Charles fece scivolare il disco fuori dalla copertina consunta e lo mise sul giradischi.
Justin si sedette sui talloni. «Adesso si trova su CD, sa.»
«Me l'hai già detto. Silenzio. Ascolta.»
Il volume era troppo alto. Quando la musica si levò come una marea, la grande stanza parve troppo piccola per contenerla. Charles abbassò il volume fino a un livello accettabile, ma il concerto conservò tutta la sua potenza. Quella era vera magia.
Charles si smarrì nei ricordi di Louise con l'abito blu macchiato di sangue. Poi i suoi pensieri andarono ad Amanda Bosch. Louise e Amanda erano intrecciate nella sua mente. Come quando era piccolo, chiuse gli occhi e lasciò che la musica gli scorresse addosso nel buio.
La matrigna di Justin aveva descritto bene quella musica. Era abitata da spettri. Qualcuno si muoveva attraverso la musica, e nello spazio vuoto… questa volta piangeva.
Charles aprì gli occhi e guardò il ragazzo, che, ripiegato su se stesso, si teneva le mani premute sulle orecchie.
Cosa senti nel vuoto, Justin?
Charles trasalì.
Amanda Bosch era apparsa alle spalle di Justin.
Si chinava sul ragazzo raggomitolato ai suoi piedi.
La mano di Charles si precipitò a sollevare la puntina dal disco e la musica cessò.
Amanda non c'era più.
Riker fece una smorfia quando vide il detective Palanski, una pertica in giacca di pelle nera e occhiali da sole. Deve credersi una fottuta stella del cinema, per portare gli occhiali da sole al chiuso. Il detective stava agitando un dito appuntito a pochi centimetri dalla faccia di Martin, un agente in divisa che aveva l'ordine di tenere chiunque lontano dall'ufficio di Jack Coffey.
Nessun super-detective della West Side avrebbe sopportato un affronto del genere da un semplice poliziotto, diceva il dito di Palanski.
Riker toccò il braccio di Martin e gli fece cenno di allontanarsi. Martin arretrò fino alla porta dell'ufficio di Coffey e incrociò le braccia. Palanski si rivolse a Riker con la rabbia di un bambino di nove anni.
«Il mio capitano vuole sapere perché il tuo tenente si sta occupando di questo caso di omicidio… il cadavere nel parco. Nessuno dei vostri agenti è coinvolto.»
«E chi te lo dice?» ribatté Riker, tirando fuori una sigaretta e frugandosi nelle tasche per cercare i fiammiferi.
Possibile che a Palanski fosse giunta voce della faccenda del Coventry Arms? Sì, era così. Adesso il caso riguardava gente importante e lui desiderava ardentemente un'occasione di rifarsi dopo la recente figuraccia dell'errata identificazione del cadavere. Altrimenti perché venire a reclamare del lavoro supplementare in una città in cui notoriamente i cadaveri e i casi insoluti abbondavano?
«La vittima non è Mallory» disse Palanski. «Lo so per certo.»
«Quando hai visto il corpo la pensavi diversamente.»
Non aveva dubbi che fosse Palanski il responsabile dell'errore, colui che aveva annunciato l'assassinio di un agente alla stampa. Le informazioni erano denaro sonante a New York, e certamente Palanski era troppo avido, oltreché ambizioso per lasciarsi sfuggire un'occasione del genere. A dirla tutta, Riker sospettava che Palanski fosse anche corrotto. Si vestiva troppo bene per un poliziotto cui toccava mantenere una moglie, una ex moglie e due figli. Riker manteneva solo la bottiglia, eppure non poteva permettersi il costoso parrucchiere dove Palanski si faceva non già tagliare i capelli, ma ritoccare settimanalmente la pettinatura.
«Palanski, se tu hai pensato che fosse Mallory, forse l'ha pensato anche l'assassino.»
Palanski abbassò gli occhiali da sole e si avvicinò a Riker di un passo. «Non me la bevo.»
A ben pensarci, non era un po' strano che Palanski fosse stato il primo ad arrivare sul luogo del ritrovamento di Amanda Bosch? Un rapido controllo dei ruolini aveva confermato che quella mattina non era in servizio. Probabilmente Palanski pensava che l'elegante Upper West Side, dove abitavano i ricchi e famosi, fosse la sua riserva privata.
