Carol O'Connell - Amanda È Morta Nel Parco

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Il cadavere di una donna dalle mani spappolate viene ritrovato al Central Park di Manhattan. In assenza di impronte e di documenti il detective Palanski identifica la vittima in base al nome sull'etichetta della giacca: è Cathy Mallory, geniale e irriducibile cane sciolto della sezione Crimini Speciali della Polizia di New York, recentemente sospesa dal servizio per motivi disciplinari. Quando il notiziario di mezzogiorno la informa della propria morte, Mallory si getta nelle indagini con foga. E scopre che la vittima è in realtà Amanda Bosh, venticinquenne da tempo coinvolta nella relazione con un facoltoso uomo sposato. Per stanare l'assassino Mallory è pronta a tutto, persino a trasformarsi in un vera e propria esca umana.

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Osservò i vestiti del ragazzo e la sua faccia rosea intatta, le sue ginocchia senza una sbucciatura. Le scarpe da jogging non erano nuove, ma neanche sporche.

«Sei un solitario. Non hai amici, e non pratichi sport.»

Stava impettito, le spalle dritte bene aperte.

«Hai frequentato una scuola militare.» Justin assentì. «E non mi stai dicendo la verità. Se queste prodezze con gli oggetti volanti sono opera tua, lo scoprirò. Capito?»

«Che motivo avrei per farlo? Lei non sa tutto. Lei non sa che il denaro di mia madre…»

«…ti è stato lasciato in eredità. E tuo padre lo amministra.»

«Controlla anche me.»

«Sai, se fossi al tuo posto il mio obiettivo sarebbe il vecchio. Quello non avrebbe resistito più di sei secondi con me.»

«È un bastardo. Sono preoccupato per la mia matrigna.»

Mallory si limitò a fissarlo in silenzio per comunicargli che sapeva che stava mentendo di nuovo.

«Okay» disse il ragazzo. «La disprezzo.»

«Com'era la tua vera madre?»

«Come la seconda, e la mia seconda madre era come la terza. Aveva paura di tutti e di tutto. Mio padre ha un modello. Ognuna è la copia della precedente.»

«La tua vera madre aveva paura anche di te?»

Le mani del ragazzo affondarono ancor più nelle tasche della giacca a vento. Vide la frustrazione montargli negli occhi, nelle spalle irrigidite e nei denti da coniglio premuti contro il labbro inferiore.

Il gatto entrò nella stanza. Si diresse verso di lei. Lo guardò una sola volta per avvertirlo che non era il momento di tampinarla. Nose si fermò a una rispettosa distanza, accoccolandosi accanto al ragazzo. Adesso su di lei c'erano due paia di occhi, entrambi bisognosi.

«Non fare uscire il gatto quando vai via» disse, e voltò le spalle a entrambi, lasciando la stanza da letto per raggiungere lo studio dove l'aspettava il computer.

Peccato che le telecamere non fossero in funzione. Forse era il caso di programmare una registrazione continua, nel caso in cui qualcun altro avesse deciso di introdursi in casa in sua assenza.

La porta d'ingresso si chiuse dolcemente.

«Charles, lascia che ti prepari qualcosa da bere. Insisto, bevi con me.»

Effrim Wilde aprì gli sportelli scuri di un mobile bar cromato mettendo in mostra bicchieri scintillanti e un bar ben fornito. «Eleanor mi ha proibito di bere da solo. Dice che porta all'alcolismo.»

Voltò le spalle a Charles come se fosse meglio tenere segreta la ricetta del whisky e soda.

«Eleanor è tornata?»

«Sì» disse Effrim, mettendo una fetta di limone e un sorriso amorevole sull'orlo di ciascun bicchiere. «Si sentiva colpevole per avermi abbandonato alle mie sigarette, al whisky e al buon cibo. Quella donna è una santa. Lo scorso fine settimana non ho mangiato nulla che non fosse un pastone ipocalorico.»

Porse un bicchiere a Charles e portò l'altro con sé mentre andava a sedersi sul lato opposto di un basso tavolino di vetro scuro.

L'ufficio era stato riverniciato di recente. I muri erano di un giallo-verde che faceva venire il mal di stomaco. Come faceva Effrim a sopportarli?

Naturalmente passava solo poche ore al giorno in questo ufficio. Il resto del tempo lo trascorreva in interminabili pranzi nel corso dei quali tentava di sedurre presidenti di comitati per l'erogazione di fondi e altre fonti di approvvigionamento. I mobili avevano linee pulite, essenziali. Ogni superficie era di freddo metallo e vetro. I dipinti appesi alle pareti, tutti eseguiti dalla stessa mano, erano astratti. Forme rosse traboccanti di energia nervosa, pesanti linee nere. Non era lo stile di Effrim. Questo ufficio parlava più di Eleanor che di lui.

