Domenico Petrilli - Principi della conoscenza dell'interno e dell'esterno.
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Principi della conoscenza dell'interno e dell'esterno.: краткое содержание, описание и аннотация
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A livello di diversificazione della materia da cui deriva la molteplicità delle sensazioni che sono intimamente connesse in parte alla elaborazione razionale delle idee.
A livello della diversificazione o molteplicità delle idee
A livello sotto categoriale, rispetto alla struttura della idea ,come molteplicità della rappresentazione della sensazione derivante dalla percezione della materia che si basa sulle proiezioni dell’io conoscente ,all’oggetto (la conoscenza aderisce l’oggetto creando una situazione di piacere e soprattutto sicurezza rispetto la paura derivante dall’incapacità della sensazione di riceverne la sua elaborazione razionale o apprendere)
Tale piacere, tornando a parlare del piacere , deve essere considerato strutturale alla scissione del Sé emozionale in quanto rappresenta il piacere iniziale. L’intensità del piacere vibra in base alla proporzione di sentimento di ciò che l’essere o ente e all’essere o ente promana attraverso la sensazione e in tale senso va interpretata la schiusura heideggeriana in quanto tale esistenziale. In tale gioco consiste l’aritmia del piacere anche inconscio mentre a livello di coscienza come espressione di soddisfacimento inconscio della libido che prorompe alla coscienza si deve ricordare la ripetitività dell’idea e relativa associazione.
Una particolare idea di equilibrio deriva da una associazione costante del sentimento all’idea in costanza di situazione. L’in costanza di situazione è difficilmente determinabile di qui la scissione idea e materia. Presupposto della possibilità di esistenza e di conseguenza della elaborazione razionale sono quelle che da alcuni filosofi sono classificate come intuizioni pure in quanto rappresentano
i presupposti all’interno di cui e attraverso cui diviene possibile la molteplicità e la sua percezione e successiva elaborazione razionale. Tali sono lo spazio e il tempo. Il tempo può assumere una connotazione razionale ed è tale aspetto del tempo che induce a ritenere che esso sia una intuizione pura. La connotazione razionale del tempo si correla strettamente alla elaborazione razionale e soprattutto all’opera del diversificare e distinguere insiti nel ragionamento stesso. Da questa prospettiva il tempo assume una connotazione soggettiva e idealistica quale quella attribuitagli da Kant. Da altro punto di vista il tempo diviene necessario alla diversificazione e al movimento in quanto senza una dimensione temporale la diversificazione e il movimento non potrebbero svolgersi. Da ciò da un lato una connotazione oggettiva del tempo e dall’altro il suo delinearsi come intuizione pura nel gioco riflesso auto-riflesso di cui sopra si è parlato. Sul rapporto necessario spazio-tempo e sulla legge della relatività si potrebbe presupporre che senza il tempo la materia non esisterebbe anzi esisterebbe il nulla. Ma dal punto di vista soggettivo non possiamo determinare analiticamente una qualificazione del tempo come intuizione pura in quanto non sappiamo quanto la necessità temporale sia da attribuire alla diversificazione delle idee e quanto un fondamento della temporalità derivi dalla diversificazione delle idee stesse . Riguardo allo spazio affinchè esso possa essere percepito è necessario che sia riempito di materia(da tale ragione forse deriva la qualificazione della materia come sostanza). E’ necessaria poi la presenza del soggetto senziente che percepisce la materia. Il discorso sulla materia poi presuppone quello sull’antimateria che influisce con l’elemento materiale in una dialettica o flusso simile a quello che esplicita in chiave materiale la dialettica tra essere e non essere, rimarcando in tal modo le mie affermazioni l’ importanza della teorizzazione della logica degli opposti di Hegel che in parte riprende l’analisi platonica sulla diade indefinita non potendo essere attribuita all’anti-materia ulteriore qualifica se non quella di metafisica o idea, ovvero la idea del non essere della materia che per via dei generali diviene idea del