— Dove sei stata, micia micina?
— A Londra a vedere la regina.
— Cos'hai trovato a Londra di buono?
— Un topo che stava sotto il trono!
UN'ALTRA CANZONCINA INGLESE
Tre dottori di Salamanca
si misero in mare su una panca,
e se non andavano subito a fondo
facevano certo il giro del mondo.
Tre dottori di Saragozza
si misero in mare in una tinozza,
e se la tinozza a galla restava
qui la storiella non terminava.
Una volta c'era un vecchietto
che andava nel Canadà.
E questa è la metà.
Portava un cartoccetto
di pane col prosciutto.
E questo è tutto.
Se comandasse Arlecchino
il cielo sai come lo vuole?
A toppe di cento colori
cucite con un raggio di sole.
Se Gianduia diventasse
ministro dello Stato,
farebbe le case di zucchero
con le porte di cioccolato.
Se comandasse Pulcinella
la legge sarebbe questa:
a chi ha brutti pensieri
sia data una nuova testa.
Se comandasse lo zampognaro
che scende per il viale,
sai che cosa direbbe
il giorno di Natale?
«Voglio che in ogni casa
spunti dal pavimento
un albero fiorito
di stelle d'oro e d'argento!»
Se comandasse il passero
che sulla neve zampetta,
sai che cosa direbbe
con la voce che cinguetta?
«Voglio che i bimbi trovino,
quando il lume sarà acceso,
tutti i doni sognati
più uno, per buon peso!»
Se comandasse il pastore
del presepe di cartone
sai che legge farebbe
firmandola col lungo bastone?
«Voglio che oggi non pianga
nel mondo un solo bambino,
che abbiano lo stesso sorriso
il bianco, il moro, il giallino!»
Sapete che cosa vi dico
io che non comando niente?
Tutte queste belle cose
accadranno facilmente:
se ci diamo la mano
i miracoli si faranno
e il giorno di Natale
durerà tutto l'anno!
I VIAGGI DI GIOVANNINO PERDIGIORNO
Giovannino Perdigiorno,
viaggiando in elicottero,
arrivò nel paese
degli uomini di zucchero.
Dolcissimo paese!
E che uomini carini!
Sono bianchi, sono dolci,
si misurano a cucchiaini.
Portano nomi soavi:
Zolletta, Dolcecuore,
e il loro rè si chiama
Glucosio il Dolcificatore.
Anche la geografia
laggiù è una dolce cosa:
c'è il monte San Dolcino,
la città di Vanigliosa.
Ci si mangia pan di miele,
si beve acqua caramellata,
si mette la saccarina
perfino nell'insalata.
— Ma almeno ce l'avete
un po' di sale in zucca?
No? Allora me la batto:
questo paese mi stucca.
Giovannino Perdigiorno,
viaggiando in accelerato,
capitò senza sospetto
sul pianeta di cioccolato.
Di cioccolato le strade,
le case, le vetture,
le piante, foglia per foglia,
e i fiori, invece, pure.
Di cioccolato i monti:
gli alpinisti li scalavano,
ma non fin sulla cima,
perché se la mangiavano.
Di cioccolato i banchi
della scuola e s'intende
che i ragazzi ci studiavano
magnifiche merende.
Insomma, per farla corta,
in quel paese raro
era dolce perfino
il cioccolato amaro.
Giovannino, dopo un mese
di fondente sopraffino,
pensò: «Se resto ancora
divento un cioccolatino…
Magari divento un uovo
con dentro la sorpresa…
Signori, me ne vado,
vi saluto, senza offesa».
Giovannino Perdigiorno,
viaggiando in carrozzone,
capitò nel paese
degli uomini di sapone.
Gli uomini di sapone
e le loro signore
sono sempre puliti
e mandano buon odore.
Sono bolle di sapone
le loro parole,
escono dalla bocca
e danzano al sole.
Fa le bolle il papà
quando sgrida il bambino,
fa le bolle il professore
mentre spiega il latino.
Nelle case, per le strade,
dappertutto, in ogni momento,
milioni di bolle
volano via col vento.
Il vento le fa scoppiare
silenziosamente…
e di tante belle parole
non rimane più niente.
Giovannino Perdigiorno,
viaggiando a casaccio,
capitò nel paese
degli uomini di ghiaccio.
Vivevano in frigorifero
con l'acqua minerale,
con il latte, la carne
e il brodo vegetale.
Se qualcuno per sbaglio
apriva lo sportello
gridavano: — Chiudete!
Ci si disfa il cervello!
Mangiavano soltanto
gelati e cremini,
coi cubetti di ghiaccio
si facevano i cuscini.
— Al sole ci state mai? —
Giovannino domandò.
— Al sole? Tu sei matto…
Ci scioglierebbe. Ohibò!
— E il cuore ce l'avete
in quel petto ghiacciato?
— Il cuore? Scaldava troppo,
lo abbiamo eliminato.
«Che popolo sottozero, —
si disse Giovannino,
— mi si gelano le orecchie
solo a stargli vicino».
Giovannino Perdigiorno,
viaggiando in cavallo a dondolo,
capitò nel paese
più elastico del mondo.
Era un paese instabile,
acrobatico, insomma
era giusto il paese
degli uomini di gomma.
Per le strade vedevi
simpatiche persone
che saltavano e rotolavano
anche meglio di un pallone.
Se cadevano si rialzavano
senza una sbucciatura:
di picchiare il capo nel muro
non avevano paura.
Avevano di gomma
le mani, i piedi, il naso,
ma il nostro Giovannino
era poco persuaso…
— In testa, che ci avete?
— Aria, naturalmente.
— E come fate a pensare?
— Non pensiamo per niente.
— Ecco, volevo ben dire…
Il paese pareva bello,
ma la testa qui serve solo
per tenerci il cappello.
Giovannino Perdigiorno,
con tempo piovoso,
sbarcò da un'astronave
sul Pianeta Nuvoloso.
Su quel mondo tutto grigio
non ci sono che nuvole:
sono nuvole i monti,
sono nuvole gli alberi.
Ci sono città di nuvole
e uomini-nuvoloni,
che fanno la faccia scura
e mandano lampi e tuoni.
Corrono per le strade
nuvolette nere che mai:
sono nuvole-automobili
e nuvole-tramvai.
Ci sono nuvole-gatti
sui tetti di nuvolaglia
e cacciano topi-nuvole
schizzando tra la fanghiglia.
Giovannino non resiste
a tanta nuvolosità
e fugge in cerca di sole
tre Galassie più in là.
Giovannino Perdigiorno,
viaggiando in supersonico,
capitò nella capitale
del Pianeta Malinconico.
Era un giorno di sole,
l'aria calda e turchina,
ma la gente per la strada
camminava a testa china
e diceva: — Che peccato,
questo tempo non durerà,
chi sa che nubifragio
domani scoppierà!
Al ristorante il cibo
era buono, a buon mercato,
ma i clienti borbottavano:
— Che peccato, che peccato,
dopo il bello viene il brutto,
dunque purtroppo è chiaro
che domani si mangerà male
e si pagherà caro…
Chi prendeva dieci a scuola
diventava d'umor nero
e piangeva: — Sarà triste,
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