Guido Pagliarino - Il Ventottesimo Libro
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Ecco che, fermatosi proprio accanto a me, quello scriba ha esclamato a gran voce, rivolto a Gesú e ai suoi: "Bestemmia! Quel peccatore ha detto al paralitico: Ti sono rimessi i tuoi peccati. Bestemmia! Egli, semplice uomo, sâatteggia come lâAltissimo". Io, del tutto in sintonia, ho sorriso compiaciuto. Il Maestro ha lasciato allora il suo gruppo e sâè avvicinato a noi. Pensavo volesse litigare con lo scriba, invece lâha ignorato e, ormai prossimo, ha guardato me negli occhi. "Come?" ho pensato preoccupandomi, "non se la prende con lui che l'ha attaccato pubblicamente, ma con me per un semplice sorrisino?!". Egli però non mi ha affatto rimproverato; mi ha ordinato, con voce dolce: "Matteo, seguimi". Ebbene, non riesco ancora a capacitarmene, io, uomo dâaffari abituato a comandare, non ho potuto che obbedire: il mio cuore ha ragionato solo più di lui e i miei reni sono stati presi da enorme entusiasmo 5. Poiché era quasi l'ora del pranzo, emozionato e felice ho incaricato il mio aiutante di gestire il banco delle tasse e ho invitato Gesú e i suoi a casa mia, lì vicino.
Quand'eravamo già a tavola sotto il porticato della mia dimora, sono giunti alcuni ospiti, mercanti della piazza che approvvigionano la locale centuria romana, considerati dunque, come noi esattori, traditori e peccatori imperdonabili. Da tempo ero solito ospitarli, dietro mercede: la mia casa è prospiciente la piazza e dal porticato potevano gettare un occhio sui loro banchi durante la pausa per il pasto. Avevo da sempre l'abitudine a pranzi grassi, come tutti i benestanti e diversamente dalle persone non abbienti che solo per cena assumono un pasto un poâ più sostanzioso. Le gran mangiate sono una delle cose della vita più piacevoli e, in verità , adesso mi mancano. Anche quel giorno erano in tavola, fra l'altro, carni pregiate di bove e d'agnello e vino eccellente a otri; non come per le mense comuni che non vedono quasi mai la costosa carne ma solo pane, pesce, erbe, zuppe, latte e formaggio, e dove il vino è bevuto con parsimonia. Gesú e i discepoli giungevano da un lungo disagiato viaggio, erano stanchi e avevano fame; dunque, non appena si sono accomodati sulle stuoie, hanno reso onore alla tavola. Tuttavia, dopo non molto, siamo stati interrotti dallo scriba di prima châè passato con alcuni dei suoi davanti alla casa, secondo il Maestro con intenzione: "Già , eccolo di nuovo", ci ha detto abbozzando un sorriso, non appena l'ha visto arrivare. Lo scriba, un volta accanto, ha esclamato, ma senza guardarci e tirando diritto: "Come mai egli mangia e beve in compagnia dei pubblicani e degli altri peccatori?!" ma Gesú dietro a lui, lasciato il sorriso: "Non i sani hanno bisogno del medico ma gli ammalati! Non i giusti ma i peccatori hanno bisogno di misericordia! Imparate cosa significa il detto dei Libri: Misericordia io voglio e non sacrifici 6; e io non sono venuto a chiamare i giusti ma i peccatori. Medicina è lo Spirito dellâAltissimo che induce al perdono e indirizza al bene, pota i tralci maligni della pianta, raddrizza l'albero storto, incide e libera dagli umori cattivi". Quei brutti musi si sono apertamente scandalizzati, mentre si allontanavano è venuto da loro: "Si dice messaggero dellâAltissimo! Bestemmia!"; e proseguendo, si mormoravano cose negli orecchi e, ogni tanto, qualcuno di essi si voltava indietro per un momento, guardandoci con espressione corrucciata: non ho potuto afferrare i cattivi propositi che, sicuramente, stavano pronunciando.