non essere, od anche morte, e dunque nichilismo racchiuso non solo nell’antimaterialismo ma anche nell’anti- idealismo, nichilismo esteriore ed interiore fino all’assoluto, e residuando l’interrelato al nichilismo che sono distruzione e sadismo, comunque istinto e desiderio di morte. Contestualizzando il discorso in chiave materialistica si potrebbe addivenire alla conclusione che la materia possa essere modellata in analogia all’organizzazione del sostrato non empirico. Avevano ben chiaro ciò i greci. E infatti Euclide avendo percepito l’intuizione pura dello spazio, e ricercava nella geometria una definizione spaziale dell’essere, l’apparenza hegeliana, ossia una perfetta geometria mentre invece Pitagora concentra le sue ricerche in chiave numerica ma fisica(ma anche la matematica è in parte geometria essendo rapporto) avendo ambedue ragione e onorando con ciò la ricerca filosofica che successivamente verrà racchiusa in maniera sublime ma non perfetta nell’idea platonica che riprenderà le precedenti argomentazioni di Parmenide sull’unità dell’essere con plausibili e legittime variazioni. L’influenza di Pitagora su Platone è evidente nell’importanza che egli attribuiva alla matematica quale requisito che pretendeva possedessero gli allievi che entrassero a far parte della sua scuola. Nell’ambito del problema relativo alla definizione dello spazio va ricondotta l’antinomia kantiana fra divisibilità - indivisibilità e le analisi di Einstein sulla divisione delle particelle. Aderisco all’idea che lo spazio sia stato riempito inizialmente da un'unica materia che in base al principio di diversificazione della materia si è successivamente distinta e ciò è coerente con la idea del rimbalzo, ovvero la concentrazione della massa in un solo punto o centrale o attrattivo fisicamente ed entrambe le determinazioni sono presenti una a livello dell’aristotelismo, fino con ciò al problema successivo che dischiude il discorso nel nichilismo sadico di quanto detto sulla antimateria. Il problema metafisico di S. Agostino relativo alla confutazione se Dio è artefice o architetto è qui risolto con la considerazione che la materia sia stata da lui creata. Il principio di diversificazione della materia reca seco poi in sé l’idea del limite, che è contingente a quello di distinzione ma non si ferma allo stesso, ovvero contiene altro. Il limite risiede a livello anche di tesi sulla spazialità delle idea sulle caratteristiche del movimento successivo che annienta il precedente. Il limite inerente alla idea è duttile in quanto può essere contestato ed inoltre in base alla legge di associazione, e volendo connotare numericamente la idea come uno permane la composizione alfabetica ovvero la sua associazione-dissociazione, neologismi a me cari. In tal senso il movimento reca con sé la facoltà di annientare o non essere che trova legittimità nonostante la considerazione che parte della idea che si determina
poggia su una reminiscenza del sentimento o con una formulazione più generica ed inclusiva sul ricordo che ha originato quella precedente, secondo una continuità che è la associazione
e il tempo, come percezione soggettiva ed assoluta. Quest’ultimo status dell’idea incide sulla duttilità inerente al concetto di limite dell’idea, ovvero la duttilità consiste nella spazialità della idea che comunque può essere annullata da altri determinativi. Sembra che l’idea sia volontà di potenza in quanto ha la capacità di espandersi attraverso la sensazione e la associazione derivante, ma autonoma sempre essendo la volontà un concetto inclusivo. La associazione è la elevazione a potenza della idea che si unisce in ottica materialistica alla condizione che determina il prodursi della situazione che definisco sinteticamente rappresentazione della sensazione. Analogicamente poi si proceda per quanto riguarda la materia, ovvero nel senso del contingente e delle relazioni del contingente( non ingeneri confusione il fatto che stiamo parlando delle analogie tra procedimento razionale e sua genesi da un lato e procedimento di diversificazione della materia dall’altro); da tali caratteristiche del movimento si coglie la centralità di tale operazione di diversificazione, in quanto volitiva, e in concatenamento l’essenzialità della distinzione