Harlan Coben - Non hai scelta

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Non hai scelta: краткое содержание, описание и аннотация

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Marc Seidman ha tutto ciò che si può desiderare dalla vita: chirurgo plastico di successo, vive con la bella moglie e la figlioletta Tara di pochi mesi in una bella casa nei sobborgi di New York. Ma quando riprende conoscenza in una camera d’ospedale dove è stato ricoverato in fin di vita, Marc scopre con orrore d’aver subito un’aggressione durante la quale la moglie è stata uccisa e sua figlia è scomparsa senza lasciare traccia. Come se non bastasse Marc si ritrova ad essere il primo sospetto…

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Ma c’era un altro elemento che dovevo prendere in considerazione: mi fidavo ancora di Rachel? Quelle telefonate avevano minato la mia fiducia e non sapevo più che cosa credere. Alla fine, però, dovevo ammettere che quei dubbi non facevano altro che distogliere la mia attenzione. E invece dovevo concentrarmi su un unico obiettivo. Tara. Qual era la maniera migliore per scoprire che cosa le era effettivamente successo?

«Come sei conciata?» le chiesi.

«Possiamo farcela, Marc.»

«Arrivo, allora.»

Chiusi la telefonata e mi rivolsi a Zia.

«Devi aiutarmi a uscire da qui.»

Tickner e Regan erano seduti nella sala medici in fondo al corridoio. Parlare di sala era forse eccessivo per quella stanza spoglia, con troppa luce e un vecchio televisore sormontato da un’antenna a baffo. In un angolo c’era un minifrigo, Tickner lo aprì e vi trovò soltanto due sacchetti di carta marrone che contenevano il pranzo di qualcuno, che aveva scritto il suo nome a penna sulla carta. Gli ricordò i tempi delle elementari.

Tickner si lasciò cadere su un divano sfondato. «Secondo me dovremmo arrestarlo ora.»

Regan rimase in silenzio.

«Te ne sei stato sempre zitto nella stanza di Seidman, Bob. Hai qualcosa in mente?»

Regan prese a grattarsi la barbetta. «Pensavo a quello che ha detto Seidman.»

«A che cosa in particolare?»

«Non ti sembra che il suo ragionamento fili?»

«Cioè che è innocente?»

«Sì.»

«No, non mi sembra. Tu te la sei bevuta?»

«Non lo so. Voglio dire, perché cacciarsi in tutti quei casini se aveva già preso i soldi? Non poteva immaginare che noi eravamo venuti a sapere di quel CD, che l’avevamo rintracciato grazie al Telepass e che l’avremmo beccato a Tryon Park. E anche in caso contrario, ripeto, perché tutto quel casino? Che bisogno aveva di saltare su un’auto in movimento? Cristo, gli è andata anche bene, poteva restarci secco. Come quando gli hanno sparato. Il che ci riporta proprio a quella sparatoria e al nostro problema di base. Se hanno organizzato tutto lui e Rachel Mills, come mai lui è quasi finito ammazzato?» Regan scosse il capo. «Ci sono troppi buchi.»

«Che noi stiamo riempiendo uno a uno» disse Tickner.

Regan scosse il capo dubbioso.

«Considera quanti ne abbiamo riempiti oggi, scoprendo che in questa storia è coinvolta Rachel Mills» gli fece notare Tickner. «Dobbiamo trovarla e poi cuocerli entrambi a fuoco lento.»

Regan distolse lo sguardo.

Tickner sospirò. «Che cosa c’è, adesso?»

«La finestra in frantumi.»

«Quella sulla scena del delitto?»

«Sì.»

«E allora?»

«Segui il mio ragionamento, per favore. Torniamo all’omicidio-rapimento di un anno e mezzo fa.»

«A casa Seidman?»

«Esatto.»

«D’accordo, vai.»

«La finestra era stata forzata dall’esterno» disse Regan. «Il colpevole si sarebbe introdotto in casa da lì.»

«Oppure è stato il dottor Seidman a forzarla per sviarci» obiettò Tickner.

«Oppure l’ha fatta forzare da un complice.»

«Giusto.»

«Ma in entrambi i casi, il dottor Seidman avrebbe sfruttato l’elemento finestra, ti pare? Se fosse stato coinvolto nel fattaccio, voglio dire.»

«Dove vorresti arrivare, con questo?»

«Seguimi, Lloyd. Noi pensiamo che Seidman c’entri in questa storia. Ergo, Seidman doveva sapere che la finestra era stata infranta per farci credere che l’assassino si era introdotto in tal modo in casa a scopo di rapina. D’accordo?»

«Credo di sì.»

