Roberto Borzellino - Russian Spy. Operazione Bruxelles

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Aleksej è un giovane ufficiale presso l’Accademia militare di San Pietroburgo. Figlio unico di mamma russa e padre italiano, diventerà, suo malgrado, la spia russa più ricercata del pianeta. Riuscirà a portare a termine la sua difficile missione tra Mosca, Roma e Bruxelles? Tra omicidi, tradimenti e colpi di scena e con un finale imprevisto ed emozionante, al protagonista resterà un unico desiderio: la vendetta!!

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«Le presento l’agente Irina Borisovna Ratcenko», disse Petrov indicandola con la mano. In quel momento lo sguardo di Irina era tutto per Aleksej. Gli si avvicinò con calma per poterlo osservare meglio e gli accarezzò il volto dolcemente con il dorso della mano. Quando ebbe finito si rivolse verso il suo capo e, con un misto di meraviglia e stupore, esclamò: «Come due gocce d’acqua. Veramente impressionante».

“Bene signori è tutto. Potete andare. Con lei Aleksej ci rivedremo molto presto. Nel frattempo segua alla lettera le istruzioni dell’agente Ratcenko e tutto andrà per il meglio, per lei e la sua famiglia”.

Petrov aveva pensato bene di congedarsi dal suo ospite con un’ultima sottile minaccia.

7

Usciti dalla stanza Petrov ripose il fascicolo di Luca in un cassetto che chiuse subito a chiave. Poi si diresse verso la libreria, prese un voluminoso libro, lo aprì e dal suo interno estrasse una piccola bottiglia di vodka e un bicchierino di vetro. Quindi si sedette nuovamente alla scrivania affondando nella sua grossa sedia direzionale di pelle nera. Prima si versò da bere e poi chiamò Silvya con l’interfono.

«Contatti il Generale Sherbakov su una linea sicura», le ordinò categorico.

«Buonasera Generale Sherbakov. Sono Petrov. Come sta?».

«Molto bene Petrov. Allora… mi dica… l’operazione Bruxelles procede?».

«Sì… Generale. Il Maggiore Marinetto è andato via da poco. Collaborerà senz’altro. Ha capito di non avere alternative. Sa benissimo che è a rischio la propria vita e quella di tutta la sua famiglia. Ho cercato di far leva sul suo senso del dovere… sull’onore… sulla Patria… ma la sua reazione è stata esattamente come mi aveva prospettato. Il Maggiore è molto sveglio e furbo e dobbiamo fare molta attenzione. Ma non abbiamo più molto tempo e in questa operazione possiamo servirci solamente lui. Purtroppo il fratello Luca si ostina a non voler collaborare. È un testardo figlio di puttana… così come un altro membro della sua famiglia…, e lei sa benissimo a chi mi sto riferendo: il Generale Andrej Vladimirovic Halikov».

“Sì Petrov… so benissimo che questo è un grosso rischio… ma Andrej è un vecchio amico di Accademia e si è detto entusiasta di collaborare con lei e la sua squadra per ammorbidire l’irruenza di entrambi i nipoti. Ma è ‘una vecchia volpe’, conosce tutti i trucchi del mestiere. Va tenuto costantemente sotto sorveglianza… così come sua figlia Maria. Comunque… Andrej è una persona concreta e va lusingato con promesse credibili. Lo faccia sentire coinvolto… importante… ma lo tenga lontano dal cuore della missione”.

«Generale… sappiamo da fonte certa che alla Nato stanno facendo pressione per avere al più presto la nuova arma a radiazione elettromagnetica. Desiderano sperimentarla simulando un attacco in forze. Non sappiamo esattamente quando questo accadrà… ma capisce bene anche lei che non abbiamo tempo per usare i metodi tradizionali con la famiglia Marinetto. Dovrà essere tutto pronto il giorno in cui inizieranno le esercitazioni della Nato. Quest’arma dovrà cadere in nostro possesso oppure essere distrutta. Purtroppo stiamo lavorando molto in fretta…. troppo in fretta anche per i nostri standard».

«Petrov… lei sa benissimo che dalla riuscita di questa operazione dipende la sicurezza e il futuro della nostra Nazione. Se fallirà metterà a rischio non solo le nostre carriere e le nostre vite… ma la pace del mondo intero. Si ricordi che il Comitato non esiterà a prendere decisioni drastiche se si sentirà minacciato. Il fallimento non è ammissibile».

