Michele Amari - Storia dei musulmani di Sicilia, vol. II
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Storia dei musulmani di Sicilia, vol. II: краткое содержание, описание и аннотация
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Dopo gli ordinamenti è da ricercare quali generazioni d'uomini fossero venute a stanziare in Sicilia, sotto il nome di Musulmani. Scarseggiando così fatte notizie appo i cronisti, sarà uopo aiutarci coi nomi topografici relativi a schiatte o analoghi a quei d'altri paesi musulmani. Cotesta via d'induzione non ripugna alla sana critica; poichè i popoli musulmani, come tutti altri, usarono ripetere nelle colonie i nomi della madre patria; e fu tanto, che appo loro si compilò un dizionario apposta di omonimie geografiche. 77 77 Intitolato il Moscitarik , opera di Iakût, geografo del XIII secolo. Il testo arabico è stato pubblicato a Gottinga dal dotto e infaticabile dottor Wüstenfeld.
Nondimeno la medesimità del nome può nascere talvolta da analogia di condizioni locali, verbigrazia Casr-el-Hamma , il “Castel dei Bagni,” che se ne trovava in Sicilia, in Affrica e altrove; o può venire da epoche più remote, da somiglianza casuale dei vocaboli, da altra origine ignota a noi: per esempio, in Sicilia stessa Segesta e Mazara, i quali nomi rispondono al Segestân, provincia della Persia, e a Mazar, villaggio del Loristân anco in Persia. 78 78 Veggasi il Moscitarik , alla voce Mêzar . È noto a tutti che gli antichi supposero il nome di Segesta, mutato per eufemismo da Egesta; ma l'autorità degli antichi è debolissima in fatto di etimologie.
Sendo notissime nell'antichità quelle due città siciliane, la identità dei nomi porterebbe per avventura a confermare la origine orientale dei Sicani, e non sarebbe cagion di errore quanto ai tempi musulmani. Ma l'esempio ci ammonisce vieppiù a stare guardinghi, e ricusare gli indizii di questa fatta che non trovino riscontro nelle vicende istoriche.
La diversità di schiatte della colonia siciliana è attestata da Teodosio monaco con parole enfatiche e pur veraci, là dov'ei sclama adunarsi in Palermo la genía saracenica dei quattro punti cardinali del mondo: 79 79 Veggasi il Libro II, cap. IX, p. 407 del primo volume.
chè dovea trasecolare il prigion di Siracusa, passando dalla monotonia d'un capoluogo di provincia bizantina, al tumulto della crescente capitale: coloni e mercatanti viaggiatori; e, misti ai Siciliani, ai Greci, ai Longobardi, a' Giudei, Arabi, Berberi, Persiani, Tartari, Negri; chi avvolto in lunghe vesti e turbanti, chi in pellicce e chi mezzo ignudo; facce ovali, squadrate, tonde, d'ogni carnagione e profilo; barba e capelli varii di colore e di giacitura; ragunati insieme i sembianti, le fogge, le lingue, i portamenti, i costumi di tanti popoli abitatori dell'impero musulmano. I nomi di tribù ricordati nel Libro precedente, mostrano tra i coloni ambo le schiatte di Kahtân e Adnân e sopratutto la seconda. 80 80 Alla prima apparteneano Ibn-Gauth (Libro II, cap. III, p. 285 del primo volume), un della tribù di Hamadân (Libro II, cap. VI, p. 314 del primo volume), i Kelbiti, che furono emiri di Sicilia nel X secolo, e fin nel XII secolo un della tribù di Kinda, che comperò una casa in Palermo da un Berbero di Lewâta. Della seconda nasceano gli Aghlabiti, che mandarono molti loro congiunti in Sicilia: e si trovano inoltre i nomi delle tribù di Kinâna, Fezâra e altre dello stesso ceppo. Tra i poeti arabi di Sicilia, che fiorirono la più parte nell'XI e XII secolo, veggiamo tre rami soli di Kahtân e moltissimi di Adnân, non ostante la signoria dei Kelbiti.
Scendendo alle divisioni nate dopo l'islamismo, si ritrae che, oltre gli Arabi d'Affrica, ve n'ebbe di Spagna; 81 81 Per gli Spagnuoli veggasi il Libro II, cap. III, p. 264, e cap. IV, p. 286 e 288 del primo volume. Si potrebbe anco attribuire alli Spagnuoli il nome di Caltabellotta “la Rocca delle Querce,” identico a quello di Kalat-el-bellût , presso Cordova. Ma ognun vede che il nome potea nascere dalla condizione del luogo.
