«Non ho ordinato nessuna pizza», dichiarò lui.
«Lonnie Dodd?»
«Sì. Cos’è questa cazzata della pizza?»
«Era un trucco per farti aprire la porta.»
«Che cosa?»
«Lavoro per Vincent Plum, il garante della tua cauzione. Non ti sei presentato all’udienza e il signor Plum vorrebbe che ti facessi fissare una nuova udienza.»
«Non mi faccio fissare nessuna udienza.»
La pioggia colava dal mio giaccone inzuppandomi i jeans e le scarpe. «Basterebbero pochi minuti, ti accompagno io con la macchina.»
«Plum non fa servizio d’auto, lui assume solo due tipi di persone… donne con le tette grosse e a punta e sporchi bounty hunter. Niente di personale, con quell’impermeabile è difficile vedere, ma non mi sembra che tu abbia le tette grosse e a punta. Perciò devi essere una sporca bounty hunter. »
Senza preavviso allungò il braccio nella pioggia, mi prese la borsa dalla spalla e ne gettò il contenuto sul vecchio tappeto rossiccio alle sue spalle. La pistola atterrò con un tonfo.
«Potresti avere un sacco di guai, a circolare con un’arma nascosta», mi fece osservare.
Socchiusi gli occhi. «Sei disposto a collaborare?»
«Tu cosa pensi?»
«Io penso che sei un ragazzo intelligente; vai a metterti le scarpe e una camicia e vieni con me.»
«Supponiamo che non sia così intelligente.»
«Bene. Allora ridammi la mia roba e io sarò ben felice di andarmene.» Mai pronunciato parole più sincere.
«Non ti do un accidente. Questa roba è mia, adesso.»
Ero ancora combattuta dal desiderio di mollargli un calcio nelle palle, quando lui mi diede una spinta facendomi cadere sul cemento. Caddi pesantemente con il posteriore nel fango.
«Va’ a fare un giretto», suggerì Dodd. «Altrimenti ti sparo con la tua stessa fottuta pistola.»
La porta sbatté, il catenaccio si chiuse con un colpo secco. Mi rialzai e mi asciugai le mani sul giaccone impermeabile. Non riuscivo a credere che mi avesse buttato fuori, dopo aver preso la mia borsa. Che cosa m’ero messa in testa?
Avevo pensato di avere a che fare con Clarence Sampson e non con Lonnie Dodd. Lonnie non era un grassone ubriaco, avrei dovuto avvicinarlo con un atteggiamento più difensivo, mantenendo le distanze. E con la bomboletta in mano, non nella borsa.
Avevo un sacco di cose da imparare. Mi mancava l’abilità ma, cosa ancor più problematica, non avevo la grinta necessaria. Ranger aveva cercato di dirmelo, ma io non avevo capito. Mai abbassare la guardia, aveva detto. Quando cammini per la strada, devi osservare tutto, senza lasciarti sfuggire nulla. Lascia divagare la mente e potresti morire. Quando dai la caccia a un latitante, preparati al peggio.
Mi era sembrato un po’ drammatico, quando Ranger aveva parlato in quel modo. Ripensandoci, ora mi sembrava un ottimo consiglio.
Tornai barcollando verso la jeep e rimasi in piedi fumante di rabbia, imprecando contro me stessa, contro Dodd ed E.E. Martin. Feci un pensierino anche a proposito di Ramirez e Morelli e sferrai un calcio a un pneumatico.
«E adesso?» gridai nella pioggia. «Che cosa hai intenzione di fare, genio?»
Beh, di sicuro sapevo che non me ne sarei andata senza Lonnie Dodd ammanettato sul sedile posteriore. Però avevo bisogno d’aiuto e mi si presentavano due possibilità: la polizia o Ranger. Se chiamavo gli agenti, potevo cacciarmi nei guai per via della pistola. Meglio rivolgersi a Ranger.
Chiusi gli occhi. In realtà non volevo chiamare Ranger, avrei preferito arrangiarmi da sola per dimostrare a tutti quanto ero brava.
«L’orgoglio precede la caduta», citai a voce alta. Non sapevo esattamente che cosa volesse dire ma sembrava adatto alla circostanza.
Tirai un gran sospiro, mi levai il giaccone imbrattato di fango e gocciolante di pioggia, salii al volante e chiamai Ranger.
«Sì?» disse lui.
«Ho un problema.»
«Sei nuda?»
«No.»
«Peccato.»
«Ho un ricercato barricato in casa, ma non ho avuto fortuna nell’eseguire l’arresto.»
«Puoi essere più precisa sul fatto della fortuna?»
