Janet Evanovich - Bastardo numero uno

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A corto di soldi, Stephanie Plum rimedia un lavoro, nella società di assicurazioni del cugino, come “cacciatrice di teste”, con il compito di consegnare alla polizia tutti gli arrestati rilasciati su cauzione che non si sono presentati in tribunale per il processo. Il suo primo caso è però quello di un agente di polizia ingiustamente accusato di omicidio, un ex compagno di liceo di Stephanie, al cui Anche pubblicato come “Tutto per denaro”.

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«Merda!» sibilò Morelli. «Non ho proprio fortuna.»

Gli unici morti che avevo visto in vita mia erano stati imbalsamati e vestiti di tutto punto per la funzione in chiesa. Avevano i capelli ben pettinati, le guance imbellettate e gli occhi chiusi per suggerire il sonno eterno. Nessuno aveva un buco in fronte. Sentii la bile salirmi alla gola e mi portai una mano alla bocca.

Morelli mi tirò giù dal camion, sulla ghiaia. «Non vomitare nel camion», ordinò. «Potresti inquinare la scena del delitto.»

Respirai profondamente, sperando che il mio stomaco si assestasse.

Morelli mi teneva una mano sulla nuca. «Ti senti meglio?»

Annuii decisa. «Sto bene. È che… sono stata colta di sorpresa.»

«Mi occorre della roba che ho nel furgone. Resta qui, non risalire nel camion e non toccare niente.»

Non aveva di che preoccuparsi, per questo. Neppure un branco di cavalli selvaggi mi avrebbe trascinato di nuovo su quel camion.

Lui tornò con un piede di porco e due paia di guanti di gomma monouso. Uno lo diede a me. Infilammo i guanti e Morelli si issò di nuovo nel veicolo. «Punta la luce su Louis», ordinò chinandosi sul cadavere.

«Che cosa fai?»

«Cerco la pistola sparita.»

Si drizzò e mi gettò un mazzo di chiavi. «Non ha addosso nessuna pistola, ma aveva in tasca queste chiavi. Guarda se una apre lo sportello della cabina.»

Aprii lo sportello dei passeggeri, frugai nella tasca della portiera, nel cruscotto e sotto il sedile. Non trovai la pistola. Quando tornai indietro, Morelli stava forzando il barile sigillato con il piede di porco.

«Nella cabina la pistola non c’è», annunciai.

Il coperchio saltò e Morelli accese la torcia per poter guardare dentro.

«Allora?» chiesi.

La sua voce era tesa, quando rispose. «È Carmen.»

Fui investita da un’altra ondata di nausea. «Credi che sia rimasta per tutto questo tempo nel freezer di Sal?»

«Si direbbe di sì.»

«Ma perché portarla in giro? Non aveva paura che qualcuno la scoprisse?»

Morelli si strinse nelle spalle. «Penso che si sentisse al sicuro. Forse non era la prima volta che lo faceva. Basta una certa pratica, e ci si sente tranquilli.»

«Stai pensando a quelle tre donne che sono sparite da Stark Street?»

«Probabilmente Sal aspettava il momento giusto per liberarsi di Carmen e gettarla in mare.»

«Non capisco il ruolo di Sal», ragionai.

Morelli abbassò il coperchio. «Nemmeno io, ma ho l’impressione che potremo convincere Ramirez a spiegarcelo.»

Si asciugò le mani sui pantaloni, lasciandovi delle macchie bianche.

«Che cos’è quella roba bianca?» chiesi. «Sal trafficava con il borotalco, detersivi o cose del genere?»

Morelli si guardò le mani e i pantaloni. «Non me n’ero accorto.»

«C’era della polvere anche sul pavimento della barca. E adesso ne hai raccolta dal bidone.»

«Gesù!» esclamò Morelli. Sollevò il coperchio dal bidone, passò il dito sul bordo interno e assaggiò. «Questa è droga.»

«Sal non mi sembrava uno che prendesse il crack.»

«Non è crack, è eroina.»

«Sei sicuro?» insistei.

«Ne ho vista un’infinità, di questa roba.»

Vidi che sorrideva nel buio.

«Buon Dio, credo che abbiamo trovato una barca d’appoggio», osservò Morelli. «Ho sempre creduto che lo scopo principale fosse quello di proteggere Ramirez, ma ora non ne sono più tanto sicuro. Si tratta di droga.»

«Che cos’è una “barca d’appoggio”?» volli sapere.

«È una piccola imbarcazione che esce in mare per incontrarsi con una barca più grande coinvolta nel traffico di droga.

