Vittorio Bersezio - La plebe, parte III

Здесь есть возможность читать онлайн «Vittorio Bersezio - La plebe, parte III» — ознакомительный отрывок электронной книги совершенно бесплатно, а после прочтения отрывка купить полную версию. В некоторых случаях можно слушать аудио, скачать через торрент в формате fb2 и присутствует краткое содержание. Жанр: foreign_antique, foreign_prose, на итальянском языке. Описание произведения, (предисловие) а так же отзывы посетителей доступны на портале библиотеки ЛибКат.

La plebe, parte III: краткое содержание, описание и аннотация

Предлагаем к чтению аннотацию, описание, краткое содержание или предисловие (зависит от того, что написал сам автор книги «La plebe, parte III»). Если вы не нашли необходимую информацию о книге — напишите в комментариях, мы постараемся отыскать её.

La plebe, parte III — читать онлайн ознакомительный отрывок

Ниже представлен текст книги, разбитый по страницам. Система сохранения места последней прочитанной страницы, позволяет с удобством читать онлайн бесплатно книгу «La plebe, parte III», без необходимости каждый раз заново искать на чём Вы остановились. Поставьте закладку, и сможете в любой момент перейти на страницу, на которой закончили чтение.

Тёмная тема
Сбросить

Интервал:

Закладка:

Сделать

E raccontò al buon parroco ciò che era capitato quando quel ragazzo ch'egli aveva fatto venire affine di istruirlo, aveva per azzardo visto quel bottone e riconosciutolo compagno ad uno cui possedeva la sua nonna.

Don Venanzio parve dare una certa importanza ancor egli a questo fatto.

– Tu hai avuto una buona ispirazione ed hai cominciato a fare un'opera assai buona volendo educare ed istruire quel bambinello; ed ecco che la Provvidenza te ne vuole di subito ricompensare, forse, porgendoti un filo da penetrare nel mistero della tua nascita. Il filo è tenue, è verissimo, e sarebbe imprudente il concepirne da codesto troppe vive speranze; ma pure io son d'avviso che non si debba trascurare e sia da tentarsi di andarne a capo.

Maurilio disse che già era sua intenzione recarsi presso quella donna e interrogarla in proposito, e che ciò farebbe di quel giorno medesimo. Sopravvenuto di poi Giovanni Selva, come quello che era conscio di tutto, venne chiamato a consiglio, e fra lui e don Venanzio decisero che meglio del giovane della cui sorte si trattava, un altro avrebbe potuto colla conveniente freddezza interrogare la donna, pesarne la risposta, esaminarne i contegni, e giunger forse ad un più sicuro risultamento, e fu determinato che Selva medesimo e il buon parroco si recherebbero di compagnia essi stessi in casa quella vecchia, della quale Maurilio, in quel momento, non ricordò più che il soprannome di Gattona .

E ci sarebbero andati senz'altro indugio, poichè Don Venanzio con Maurilio aveva oramai scambiati quei discorsi con cui due che si amano, dopo un intervallo di tempo che non si sono visti, sogliono mettersi in giorno l'un dell'altro delle proprie cose, quando avvenne che inaspettato e come mandato anch'egli colà dalla mano del destino sopraggiungesse Gian-Luigi.

Il vecchio sacerdote non avea punto cessato di amare quell'altro dei due cui potuto avrebbe chiamare suoi figliuoli d'adozione: dei due che in realtà a lui dovevano la vita dello spirito, il risveglio dell'intelligenza, all'uomo più preziosi che non la vita materiale e lo sviluppo delle forze fisiche.

Molti anni erano che Don Venanzio non aveva visto più Gian-Luigi. Dal colloquio che ebbe luogo fra costui e Maurilio nella taverna di Pelone, abbiamo appreso che il figliuolo nutrito col latte della povera Margherita e da essa allevato coll'amore più che di madre, mai più non era tornato al villaggio, nè tampoco aveva colà dato segno nessuno più della sua esistenza; nelle sue gite a Torino il buon parroco mai non aveva avuto rincontro di quel giovane, ed altro più non aveva saputo di lui fuor ciò che glie ne apprendeva Maurilio il quale ad un punto disse che ancor egli avea cessato di vedere Gian-Luigi, e nulla più conosceva de' fatti suoi.

La sera innanzi, come vedemmo, il caso (Don Venanzio avrebbe detto la Provvidenza) aveva messo a fronte di nuovo i due compagni di sorte, i due amici d'infanzia, i due trovatelli. Codesto avveniva giusto appunto quando Gian-Luigi, affondatosi, per così dire, più che mai nella sua opera tenebrosa e tremenda di rivoluzione sociale, innanzi alle crescenti, agglomerantisi, spaventose vicende della catastrofe, non si smarriva già menomamente dell'animo, non sentiva già inferiori al còmpito la sua forza, l'audacia e la volontà, ma capiva che sommamente gli sarebbe riescito utile il concorso di un'altra intelligenza pari e forse a certe discipline più acconcia e forse meglio nutrita di studi e per più vasta potenza di comprensione abbracciante un maggiore àmbito d'idee. Aveva pensato all'intelligenza di Maurilio. Si pentì allora di non averselo tenuto legato al proprio destino, di aver disconosciuto e trascurato il soccorso che da lui poteva avere nella sua impresa. Dove sempre l'avesse conservato nella sua intimità e nelle domestiche consuetudini della vita, egli si lusingava che quell'affetto ammirativo cui Maurilio provava un tempo pell'amico suo di così brillanti doti fornito, che quell'influsso cui la sua volontà tenace e robusta, la sua forza operosa d'iniziativa esercitavano sull'anima più mite del compagno, avrebbero ottenuto che i suoi pensieri, le sue voglie, i suoi disegni, diventassero i disegni, le voglie e i pensieri di Maurilio, il quale in servizio loro avrebbe posto quell'ingegno non comune che Gian-Luigi gli riconosceva.

