Il garage che mi aveva raccomandato Ranger si trovava in un piccolo complesso industriale e il retro dava sulla Route 1. Il complesso era costituito da sei edifici di cemento tipo bunker dipinti di giallo, con la tinta sbiadita dal tempo e dai gas di scarico provenienti dall’autostrada. Nel concepirne il progetto, gli architetti probabilmente avevano previsto di circondarlo di prati e cespugli. All’atto pratico, però, i prati erano diventati una distesa di terra battuta, di mozziconi di sigarette, barattoli ed erbe infestanti. Ognuno dei sei edifici era munito di un viale d’accesso lastricato e di un parcheggio.
Superai lentamente una tipografia e uno stabilimento per la lavorazione di materie plastiche e mi fermai davanti a una carrozzeria: Al’s Auto Body recitava l’insegna. Le porte d’accesso erano tre di cui solo una spalancata. Nel cortile sul retro erano ammonticchiate diverse vetture sfasciate e arrugginite, più o meno smontate; altre macchine, ultimo modello con il paraurti incurvato, erano parcheggiate in un recinto di filo spinato adiacente alla terza entrata.
Mi addentrai nel parcheggio e mi fermai vicino a una Toyota nera quattro per quattro sollevata con un cric per asportarne le enormi ruote, più adatte a un’escavatrice.
Per strada, avevo fatto una sosta in banca e avevo depositato l’assegno. Sapevo perfettamente quanto denaro ero disposta a spendere per l’antifurto, e non avrei sborsato un centesimo di più. Probabilmente la somma che avevo in mente non sarebbe bastata, ma non c’era niente di male a chiedere.
Aprii la portiera e scesi nella calura opprimente, respirando lentamente per non farmi soffocare dalle esalazioni mefitiche. Il sole sembrava sporco vicino all’autostrada: lo smog ne offuscava la luce e ne appiattiva la sagoma. Il rumore di un avvitatore ad aria compressa proveniva dalla carrozzeria.
Attraversai il parcheggio e lanciai un’occhiata furtiva all’interno di quella bolgia indistinta di pistole per ingrassaggio, filtri per l’olio e uomini dall’aria scostante in tuta arancione. Uno di loro, mi venne incontro lentamente. Portava a mo’ di copricapo una calza di nylon di misura spropositata, annodata a un’estremità. Evidentemente l’accorgimento gli sarebbe tornato utile se avesse deciso di rapinare un minimarket mentre tornava a casa. Gli dissi che stavo cercando Al, mi rispose che l’avevo trovato.
«Voglio installare un antifurto sulla mia auto. Ranger ha detto che lei mi avrebbe fatto un buon prezzo.»
«Come mai conosce Ranger?»
«Lavoriamo insieme.»
«Questo copre un campo piuttosto vasto.»
Non sapevo che cosa volesse dire e probabilmente non volevo saperlo. «Sono un’agente.»
«Perciò le serve un impianto antifurto perché le capita di trovarsi in quartieri pericolosi.»
«Veramente l’auto l’ho rubata e temo che il proprietario cercherà di riprendersela.»
I suoi occhi mandarono un lampo divertito. «Meglio ancora.»
Il garagista si avvicinò a un banco in fondo al locale e tornò con un oggetto di plastica nera di forma quadrata. «Questo è un vero gioiello», spiegò. «Funziona con la pressione dell’aria. Ogni volta che cambia la pressione, per un finestrino rotto o una portiera aperta, si mette a suonare tanto forte da rompere i timpani.» Rigirò l’aggeggio nella mano. «Basta premere il tasto, poi passano venti secondi prima che entri in azione. Così ha il tempo di scendere e di chiudere la portiera. Altri venti secondi, dopo che si apre la portiera, e può così inserire il codice per disattivarlo.»
«Come faccio a chiuderlo, una volta che è scattato l’allarme?»
«Con una chiavetta.» L’uomo mi mise in mano una piccola chiave d’argento. «Le consiglio di non lasciare la chiave nell’auto. Così non serve allo scopo.»
«È più piccolo di quanto credessi.»
«Piccolo ma potente. E il bello è che costa poco perché è facile da installare. Basta avvitarlo sul cruscotto.»
«Quanto costa?»
«Sessanta dollari.»
«Venduto.»
Lui prese un cacciavite dalla tasca posteriore. «Mi faccia vedere dove desidera che lo metta.»
«Sulla Cherokee rossa vicino a quel camion. Preferirei che lo sistemasse in qualche punto poco visibile. Non vorrei rovinare il cruscotto.»