che deriva da tale facoltà dell’annientare, ed anche creare, attraverso cui come afferma Eraclito si determina il movimento da cui alla fine trarrebbe origine la successione che legittima l’ordine temporale, fino allo strutturalismo- destrutturalismo cartesiano. Da un punto di vista geometrico poi il limite rappresenta il confine della collocazione spaziale il cui opposto è il kaos, o indefinizione ,o indeterminatezza la cui legittimità deriva pur sempre da un opera di rimescolamento degli elementi con ciò esaltando sempre tali caratteri comunque il ruolo del principio di movimento. All’interno di tale meccanismo si pone comunque sempre l’uomo inteso come soggetto ,ossia in quanto soggetto che percepisce la diversificazione o il movimento e la materia stessa ,e dalla cui opera del diversificare trae origine la spiegazione e la confutazione di esso anche come oggetto , ossia come materia. Dalla scissione dell’uomo in materia e ragione attraverso cui prende corpo la qualificazione dello stesso quale animal rationale deriva quella auto-definizione che eleva l’uomo rispetto alla qualifica di oggetto. Se tale definizione appartenga anche al genere animale è opinabile. Le tesi di Schopenhauer che conducono poi alla affermazione della volontà quale cosa in sé (a mio dire eccellenti) rappresentano la capacità da parte di quest’autore di cogliere forse un universale ,che si specifica poi a livello di oggettità in sottospecie delle determinanti volitive di cui una risiede dalla separazione conscio- inconscio, ovvero ciò se si considera la volontà come cosa in sé e dunque sostanza, ed ovviamente qualcuno pensa alla sostanza o alle sostanze, ovvero alla materia, ma Cartesio parlava di res cogitans, e Kant di cosa in sé quale sostanza . La presunta preminenza dell’uomo porta con sé alla scissione delineata da Kant tra immanentismo e metafisica, tra intelletto e ragione, ma anche e di nuovo tra materia e forma e soprattutto all’intersecarsi del sostrato materiale a quello della elaborazione materiale, abilmente ricostruito nel trattato delle forme ,ossia il Parmenide platonico, e rimane comunque l’assioma che se lo spazio non fosse riempito di qualcosa verrebbe meno la stessa idea di spazio, ovvero possono porsi degli ulteriori. Se fosse riempito da una sola materia verrebbe di conseguenza meno la possibilità di esistenza materiale, ragionando secondo visione, e di conoscenza materiale che si fonda sul pluralismo e sulla molteplicità. Da ciò quindi la importanza del principio di diversificazione della materia che è alla base della esistenza materiale appunto e su cui in parte poggia il procedere della elaborazione razionale. La materia ci schiude il segreto della sua creazione culminando in quell’associazione materia e idea che portando ad una preminenza dell’idea sulla materia come anche sulla forma e sul tempo con ciò connota la componente razionalistica e soggettivistica, con riferimento alla opposizione razionale-irrazionale. Essi, ovvero ragionando con Kant sarebbero qualità dell’idea in quanto tali partecipanti alla dialettica essere-non essere, e con ciò giungiamo alla teologia, ovvero agli attributi e ai modi di Spinoza. L’intersecarsi della dialettica essere e non essere materiale insita nella diversificazione unita alla diversificazione ideale che configura la dialettica essere o non essere nell’oggettità, o oggettività ,configura e determina la impenetrabilità della sostanza. Fermo restando che non necessariamente devono intepretarsi tali costruzioni come fisiche ma anche come possibilità del fisico come creazione del soggettivo. La impenetrabilità della sostanza deriva anche dalla scissione che l’io pone tra sé ed oggetto. In ciò si comprendono le mie affermazioni sulla importanza della sensazione tattile in un ottica di trascendenza della materia, ma spaziale. Si evince anche che la enucleazione e le specificazioni del mio pensiero è in relazione alla spazialità delle idee che legittimerebbe ipotesi di contingenza spaziale nella associazione, ovvero è aderente ad un certo Platone come anche Socrate. La contingenza spaziale ideativa è mossa dalla coincidenza temporale del collocarsi fortuito della idea in base al movimento pulsionale
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