Luigi Gualdo - La gran rivale

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Egli aveva un po’ paura. Anch’egli era stato colpito da quelle punture d’ago che ripetute fanno quasi peggio che una buona coltellata una volta tanto, ed era venuto alla conclusione di chi si trova nel caso suo, che cioè l’amore come distrazione e sollievo è la miglior cosa che vi sia sotto al sole, ma che quando minaccia di prendere un posto troppo grande nella vita non può diventare che una noia o un dolore, e che bisogna perciò sfuggirlo.

Quel mese in cui tralasciò di far visita ad Emilia, ora ch’era diventato in lui un’abitudine l’andarvi, in lei un’abitudine il vederlo, fu noioso per lui, e per lei fecondo di nuove idee e causa che un nuovo orizzonte le si schiudesse dinanzi. Dopo quindici giorni cominciò a trovare la cosa piuttosto strana, poi dispiacente, poi capì che un poco ne soffriva. Fu in collera contro di lui, lo trovò maleducato e ridicolo; poi si fece inquieta sul suo conto: «che gli sia successo qualcosa, ch’egli abbia un qualche motivo per non venire?» Poi credette di averlo in qualche modo involontariamente offeso, ma non trovò nulla. Finalmente un giorno che suo marito essendo di cattivo umore le aveva parlato bruscamente, pensò: «Ma perchè mi abbandona?» e si mise a piangere e singhiozzare. Allora un sospetto che non l’era mai venuto, l’afferrò, e rasciugandosi gli occhi dinanzi allo specchio, si vide pallida pallida con due punti rossi sulle guancie e mormorò: «Dio mio! l’amo forte?»

La casa di Emilia essendo alla dritta, quando Alberto doveva passare per quella via stava sempre a sinistra, per poter resistere alla tentazione di entrare. Un giorno che si felicitava più che mai in un serio soliloquio della decisione presa, misurando quanto male potrebbe derivare dall’abbandonarsi alla corrente, si trovò senza saperlo nella via della casa proibita; passò al solito a sinistra, ma quando fu in faccia alla casa, abbassò d’improvviso la testa come un uomo vinto, e quasi ubbidisse fatalmente all’impulso delle sue gambe traversò la strada ed entrò.

La passione era calata su di loro lentamente; si era loro aggirata intorno con un fare ipocrita e li aveva circondati. È necessario raccontare ogni fase della loro battaglia; dire come di giorno in giorno lottarono più debolmente, finchè non lottarono più, narrare la disfatta più gaia di una vittoria?

Emilia aveva finalmente trovato qualcosa quaggiù: le pareva di cominciare a vivere in quel momento. Cosa vi può essere di più dolce che una illusione che ritorna? – Prima di conoscere Alberto, la sua ultima fede terrena, l’amore, scemava in lei d’istante in istante, e si sentiva sul punto di negarlo, come aveva negato i divertimenti, le gioie mondane. Il suo sogno roseo si era infrante le ali contro ciò ch’ella credette la realtà, ed ora si accorgeva, col cuore traboccante di un’ebrezza indicibile, che la prosa della realtà poteva essere falsa e vera invece la poesia del sogno. Per un momento si era sentita vecchia e le era sembrato che i sentimenti e i pensieri contraddicessero con la seta dei capelli e la limpidezza dello sguardo; ora invece si sentiva il cuore pieno di una gioventù indomabile. – E davvero provava ora più che mai il bisogno di una fonte pura dove estinguere la sua sete ardente, di trovare qualcosa su cui appoggiarsi, qualcuno per cui temere e sperare. – Gli affari di suo marito non andavano meglio ed egli diventava meno sopportabile in proporzione diretta. Presto fu necessario persino cambiare di appartamento, e come accade sempre, scendendo nella scala sociale fu d’uopo salire di piano. Intanto egli conduceva una vita sempre più sregolata cercando di distrarsi dallo spettacolo triste della sua sostanza vacillante sempre più. Ed ella che qualche mese prima soffriva quanto lui del loro cambiamento di posizione, ora non se ne curava più, quasi non se ne ricordava. L’amore riempie tutto, tiene luogo di tutto; ella si sentiva ora noncurante delle vanità sociali come non avrebbe mai creduto di poterlo diventare. Aveva finalmente trovato la possente distrazione che aveva prima cercato invano, si era finalmente attaccata ad uno scopo; il suo cuore palpitava, l’espressione del suo occhio aumentava di dolcezza e di profondità, la sua intelligenza pareva s’innalzasse; non aveva mai come ora compreso la natura ed i poeti, Per un momento la sua felicità fu così completa da parerle che se, per incantesimo, tutte le ricchezze, tutti i godimenti fossero piombati su di lei, non avrebbero potuto aumentarla in alcun modo.