«Posso farti parlare con Mallory, se credi» disse Riker, sorridendo amabilmente a quell'uomo che detestava.
«No, non…»
«Nessun problema. È il suo caso. Potrai spiegarle perché vuoi portarglielo via.»
«Ascoltami, Riker, io non…»
«Toh, lupus in fabula. Eccola che arriva.»
Palanski sussultò.
In effetti Mallory veniva verso di loro e il suo riflesso si andava allargando negli occhiali scuri di Palanski. Al posto della consueta giacca di montone portava un cappotto nero lungo fino alle caviglie. E, notò Riker, le scarpe da jogging nere che riservava alle mise più formali.
Cosa aveva fatto Mallory a Palanski? Doveva ricordarsi di chiederglielo, un giorno.
«Non importa» disse Palanski a Riker. «Dirò al capitano che ritenete che l'omicidio sia collegato a una delle vostre operazioni. Troverà questa spiegazione perfettamente soddisfacente.»
Giunta a pochi centimetri da loro, Mallory salutò Riker e proseguì per il suo cammino, seguita da una scia di profumo da ottanta dollari il flacone. Palanski la seguì con lo sguardo mentre si allontanava. A un tratto Mallory si voltò.
Riker scosse piano la testa. Conosceva Mallory da tanto tempo, eppure non la conosceva affatto. Quando era una bambina, una volta Markowitz l'aveva descritta come una piccola strega con gli occhi di un killer mafioso. A distanza di tutti quegli anni il suo sguardo non era cambiato.
Fissò Palanski per un solo istante prima di girarsi e riprendere a camminare, ma in quell'istante il volto di lui sbiancò, come se lei avesse trovato un modo per succhiargli il sangue senza bisogno di affondargli i denti nel collo.
Jack Coffey passò in rassegna i presenti. Mallory era stata puntuale come al solito, né un secondo prima né uno dopo l'ora fissata, il dottor John J. Hafner era in ritardo.
«Che cos'hai scoperto, Mallory?»
«Harry Kipling mente alle banche. Sta cercando di ottenere un prestito. Le banche continuano a menare il can per l'aia perché lui non dice la verità.»
«Tutti mentono alle banche. È una cosa di poco conto. Cos'altro?»
«Mente sulla dichiarazione dei redditi. Vi figura come singolo, non insieme alla moglie. L'anno scorso il fisco lo ha inchiodato per un reddito non dichiarato. E ha un capitale crescente depositato all'estero.»
Coffey si coprì il viso con una mano. «Spero che stiamo facendo i controlli con discrezione.» Traduzione: "Stai rubando le informazioni, giusto? Non parli con esseri umani, ma solo con delle macchine, dico bene?".
«Ma certo.»
«E gli altri sospetti? Sono sempre quattro?»
«Forse sono scesi a tre. Uno non è abbastanza alto.»
«Ho paura di chiedere quanto è alto il giudice.»
«Un metro e novanta.»
«Se coinvolgi il giudice Heart, scateni un casino. Cos'hai su di lui?»
«Picchia la moglie.»
«Ah, grandioso, grandioso davvero. Il campione dei diritti delle donne! Sparami, Mallory, e facciamola finita.»
«Se posso interrompere…»
Il dottor Hafner, psicologo del Dipartimento di Polizia di New York e compagno di partite a golf del sindaco, entrò nell'ufficio senza bussare e senza scusarsi per il ritardo.
Coffey lanciò un'occhiataccia a Hafner, che sfoggiava ovunque un odioso sorrisetto del tipo "Io ho tutte le risposte e tu no".
«Un uomo che picchia la moglie calza con questo caso ancor più di quanto immaginiate» disse Hafner, sbottonandosi la giacca del completo prima di sedersi. Gli occhiali gli scivolarono sul naso. Hafner li risistemò, togliendosi immaginari peluzzi dai pantaloni di squisita fattura. Coffey represse l'impulso di schiaffeggiare quell'individuo irritante. Si chiese se Mallory avrebbe fatto altrettanto, se sarebbe riuscita a comportarsi correttamente fintanto che il caro amico del sindaco fosse stato nella stanza.
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