Anche da questo punto di vista l’elemento della imitazione si collegava strettamente con il Genius loci e con una creatività sostenuta e arricchita dal contesto ambientale ben curato. Ancora oggi, sia all’interno delle mura che fuori, nella campagna toscana, sono riconoscibili quei particolari elementi di armonia che ci appaiono come il frutto di una intelligenza collettiva, quasi un istinto di chi ha vissuto quell’ambiente, spontaneamente creato sulla base di una grande sensibilità estetica.
La forza economica di Firenze nel Rinascimento non era fatta soltanto dal design-thinking, beneficiava di una complessa serie di fattori economici e culturali.
Se questa è la lezione della storia, troviamo in essa molti utili riferimenti per affrontare oggi i complessi problemi economici dell’Italia. E non solo di essa.
1 D. HERLEY, CH. KLAPISCH-ZUBER, I toscani e le loro famiglie. Uno studio sul catasto fiorentino del 1427 , il Mulino, Bologna 1988, pp. 329-362.
2 Il tema che viene affrontato di seguito, oltre che su mie dirette indagini tiene conto di molti altri studi relativi all’artigianato basso medievale, bibliografia articolata e complessa dalla quale emergono i lavori di Donata Degrassi dedicati all’economia artigiana nell’Italia medievale.
3 F. AMMANNATI, Un calzolaio del Quattrocento: Girolamo Talducci e la sua bottega in Porta Santa Trinita , «Prato Storia e Arte», 113, 2013, pp. 143-155.
4 G. NIGRO, Il tempo liberato . Festa e svago nella città di Francesco Datini , Istituto Internazionale di Storia Economica «F. Datini»-Prato, Prato, 1994, pp. 15-28.
5 G. NIGRO, Il tempo liberato , cit., pp. 7-10.
6 ARCHIVIO DI STATO DI PRATO, Fondo Datini , 1154, XXI, Quadernuccio degli scioperii, Compagnia di Arte della Lana di Prato.
7 G. NIGRO, Gestione del personale e controllo contabile. Un significativo esempio nella Toscana Basso medievale , in Fra spazio e tempo: studi in onore di Luigi De Rosa , a cura I. Zilli, I/III, Napoli [1995], I, Dal Medioevo al Seicento , pp. 809-821.
8 G. NIGRO, Per una analisi dei modelli di spesa e di investimento nella Toscana del XIV e XV secolo. Livelli di ricchezza o ceto di appartenenza? in Ricos y pobres: opulencia y dessarraigo en el Occidente medieval , XXXVI Semana de estudios medievales, Estella 20-24 julio, 2009, Gobierno de Navarra, Pamplona 2010, pp. 247-274.
9 Una sintesi di questo processo, complesso e articolato, si può trovare in G. NIGRO, M. SPALLANZANI, Intrecci mediterranei: tra economia e arte , in Intrecci Mediterranei. Il tessuto come dizionario di rapporti economici, culturali e sociali , Prato 2006, pp. 16-21.
10 D. CATELLACCI, Diario di Felice Brancacci, ambasciatore con Carlo Federighi al Cairo per il Comune di Firenze (1422) , «Archivio storico italiano», S. IV, VIII, 1881, pp. 157-188. G. CORTI, Relazione di un viaggio al Soldano d’Egitto e in Terra Santa , «Archivio Storico Italiano», CXVI, 1958, pp. 247-266, p. 255.
11 A. ORLANDI, Oro e monete da Costantinopoli a Firenze in alcuni documenti toscani (secoli XV-XVI ) , in Relazioni economiche tra Europa e Mondo Islamico. Secc. XIII-XVIII, Europe’s Economic relations With The Islamic World 13th-18th Centuries , a cura di S. Cavaciocchi, Atti della «Trentottesima Settimana di Studi», 1-5 maggio 2006, Istituto Internazionale di Storia Economica «F. Datini»-Prato, Le Monnier, Firenze 2007, pp. 981-1004.
12 A. ORLANDI, Affaires et dévotions dans les documents des marchands florentins (1450-1550) , in L’Économie des dévotions. Commerce, croyances et objets de piété à l’ époque moderne , a cura di A. Burkardt, Presses Universitaires de Rennes, Rennes 2016, pp. 323-346.
13 A. ORLANDI, Playing with Luxury: Dolls ad Ambassadors for the Florentine Business Community in Sixteenth-Century Spain? , «Journal of Early Modern History», 22, 4, 2018, pp. 259-278.
14 G. VASARI, Le vite de’ più eccellenti, scultori e architetti di Giorgio Vasari , Firenze, Le Monnier, Firenze 1846; reperibile all’indirizzo internet: < https://books.google.it/books?id=edJfAAAAcAAJ&pg=PA37&dq=>, consultato il 22 novembre 2017.
15 Sul tema dei consumi di lusso rinvio a una breve ma efficace sintesi di Angela Orlandi che iniziando dalle posizioni di Roberto Sabatino Lopez e Armando Sapori offre una panoramica degli studi sull’argomento fino a Mary Douglas, Baron Isherwood, Richard Goldthwaite e Arijun Appadurai. A. ORLANDI, Tra austerità e lusso. Modelli di consumo dei mercanti fiorentini tra XIV e XV secolo , in Faire son marché au Moyen Âge. Méditerranée occidentale, XIII e -XVI e siècle , a cura di J. Petrowiste e M. Lafuente Gómez, Casa de Velázquez, Madrid, 2018, pp. 31-45.