Forse non sarebbe andato a cercarlo; ma poichè la fortuna glie lo conduceva dinanzi, Gian-Luigi si era proposto di nulla pretermettere per associare alla sua intrapresa ed al suo destino l'antico compagno. In quel primo colloquio che avevano avuto all'osteria, subitamente interrotto dall'arrivo di Barnaba, innanzi a cui Gian-Luigi era scomparso, per ragioni che ora sappiamo: in quel colloquio l'audace capo della cocca avea capito che da una grande distanza, quasi da un abisso erano stati separati gli animi suo e di Maurilio in quegli anni che erano trascorsi senza che più si vedessero. Non si disse che ciò proveniva da che egli fosse camminato e di buon passo nella strada del male, dove ad ogni tappa aveva perduto alcuno de' suoi buoni istinti, smagata o corrotta alcuna delle sue buone qualità, mentre invece Maurilio od era rimasto su quel terreno dove lo avevano collocato i risultamenti dell'educazione di Don Venanzio e della maturanza della propria intelligenza, oppure eziandio era proceduto nella via del bene; ma avvertì che oramai l'uno e l'altro parlavano una lingua diversa e che per intendersi occorreva, da parte di lui, che era quello il quale desiderava penetrare sino all'animo ed al cervello dell'amico, occorreva, dico, uno sforzo maggiore e fors'anco un'arte di simulazione delle più accorte, affine di non urtare fin dalle prime nelle suscettività morali dell'altro.

Questa difficoltà, invece di stornarlo dal tentativo o disgustarnelo, aveva anzi aizzato il petulante amor proprio di Gian-Luigi e il giorno susseguente all'incontro avuto nella taverna, appena dalle molte sue occupazioni ebbe un momento di libero, l'elegante giovane che nella società era salutato col nome di dottor Quercia, s'affrettò verso l'abitazione di Maurilio, di cui questi la sera innanzi gli aveva dato l'indirizzo.

Entrò nel modesto quartiere dei giovani con quell'agiata e naturale eleganza di mosse con cui entrava nei saloni delle feste e negli stanzini delle signore. La signora Rosina ne fu abbacinata, e raccontò essa poi che quel bel giovane erale sembrato un'apparizione avvolta in una nube eterea di patchouli . Maurilio, che non credeva Gian-Luigi fosse per effettuare nè così presto, nè tardi, nè mai la sua promessa di venire da lui, mandò una leggera esclamazione di stupore. Don Venanzio, che era lontano le mille miglia dal pensare che l'altro suo allievo gli comparisse davanti colà, in quel modo, non lo riconobbe a tutta prima e si alzò da sedere per salutare il nuovo venuto, con quella deferenza che si meritava l'alto grado sociale cui egli, giudicando dagli abiti e dalle maniere, sembrava occupare.

Gian-Luigi si fermò un istante sulla soglia prima d'inoltrarsi nella stanza in cui erano Maurilio e Don Venanzio. Al veder quest'ultimo non mostrò nè contrarietà, nè stupore, quantunque tale incontro fosse il più inaspettato del mondo e non dovesse essergli dei meglio graditi. Illuminò la sua fisionomia del più schietto e cordiale sorriso, e negli occhi gli brillò uno dei più lieti e simpatici sguardi ch'egli possedesse nel suo arsenale di seduzioni. Rattamente, colla facilità del suo fertile cervello egli aveva già concepito un disegno, mercè cui la presenza del vecchio prete doveva servirgli appunto a vincere le ostili prevenzioni che aveva notate in Maurilio contro di lui.

Si accostò adunque a Don Venanzio, l'aspetto commosso, gli occhi quasi umidi di pianto, una espressione nel volto e nel contegno di devozione, di affetto, di intenerimento da non dirsi.

Il buon parroco lo guardava tutto stupito e quasi ansioso. Gli pareva e non gli pareva di riconoscere quelle sembianze: sentiva nel cuore una specie di agitazione, quasi un palpito; voleva dire: Tu sei quel desso, e non osava.

Читать дальше
Тёмная тема
Сбросить

Интервал:

Закладка:

Сделать

Похожие книги на «La plebe, parte III»

Представляем Вашему вниманию похожие книги на «La plebe, parte III» списком для выбора. Мы отобрали схожую по названию и смыслу литературу в надежде предоставить читателям больше вариантов отыскать новые, интересные, ещё непрочитанные произведения.


Отзывы о книге «La plebe, parte III»

Обсуждение, отзывы о книге «La plebe, parte III» и просто собственные мнения читателей. Оставьте ваши комментарии, напишите, что Вы думаете о произведении, его смысле или главных героях. Укажите что конкретно понравилось, а что нет, и почему Вы так считаете.

x