Domenico Petrilli - Principi della conoscenza dell'interno e dell'esterno.

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Principi della conoscenza dell'interno e dell'esterno.: краткое содержание, описание и аннотация

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Approcci alla psicologia da un punto filosofico secondo una descrizione che abbraccia la fisica, ovvero l'essere organo e il partire da un organo della conoscenza secondo una analisi anche quantica del funzionamento cerebrale, ovvero in quanto implicita al testo e non esplicitata

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danza tra sentimento di sé e sentimento dell’oggetto e del nichilismo come percezione legata alla assenza di forma dell’a-temporale per via del concetto relativo di spazio e tempo. Sembra che ci sia un movimento nella percezione esterna che soddisfa la volontà acquisitiva pulsionale inconscia. La elaborazione razionale che determina il passaggio dall’inconscio al conscio sembra sottomessa ad un incognito

in quanto pone incognite dell’inconscio. La capacità percettiva inconscia prescinde dall’esistenza temporale, e se ciò sembra astruso basti il ricordare che diversi psicoanalisti e scopritori dell’inconscio lo affermano, anche se non viene ciò da me affermato in toto alla luce di quanto si venne a teorizzare. Il tempo è necessario ,come successione, alla associazione, alla quale è sottomessa la funzionalità razionale. Ciò determina problemi di contingenze delle idee che si strutturano in opposizione alla indefinizione, ovvero del caos associativo inconscio, contingenze di idee che da questa angolazione soddisfa e questa volta si sottomette alla forza cieca della pulsione ,o meglio di più pulsioni, che determinano il movimento astratto e dismesso dell’inconscio. La necessarietà e fondamentalità della distinzione è comunque ribadita dalla stessa articolazione del senso interno il cui linguaggio si esplicita attraverso i segni distintivi della diversificazione delle idee, commisti al sentimento che tali idee suscitano, e che compongono la coscienza nel suo binomio voluto da Hegel coscienza-autocoscienza che ribadisce la necessarietà della diade da cui deriva la pluralità delle idee in un gioco definito da Sartre riflesso-riflettente, ed in tal caso tra assenza di tempo- assenza di definizione dell’inconscio e necessità della distinzione siamo con Nietzsche sul piano strutturale dell’inconscio, e con Freud tra esistenza e inesistenza per dirla in termini kantiani. Nella forma vigente di esistenza comunque la diversificazione delle idee sembra indissolubilmente ed apparentemente correlata alla percezione del dato materiale, che è il medium dell’oggetto, ovvero del senso interno . Di qui lo stretto legame e rapporto di dipendenza che unisce inscindibilmente percezione e materia ,da un lato, e la diversificazione delle idee dall’altro, e da cui deriva una remota possibilità che la diversificazione delle idee e quindi la possibilità di ragionare si leghi alla percezione stessa della materia da cui indubbiamente derivano esaltazioni materialistiche e naturalmente il meccanicismo. Ma con ciò verrebbe inevitabilmente posta in discussione l’esistenza di Dio, ovvero sia il suo ruolo di artefice sia in quanto entità non corporea. Tale diversificazione delle idee è poi in modo imprescindibile legata al principio di movimento che presiede alla diversificazione della materia e alla conseguente molteplicità delle sensazioni. Il principio di movimento è un'altra caratteristica necessaria e insita alla diversificazione della materia formulato da Eraclito, e dire che esso si riferisce al tempo è una semplificazione considerato anche il suo legame ad una forza sia attiva che passiva. Tale principio di movimento poi nelle concettualizzazioni di Aristotele legate alla qualifica di motore immobile di Dio, promanerebbe da Dio stesso, da cui una caratteristica della passività che non è astrusa considerato il movimento del pendolo. Con ciò Aristotele si pone in netto contrasto con Platone che presumibilmente vorrebbe tale movimento derivante dalla diade indefinita, ragionando però lo stesso in modo fisico, ovvero in modo di unificare nella sua concezione dell’uno il grande e il piccolo , l’uno e i molti, tesi ed antitesi, ossia dialettica, e dunque in un ottica di intreccio reciproco da cui usando successive affermazioni di Sartre attraverso un opera di riflesso reciproco si origina la pluralità del dato materiale a livello ideale e associativo fermo restando la dinamica del condizionamento. La attribuzione alla diade del potere generatore di movimento esalta visioni meccanicistiche, numeriche, nelle ricostruzioni della filosofia della natura o fisica. Tale discorso riceve il suo fondamento dall’importanza che Platone attribuiva alla idea nella determinazione del sostrato materiale ,ad opera di un demiurgo, il cui significato del termine non è chiaro, e residua il fatto che tale duplicità, ovvero quello coscienza-autocoscienza, trova riscontro nella genesi della idea formulata da Hegel che si concretizza nei capitoli dedicati alla coscienza infelice o scissa, ovvero la impossibilità di una assenza di una situazione di scissione, ovvero di molteplicità, solo che tale scissione è strutturale, e Lacan la sostanzia nel dialogo degli Io immaginari. Si possono analizzare anche al riguardo la eventuale possibilità di coincidenza del principio di movimento alla volontà, e con ciò si deve giungere alla forza, volontà teorizzata da Schopenhauer facendo attenzione alle connotazioni ateistiche o blasfeme che tale connessione reca seco facilmente superabili nell’ottica di un’ auto- funzionamento dell’organismo che continua ad essere governato da colui che genera il movimento attraverso la tesi della non volontarietà di determinati movimenti, ovvero che esulano dalla volontà soggettiva. Seppure tale volontarietà- involontarietà sia stata ricondotta nei canoni ateistici attraverso la formulazione del concetto di autoconservazione di Darwin susseguentemente accettato anche da Freud nella definizione dell’inconscio (si ricordi la libido e la fase anale) anche la formulazione del concetto di autoconservazione rientra comunque nella conservazione del movimento . Da ulteriore angolazione prospettica la

