Laura Mancinelli - I dodici abati di Challant

Здесь есть возможность читать онлайн «Laura Mancinelli - I dodici abati di Challant» весь текст электронной книги совершенно бесплатно (целиком полную версию без сокращений). В некоторых случаях можно слушать аудио, скачать через торрент в формате fb2 и присутствует краткое содержание. Город: Torino, Год выпуска: 1981, Издательство: Giulio Einaudi editore s.p.a., Жанр: Исторический детектив, Современная проза, на итальянском языке. Описание произведения, (предисловие) а так же отзывы посетителей доступны на портале библиотеки ЛибКат.

I dodici abati di Challant: краткое содержание, описание и аннотация

Предлагаем к чтению аннотацию, описание, краткое содержание или предисловие (зависит от того, что написал сам автор книги «I dodici abati di Challant»). Если вы не нашли необходимую информацию о книге — напишите в комментариях, мы постараемся отыскать её.

Sospesi tra storia e invenzione in un Medioevo che sembra vero, sono qui raccolti in un unico volume tre romanzi di Laura Mancinelli, in cui l'autrice approda a una visione fantastica e affettuosamente ironica della tradizione e della società medioevale: "I dodici abati di Challant", dove, in una cornice di ironia mondana e gaudente, dodici monaci ricevono l'incarico di sorvegliare un feudatario che eredita un castello con la clausola di mantener fede a un maligno obbligo di castità; "Il miracolo di Santa Odilia", immagine della vita che si afferma in chiave religiosa, ma non trascendente, attraverso la storia di due Odilie: la prima devota e pia, la seconda giovane e bella; e infine, conclusione ideale di questa metafora ideale, "Gli occhi dell'imperatore", dove una contessa piemontese, un cavaliere-musico-poeta e l'imperatore Federico II, ormai prossimo alla morte, partecipano a un affascinante percorso di avventure e sentimenti, che è anche un intreccio di entusiasmo, rassegnazione e senso del destino.

I dodici abati di Challant — читать онлайн бесплатно полную книгу (весь текст) целиком

Ниже представлен текст книги, разбитый по страницам. Система сохранения места последней прочитанной страницы, позволяет с удобством читать онлайн бесплатно книгу «I dodici abati di Challant», без необходимости каждый раз заново искать на чём Вы остановились. Поставьте закладку, и сможете в любой момент перейти на страницу, на которой закончили чтение.

Тёмная тема
Сбросить

Интервал:

Закладка:

Сделать

Un giorno di fine marzo, che la neve era cessata già da una settimana e la strada della valle era quasi completamente sgombra, giunse al castello, inaspettata, la pretessa. Fu accolta con grandi feste da tutti, in particolare dalla marchesa che subito le diede notizie di Cicco. La pretessa era venuta a piedi per vederlo, senza tutte le sue solite ceste ma con un unico cestino in cui c'erano noci, nocciole, e una grande focaccia impastata con miele e ricotta e tutta cosparsa di semi di finocchio. Tutti regali per Cicco.

Ma nella confusione Cicco era scomparso. Qualcuno credette di averlo visto affacciarsi nel salone mentre tutti attorniavano la pretessa incalzandola di domande. Ma poi più nessuno l'aveva visto. Lo cercarono dappertutto, invano. Infine, poiché la pretessa era stanca, sedettero nel salone a conversare mentre lei si ristorava. Era un po' contrariata dalla scomparsa del bambino, e delusa, perché si aspettava delle grandi feste da lui; tanto più che gli portava tutti quei regali. Mentre conversava con la marchesa, Venafro il duca e messer Goffredo, ecco che si udì dietro il muro a lato del camino, come da una perfetta cassa di risonanza, un piccolo suono di flauto che, dopo aver tentato note diverse, si lanciava nel più lieto saltarello che mai castello avesse udito: il buco nel muro che era servito un tempo come deposito di legna da ardere ed era stato poi chiuso dalla parte del salone con un assito intonacato a calce che lo rendeva invisibile, ampliava e approfondiva il suono del piccolo flauto dandogli vigore e potenza. Tutti tacquero sorridendo. Quando il saltarello fu finito si videro uscire dal camino, scivolando davanti alle fiamme, Cicco, il gatto Mirò e il gatto di pezza, tutti neri di fuliggine e bianchi di cenere. La pretessa prese in braccio il bambino e lo baciò, poi tutti e tre, bambino, gatto vero e gatto finto furono messi in una tinozza di acqua tiepida e lavati. Cicco, già ricco come un principe perché possedeva un flauto, un gatto vero e un gatto finto, ora fu ancora più ricco perché ebbe in dono una focaccia col finocchio. Se la mise sotto il braccio e quando madonna Camilla gli chiese se voleva mangiarne una fetta, la guardò con il suo sguardo più cattivo. Alla sera lo misero a letto con i gatti, con il flauto e la focaccia.

