Edward Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 5

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Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 5: краткое содержание, описание и аннотация

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Mentre gli Alemanni sembravano umiliati dalle recenti loro calamità, restò mortificato l'orgoglio di Valentiniano dall'inaspettata sorpresa di Mogunziaco o Magonza, città principale dell'alta Germania. Nel tempo meno sospetto d'una solennità Cristiana, Rando ardito ed abile Capitano, che aveva lungamente premeditato l'attacco, passò improvvisamente il Reno; entrò nella non difesa città, e ritirossi con una gran quantità di schiavi d'ambedue i sessi. Valentiniano risolvè di prendere una severa vendetta sopra tutto il corpo della nazione. Fu ordinato al Conte Sebastiano d'invadere il loro paese con le truppe dell'Italia e dell'Illirico probabilmente dalla parte della Rezia. L'Imperatore in persona, accompagnato da Graziano suo figlio, passò il Reno alla testa d'un formidabile esercito, che era sostenuto d'ambe le parti da Gioviano e da Severo, Generali della cavalleria e dell'infanteria dell'Occidente. Gli Alemanni, essendo incapaci di impedire la devastazione dei loro villaggi, piantarono il campo sopra un'alta e quasi inaccessibil montagna nel moderno ducato di Virtemberga, e con fermezza aspettarono l'avvicinarsi dei Romani. Valentiniano espose la propria vita ad un imminente pericolo per l'intrepida curiosità, con cui volle persistere ad esplorare un passo segreto e non guardato. Una truppa di Barbari uscì ad un tratto da un'imboscata; e l'Imperatore, che spronò fortemente il cavallo verso una ripida e sdrucciolevole scesa, dovè lasciarsi dietro il proprio scudiere, e l'elmetto magnificamente ornato d'oro e di pietre preziose. Al segno di un assalto generale, le truppe Romane circondarono e salirono da tre diverse parti la montagna di Solicinio. Ogni passo che facevano, accresceva loro l'ardore, ed abbatteva la resistenza del nemico; e poscia che le riunite lor forze ebbero occupata la sommità del monte, impetuosamente spinsero i Barbari verso il declive settentrionale, dove era situato il Conte Sebastiano per impedir loro la ritirata. Dopo tal segnalata vittoria Valentiniano tornò ai suoi quartieri d'inverno a Treveri; dove promosse la pubblica gioia colla rappresentazione di trionfali e splendidi giuochi 93 93 Questa spedizione vien riferita da Ammiano (XXVII. 10) e celebrata da Ausonio ( Mosell. 421 .) il quale stoltamente suppone, che i Romani ignorassero le sorgenti del Danubio. . Ma il saggio Monarca, invece d'aspirare alla conquista della Germania, limitò la sua attenzione all'importante e laboriosa difesa della frontiera Gallica contro un nemico, la forza di cui era rinnovata da uno sciame di coraggiosi volontari, che di continuo venivano dalle più lontane tribù del Settentrione 94 94 Immanis enim natio jam inde ab incunabulis primis varietate casuum imminuta, ita saepius adolescit, ut fuisse longis soeculis aestimetur intacta : Ammiano XXVII. 5. Il Conte di Buat ( Histor. des Peuples de l'Europ. Tom. VII. p. 370 .) attribuisce la fecondità degli Alemanni alla facilità con cui adottavano gli stranieri. . Sulle rive del Reno, dalla sua sorgente fino allo stretto dell'Oceano, s'eressero frequenti e considerabili fortezze ed opportune torri; l'ingegno d'un Principe, abile nelle arti meccaniche, inventò nuove operazioni e novelle armi; e le sue numerose reclute di gioventù, sì Romana che Barbara, venivano esercitate rigorosamente in tutti gli esercizi di guerra. Il progresso dell'opera, alla quale si opposero ora le modeste rappresentanze, ed ora gli attacchi dei nemici, assicurò la tranquillità della Gallia pei nove seguenti anni dell'amministrazione di Valentiniano 95 95 Ammiano XXVIII. 2. Zosimo l. IV. p. 214. Vittore il Giovane fa menzione del genio meccanico di Valentiniano: nova arma meditari; fingere terra seu limo simulacra. .