«Sono d’accordo con lei sig. Generale. Da questo momento ha ufficialmente inizio l’Operazione Bruxelles. La terrò costantemente aggiornato sugli sviluppi della missione. Se sarà necessario le chiederò di intervenire personalmente con il Maggiore Marinetto. Lui si fida ciecamente di lei. È il suo comandante e con la sua autorità potrà riportarlo alla ragione».

«Petrov… lei prevede che il Maggiore Marinetto potrà darci seri problemi?».

«Non lo so Generale. Non è devoto alla causa e alla Patria, ma solo alla sua famiglia. Ho la netta sensazione che tra i due fratelli esista ancora un forte legame, nonostante la lontananza degli ultimi venti anni. Lei sa cosa si dice sui gemelli monozigoti. Una singola cellula viene fecondata e nascono figli dello stesso sesso e praticamente identici. Un vero scherzo della natura…, estremamente raro. Io credo che i due fratelli si percepiscano l’un l’altro, subendo una sorta di attrazione psichica».

«Quando saranno entrambi a Sochi, a pochi chilometri l’uno dall’altro, penso che questa loro percezione sarà enormemente ampliata, come se avessero dei super poteri».

«D’accordo Petrov. Ma cerchi di coinvolgermi solo se strettamente necessario per la riuscita della missione. Il Comitato non approva che i suoi membri si espongano troppo. Il rischio di essere scoperti è troppo alto e non ho nessuna voglia di morire…, almeno non così presto».

«Certo sig. Generale. Ho capito. La contatterò solamente in caso di estrema necessità».

«La saluto Petrov. La prossima volta che ci incontreremo sarà solo per festeggiare. La inviterò qui a San Pietroburgo, nel miglior ristorante della città. Ma si ricordi bene… la parola fallimento non è contemplata nel nostro vocabolario. Non ci sarà concessa una seconda possibilità».

«La saluto Generale… stia bene».

Petrov chiuse la conversazione appoggiando lentamente la cornetta sul ricevitore. Rimase qualche istante con la testa tra le mani, estremamente pensieroso.

La tensione e lo stress lo stavano uccidendo.

Si allentò il nodo della cravatta e ingurgitò rapidamente il piccolo bicchiere di vodka che aveva precedentemente riempito. Sapeva di non poter perdere altro tempo e come se fosse stato morso da una tarantola, premette repentinamente il pulsante dell’interfono.

«Silvya… contatti Skubak… immediatamente».

CAPITOLO TERZO

Il Covo

8

Aleksej non poté fare altro che seguire in ascensore la sua bella collega, ma mille pensieri gli affollavano la mente. Aveva ottenuto solo una parziale spiegazione da parte di Petrov e questo non aveva fatto altro che accrescere i suoi dubbi. La sua famiglia era seriamente in pericolo, compresa sua mamma Maria. Prima di arrivare al parcheggio pensò di contattare telefonicamente suo nonno Andrej, cercando di non farsi scoprire, ma la sua nuova amica lo guardava a vista e lo controllava molto da vicino. Era sicuro che solo il nonno sarebbe stato in grado di mettere fine a quel terribile incubo. Avrebbe escogitato qualcosa in seguito, ma adesso aveva solo bisogno di un po’ di riposo per rimettersi in sesto.

Salirono a bordo di una Porche Carrera 911 nera, con i sedili in pelle rossa. Irina lo fissò negli occhi con atteggiamento di sfida: «Che hai da guardare… cosa credi che una donna non sappia guidare un bolide come questo?». Il motore urlò tutta la sua potenza, poi l’auto ebbe un sussulto e partì come un razzo sgommando sull’asfalto e lasciando profonde strisce di pneumatici. Irina guidò spericolatamente per le vie del centro, sorpassando e zigzagando come un pilota esperto. Ad intervalli regolari si voltava verso Aleksej guardandolo con aria soddisfatta.

«Come vedi… caro collega… in Accademia riceviamo un addestramento di prim’ordine. La mia specialità, tra le altre cose, è la guida veloce. Ma ho tante altre qualità che scoprirai molto presto».

«Non ne dubito», rispose sarcastico Aleksej, cercando di mantenere un contegno imperturbabile per dimostrarle che non aveva paura, mentre con lo sguardo incollato alla strada ripeteva tra sé e sé «fottiti tu e la tua Porche».

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