T. M. Bilderback - Mamma Mi Ha Detto Di Non Venire

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Una società di sicurezza diventa casualmente un nemico mortale di un folle leader del cartello della droga messicano.
Prendete quattro persone che sono amiche dai tempi del college. Aggiungete il desiderio di proteggere il prossimo. Inserite uno sguardo amante del piacere della vita e mescolate con un tocco di un modo non proprio da manuale di fare le cose, e cosa avrete? I soci della Sicurezza di Justice. Sono Joey Justice, da cui la società ha preso il nome, Misty Wilhite, l'amore della vita di Joey, Dexter Beck, maestro di arti marziali e appassionato di computer, e Percival ” Re Louie” Washington, che ha una sorprendente somiglianza facciale con un particolare personaggio dei cartoni animati. In questa storia introduttiva, i soci forniscono sicurezza per una società di mostre canine, con una morte inaspettata proveniente da una fonte sconosciuta. Forniscono anche la protezione per un campionato di boxe dei pesi massimi che non ha alcuno sfidante, e sono assunti per indagare sulla morte di due adolescenti innocenti. Queste morti sono legate a un contratto con il governo e, attraverso uno sfortunato incidente, si rendono nemici mortali di un folle capo del cartello della droga messicano. Sono aiutati dal loro collegamento con il governo, l'agente dell'FBI Marcus Moore. Ma con la situazione che diventa sempre più grave, possono questi quattro improbabili eroi continuare a rimanere in vita? Ispirato alla classica canzone dei Three Dog Night, Mamma mi ha detto di non venire, è un'avventura che non dimenticherete!

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“Avvertirò i giornali,” scherzò Jessica.

Mentre scendevano in ascensore, Joey attivò il suo cellulare.

“Chi stai chiamando?” chiese Misty.

“Hank. Voglio che presti attenzione a qualsiasi nuova faccia ispanica.”

Hank era Hank McFeely. Hank possedeva un bar sulla Valle delle puttane, chiamato “McFeely's”. McFeely's, generalmente chiamato nella via “McFeelme’s” (“McToccami”), era un posto da duri che serviva superalcolici ai clienti più tosti, e aveva la nomea di poter fornire quasi tutto quello che una persona potesse cercare. Lì scoppiavano puntualmente delle risse.

Qualcuno rispose al telefono. “McFeely's.”

“Hank?”

“Sì.”

“Sono Joey Justice. Come stai?”

“Joey, razza d’idiota! Sto benissimo. È bello sentirti!”

“Hank, ho bisogno di un favore.”

“Dimmi, Joey.”

“Potresti tenere gli occhi aperti su eventuali nuovi avventori ispanici che dovessero spuntare nel tuo bar?”

“Divertente che tu lo chieda. Ne ho ospitato un paio qui nelle ultime tre sere. Hanno sempre occupato un separé, se ne sono stati per conto loro e hanno bevuto bicchieri di rum.”

“Creano problemi?”

“No, come ti dicevo, se ne stanno per conto loro. Però li ho visti da vicino. Hanno uno sguardo crudele e so che hanno sempre addosso delle armi.”

“Fammi un altro favore, Hank. Se si fanno vedere stasera, chiamami subito, d'accordo?” Diede a Hank il suo numero personale di cellulare.

“Lo farò, Joey.”

Riattaccarono.

L’ascensore si aprì sul garage dei dipendenti e la coppia se ne uscì. Ognuno dei soci aveva una berlina Nissan di quell’anno per uso personale. Ognuna delle berline era fornita di pneumatici a prova di foratura, vetri antiproiettile e una blindatura sufficiente a resistere alla maggior parte delle armi leggere. La coppia ne scelse una e lasciò l’edificio della Sicurezza.

Mentre viaggiavano, si tenevano per mano e parlavano di cose che non riguardavano gli affari. La coppia era profondamente innamorata, e lo era da quando si erano conosciuti al college. Parlavano spesso di matrimonio, ma nessuno dei due aveva fretta... anche se entrambi sapevano che non ci sarebbe mai stata un’altra persona per entrambi.

Quando giunsero al condominio sulla Quarta Strada, Joey parcheggiò la Nissan e si rivolse a Misty.

“Ecco cosa penso, piccola,” disse. “Interroghiamo i testimoni che videro la Cadillac. Se non riescono ancora a ricordare granché dell’auto, diremo loro che a volte la mente memorizza più informazioni di quelle che può recuperare a livello cosciente. Poi chiederemo loro se gli dispiacerebbe sottoporsi all’ipnosi, per controllare nel caso ricordassero più dettagli. Ti convince?”

“Fantastico.”

“Furbacchione.”

“Sì, ma io sono il tuo furbacchione.”

Uscirono dall’auto. Joey premette il pulsante di protezione sul suo portachiavi. Se l’auto fosse stata manomessa e l’allarme non fosse riuscito a spaventare chi l’aveva manomessa, dopo trenta secondi questo dispositivo avrebbe elettrificato l’esterno dell'auto con una carica di cinquantamila volt e disattivato completamente il sistema di accensione.

