Erast Petrovič muggì a bocca piena, inghiottì un pezzetto di cornetto alla crema che non aveva finito di masticare, ma Brilling si fece scrupolo: «Va bene, dopo. Mangiate. Allora. Abbiamo circondato la dacia da ogni parte. Ci è toccato entrare in azione coi soli agenti di Pietroburgo, senza coinvolgere la gendarmeria di Mosca e la polizia: bisognava evitare a ogni costo la pubblicità», disse Ivan Franzevič con un sospiro irato. «Questa è colpa mia, ho preso troppe precauzioni. Così per mancanza di uomini non abbiamo ottenuto una cattura adeguata. C’è stata una sparatoria. Due agenti feriti, uno ucciso. Non me lo perdonerò mai… Non siamo riusciti a prendere nessuno vivo, e noi ci siamo beccati quattro cadaveri. Uno secondo la descrizione somiglia al vostro uomo dagli occhi bianchi. Del resto, gli occhi in quanto tali non gli sono rimasti… con l’ultima pallottola il vostro conoscente si è portato via mezzo teschio. In cantina hanno rinvenuto un laboratorio per la produzione di macchine infernali, certe carte, ma, come ho già detto, molto nei piani e nei legami di ‘Azazel’ è rimasto un enigma. Insolubile, temo… Ciononostante, il sovrano, il cancelliere e il capo del corpo dei gendarmi hanno molto apprezzato la nostra operazione moscovita. Ho raccontato a Lavrentij Arkadevič anche di voi. È vero che non avete partecipato al finale, però ci avete aiutato molto lo stesso nel corso delle indagini. Se non avete obiezioni, continueremo a lavorare insieme anche in seguito. Prendo la vostra sorte nelle mie mani… Vi siete rifocillato? Adesso raccontatemi voi. Cosa c’è a Londra? Siete riuscito a seguire le tracce della Bežezkaja? Che diavolo è successo con Pyžov? È stato ucciso? E tutto per ordine, per ordine, non omettete nulla.»
Più il racconto del capo si avvicinava alla fine, più lo sguardo di Erast Petrovič si accendeva d’invidia, e le sue peripezie, di cui soltanto un attimo prima andava tanto fiero, si offuscavano e si spegnevano ai suoi occhi. Attentato alla vita del principe ereditario! Una sparatoria! Una macchina infernale! La sorte aveva giocato un brutto tiro a Fandorin, allettandolo con la gloria e facendolo deviare dalla strada maestra per uno squallido viottolo secondario…
Tuttavia espose a Ivan Franzevič la sua epopea in ogni dettaglio. Solo quando si trattò delle circostanze in cui era rimasto privo della cartella azzurra raccontò assai nebulosamente e arrossì perfino un poco, fatto che, a quanto pare, non sfuggì all’attenzione di Brilling, il quale ascoltava il racconto in silenzio, cupo. Verso la conclusione Erast Petrovič si rianimò e non rinunciò all’effetto.
«Ma io quell’uomo l’ho visto!» esclamò, arrivando alla scena dell’ufficio postale di Pietroburgo. «So in mano a chi si trova il contenuto della cartella e tutti i fili dell’organizzazione! ‘Azazel’ è ancora vivo, Ivan Franzevič, ma è nelle nostre mani!»
«Ma parlate, diavolo!» gridò il capo. «Basta con le idiozie! Chi è quest’uomo? Dove si trova?»
«Qui, a Pietroburgo!» disse Fandorin godendosi la sua vendetta. «Un certo Gerald Cunningham, aiutante principale di quella stessa lady Esther verso la quale ho indirizzato ripetutamente la vostra attenzione.»Qui Erast Petrovič tossicchiò per delicatezza. «E questo spiega il testamento di Kokorin. Adesso è chiaro perché la Bežezkaja spingeva i suoi ammiratori proprio verso gli esthernati. E come si è sistemato questo rossocrinuto! Che copertura, eh? Gli orfa nelli, filiali in tutto il mondo, una patronessa altruista, davanti alla quale si aprono tutte le porte. Abile, niente da dire.»
«Cunningham?» chiese conferma il capo molto agitato. «Gerald Cunningham? Ma questo signore io lo conosco benissimo, siamo membri dello stesso club», disse allargando le braccia. «Un soggetto in effetti ben strano, tuttavia non potrei mai immaginarlo legato ai nichilisti o che abbia ucciso consiglieri effettivi di Stato.»