Era previsto dallâAltissimo che quel pranzo non fosse tranquillo. Dopo non molto, sono giunti davanti al mio porticato alcuni discepoli particolarmente fanatici del profeta Giovanni detto il battezzatore, stretti osservanti della Legge , i quali, come corre voce, fanno ormai gruppo a sé. Li ho riconosciuti subito, infatti le loro figure sono ben note in paese, sempre in giro a scocciare tutti per un nonnulla. Qualcuno doveva averli informati del mio invito. Anch'essi se la sono presa col nostro pasto: "Come!" hanno rimproverato Gesú per bocca d'uno di essi, tutti indirizzandoci sguardi durissimi: "In questi giorni sacri noi digiuniamo santamente e i tuoi discepoli non digiunano?!". Fosse stato per me, avrei semplicemente lanciato a quel cretino e ai suoi compari: "Fatevi gli affaracci vostri, brutti imbecilli!" invece il Maestro, sorridendo tranquillo, ha replicato mite: "Non è possibile che glâinvitati a nozze siano in lutto mentre lo sposo è con loro. Digiuneranno quando lo sposo sarà loro tolto. Chi mai mette un pezzo di stoffa grezza su di un vecchio vestito?! I vostri usi sono come un vecchio abito ormai logoro. Il rattoppo con stoffa nuova squarcerebbe il vestito procurando uno strappo peggiore. Neppure si mette il vino nuovo negli otri vecchi e ormai consunti, se no questi si rompono per la residua fermentazione, vanno perduti e il vino si versa. Invece, si mette il vino nuovo in forti otri nuovi e così anche i vecchi si conservano". "Nella Legge non c'è nulla di simile!" ha replicato duro un altro di quei noiosi. Se ne sono andati con espressioni indignatissime.
Noi abbiamo in seguito discusso sulle parole di Gesú, concludendo ch'egli portava sì un messaggio nuovo, ma che pure il vecchio meritava d'essere conservato. Invece, ancora ci chiediamo cosa significasse che lo sposo non sarà più con glâinvitati. Gesú si riferiva a sé? Farà un viaggio da solo? Si sposerà e ci abbandonerà ? Perché, almeno con noi, non si spiega chiaramente?!
Proprio farraginose quelle mie prime ore da discepolo! Mentre s'era solo alla metà del pasto, è giunto affannato il capo della sinagoga di Cafarnao, Già iro, sâè inginocchiato dietro al Maestro e gli ha detto ansimando a testa bassa e mani giunte: "Mia figlia è moribonda, ma se tu vieni e imponi la tua mano su di lei, vivrà ". Suppongo avesse avuto notizia della guarigione del paralitico. Tuttavia, proprio in quel momento è sopraggiunto qualcuno di corsa gridando, in verità senzâalcuna delicatezza: "à morta!". Già iro è balzato in piedi lanciando un urlo; tuttavia, memore della propria alta carica, sâè subito ricomposto e⦠ha detto a Gesú una cosa che m'è apparsa del tutto assurda: "Se tu vuoi, ella rivivrà !". Ridare la vita è enormemente di più che sanare un male: ho pensato che il Maestro si trovasse davvero in grave imbarazzo. Invece, tranquillamente sâè alzato dal desco ed è andato via con Già iro; noi dietro, curiosissimi. Non bastava. Sulla via, una donna che soffriva notoriamente d'emorragia ininterrotta all'utero da dodici anni, ed era dunque esclusa dalla comunità di preghiera perché impura come tutte le femmine durante i mestrui, gli s'è avvicinata alle spalle, passando fra i molti che avevano preso a seguirlo, e gli ha toccato il mantello. Senza voltarsi il Rabbì ha chiesto, ma con un viso che non esprimeva vera interrogazione: "Chi m'ha toccato?". Doveva aver già intravisto quella disgraziata. S'è girato e le ha detto, semplicemente: "Coraggio, figlia mia, la tua fede tâha sanata"; e lei è