Regan sorrise. «Come mai allora non ha mai parlato della finestra?»

«Che cosa?»

«Leggi la sua deposizione. Ricorda di aver mangiato quella barretta di cereali, poi bang… e più nulla. Nessun rumore, nessuno che si avvicina di soppiatto. Niente.» Regan allargò le braccia. «Perché non ricorda il rumore della finestra che andava in frantumi?»

«Perché è stato lui a mandarla in frantumi, per farci credere alla storia del ladro che si introduce in casa.»

«Ma, vedi, in tal caso avrebbe avuto tutto l’interesse a parlarci della finestra. Prova a pensarci. Forza la finestra per convincerci che è entrato in casa uno sconosciuto e gli ha sparato: se fossi stato in lui, tu che cosa avresti detto?»

Tickner capì dove volava arrivare Regan. «Avrei detto: “Ho sentito la finestra andare in frantumi, mi sono voltato e bang, mi hanno sparato”.»

«Esatto, Seidman invece non ha detto niente del genere. Perché?»

Tickner fece spallucce. «Magari se ne è dimenticato, in fondo è stato ferito gravemente.»

«O forse, prova a pensarci, potrebbe averci sempre detto la verità.»

La porta si aprì e fece capolino un giovanissimo medico dall’aria esausta, in divisa da sala operatoria. Vide i due poliziotti, alzò gli occhi al cielo e se ne andò. Tickner si rivolse nuovamente a Regan. «Aspetta un momento, ti sei infilato in una specie di vicolo cieco.»

«Sarebbe a dire?»

«Se non è stato Seidman a mandare in frantumi quella finestra, se è stato effettivamente l’assassino, perché lui non l’ha sentito?»

«Forse non se lo ricorda. L’abbiamo visto un milione di volte: chi viene ferito con un’arma da fuoco e ridotto in fin di vita spesso ha qualche amnesia.» Regan sorrise, soddisfatto della sua teoria. «Specialmente se ha visto qualcosa che l’ha scioccato, qualcosa che non vorrebbe mai ricordare.»

«Come per esempio sua moglie spogliata e uccisa?»

«Esatto. O addirittura di peggio.»

«Che c’è di peggio?»

Dal corridoio giunse una specie di “bip bip”. Erano vicini al banco delle infermiere e qualcuno si stava lamentando di un cambio di turno o di programma.

«Abbiamo detto che ci manca qualcosa» riprese Regan lentamente. «È dall’inizio che lo diciamo, ma forse è vero il contrario. Abbiamo cioè aggiunto qualcosa.»

Tickner aggrottò le sopracciglia.

«Continuiamo ad aggiungere il dottor Seidman. Ascolta, io e te sappiamo come vanno queste cose, sappiamo che in casi del genere c’entra sempre il marito. E non nove volte su dieci, ma novantanove su cento. In ogni scenario che abbiamo immaginato c’era Seidman.»

«E secondo te abbiamo sbagliato?»

«Ascoltami un momento. Abbiamo preso Seidman nel mirino fin dall’inizio. Il suo matrimonio non era rose e fiori, se si è sposato è solo perché lei era incinta. E noi abbiamo tenuto conto di questo. Ma anche se il loro matrimonio fosse stato idilliaco noi avremmo ugualmente detto: “Non è possibile che fossero tanto felici” e saremmo giunti alle stesse conclusioni. Quindi, in qualsiasi scenario ipotizzabile abbiamo sempre cercato di infilare Seidman: lui doveva per forza entrarci. Allora, proviamo un momento a tirarlo fuori, facciamo conto che sia innocente.»

Tickner si strinse nelle spalle. «Okay. Allora?»

«Seidman ci ha detto che si sentiva legato alla Mills, anche dopo tutti questi anni.»

«Esatto.»

«È sembrato un po’ ossessionato da lei.»

«Un po’?»

Regan sorrise. «Supponiamo che questo sentimento fosse reciproco, o addirittura più che reciproco.»

«D’accordo.»

«Ora, ricordati che stiamo ragionando sulla premessa dell’innocenza di Seidman, il che significa che ci sta dicendo la verità. Su tutto. Sull’ultima volta che aveva incontrato Rachel Mills. Su quelle foto. L’hai visto che faccia ha fatto, Lloyd, non è granché come attore. Quelle foto lo hanno scosso, non sapeva della loro esistenza.»

«Difficile dirlo.»

«Ma c’è qualcos’altro che ho notato in quelle foto.»

«Che cosa?»

«Come mai quel detective privato non ha scattato nessuna foto di loro due insieme? C’è lei davanti all’ospedale, lui che esce, lei che entra. Ma nessuna foto di loro due insieme.»

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