«Eleanor sa che perdi tempo con numeri di illusionismo da dilettanti?»

«Così il ragazzo si è rivelato un impostore?» Effrim finse di esserne sorpreso.

«Il caso non può ancora dirsi definitivamente chiuso. Ho bisogno di alcuni dati del gruppo di ricerca.»

«Chiedi al mio assistente. Ti troverà tutto quello che ti serve.»

«Ho bisogno dei dati cinesi sugli esperimenti con i succubi.»

«Il ragazzo sta diversificando le sue attività?»

«No, ma mi ha condotto lungo un'altra linea di ricerca.»

«Non pensavo che bizzarrie del genere potessero interessarti.»

Charles richiamò alla memoria la pagina di un periodico e mentalmente la proiettò sul muro accanto alla testa di Effrim.

Scorse le righe. «So di un esperimento con un monaco cinese che ha creato un succubo in laboratorio. Ho bisogno di informazioni su quel caso. Il succubo, alla presenza di testimoni, ha ferito la carne dell'uomo.»

«Torna a lavorare per me e ti procurerò tutto il materiale che vuoi.»

«Ricevi ancora la maggior parte dei fondi da gente della risma dei datori di lavoro di Riccalo? Mallory ha scoperto che oltre a partecipare ai comitati di assegnazione delle borse di studio, Riccalo è incaricato di concludere vere e proprie truffe immobiliari ai danni di anziani.»

«Riccalo non ha subito arresti, incriminazioni o condanne. Rispetto agli standard di New York questo ne fa un cittadino modello. Oh, Charles, non siamo mai d'accordo circa i canali di finanziamento dell'Istituto, vero? Sto rubando soldi alla compagnia per cui Riccalo lavora. Dovrebbero darmi una medaglia per servizi resi alla comunità. Ma ti faccio una promessa: torna a lavorare per noi, e cercherò fondi alternativi.»

«Grazie dell'offerta, ma per oggi mi limiterò a prendere il materiale sul succubo e a levare le tende.»

«La tua intelligenza è sprecata là fuori, nel mondo dei comuni mortali. Torna a casa, Charles. Torna al posto al quale appartieni. Triplicherò gli stanziamenti per i tuoi progetti.»

«Non ti credo.»

«Fa freddo là fuori, Charles.»

Per "là fuori" Effrim intendeva la vita vera, oltre gli angusti confini dell'Istituto.

«Saremo in grado di stendere un rapporto positivo sul conto del padre del ragazzo?»

«Potrebbe essere lui ad avere orchestrato tutta la messa in scena. Non mi fido di Riccalo. E ho i miei dubbi anche su di te.»

Un'ora più tardi Charles era seduto nel suo soggiorno e stava chiudendo il raccoglitore contenente il materiale sul succubo.

Stando a quanto aveva appena letto, quell'aberrazione mentale poteva avere effetti tanto sul corpo quanto sulla mente. C'era un legame tra il fenomeno del succubo e quello delle stimmate esibite dai fanatici.

Nella stanza che si andava facendo buia, gli venne alla mente un ricordo d'infanzia. Un'appetitosa oca arrosto era installata al centro di una tavola finemente apparecchiata con splendide porcellane, argento luccicante e candele accese. Malakhai sedeva accanto alla sedia vuota di Louise. Gli adulti bevevano vino e scambiavano risate. Il bambino che Charles era stato stava fissando Malakhai nel momento in cui Louise l'aveva baciato. Aveva visto l'impronta delle sue labbra sul volto dell'uomo. Charles si era fregato gli occhi con le piccole mani, ma l'impronta del bacio era ancora lì, il contorno delle labbra sulla carne di Malakhai.

Per il momento Amanda Bosch era solo un'immagine, un'olografia, e lui non era ancora diventato pazzo. Aveva solo realizzato un'ingegnosa fotografia dotata di movimento, una singolare estensione della sua memoria eidetica.

La luce rossa del rilevatore lampeggiava. Il giudice stava usando il fax. L'impianto manomesso deviò il messaggio sul fax di Mallory. Era un modulo di richiesta per una nuova carta di credito. Lo scansione al computer e riprodusse la parte scritta con alcune modifiche. Dopo le righe in cui andavano scritti nome e indirizzo, sostituì alcune domande. Poi copiò la lettera per Harry Kipling, anch'egli possessore di un fax.

Ora che cominciava a conoscerli, poteva costruire la trappola giusta per ciascuno. Si chiese cosa avrebbe potuto fare per spaventare il cieco. Secondo il sovrintendente dell'edificio, il suo computer era equipaggiato con una stampante Braille. Digitò il messaggio per lui nei file personali: SONO DIETRO DI TE. RIESCI A SENTIRMI? RIESCI A VEDERMI? RIESCI A VEDERE?

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