Carol O'Connell - Amanda È Morta Nel Parco

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Il cadavere di una donna dalle mani spappolate viene ritrovato al Central Park di Manhattan. In assenza di impronte e di documenti il detective Palanski identifica la vittima in base al nome sull'etichetta della giacca: è Cathy Mallory, geniale e irriducibile cane sciolto della sezione Crimini Speciali della Polizia di New York, recentemente sospesa dal servizio per motivi disciplinari. Quando il notiziario di mezzogiorno la informa della propria morte, Mallory si getta nelle indagini con foga. E scopre che la vittima è in realtà Amanda Bosh, venticinquenne da tempo coinvolta nella relazione con un facoltoso uomo sposato. Per stanare l'assassino Mallory è pronta a tutto, persino a trasformarsi in un vera e propria esca umana.

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«Era una ricercatrice. Ha indagato sul padre del suo bambino e ha scoperto qualcosa sul suo conto. Se l'ha scoperto lei, posso scoprirlo anch'io.»

«Non sai neanche se lui fosse il padre del bambino. Mi ascolti quando ti parlo?»

No, lei non vedeva né sentiva. Coffey stava parlando al vento.

«Sottovaluta un assassino e rischi di lasciarci la pelle. Sei da sola là fuori.» E per quello ci voleva fegato, o forse no. Forse Mallory era semplicemente, pericolosamente immune dalla paura.

«Abbiamo finito?»

«C'è un'altra cosa. Attenta a non disturbare l'uomo sbagliato, Mallory. Potresti ritrovartene addosso più di uno. Prevedo tonnellate di grane.»

Charles sedeva in poltrona e si preparava ad assistere al rito di famiglia nel corso del quale Robert Riccalo avrebbe rimproverato il ragazzo e la donna.

Riccalo non gli piaceva. Era autoritario, arrogante e supponente. I suoi occhi erano pozzi di acqua nera. Solo Dio sapeva cosa si agitasse sotto la superficie.

Ora l'uomo incombeva su Justin, negandogli qualsiasi spazio personale. Il ragazzino si girò verso la donna. Nessun aiuto da quella parte. Sally Riccalo evitava sempre di guardare Justin direttamente negli occhi.

«Justin, questa sciocchezza deve finire!» stava dicendo l'uomo, minaccioso.

Il gatto arretrò in un angolo della stanza. Neanche a Nose piaceva Riccalo. Charles sorrise a Justin, e il ragazzo sembrò un poco rincuorarsi.

L'entrata di Mallory fece cessare qualunque conversazione. Il gatto trotterellò verso di lei, gli occhi fissi sull'oggetto della sua adorazione. Ma un'occhiata di Mallory lo convinse a sedersi a qualche decina di centimetri da lei, per amarla a distanza di sicurezza. Smise di fare le fusa quando il portamatite di legno sulla scrivania cominciò a oscillare. Il gatto si rifugiò sotto al divano prima che l'oggetto cadesse di lato. Robert Riccalo avvampò per la rabbia. La sua mano strinse il braccio del ragazzo, che sobbalzò per il dolore.

«Lo lasci andare» disse Mallory, avvicinandosi alla scrivania. Era un ordine, e Riccalo sembrò stupito di vedere che la sua mano obbediva, mentre lasciava il braccio del ragazzo e gli ricadeva in grembo.

Mallory raccolse il portamatite e lo raddrizzò.

«Siamo abituati agli oggetti che volano per l'ufficio. Vero, Charles»?

In quel momento una matita volò fuori dal portamatite, mirando alla gola di Charles. La mano di Mallory scattò a intercettarla.

Charles deglutì. «Be', alcuni di noi sono più abituati di altri.» Grandioso. Adesso Mallory aveva aggiunto le matite volanti al suo arsenale privato.

«Succede in continuazione.» Mallory stava fissando il ragazzo, che mostrava solo curiosità. Mallory passò dietro la sedia di Charles e un'altra matita volò dal portamatite dritta nella sua mano. «Non c'è niente di strano».

«Allora è un trucco!» disse Riccalo, girandosi verso il ragazzo con uno sguardo che prometteva qualcosa di sgradevole quando fossero stati soli.

«Non necessariamente» disse Charles. «Ma, vede, moltissime cose nel campo della psicocinetica possono essere riprodotte attraverso l'illusionismo. Ecco perché è così difficile accertare le doti di qualcuno. Con questa dimostrazione la mia socia intendeva avvertirvi del fatto che ci vorrà un po' di tempo…»

Cercò lo sguardo di Mallory, desiderando che lei assentisse e sorridesse per segnalare che era d'accordo. "Scordatelo", dissero i suoi occhi. Charles tornò a rivolgersi a Riccalo. «Stiamo cercando di mettere a punto un test attendibile. Tornate dopo Natale, e andremo a fondo della questione.»

