Luis Sepulveda - Storia di una gabbianella e del gatto che le insegno' a volare
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- Название:Storia di una gabbianella e del gatto che le insegno' a volare
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I quattro gatti balzarono dal tetto sul balcone e capirono immediatamente di essere arrivati troppo tardi. Colonnello, Diderot e Zorba osservarono con rispetto il corpo senza vita della gabbiana, mentre Segretario agitava la coda al vento per farle perdere l'odore di benzina.
<> spiegò Colonnello.
Vincendo la ripugnanza che provocava in loro quell'essere impregnato di petrolio, le unirono le ali al corpo e, mentre la muovevano, scoprirono l'uovo bianco a macchioline azzurre.
<> esclamò Zorba.
<> lo avvertì Colonnello.
<> si chiese Zorba sempre più angosciato.
<> propose Segretario.
<
L'argomento è trattato nel sesto volume, lettera F>> assicurò Diderot.
<> dichiarò solennemente Colonnello.
<> miagolò disperato Zorba.
Allora tutti i gatti guardarono Diderot. Forse nella sua famosa en-ci-clo-pe-dia c'era qualcosa al riguardo.
<> spiegò Diderot in tono pedante e didattico.
<> consigliò Segretario.
<<���È esattamente ciò che stavo per suggerire. Zorba, tu rimani con l'uovo e noi accompagneremo Diderot a vedere cosa dice la sua enpilo… encimope… insomma, sai a cosa mi riferisco. Torneremo stasera con le novità e daremo sepoltura a questa povera gabbiana>> stabilì Colonnello prima di saltare sul tetto.
Diderot e Segretario lo seguirono. Zorba rimase sul balcone, accanto all'uovo e alla gabbiana morta. Con grande attenzione si sdraiò e si avvicinò l'uovo alla pancia. Si sentiva ridicolo. Pensava a quanto lo avrebbero preso in giro i due gatti rissosi che aveva affrontato al mattino, se per caso l'avessero visto.
Ma una promessa è una promessa, e così, al tepore dei raggi del sole, si addormentò con l'uovo bianco a macchioline azzurre ben stretto contro il suo ventre nero.
CAPITOLO NONO: Una notte triste
Alla luce della luna Segretario, Diderot, Colonnello e Zorba scavarono una buca ai piedi dell'ippocastano. Poco prima, badando che nessun umano li vedesse, avevano gettato la gabbiana morta dal balcone nel cortile interno. La depositarono in fretta nella fossa e la coprirono di terra. Poi Colonnello miagolò in tono grave.
<>
<> si sentì che sussurrava Diderot.
<<���È esattamente ciò che il signor Colonnello stava per dire. Non gli tolga i miagolii di bocca>> consigliò Segretario.
<<���…promesse difficili da mantenere>> proseguì impassibile Colonnello, <>.
Ai piedi del vecchio ippocastano i quattro gatti iniziarono a miagolare una triste litania, e ai loro miagolii si aggiunsero ben presto quelli degli altri gatti delle vicinanze, e poi quelli dei gatti dell'altra riva del fiume, e ai miagolii dei gatti fecero coro gli ululati dei cani, lo straziante cinguettio dei canarini in gabbia, il garrito delle rondini nei loro nidi, il triste gracidio delle rane, e perfino le grida stonate dello scimpanzè Mattia.
Le luci di tutte le case di Amburgo si accesero, e quella notte tutti gli abitanti si chiesero le ragioni della strana tristezza che improvvisamente si era impadronita degli animali.
PARTE SECONDA
CAPITOLO PRIMO: Il gatto cova
Per molti giorni il gatto nero grande e grosso rimase sdraiato accanto all'uovo, proteggendolo e riavvicinandolo con tutta la delicatezza delle sue zampe pelose ogni volta che con un movimento involontario del corpo lo allontanava di un paio di centimetri. Furono giorni lunghi e pieni di disagi, che ogni tanto gli parevano completamente inutili perché gli sembrava di prendersi cura di un oggetto senza vita, una specie di fragile sasso, anche se bianco a macchioline azzurre.
Una volta, tormentato dai crampi per la mancanza di movimento, visto che seguendo gli ordini di Colonnello abbandonava l'uovo solo per mangiare e per far visita alla cassetta dei bisogni, provò la tentazione di controllare se dentro quella capsula di calcio cresceva effettivamente un piccolo gabbiano. Allora avvicinò un orecchio al guscio, poi l'altro, ma non riuscì a sentire niente. Non ebbe fortuna nemmeno quando tentò di guardare all'interno dell'uovo mettendolo controluce. Il guscio bianco a macchioline azzurre era spesso e non lasciava trasparire assolutamente nulla.
Ogni sera gli facevano visita Colonnello, Segretario e Diderot, che esaminavano l'uovo
per scoprire se si realizzavano quelli che Colonnello chiamava gli `attesi progressi', ma
dopo aver visto che era ancora uguale al primo giorno, cambiavano argomento.
Diderot non mancava di deplorare il fatto che sulla sua enciclopedia non venisse riportata la durata esatta dell'incubazione: il dato più preciso che era riuscito a trovare sui suoi libroni diceva che questa poteva durare dai diciassette ai trenta giorni, a seconda delle caratteristiche della specie a cui apparteneva la gabbiana madre.
Covare non era stato facile per il gatto nero grande e grosso. Non poteva dimenticare la mattina in cui l'amico di famiglia incaricato di prendersi cura di lui aveva considerato che nell'appartamento si stava accumulando troppo sporco e aveva deciso di passare l'aspirapolvere.
Ogni mattina, durante le sue visite, Zorba aveva nascosto l'uovo tra i vasi del balcone per poter così dedicare qualche minuto al brav'uomo che gli cambiava la lettiera e gli apriva le lattine di cibo. Gli miagolava con gratitudine, si strusciava contro le sue gambe,
e l'amico se ne andava ripetendo che era un gatto molto simpatico. Ma quella mattina, dopo avergli visto passare l'aspirapolvere in salotto e in camera, gli sentì dire:
<>.
Quando udì il fracasso di una fruttiera che andava in mille pezzi,l'amico corse sulla soglia della cucina e gridò:
<>.
Che insulto immeritato. Zorba uscì immediatamente dalla cucina fingendo una gran vergogna con la coda tra le zampe, e trotterellò sul balcone.
Non fu facile far rotolare l'uovo fin sotto un letto, ma ci riuscì, e là attese che l'amico finisse le pulizie e se ne andasse.
La sera del ventesimo giorno Zorba stava dormicchiando, e perciò non si accorse che l'uovo si muoveva, lentamente, ma si muoveva, come se volesse mettersi a rotolare per l'appartamento.
Lo svegliò un solletichio alla pancia. Aprì gli occhi e non poté evitare un sussulto quando si accorse che, da una crepa nel guscio, appariva e scompariva una puntina gialla.
Zorba prese l'uovo fra le zampe anteriori e così vide che il pulcino beccava fino ad aprirsi un varco attraverso il quale fece capolino la sua minuscola testa umida e bianca.
<> stridette il piccolo gabbiano.
Zorba non seppe cosa rispondere. Sapeva che la sua pelliccia era nera, ma pensò che l'emozione e il rossore dovevano averlo trasformato in un gatto viola.
CAPITOLO SECONDO: Non è facile essere mamma
<> tornò a stridere il piccolo ormai fuori dall'uovo. Era bianco come il latte, e delle piume sottili, rade e corte gli coprivano alla meglio il corpo. Cercò di fare qualche passo, ma crollò accanto alla pancia di Zorba.
<> stridette beccandogli la pelliccia.
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