fors'anco di Siria, Egitto e Mesopotamia. 82 82 Casr-Sa'd chiamavasi secondo Ibn-Giobair ( Voyage en Sicile de Mohammed-ibn-Djobaïr , Journal Asiatique, série IV, tomo VI, 1845, p. 516, e tomo VII, 1846, p. 75, e nota 24) un castello nelle vicinanze di Palermo, fondato fin dai primi tempi della dominazione musulmana. Era nome di tribù arabica di Adnân, stanziata in Siria e in Egitto, come si ritrae da Makrizi, El-Baiân-wa-l-I'râb , edizione del Wüstenfeld, p. 11 a 14; dalla quale tribù vennero i nomi di quattro diversi luoghi in Oriente, che occorrono nel Moscitarik di Iakût, p. 447, e d'un villaggio presso Mehdîa, in Affrica, ricordato nel dizionario biografico di Sefedi, MS. di Parigi, Suppl. Arabe 706, articolo su Khazrûn; e da Edrisi, Géographie , versione francese, tomo I, p. 277. Belgia , secondo Edrisi, era castello sul fiume, or detto Belici , che scorre tra Gibellina e Santa Margarita, e mette foce presso Selinunte. Il nome or del castello e or del fiume, nei diplomi latini dall'XI al XV secolo si vede scritto Belich, Belichi, Belice, Belix, Bilichi. In altra regione, tra Polizzi, cioè, e Collesano, si ricorda nel XIV secolo un castel Belici. Veggansi i diplomi presso Pirro, Sicilia Sacra , p. 695, 736, 842, 843; Di Gregorio, Biblioteca Aragonese , tomo II, p. 469, 489, 492; Del Giudice, Descrizione del tempio di Morreale , appendice, p. 8, seg., dipl. del 1182. Fanno menzione degli stessi nomi: Amico, Lexicon Topographicum , in Val di Mazara e Val Demone; e Villabianca, Sicilia Nobile , tomo I, parte II, p. 23. Il medesimo nome, sotto la forma di Belgi e Belgiân , si trova a Bassora e presso Marw in Khorassân, secondo il Merâsid-el-Ittilâ' . Inoltre un picciol fiume che si scarica nell'Eufrate presso Rakka, chiamato anticamente Bileka, porta oggi il nome di Belich , o Belejich , secondo la pronunzia inglese, come si nota nel Journal of the Royal Geographical Society , anno 1833, tomo III, p. 233.
V'ebbe al certo la progenie dei Khorassaniti e altri Persiani passati in Affrica nello ottavo secolo; e non fu di poco momento, vedendosi primeggiare tra i Musulmani di Palermo, nelle guerre d'independenza del decimo secolo, un Rakamuwêih, nome persiano, e la potentissima famiglia dei Beni-Taberi, oriunda del Taberistân; oltrechè nel territorio di Palermo trovansi i nomi topografici di Ain-Scindi, 83 83 Volgarmente Dennisinni , fonte presso Palermo, tra i palagi della Cuba e della Zisa. In un diploma latino del 1213, presso Mortillaro, Catalogo dei diplomi della cattedrale di Palermo , p. 55, questo nome è scritto Aynscindi ; e Aynisindi nello Anonymi Chronicon Siculum , opera del XIV secolo, presso Di Gregorio, Biblioteca Aragonese , tomo II, p. 129. Ibn-Haukal, nel X secolo, dava a questa fonte il nome di 'Ain-abi-Sa'id. Journal Asiatique , IV série, tomo V, p. 90 e 99 (20 e 29 dell'estratto).
Balharâ, 84 84 Del villaggio di Balharâ , fa menzione Ibn-Haukal, l. c. Il sito risponde senza dubbio a quel di Monreale; e il nome par sia rimaso a un mercato di Palermo, ch'era frequentato probabilmente dagli abitatori di Balharâ, il quale, nel medio evo, fu chiamato, come attesta Fazzello, Segehallaret , e oggi, tralasciata la voce suk o sug , “mercato,” si addimanda Ballarò . Io l'ho avvertito alla nota 33 alla mia versione di Ibn-Haukal. Or in India avvi un monte detto nel medio evo Balharâ , e scritto dagli Arabi precisamente con la stessa ortografia del testo di Ibn-Haukal. Ne fa menzione il medesimo autore, e, seguendo lui, Ibn-Sa'id, Moktaser-Gighrafia , MS. di Parigi, fog. 53. Balharâ era anche titolo di un principe d'India, al dir di Masudi, Morûg-ed-dscheb , versione inglese di Sprenger, tomo I, p. 193, e Reinaud, Mémoire sur l'Inde , p. 129.
e Ságana; 85 85 Ságana , vasto podere, e un tempo feudo, tra le montagne a ponente di Palermo. Il nome resta tuttavia. Se ne fa menzione in un diploma di Guglielmo II, del 1176, del quale v'ha una copia in arabico nell'archivio del Monastero di Morreale, con una versione latina contemporanea, pubblicata da Del Giudice, Descrizione del tempio di Morreale , appendice, p. 18. Saghâniân chiamavasi una città della Tartaria independente, al sud-est di Samarkand; e scriveasi con le medesime lettere radicali che nel diploma di Morreale, se non che in questo l'accento e la finale son diversi: in luogo di Saghâniân , Sâghanû . È superfluo ricordare che nel IX secolo l'impero arabico si estendeva alla Tartaria fino a Fergana; e che Bokhara, Samarkand e altre città di quella provincia, furono patria di dottissimi scrittori arabi.
e, un po' più discosto, quei di Menzîl-Sindi e Gebel-Sindi, 86 86 Menzîl Sindi , ricordato da Edrisi, e situato presso Corleone; e Gebel-Sindi , vasto podere presso Girgenti, di cui si fa menzione in un diploma del 1408, presso Di Gregorio, Biblioteca Aragonese , tomo II, p. 49. Significano l'uno “la posta o villaggio,” e l'altro “il monte” del Sindî, o vogliam dire uom del Sind. Il nome di Sindis , a levante di Corleone, occorre di più in un diploma presso Pirro, Sicilia Sacra , p. 764. Mohammed-ibn-Sindi capitanò l'armatetta uscita di Palermo contro i Bizantini nell'855. Veggasi il Libro II, cap. V, p. 302 del primo volume.
i quali tutti van riferiti alle schiatte dello estremo oriente. I nomi dei luoghi, al par che gli avvenimenti storici, mostrano che gli Arabi, e altri popoli di Levante, tenessero le parti settentrionali del Val di Mazara, nel quale, come il dicemmo, erano ristrette le colonie musulmane nel nono secolo. Palermo, fatta capitale dell'isola, era lor sede principale; e par che lungo la costiera quelle popolazioni si estendessero, verso ponente, infino a Trapani.
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