Quando ebbero fissato un altro appuntamento e la famiglia Riccalo fu uscita dalla porta, Charles si girò e trovò Mallory in piedi dietro di sé.

Un altro trucco che lo metteva a disagio. Nessun rumore di passi avvertiva dell'arrivo di Mallory. Nose trotterellò nella stanza per sistemarsi ai suoi piedi.

Mallory ignorò le fusa dell'animale e prese posto in un'alta sedia stile Queen Anne. Fece un cenno verso il divano, invitando Charles a sedersi a sua volta. «Non mi chiedi come ho fatto a far volare la matita?»

«Fammi indovinare. Ogni tanto per strada si incontra qualche ambulante che vende certi ragni neri di gomma sospesi a un filo di nylon praticamente invisibile. Il venditore aziona il filo, sembra che il ragno si muova da solo. Quando si forma una grande folla, fa volare il ragno sulla faccia di una vittima, che invariabilmente si mette a urlare e finisce per comprarne dieci. Hai mai visto un ragno del genere?»

Mallory assentì. «Riker me ne regalò uno quando ero piccola. In ricordo del suo ultimo attacco di delirium tremens. »

«Hai preso un filo di nylon da una calza, l'hai attaccato a qualcosa di appiccicoso, ma non troppo… Magari un pezzetto di nastro adesivo con sopra un po' di polvere o di talco. Poi hai fissato il pezzetto di nastro alla matita. Quando hai tirato il filo, la matita si è librata in aria e il pezzetto di nastro si è staccato. Così chiunque avesse preso in mano la matita non avrebbe trovato traccia del trucco. Hai stabilito la traiettoria della matita facendo girare il filo intorno alla mia poltrona.»

«Giusto. Adesso sappiamo come funziona. Anche un bambino ci riuscirebbe.»

«Mallory, il fatto che tu abbia potuto inscenare il trucco della matita volante non significa che la stessa spiegazione valga nel caso di Justin. Questo tipo di indagine deve essere condotta raccogliendo fatti, abbandonando i pregiudizi.»

«Charles, mentre tu perdi tempo con i giochetti qualcuno potrebbe restare ferito, o addirittura morire.»

«Ci risiamo. Ti convinci di una tesi e automaticamente la dai per dimostrata.»

Charles guardò il gatto acciambellarsi in una macchia di sole ai piedi di Mallory. «Comunque su un punto hai ragione. C'è una dinamica malata in atto in quella famiglia.»

«Ieri la matita è volata verso la matrigna.»

«È più facile far volare la matita nella propria direzione, vero?» Anche se Mallory aveva molto efficacemente spedito una matita nella direzione della gola di Charles.

«Non escluderei la matrigna. Ma con due donne morte, sembra più verosimile che il nuovo obiettivo sia lei. O è così, o lei vuole accusare il ragazzo.»

«Ma per quale motivo? È tutto così confuso.»

«Di che ti lamenti? Tu hai un numero assai ristretto di sospetti e una vittima che parla e cammina. Le cose sono molto più complesse nel caso dell'omicidio del parco.»

«Lo hai già risolto?»

«Come no» disse Mallory, alzandosi. Si appoggiò una mano sul fianco, sollevando un lembo del blazer a mostrare la pistola. «Quando viene Henrietta?»

Prima che Charles potesse rispondere, il gatto si sollevò sulle zampe posteriori. Charles guardò Nose volteggiare con grazia e descrivere un cerchio, poi un altro. Dall'espressione di Mallory, capì che non era nuova a quello spettacolo.

«Credo che Nose si aspetti una ricompensa dopo aver fatto il suo balletto. È possibile che sia stato addestrato a fare così. Un balletto del genere compare nel romanzo» disse Charles.

Andò al tavolo dell'ingresso, raccolse il voluminoso dattiloscritto dal cassetto centrale e sfogliò rapidamente il primo capitolo. «Ecco: "Ha insegnato al mio gatto a ballare". Stando a quello che si dice qui l'addestramento ha avuto luogo nel corso di un week-end lungo, all'inizio della relazione. Chiaro, non si può prendere alla lettera un'opera di fantasia. Però il gatto balla.»

«Pochi giorni? Pensavo ci volesse di più per addestrare un animale. Soprattutto un gatto.»

«Se sai quello che stai facendo e non disdegni di usare metodi crudeli, no. Immagino che tenesse Nose a digiuno.»

Mallory si girò a guardare il gatto, che stava ancora ballando. «Adesso non è il bisogno di cibo a spingerlo a ballare.»

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