“Chi stiamo cercando?” chiese Misty mentre entravano nell’edificio.

“Il signore e la signora Vincent Bercik. Sono al primo piano - appartamento cento e uno.”

Raggiunsero l’appartamento. Misty bussò. Dopo un momento, udirono uno scalpiccio dietro la porta e capirono che erano osservati attraverso lo spioncino della porta.

“Chi è?” arrivò una voce flebile dall’interno dell’appartamento.

Joey avvicinò il suo biglietto da visita allo spioncino. “Joey Justice e Misty Wilhite. Siamo della Sicurezza di Justice. Vorremmo parlare con lei per un momento, se possibile.”

“Può spostare il biglietto da visita?” disse la voce.

Joey spostò il biglietto da visita e guardò direttamente lo spioncino. Dopo un momento, sentirono diverse serrature che erano sbloccate e la porta si aprì. Una signora anziana attendeva sulla porta.

“È davvero lei!” disse. “La vidi sul telegiornale due mesi fa!”

Joey sorrise leggermente. “Me lo ricordo. Il telegiornale di Canale Sette, vero?”

“Certo che sì! E come ha detto che si chiama questa bella signora?”

“Lei è una dei miei soci, Misty Wilhite. Lei è per caso la signora Bercik?”

“Sì, sono io. Non volete entrare?”

“Grazie, signora,” disse Misty con un sorriso.

Misty e Joey entrarono nell’appartamento. Le pareti erano coperte di fotografie, molte delle quali erano in bianco e nero o a colori sbiaditi. Soprammobili e cornici coprivano ogni superficie disponibile. Mobili vecchi, ma dall’aspetto accogliente, occupavano il soggiorno. L’appartamento sapeva di chiuso e di muffa, come se fosse stato a lungo senza aria fresca.

“Non vorreste sedervi, per favore?” chiese la signora Bercik.

“Grazie, signora Bercik,” disse Joey.

Joey e Misty si sedettero sul divano. La signora Bercik si sedette su una poltrona comoda all’aspetto.

“Signora Bercik...,” cominciò Misty.

“La prego, mi chiami Marlene.”

Misty sorrise all’anziana signora. “Sì, signora. Joey ed io siamo stati assunti per indagare sulla strage al piano di sopra, e il suo nome spuntò dai verbali della polizia.”

“Oh, dissi alla polizia che non ne sapevo nulla,” disse la signora Bercik. “Vince ed io stavamo rientrando da una visita a mia sorella. Non sentimmo neppure uno sparo.”

“Ma voi riferiste di aver notato una Cadillac parcheggiata accanto al marciapiede con il motore acceso,” disse Misty.

“Sì, è così. Ma non vedemmo nessuno entrare o uscire dall’auto, e non riuscimmo a vedere all’interno. I finestrini erano molto oscurati, quasi come quelli di una limousine. Diedi solo un’occhiata. Vince se la stava passando male, ed io avevo le mani occupate.”

“Suo marito potrebbe ricordare l’auto, Marlene?” chiese Joey.

“Signor Justice, mio marito non riesce a ricordare se ha fatto colazione stamattina. Ha l’Alzheimer.”

“Mi spiace. Non lo sapevo,” disse Joey.

“Non c’è motivo per cui dovrebbe saperlo. Alcuni giorni sono migliori di altri.”

“Quello che le vorremmo suggerire, Marlene, se è interessata,” disse Misty, “è che abbiamo un qualificato...”

Un uomo anziano con un deambulatore si trascinò nel soggiorno. Aveva uno sguardo determinato sul viso.

“Ci penso io, tenente,” disse l’uomo. “La zona è quasi sicura.”

“Oh, Vince,” disse la signora Bercik. Si alzò, prese l’uomo per un braccio e lo guidò verso la sedia libera. “Caro, non c’è bisogno di rendere sicura la zona. La guerra è finita.”

“Sono il sergente Bercik per te, soldato!” sbottò il signor Bercik mentre si sedeva. “E ci sono dei vietcong in tutta questa zona! E trenta di Pinky!”

“Calmati un attimo, Vince. I Vietcong non ti attaccheranno oggi.”

“Vietcong?” disse l’uomo anziano. “Di cosa sta parlando, signora? E voi chi siete?”

La signora Bercik sospirò mentre sistemava il marito sulla sedia. “Sono tua moglie, caro. Marlene.” A Joey e Misty disse: “Mi dispiace tanto. Sta passando di nuovo una brutta giornata.”

Il signor Bercik parlò di nuovo. “Non sto avendo una brutta giornata! E trenta di Pinky!”

“Non conosciamo nessuno di nome Pinky, Vince,” disse la signora Bercik.

“Marlene, quello che le stiamo proponendo è che lei si sottoponga all’ipnosi,” disse Misty. “Pensiamo che in questo modo potrebbe ricordare più dettagli sulla Cadillac.”

“Cadillac?” disse il signor Bercik. “Un’auto dannatamente costosa. Non posso permettermela con lo stipendio di un sergente. Trenta di Pinky.”

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