Musica proibita

- Quel fanciullo non dovrebbe possedere un flauto. Tutti si voltarono a guardare chi aveva parlato. Lui era là, sulla porta, tutto avvolto nella grande tonaca nera lunga fino ai piedi, alto e giallo perché soffriva di bile, l'abate Ipocondrio. Tutti lo guardarono interrogativamente, in silenzio.

- Nessun fanciullo dovrebbe possedere un flauto, - ribadì l'abate.

- Perché? - chiese Venafro, e intanto pensava che tutti i bambini dovrebbero possedere un flauto, o un piffero, o un'ocarina.

- Il flauto non dovrebbe nemmeno esistere, - ampliò il suo pensiero l'abate avanzando nella sala; e non solo il flauto, ma la viola, il liuto, i tamburelli e tutti i maledetti istrumenti seduttori.

Il duca Franchino pensò alla sua viola d'amore e sorrise.

- Mille volte dannato sia, chi inventa uno strumento da far musica, poiché anime perdute sono quelle che amano suonare e cantare. Anche il canto conduce a perdizione.

- Ahimè, monsignore, il grande Gregorio non pensava come voi, intervenne la marchesa leggermente irritata.

- Il grande Gregorio fece canto da farsi in chiesa. In chiesa può farsi canto ed anche musica, signora, ma fuori dei luoghi consacrati è bene che siano banditi l'uno e l'altra, perché son arti del demonio.

È il demonio stesso che insegna a modulare i toni, che suggerisce i suoni sensuali e seduttori che si traggon dagli istrumenti e che la perversa razza dei poeti lega alle canzoni stolte e licenziose sì che ogni suono, ogni nota, ogni parola, diventa veicolo di lussuria. E il diavolo si desta, e s'accosta non visto a suonatori ed a cantanti, e presta il suo potere diabolico alla lor arte, accende i cuori di chi fa musica e di chi ascolta, e impure fiamme serpeggiano nel sangue e accendono desideri innominabili che trascinano uomini e donne nell'abisso del peccato.

Tutti ascoltavano in silenzio, tranne la marchesa che domandò: - Quei desideri innominabili, monsignore, sarebbero forse desideri d'amore? - Madonna non fatemi dire parole impure. Ricordate che il demonio è sempre pronto alle nostre spalle. E ricordate che suoni e parole sono i veicoli che lo lasciano entrare in noi. Per questo tutti i suoni e certe parole si possono fare e dire solo nei luoghi consacrati, dove il demonio non può entrare, ma resta confinato sulla soglia a divorarsi di rabbia. Allora suoni e canti diventano veicoli di emozioni pure, linguaggio per parlare con Dio. Ma guai a chi li porta fuori delle chiese, guai a chi con essi offre al demonio il mezzo per sedurre gli altri. Non oso pensare che cosa può essere un flauto nelle mani di un ignaro fanciullo, o d'una donna, che di saggezza è pari ad un fanciullo. Non oso pensare che cosa diventerebbe il mondo se un giorno ogni uomo, donna o fanciullo potesse maneggiare uno strumento da far musica, per cantare e per danzare e fare tutte quelle cose stolte e sconce che dal canto sono alimentate e dalla musica. La seduzione correrebbe per le strade, la lussuria scivolerebbe per ogni vena e all'uomo pio non resterebbe che esser cieco e sordo per sfuggire alle tentazioni e salvare l'anima sua.