Questo prudente Imperatore, che diligentemente praticava le savie massime di Diocleziano, procurava di fomentare e d'eccitar le interne divisioni delle tribù della Germania. Verso la metà del quarto secolo il paese (probabilmente della Lusazia e della Turingia) da ambe le parti dell'Elba era occupato dall'incostante dominio dei Borgognoni, guerriero e numeroso popolo della razza dei Vandali 96 96 Bellicosos et pubis immensae viribus affluentes, et ideo metuendos finitimis universis. Ammiano XXVIII. 5. , l'oscuro nome del quale appoco appoco s'estese ad un potente regno, e finalmente è restato ad una florida Provincia. Sembra, che la circostanza più considerabile negli antichi costumi dei Borgognoni fosse la diversità della civile ed ecclesiastica loro costituzione. Si dava il nome di Hendino al Re o Generale, e quello di Sinisto al sommo Sacerdote della nazione. La persona di quest'ultimo era sacra, e perpetua la sua dignità; ma il governo temporale tenevasi con un titolo molto precario. Se i successi della guerra intaccavano il coraggio o la condotta del Re, egli veniva immediatamente deposto; e l'ingiustizia dei propri sudditi lo faceva responsabile della fertilità della terra e della regolarità delle stagioni, che pareva dovere più propriamente spettare al dipartimento Sacerdotale 97 97 Io son sempre inclinato a sospettare, che gl'Istorici e i viaggiatori facilmente riducano a leggi generali alcuni fatti straordinarj. Ammiano attribuisce un costume simile all'Egitto; ed i Chinesi l'hanno attribuito al Tapsin o all'Impero Romano (De Guignes Histor. des Huns Tom. II. p. I. p. 79.) . Il dibattuto possesso di alcune saline 98 98 Salinarum finiumque causa Alemannis saepe jurgabant: Ammiano XXVIII. 5. Può esser che si disputassero il possesso della Sala , fiume che produceva del sale, e che era stato l'oggetto di antiche pugne. Tacit. Annal. XIII. 57. e Lipsio ib. impegnava gli Alemanni ed i Borgognoni a frequenti contese; questi secondi facilmente furon tentati dalle sollecitazioni segrete e dalle generose offerte dell'Imperatore; e con vicendevol credulità s'ammise la favolosa lor discendenza dai soldati Romani, che erano stati anticamente lasciati di guarnigione nelle fortezze di Druso, come quella ch'era coerente al mutuo loro interesse 99 99 Jam inde temporibus priscis sobolem se esse Romanam Burgundii sciunt ; e tale incerta tradizione appoco appoco prese un aspetto regolare: Oros. l. VII. c. 32. Essa è distrutta dalla decisiva testimonianza di Plinio, che fece l'istoria di Druso, e militò in Germania (Plin. Sec. Epist. III. 5.) dentro i sessant'anni dalla morte di quell'eroe: Germanorum generae quinque Vindili, quorum pars Burgundiones ec. Hist. nat. IV. 28. . Tosto comparve un'armata di ottantamila Borgognoni sulle rive del Reno; e con impazienza chiedevan l'aiuto ed i sussidi che Valentiniano avea loro promesso; ma lusingati furono a forza di scuse o dilazioni, finchè dopo avere inutilmente aspettato, furon costretti al fine di ritirarsi. Le armi e le fortificazioni della frontiera Gallica frenarono il furore del lor giusto sdegno; e la strage, che fecero dei prigionieri, servì ad inasprire l'odio ereditario dei Borgognoni e degli Alemanni. Si può spiegar forse l'incostanza del savio Principe, per qualche alterazione delle circostanze; e può anche darsi che il primo disegno di Valentiniano fosse quello di spaventare piuttosto che di distruggere; giacchè si sarebbe tolto ugualmente l'equilibrio del potere coll'estirpazione sì dell'una che dell'altra nazione Germanica. Fra i Principi Alemanni, Macriano, che col nome Romano apprese avea le arti di soldato e di politico, meritò l'odio e la stima di Valentiniano. L'Imperatore s'indusse a passare in persona con una leggiera e spedita truppa il Reno, si avanzò per cinquanta miglia nell'interno del paese, ed avrebbe infallibilmente ottenuto l'oggetto delle sue ricerche, se le giudiziose misure di lui non si fossero sconcertate dall'impazienza delle sue truppe. Macriano in seguito fu ammesso all'onore di una personale conferenza coll'Imperatore: ed i favori che ne ricevè, lo assodarono fino alla morte nella sincera e costante amicizia della Repubblica 100 100 Le guerre e le negoziazioni relative a' Borgognoni ed agli Alemanni son distintamente riferite da Ammiano Marcellino (XXVII. 5. XXIX. 4. XXX. 1.) Orosio (l. VII. c. 33) e le Croniche di Girolamo e di Cassiodoro determinano alcune date, ed aggiungono varie circostanze. .

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