«Mi ha preso la borsa e mi ha sbattuto fuori a calci.»
Silenzio. Poi: «Suppongo che non sei riuscita a prendere la pistola.»
«Infatti. L’unica soddisfazione è che l’arma non era carica.»
«Ci sono delle munizioni nella borsa?»
«Può darsi che siano rotolate fuori.»
«Dove sei adesso?»
«Davanti alla casa, nella jeep.»
«E vuoi che venga lì per convincere il tuo uomo ad arrendersi.»
«Sì.»
«Buon per te che sono il tuo pigmalione. Qual è l’indirizzo?»
Glielo diedi e riappesi, sentendomi disgustata con me stessa. In pratica avevo armato il mio ricercato e ora mandavo Ranger ad aggiustare il pasticcio che avevo combinato. Dovevo farmi più furba, e in fretta. Dovevo imparare a caricare quella maledetta pistola e a sparare. Magari non avrei avuto il coraggio di sparare a Morelli, ma ero quasi sicura di riuscire a colpire Lonnie Dodd.
Guardai l’orologio sul cruscotto, aspettando Ranger, ansiosa di concludere questa faccenda lasciata in sospeso. Passarono dieci minuti, poi ecco la Mercedes, in fondo alla via, lucida e sinistra sotto la pioggia che scivolava sulla carrozzeria.
Scendemmo dalle rispettive auto nello stesso istante. Ranger aveva un berretto nero da baseball, jeans e maglietta neri. In vita portava un cinturone pure nero con la fondina, la pistola fissata alle gambe da una banda in velcro. A una prima occhiata poteva passare per una testa di cuoio. «Come si chiama il ricercato?»
«Lonnie Dodd.»
«Hai una foto?»
Corsi alla Cherokee, presi il ritratto di Dodd e lo diedi a Ranger.
«Che cosa ha fatto?» volle sapere lui.
«Furto d’auto. È incensurato.»
«È solo?»
«Per quello che ne so, credo di sì, ma non posso garantirlo.»
«La casa ha un’uscita posteriore?»
«Non lo so.»
«Cerchiamo di scoprirlo.»
Ci dirigemmo direttamente verso il retro passando attraverso l’erba alta e tenendo gli occhi fissi sulla porta principale e sulle finestre per cogliere qualsiasi movimento. Non m’ero curata di prendere il giaccone impermeabile, mi sembrava un ingombro inutile, a questo punto. Tutte le mie energie erano dirette alla cattura di Dodd. Ero zuppa fradicia ed era un sollievo capire che non avrei potuto bagnarmi di più. Il cortile sul retro era identico a quello davanti alla casa: erbacce, un’altalena arrugginita, due bidoni dei rifiuti stracolmi, con i coperchi per terra. Una porta di servizio si apriva sul cortile.
Ranger mi spinse vicino alla casa, fuori dalla vista della finestra. «Resta qui e sorveglia la porta sul retro. Io entro da quella principale. Non fare l’eroina, mi raccomando. Se vedi qualcuno che corre verso i binari della ferrovia, rimani fuori portata. Capito?»
L’acqua mi gocciolava dal naso. «Mi dispiace di metterti in questo pasticcio.»
«In parte è colpa mia. Non ti ho preso abbastanza sul serio. Se vuoi fare realmente questo lavoro, avrai bisogno di qualcuno che ti aiuti nei momenti difficili. E dovremmo dedicare un po’ di tempo a esaminare le tecniche di arresto.»
«Ho bisogno di un partner.»
«Sicuro.»
Ranger si allontanò compiendo il giro della casa, i passi attutiti dalla pioggia. Trattenni il fiato e tesi le orecchie: lo sentii bussare, sentii l’uscio che si apriva e lui che dichiarava le proprie generalità.
Qualcuno rispose dall’interno, ma non afferrai le parole. Seguirono rumori concitati e gli avvertimenti di Ranger che stava entrando, la porta che si spalancava, grida e infine un colpo di pistola.
L’uscio sul retro si aprì e Lonnie Dodd si precipitò fuori: non si diresse verso la ferrovia, ma verso la casa vicina. Era ancora vestito con i soli jeans, correva senza meta nella pioggia, in preda al panico. Ero nascosta parzialmente da una baracca e lui stava correndo verso di me, senza guardarsi attorno. Vidi il riflesso metallico della pistola che aveva infilato nella cintura. Oltre gli insulti e il resto, quel verme stava scappando con la mia pistola. Quattrocento dollari gettati alle ortiche, proprio quando avevo deciso di imparare a usare quel maledetto aggeggio.
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