Il vecchio Ipocondrio tacque chinando la testa sul petto. Poi la rialzò con scatto guerriero e disse: - Perciò dico che domani si tolga il flauto a quel fanciullo.

- Provateci voi, - disse calmo Venafro che già mentalmente aveva fatto il conto dei flauti, pifferi, ocarine e di tutti gli strumenti che c'erano nel castello. La marchesa, pallida di sdegno, s'alzò e lasciò la sala senza dire nulla.

- Ma voi credete veramente ai diavoli, monsignore? - chiese dolcemente la pretessa a Ipocondrio. Quello era troppo perso nelle sue visioni e non alzò neppure la testa né rispose. Fu il duca Franchino invece che a quella domanda della pretessa la guardò aggrottando le sopracciglia, e stava per farle una domanda; ma poi lasciò perdere. Venafro sorrideva tra sé.

Quando l'indomani il sole, dopo aver lottato alquanto con nebbiette rossastre che indugiavano sui monti, raggiunta forza e limpidezza, dilagò attraverso le finestre nelle stanze del castello, l'abate Ipocondrio, nella sua lunghissima tonaca nera, apparve sulla porta della sala e chiese alla marchesa: - Dov'è quel fanciullo? - Cercatevelo, - rispose la marchesa con insolita malagrazia.

E lo cercò, il vecchio, per tutto il castello, chiedendone a chi incontrava. Ma nessuno, né Venafro, né la pretessa, né maestro Goffredo, sapeva dove fosse. Cercò per tutto il castello, nella cucina, nelle stalle, infine uscì nella corte, sollevando con le mani la lunghissima tonaca per non infangarla. Il bellissimo gallo del pollaio, che girava per la corte rizzando quanto più poteva la superba coda rossa e nera, gli andò incontro e gli fece il suo più sonoro chicchirichì. L'abate fece l'atto di allungargli una pedata e in quella mostrò le calze a righe rosse e nere. Qualcuno rise allegramente a una finestra, sembrava un riso di donna; l'abate guardò in su ma non vide nessuno. Si aggirò per la corte un po' sperso, guardando qua e là, cercando di distinguere, tra i mille fruscii e cinguettii di creature nascoste nei buchi tra le pietre, se per caso sentisse il passo d'un bambino o qualcosa del genere. Intanto s'era avvicinato alla doppia cinta di mura merlate.

Fu qui che, improvvisamente, udì un breve suono di flauto. Due note soltanto, che si ripetevano uguali a intervalli e che sembravano il verso del cuculo. Sì, dicevano proprio, ma a intervalli e provenendo da punti sempre diversi: cucù, cucù, cucù. Mentre volgeva rapidamente la testa di qua e di là in cerca del colpevole sorprese un garzone e una ragazza che uscivano abbracciati dalla stalla delle vacche: lui reggeva con la destra un grande secchio di latte, e mentre circondava col braccio libero il collo della ragazza per baciarla il secchio si sbilanciò, il latte traboccò e la ragazza rise; gli tolse il secchio, lo posò in terra, gli prese entrambe le mani e se le allacciò dietro la vita abbracciandogli poi il collo e baciandolo.

Читать дальше
Тёмная тема
Сбросить

Интервал:

Закладка:

Сделать

Похожие книги на «I dodici abati di Challant»

Представляем Вашему вниманию похожие книги на «I dodici abati di Challant» списком для выбора. Мы отобрали схожую по названию и смыслу литературу в надежде предоставить читателям больше вариантов отыскать новые, интересные, ещё непрочитанные произведения.


Отзывы о книге «I dodici abati di Challant»

Обсуждение, отзывы о книге «I dodici abati di Challant» и просто собственные мнения читателей. Оставьте ваши комментарии, напишите, что Вы думаете о произведении, его смысле или главных героях. Укажите что конкретно понравилось, а что нет, и почему Вы так считаете.

x