«Ma non ne ha uccisi, non ne ha uccisi!» esclamò Erast Petrovič. «Questo l’ho pensato all’inizio, che negli elenchi ci fossero i nomi delle vittime. L’ho detto per trasmettervi il corso dei miei pensieri. Quando si ha furia dopotutto non si capisce tutto subito. Ma poi, mentre venivo sballottato sui treni di mezza Europa, di colpo ho avuto l’illuminazione! Se questo fosse l’elenco delle vittime future, perché mai vi sarebbero apposte le date? E sono tutte date passate! Non ha senso! No, Ivan Franzevič, qui si tratta di ben altro!»
Fandorin era perfino saltato su dal tavolo, da tanto quei pensieri lo rendevano febbrile.
«Altro? Che altro?» chiese Brilling socchiudendo gli occhi chiari.
«Penso si tratti dell’elenco dei membri di una potente organizzazione internazionale. Mentre i vostri terroristi di Mosca sono soltanto un piccolo anello, il più minuscolo.»A queste parole il capo fece una faccia tale che Erast Petrovič provò una riprovevole gioia maligna, sentimento di cui si vergognò immediatamente. «Il personaggio centrale nell’organizzazione, il cui scopo principale ci è tuttora ignoto — è Gerald Cunningham. L’abbiamo visto tutti e due che è un signore molto fuori dall’ordinario. ‘Miss Olsen’, il cui ruolo a partire dal mese di giugno è stato ricoperto da Amalia Bežezkaja, è il centro di registrazione dell’organizzazione, qualcosa sul genere di una direzione dei quadri. Laggiù affluiscono da tutto il mondo informazioni sul cambiamento della condizione di servizio dei membri della società. ‘Miss Olsen’ regolarmente, una volta al mese, spedisce le nuove informazioni a Cunningham, il quale a partire dall’anno scorso si è insediato a Pietroburgo. Vi avevo detto che nella sua camera da letto la Bežezkaja ha una cassaforte segreta. Probabilmente vi è custodito l’elenco completo dei membri di questo stesso ‘Azazel’ — pare che l’organizzazione si chiami effettivamente così. A meno che non si tratti di un loro slogan, qualcosa sul genere di un esorcismo. Ho sentito due volte questa parola, ed entrambe le volte subito prima dell’esecuzione di un omicidio. Nel complesso tutto questo fa pensare a una società massonica, però non si capisce cosa c’entri qui l’angelo caduto. Ma l’attività parrebbe ancora più intensa che fra i massoni. Immaginate soltanto — quarantacinque lettere in un mese! E che genere di persone — un senatore, un ministro, dei generali!»
Il capo guardava paziente Erast Petrovič, in attesa che continuasse, perché il giovane non aveva evidentemente finito il suo discorso — aggrottando la fronte, sembrava riflettere tutto concentrato in sé su qualcosa.
«Ivan Franzevič, io penso che Cunningham… È un cittadino britannico, da lui non si può andare semplicemente così per un’ispezione, vero?»
«Mettiamo che sia così», disse il capo incoraggiando Fandorin. «Continuate.»
«E intanto che voi aspettate il mandato, lui nasconde il pacchetto, così che noi non troviamo nulla e non possiamo dimostrare nulla. Ci è ancora ignoto che legami abbia nelle alte sfere e chi interverrà a suo favore. Qui, probabilmente, ci vogliono precauzioni speciali. Non sarebbe meglio agganciare prima la sua catena russa, tirarla fuori anello dopo anello, eh?»
«E come facciamo», chiese Brilling con il più vivo interesse. «Attraverso un pedinamento segreto? Ragionevole.»
«Si può anche con un pedinamento, ma a me parrebbe che c’è un mezzo più sicuro.»
Ivan Franzevič ci pensò un po’ e allargò le braccia, come per arrendersi. Un lusingato Fandorin accennò con tatto: «E il consigliere effettivo di Stato, promosso a questo rango il 7 giugno?»
«Controllare gli ordini supremi di promozione?» chiese Brilling dandosi un colpo sulla fronte. «Diciamo, a partire dalla prima decade di giugno? Bravo, Fandorin, bravo!»
«Certo, capo. Nemmeno per tutta la decade, ma soltanto da lunedì a sabato, dal tre all’otto. È poco verosimile che un generale di nuova nomina si trattenga più a lungo dal comunicare la gioiosa notizia. Ne compaiono forse molti in una settimana nell’impero di consiglieri effettivi di Stato?»
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