Alberto l’amava più intensamente; ora non la fuggiva, ma la temeva forse più di prima. Si sentiva pesare addosso una responsabilità, aveva paura del legame. Felice nella pienezza della sua passione, pure non vedeva sicura la via dinanzi. Si sarebbe potuto continuare a vivere in quel modo? Era egli certo di sè? Ora non mentiva quando seduto ai suoi piedi, coprendo di baci le sue mani bianchissime, giurava che l’amava di tutto l’amore che un uomo può sentire e che l’avrebbe amata sempre. Non mentiva perchè ora sentiva così; ma era sicuro di non cambiare? Sincero, diceva ora forse meno di quel che sentiva, ma chi può rispondere dell’avvenire, chi si può credere forte abbastanza per resistere alla lenta, ma incessante azione micidiale del tempo? E se un giorno egli non l’avesse amata più e se in quel giorno appunto ella avesse avuto bisogno maggiore del suo amore e del suo appoggio? E se..... e così mille tristi supposizioni, di quelle che impediscono di dormire, venivano spesso a turbare la serena felicità del suo cuore. Egli aveva delle teorie sue intorno all’amore, egli pensava che all’infuori dei capricci, delle frivole relazioni che si snodano con la facilità con cui si sono annodate, l’amore illegittimo è cosa triste. Secondo lui dev’essere leggiero per non essere pericoloso, e le conseguenze che una profonda passione poteva avere lo spaventavano. Egli era sempre stato lontano da tali situazioni, e si stupiva ancora talvolta di esservi caduto. Molte volte Emilia gli faceva pietà; ella era profondamente buona, ed egli soffriva solo pensando alla possibilità che un giorno le potrebbe far del male. Altre volte tutte queste paure sparivano, egli pensava che per la sua posizione, Emilia era al sicuro da qualunque burrasca. Suo marito non si occupava di lei, se ne curava meno tutti i giorni, e sembrava quasi la trovasse antipatica ora ch’ella più non poteva pel suo posto in società, per la sua eleganza, sodisfare all’amor proprio coniugale – pareva quasi che se avesse potuto l’avrebbe (ci si scusi la frase) smessa, come avrebbe smesso carrozza.

Sul principio O*** pareva innamorato di sua moglie; ma poi le preoccupazioni d’interesse lo avevano tutto intiero rivolto agli affari; egli si sforzava lavorando ostinatamente di riparare al male, e perciò la lasciava libera. Ella vedeva Alberto tutti i giorni.

Il cielo era senza nubi sulla loro testa; la gioia riempiva talmente i cuori da non lasciare posto per alcun altro sentimento. I rimorsi ch’ella poteva avere erano scemati assai dal modo con cui suo marito la trattava; la situazione era molto semplificata dalla mancanza di figli. Ogni cosa si accordava nell’impedire che sentissero le pene dell’amore colpevole, lasciando invece loro complete e dolcissime le gioie. Inoltre non erano costretti a nessuna di quelle piccole menzogne, di quei perpetui sotterfugi, di quelle diplomazie private che d’ordinario accompagnano e amareggiano l’amore in simili casi. Essi si vedevano quotidianamente senza noie, senza misteri, senza paure. Molto tempo passò così; ed i giorni succedevano ai giorni chiari, pieni, felici. Sentivano ambedue ch’essi attraversavano una di quelle rare stagioni luminose della vita, che poi nei ricordi dell’età matura restano come un punto lucente fra le tenebre, come un’oasi nel deserto, come un faro in mezzo ai flutti oscuri, al quale però non n’è più concesso tornare. In quei momenti di imperturbata beatitudine si giunge ad un punto culminante in cui perfino la tema per l’avvenire scompare; allora si è arrivati al massimo della felicità umana.

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