dice che affidare questo caso a Mallory è stata una tua idea. Posso chiederti perché?»
«Per Amanda Bosch. Quando una ragazza così giovane muore, il colpevole non dovrebbe passarla liscia. Sguinzagliargli addosso Mallory era la cosa peggiore che potessi fargli.»
«Ma è pericoloso.»
«Se ha visto giusto su di lui, deve solo stanarlo. Se non ha visto giusto, potrebbe essere costretta a ucciderlo.»
«Non sei preoccupato per lei?»
«No» mentì, perché era davvero affezionato a Charles.
«Ma il modo in cui sta conducendo la cosa, potrebbe anche…»
«Non possiamo mettere dentro nessuno, senza le prove. A volte sappiamo chi è stato, e non possiamo toccarlo. C'è gente che se la cava dopo un omicidio… non dico che succeda spesso, ma succede. Ho scommesso cento dollari sulla ragazza.»
«Una ragazza che ha deciso di trasformarsi in esca umana»
«È un poliziotto. Questo fa di lei un bersaglio, che ti piaccia o no. E poi non accetterebbe mai di mollare il caso. Se stai pensando che con te, fuori dalla polizia, sarebbe più al sicuro, scordatelo. Questo lavoro le dà la carica. Adesso ha qualcosa di concreto su questo caso, e ha preso il volo. Tu cosa puoi offrirle, Charles?»
«Niente. Lo so.» Charles si fissò le scarpe per un momento. «Ma i suoi metodi non sono del tutto legali, vero?»
«So che infrangerà le regole per prenderlo, e ho deciso di non far niente per cercare di impedirglielo. Proprio come Markowitz fece a suo tempo. Me ne starò a guardare. Puoi farmi arrestare, se credi.»
«Supponiamo che venga sorpresa a infrangere le regole. Cosa ne sarà della sua carriera?»
«Charles, se Markowitz le avesse imposto di fare tutto secondo le procedure, Mallory non avrebbe retto a lungo. E i risultati sarebbero stati deludenti. Il vecchio preferiva non chiederle quante volte al giorno infrangesse la legge, e in cambio lei faceva cose straordinarie. Certo, le informazioni che otteneva attraverso mezzi illegali non avevano validità di prove, ma spesso servivano a mettere alle strette un criminale. Mallory sa parecchie cose sul conto dell'assassino della Bosch. Lo conosce intimamente e lo prenderà. Ci conto.»
«Mallory è un essere umano, vulnerabile come tutti.»
«Charles, non farti ingannare dalle apparenze. È così giovane. Una bambina. La tentazione di proteggerla viene a chiunque. Quel viso perfetto, intatto… quegli occhi d'angelo.»
Charles stava ancora assentendo quando Riker si sporse a scuotergli il braccio per richiamarlo alla realtà, la spaventosa realtà in cui abitava Mallory.
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