domani, prendere zero!
Cielo, che pessimisti, —
Giovannino rifletté,
— questo mondo senza speranza
proprio non fa per me.
Giovannino Perdigiorno,
viaggiando per trastullo
capitò con sorpresa
sul Pianeta Fanciullo.
Ma chiamarlo pianeta
è quasi un'esagerazione:
si tratta di un minimondo,
in una minicostellazione.
Tutto è mini, lassù:
minimonti, mari mini…
nelle città in miniatura
ci stanno mini-cittadini…
Ma guardali un po' meglio
e il mistero scoprirai:
sono tutti bambini
che non crescono mai.
Di diventare grandi
non ne vogliono sapere:
così sono felici,
così vogliono rimanere…
I grandi non hanno giocattoli,
ai giardini non ci vanno,
hanno solo brutti pensieri
tutti i giorni dell'anno…
Noi stiamo bene così,
senza preoccupazioni… —
E Giovannino disse:
Arrivederci, fifoni!
Giovannino Perdigiorno,
viaggiando in su e in giù,
capitò nel paese
degli uomini Più.
Ciascuno degli abitanti
di quella strana città
è campione del mondo
in qualche specialità.
Il sindaco, per esempio,
è il più magro del mondo:
poi c'è l'uomo più forte,
il più debole, il più rotondo.
C'è il più ricco, naturalmente,
ed ha come vicino
il più povero, con suo figlio,
che è il più poverino.
C'è l'uomo più duro,
fatto tutto di sasso,
e poi c'è il più veloce,
il più alto, il più basso.
Ma il più buono non c'era.
E chi mai lo troverà?
È tanto buono che
di esserlo non sa.
Giovannino Perdigiorno,
viaggiando sempre in quarta,
capitò nel paese
degli uomini di carta.
C'erano gli uomini a righe
e gli uomini a quadretti,
perché li avevano fatti
con la carta dei quadernetti.
Il più forte del paese
era un uomo di cartone
e portava una medaglia
con su scritto: Campione.
Poi c'era una ragazza
di carta velina,
leggera come una piuma:
faceva la ballerina.
Le case erano piccole,
di carta colorata
e avevano per tetto
una cartolina illustrata.
Sospirò Giovannino:
— La carta costa poco…
Dare una casa a tutti,
da queste parti, è un gioco…
Giovannino Perdigiorno,
viaggiando col suo sacco,
capitò nel paese
degli uomini di tabacco.
Questi uomini in generale
sono fatti cosi:
per naso hanno una pipa
e fumano di lì.
Al posto dei capelli
hanno tante sigarette
che mandano tutto il giorno
azzurre nuvolette.
Mangiano fumo a pranzo,
mangiano fumo a cena:
l'aria di quel paese
di fumo è sempre piena.
Fumano le montagne
senza essere vulcani:
nei giardini niente fiori,
solo sigari toscani.
Giovannino tossiva:
— Diavolo d'un posto!
Qui c'è soltanto fumo
e nemmeno un po' d'arrosto.
Giovannino Perdigiorno,
viaggiando in bastimento,
capitò nel paese
degli uomini a vento.
La gente, a prima vista,
pareva tanto normale:
chi col cappello, chi senza,
e niente di speciale.
Ad un tratto però
il vento si levò:
quel che vide Giovannino
adesso vi dirò.
Vide la gente voltarsi
come per un comando
e correre con il vento,
correre, fino a quando
il vento cambiò verso,
soffiò in un'altra direzione
e con lui si voltarono
migliala di persone.
Soltanto Giovannino
controvento camminava:
ma si accorse che un passante
con sospetto lo guardava.
«Presto, — pensò tra sé, —
fuggi col vento in poppa:
di gente fatta così
ne ho già veduta anche troppa…»
Giovannino Perdigiorno,
viaggiando da qui a lì,
capitò per combinazione
nel paese del «ni».
In quel paese la gente
era timida un bel po'
e non diceva mai chiaro
né di sì né di no.
Volete il pesce? — Ni.
Volete la carne? — Ni.
A tutte le domande
rispondevano così.
Ma che razza di indecisi,
Giovannino si stupì.
Volete la pace? — Ni.
Volete la guerra? — Ni.
Ditemi per lo meno
se vi piace vivere qui… —
E quelli abbassano gli occhi
e sospirano: — Ni.
Giovannino Perdigiorno
ben presto si stancò:
A questo insulso paese
io dico tre volte no.
Giovannino Perdigiorno,
tra Salamanca e Saranno,
capitò dormicchiando
nel paese senza sonno.
In quello strano paese
che sia il letto non sanno:
non gli serve, perché
a dormire non ci vanno.
Di giorno come di notte
sempre in piedi, sempre in moto,
in tutta la loro vita
non c'è un minuto vuoto.
Lavorano, si divertono,
parlano, vanno a spasso,
piuttosto che far niente
suonano il contrabbasso.
Le mamme ai loro bambini
non cantano la ninna-nanna,
ma cantano: — Sveglia! Sveglia,
tesoro della mamma!
D'accordo, bravi, benissimo,
— commentò Giovannino, —
ora però scusatemi,
debbo fare un pisolino…
Giovannino Perdigiorno
ha perso il tram di mezzogiorno,
ha perso la voce, l'appetito,
ha perso la voglia di alzare un dito,
ha perso il turno, ha perso la quota,
ha perso la testa (ma era vuota),
ha perso le staffe, ha perso l'ombrello,
ha perso la chiave del cancello,
ha perso la foglia, ha perso la via:
tutto è perduto fuorché l'allegria.
Giovannino Perdigiorno,
viaggiando in micromotore,
una volta capitò
nel paese senza errore.
Là tutto era perfetto,
tutto bello, tutto rosa:
ogni cosa al suo posto,
un posto per ogni cosa…
Gli scolari, tutti bravi,
i maestri, tutti pazienti,
perfino i cani da guardia
eran sempre sorridenti.
Non c'era una casa brutta,
non un giornale bugiardo:
mai una sedia scomoda
o un orologio in ritardo.
Giovannino era felice
in quei mondo senza difetto.
Ma a un tratto, con sorpresa,
si ritrovò nel suo letto.
Aveva dunque sognato?
Forse… però… chi sa…
I sogni, quando si vuole,
diventano realtà.