«Gran parte dell’eroina prodotta viene dall’Afghanistan, dal Pakistan, dalla Birmania. Di solito passa attraverso l’Africa settentrionale, poi va ad Amsterdam o in qualche altra città europea. In passato, il modo più comune per far entrare la droga era da nord-est, attraverso l’aeroporto. Per un anno abbiamo ricevuto soffiate che la merce viaggiava su navi che attraccavano a Port Newark. La DEA e la dogana hanno lavorato sodo, ma senza risultati.» Morelli tenne il dito alzato e soggiunse: «Ecco la ragione: quando la nave attracca a Newark, l’eroina è già stata scaricata».

«Su una barca d’appoggio», conclusi.

«Già. La piccola imbarcazione ritira la droga dalla nave più grande e la trasporta a un piccolo porto come questo, dove non ci sono ispettori della dogana.

«Secondo me caricano la merce in questi barili dopo che è stata consegnata.»

«Però sembra impossibile che qualcuno sia così sprovveduto da lasciare prove incriminanti», ragionai.

Morelli emise un grugnito. «Se lavori sempre con la droga, il fatto diventa una banalità. Non ci crederesti se ti dicessi quanta gente lascia la droga in piena vista, negli appartamenti, nei garage. Inoltre, la barca appartiene a Sal, che probabilmente non partecipava all’operazione della consegna. Così, se la barca veniva intercettata, lui poteva sempre dire di averla prestata a un amico. E che non sapeva fosse usata per attività illecite.»

«Credi sia per questo che circola tanta eroina a Trenton?» azzardai.

«Può darsi. Con un’imbarcazione come questa si possono portar dentro grossi quantitativi ed eliminare così i corrieri. Il costo cala e la qualità sale.»

«E i tossicodipendenti cominciano a morire.»

«Già.»

«Perché pensi che Ramirez abbia sparato a Sal e a Louis?»

«Forse doveva tagliare i ponti alle sue spalle.»

Morelli proiettò il fascio di luce della torcia verso gli angoli posteriori del camion. Lo vedevo appena nel buio, ma sentivo il rumore dei suoi passi mentre si muoveva.

«Che cosa fai?» gli chiesi.

«Cerco una pistola. Nel caso non l’avessi notato, sono maledettamente scalognato. Il mio testimone è morto, se non riesco a trovare la pistola di Ziggy, sono morto anch’io.»

«C’è sempre Ramirez.»

«Che magari non ha nessuna voglia di parlare.»

«Esageri. Secondo me Ramirez appare sulla scena di due esecuzioni, senza contare che abbiamo scoperto un gigantesco traffico di droga.»

«È possibile che tutto ciò faccia sorgere dei dubbi sulla reputazione di Ziggy, ma questo non cambia il fatto che ho sparato a un uomo disarmato», mi ricordò lui.

«Ranger dice che devi aver fiducia nel sistema.»

«Ranger non conosce il sistema.»

Non volevo vedere Morelli in galera per un delitto che non aveva commesso, ma non volevo neppure che continuasse a vivere come un fuggiasco. In realtà era un bravo ragazzo e, sebbene mi ripugnasse ammetterlo, aveva cominciato a piacermi. Una volta finita la caccia all’uomo, mi sarebbe mancata la sua amicizia e quel suo continuo stuzzicarmi. Era vero che Morelli di tanto in tanto mi irritava, ma ora esisteva un nuovo senso di cameratismo che superava i miei risentimenti. Mi era difficile credere che sarebbe finito in galera alla luce delle nuove prove. Certo, probabilmente avrebbe perso il posto nella polizia, ma era una disgrazia minore in confronto alla prospettiva di trascorrere lunghi anni alla macchia.

«Credo che dovremmo chiamare la polizia e lasciare che se ne occupino loro», dissi alla fine. «Non puoi continuare a nasconderti per il resto dei tuoi giorni. Non pensi a tua madre? E alla bolletta del telefono?»

«La bolletta del telefono? Cristo, Stephanie, non avrai fatto salire alle stelle la bolletta del telefono della jeep?»

«Avevamo un accordo», gli ricordai. «Tu ti saresti lasciato arrestare se avessimo trovato il testimone.»

«Sì, ma non avevo previsto che fosse morto.»

«Mi daranno lo sfratto.»

«Sta a sentire, il tuo appartamento non è poi così favoloso. Star qui a parlare non serve. Sappiamo entrambi che non sei capace di portarmi dentro con la forza. Tu incasserai i tuoi soldi soltanto con il mio permesso. Basta che te ne stia buona al tuo posto.»

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