16 G. NIGRO, L’economia , in Eccellenza, Innovazione, Creatività nella Storia della Toscana , a cura di V. Baldacci, Edizioni dell’Assemblea, Firenze 2008, pp. 25-38.
17 G. NIGRO, L’economia , cit.
18 Scelta di poesie liriche del primo secolo della lingua fino al 1700 , Le Monnier, Firenze 1839, p. 119. Reperibile all’indirizzo internet: < https://books.google.it/books?id=-DpyKbNUXUxMC>, consultato l’11 marzo 2018.
19 G. NIGRO, Et coquatur ponendo… , in Et coquatur ponendo…cultura della cucina e della tavola in europa tra medioevo ed età moderna , Istituto Internazionale di Storia Economica «F. Datini»-Prato, Prato 1996, pp. 19-26.
20 E. ULIVI, Scuole e maestri d’abaco in Italia tra Medioevo e Rinascimento , in Un ponte sul Mediterraneo. Leonardo Pisano, la scienza araba e la rinascenza della matematica in Occidente , a cura di E. Giusti, Firenze 2002, pp. 121-159.
21 C.M. CIPOLLA, Istruzione e sviluppo. il declino dell’analfabetismo nel mondo occidentale , il Mulino, Bologna 2002, p. 52. Si veda anche A. ORLANDI, Mercanzie e denaro: la corrispondenza datiniana tra Valenza e Maiorca (1395-1398) , fonts històriques valencianes, Universitat de València, Valenza 2008.
22 F. MELIS, Sulle fonti tipiche della storia economica: per una particolare tecnica di lavoro dello storico (relativamente ai secoli XII-XVII ) , «Rassegna Economica», XXXIX, 2, 1972, pp. 307-332, pp. 332.
23 F. MELIS, La banca pisana e le origini della banca moderna , a cura di M. Spallanzani, Istituto Internazionale di Storia Economica «F. Datini»-Prato, Le Monnier, Firenze 1987.
24 F. MELIS, Werner Sombart e i problemi della navigazione nel Medioevo , in F. MELIS, I trasporti e le comunicazioni nel Medioevo , a cura di L. Frangioni, Istituto Internazionale di Storia Economica «F. Datini»-Prato, Firenze 1985, pp. 3-68.
25 G. NIGRO, Il mercante e la sua ricchezza , in Francesco di Marco Datini. L’uomo il mercante , a cura di G. Nigro, Fondazione Istituto Internazionale di Storia Economica «F. Datini»-Prato, FUP, Firenze 2010, pp. 81-104.
26 G. Todeschini, I mercanti e il tempio. La società cristiana e il circolo virtuoso , il Mulino, Bologna 2002.
27 M. SPALLANZANI, Maioliche ispano-moresche a Firenze nel Rinascimento , SPES, Firenze 2006.
L’ARTE DELLA LANA IN ITALIA (SECOLI XIII-XV): PESO ECONOMICO E FUNZIONE SOCIALE
Giuliano Pinto Università degli studi di Firenze
«Ars lane omnes italicas civitates exaltat et extollet»: così a metà Quattrocento i Capitoli dell’Arte della lana di Perugia sottolineano il ruolo che la manifatturiera laniera aveva assunto da tempo nelle città –ma aggiungiamo anche in moltissimi centri minori– dell’Italia dei secoli finali del Medioevo. 1 Espressioni simili, che fanno riferimento all’importanza dell’arte della lana e alla fama e alla ricchezza che ne derivavano per le singole città, si incontrano di frequente nella documentazione pubblica, specchio questa di un sentire comune. Così a Pisa nel 1335 una commissione di savi, approvando una serie di provvedimenti a favore dell’arte, sottolineava nella premessa come fosse noto a tutti quanto la presenza di una manifattura laniera contribuisse a rendere le città ricche e ben popolate. 2 Lo stesso concetto era espresso nel 1358 nel Consiglio maggiore di Venezia, ovvero che le arti della lana e del fustagno «sunt hee que pocius faciunt ad populationem civitatum mundi quam alie». 3 Nel 1366 nel Consiglio generale di Siena si affermava che i panni prodotti in città «undique denarios adducunt et alia honorabilia ad civitatem Senarum». 4 Nel 1454 la commissione del Comune di Prato, incaricata di riformare lo statuto dell’Arte della lana, sottolineava all’inizio della delibera che tale manifattura «è il principale membro di decta terra et quella che insino al presente dì à mantenuto decta terra di Prato, et manchando quella la terra di Prato sarebbe totalmente disfacta». 5 A Firenze nel 1458, il divieto di importazione di panni forestieri venne motivato con il fatto che «la città nostra s’è facta potente et grande mediante le industrie et exercitii et per mezzo di quelle s’è difesa da ogni oppressione, et maxime per lo exercitio dell’arte della lana». 6 Mezzo secolo prima, nel 1409, sempre a Firenze, i vertici dell’Arte della lana sottolineavano come la città avesse sempre primeggiato nella manifattura laniera tanto da essere in questo «domina et magistra» di tutte le altre città e di avere acquistato così fama nel mondo intero. 7 Più o meno negli stessi anni i documenti pubblici vicentini definiscono il lanificio «beneficium civitatis». 8 All’inizio del ‘500 una delibera consiliare veronese definiva la manifattura laniera «l’anima della città». 9
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