Dopo qualche minuto mi dirigevo verso Stark Street, piuttosto compiaciuta di me stessa. Ora avevo un antifurto che non mi era costato un patrimonio e che potevo trasferire senza difficoltà nell’auto che intendevo acquistare quando avessi riscosso i soldi per l’arresto di Morelli. Mi fermai al 7-Eleven e comperai uno yogurt alla vaniglia e una confezione di succo d’arancia per pranzo. Bevvi continuando a guidare, decisamente comoda in quello splendore di macchina con l’aria condizionata. Possedevo un antifurto, una bomboletta di gas, uno yogurt. Che altro potevo desiderare dalla vita?
Parcheggiai di fronte alla palestra, finii di bere il succo d’arancia, attivai l’allarme, presi la borsa e le foto di Morelli e chiusi l’auto. Stavo agitando un drappo rosso sotto il naso di un toro. Per farmi notare ancora di più avrei dovuto attaccare un cartello sul parabrezza. ECCOMI! VENITE A PRENDERMI!
Nella via ogni attività si svolgeva al rallentatore, per il caldo pomeridiano. Due prostitute stavano in piedi all’angolo, come se aspettassero l’autobus, ma l’autobus non passava in Stark Street. Le donne se ne stavano là chiaramente annoiate e deluse. Impossibile agganciare un cliente a quell’ora del giorno. Indossavano ciabatte di plastica da poco, top elasticizzati e shorts aderenti di maglina. Avevano i capelli cortissimi, a spazzola. Non ero sicura di come facessero le prostitute a stabilire il loro prezzo, ma se gli uomini le pagavano a peso, quelle due facevano al caso loro.
Non nascosero la loro ostilità mentre mi avvicinavo: le mani sui fianchi, le labbra inferiori sporgenti e gli occhi così spalancati che sembravano schizzare fuori dalle orbite.
«Ehi, bella, che ci fai qui?» strillò una delle due. «Questa è la nostra zona, chiaro?»
Credevo che ci fosse una bella differenza tra una ragazza della cittadella e una battona.
«Sto cercando un amico, Joe Morelli», risposi mostrando la foto del ricercato. «Per caso l’avete visto nei paraggi?»
«Che cosa vuoi da questo Morelli?»
«È una questione personale.»
«Me l’immagino.»
«Lo conosci?»
Lei spostò il peso da una gamba all’altra. Mica tanto facile. «Può darsi.»
«In realtà, eravamo più che amici», precisai.
«Cioè?»
«Quel bastardo mi ha messa incinta.»
«Non sembra, a vederti.»
«Dammi tempo un mese.»
«Puoi rimediare.»
«Sicuro», convenni. «E la prima cosa è trovare Morelli. Sapete dove sia?»
«No… uh.»
«Voi conoscete una certa Carmen Sanchez? Lavorava allo Step-in. »
«Ti ha messo incinta anche lei?»
«Pensavo di trovarla con Morelli.»
«Carmen è scomparsa», dichiarò l’altra prostituta. «Capita spesso alle donne in Stark Street. È un rischio ambientale.»
«Vuoi spiegarti meglio?»
«Lei vuole tenere la bocca chiusa, ecco cosa vuole fare», si intromise la prima ragazza. «Non sappiamo niente di questa storia. E non abbiamo tempo di restare a parlare con te. Dobbiamo lavorare.»
Controllai tutta la via. Non c’era lavoro in vista, così pensai che volessero darmi il benservito. Chiesi i loro nomi, mi risposero che si chiamavano Lula e Jackie. Lasciai a tutte e due il mio biglietto da visita pregandole di darmi un colpo di telefono se avessero visto Morelli o la Sanchez. Avrei voluto chiedere anche del testimone scomparso, ma che cosa potevo dire? Scusate avete visto per caso un uomo con la faccia piatta come una padella?
Passai di porta in porta a parlare con le persone sedute sugli scalini, a interrogare i bottegai. Alle quattro avevo il naso bruciato dal sole e nient’altro. Avevo cominciato dal lato settentrionale di Stark Street e mi ero spinta due isolati a ovest. Poi attraversai la strada e tornai indietro. Ero passata con circospezione davanti al garage e alla palestra. Avevo però scartato i bar. Potevano costituire la mia migliore fonte d’informazioni, ma mi sembravano pericolosi, troppo al di sopra delle mie capacità. Forse ero eccessivamente prudente, forse quei bar pullulavano di persone perbene, a cui non poteva fregare di meno della mia vita. In verità, non ero abituata a far parte di una minoranza: mi sentivo come un nero sorpreso a sbirciare donne bianche in un rispettabile quartiere alla periferia di Birmingham.
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