distinzione deriva dalla ragione che elabora le sensazioni e attraverso tale opera del ragionare le distingue attraverso un opera di schematismo razionale che accomuna le analogie dell’esperienza con la preghiera però di non lasciarsi più ingannare dalle degenerazioni narciso-idealistiche che tali analisi determinano. Ora la forma che presiede a tale schematismo razionale è costituita dal binomio piacere-dolore,

primordiale, conservativo, ma non solo e da cui si determinano ,attraverso la caratteristica dell’attività razionale di sviluppare analogie, le correlative elaborazioni razionali che si ricollegano schematicamente a tali due sensazioni. Da tale capacità della ragione di determinare analogie nella percezione del sostrato materiale, ovvero analogie delle sensazioni spiacevoli e piacevoli , eros e conservazione, dolore-trauma e piacere- eros , si coglie poi quel particolare modo di essere dell’errore che deriva dalla falsificazione della ragione ossia in un suo fallire in tale attività di schematismo nel procedimento analogico che dalla ragione appunto origina, o meglio kantianamente la analogia segna il trapasso dall’intelletto alla ragione. Altro è l’errore derivante dalla attività conseguenziale della ragione che va messo in relazione alla ragione del trascendere, che è un non essere nell’essere, ovvero una negazione dell’essere teologicamente e ciò in senso idealistico. Si sottolinea che lo sviluppo delle analogie da parte della ragione è attinente e coglie non solo la netta separazione dello stato piacevole e dello stato doloroso ma anche una commistione di stati la cui definizione deriva dalla chiusura temporale che struttura il tempo di percezione che si radica nel contatto ovvero nella durata del contatto che è la percezione stessa con le variabili delle alternazioni dei sensi, ma anche tempo di percezione che si radica nel movimento del corpo-oggetto da cui la percezione deriva e attraverso il cui movimento del corpo-oggetto della percezione si struttura determinando non solo commistioni ma anche differenti gradi intensivi di piacere e dolore, ovvero trattandosi comunque di movimento che si interseca con la durata del contatto. La diversificazione delle sensazioni è infinita e il determinarsi e ricorre delle stesse condizioni spazio-temporali è pressocchè impossibile, come teorizza Eraclito. L’opera del ragionare si fonda come accade con la diversificazione della materia sulla diversificazione delle idee e quindi poggia sul fatto che sia l’idea sia la materia presuppongono la distinzione, ovvero in tal senso l’idealismo è un riflesso della materia, ovvero materialismo dialettico, tranne che per quanto riguarda gli oggetti del trascendere ed essendovi il trascendere materialistico, e da ciò riceve numericamente la sua elevazione a potenza, l’idealismo. Ma una ulteriore conferma della fondamentalità della distinzione deriva dal porsi a mezza via tra diversificazione della materia e diversificazione delle idee, la diversificazione della sensazione o della rappresentazione di essa(si ricordino anche le tesi di Eraclito relative al fatto che non ci si può gettare due volte nello stesso torrente e se ne esaminino le questioni in termini di ripetitività di azioni a livello idealistico in una analisi di influenzamento operato dall’ambiente che è anche ricostruito in termini di strutturazione dell’affettività del soggetto e comprendete meglio il fraseggio di Eraclitoecc.) che struttura l’operare idealistico della ragione. Ma la ragione forse non è solo idealistica ma anche numerica. Il numero come proporzione racchiude la materialità. Con ciò forse si deve affermare la necessità della distinzione non solo a livello empirico ma trascendentale. Può ingenerare confusione il fatto che essa operi a più livelli. Tali livelli vanno necessariamente scissi per quanto si presentino congiunti in modo imprescindibile tra loro. La distinzione opera:

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