guarita davvero: "Sì, ha smesso!" ha urlato piena di gioia. "Vai subito a lavarti", le ha raccomandato il Maestro, "poi presentati a un sacerdote coniugato e non vedovo e fatti visitare da sua moglie, per avere da lui la dichiarazione ufficiale di purità ed essere riammessa alla preghiera nel tempio". Siamo giunti dopo una buona mezz'ora alla casa del capo della sinagoga, piuttosto distante. Con mia delusione, Gesú ha preso con sé solo Simone, Giacomo e Giovanni e, entrando, ha chiesto a noi altri d'aspettarlo sul retro, davanti all'uscio secondario; perciò quanto segue mâè stato raccontato da quei condiscepoli dopo ch'erano usciti. Vedendo in casa flautisti appena convocati per accompagnare le preghiere funebri e udendoli lanciare le alte grida di dolore che sono nell'uso, il Maestro ha ordinato loro: "Ritiratevi perché la fanciulla è viva e soltanto sta dormendo". Quelli, persone abituate ai lutti e per nulla coinvolte se non per mercede, lo hanno deriso: "à arrivato il gran medico!"; "â¦ma guarda tu che arcitonto!"; "Capisce le cose al volo, eh? l'intelligentone!". à intervenuto Già iro che ha mandato via con malagrazia quei villanzoni e pure i propri famigliari e servi che s'erano accalcati attorno a Gesú e creavano confusione; poi l'ha di nuovo scongiurato di risuscitare la figlia, una ragazza che, mi è stato detto, dimostrava una dozzina d'anni. Senzâindugio il Maestro ha preso la mano della morta, le ha ordinato di alzarsi e... lei si è alzata! Ha comandato di darle da mangiare e, subito dopo, senza fermarsi almeno ad ascoltare i ringraziamenti e le lodi di Già iro, è uscito per la porta secondaria, che dà sull'orto dove noi altri lo si aspettava. Io, saputo che la ragazza era di nuovo viva, son rimasto esterrefatto. Se nâè sparsa immediata fama attorno alla casa, anche se il nostro Rabbì, come ormai ho capito, non vuole gli entusiasmi d'una folla avida solo di sensazionale; benché il Maestro fosse uscito discretamente dal retro, è stato intravisto dall'accompagnatore di due ciechi che immediatamente ci ha seguito coi suoi assistiti, i quali hanno preso a urlare con voci assordanti: "Figlio di Davide, abbi pietà di noi!" così che hanno attirato tutta lâaltra gente. Quando abbiamo fatto per risederci alla mia mensa, sempre seguiti da quel codazzo molesto, i ciechi hanno finalmente osato accostarsi. Il Maestro ha chiesto loro: "Credete che io possa guarirvi?". Gli hanno risposto di getto: "Sì, Signore"; e Gesú: "Sia fatto secondo la vostra fede", ed essi hanno veduto. Poi ha chiesto alla folla d'allontanarsi e ai due di non diffondere oltre il fatto, ma non erano ancora lontani che già gridavano a squarciagola la notizia a tutti quelli che incontravano. Così sono arrivate nuove persone che, senza lasciarci continuare il pranzo appena ripreso, hanno presentato a Gesú un indemoniato muto; e il Maestro, nuovamente impietosito, scacciando il demòne di quel male ha dato la parola al poveretto; però alcuni farisei shammaiani, che s'erano avvicinati per spiare, hanno sparso voce, davanti alla casa, che fosse stato il Diavolo ad aiutarlo: altri gran guastafeste gli shammaiani, fanatici del rigore! Fatto sta che, arrabbiatissimo per lâattacco al Maestro e, forse, pure perché aveva fame e voleva finire il pranzo tranquillo, il discepolo Simone Bar Giona, uomo robusto che porta sempre con sé un lungo bastone per tenere a bada la folla, ha chiesto veementemente a Gesú se dovesse andare "a legnarli tutti quanti sul loro dannato groppone". Il Maestro lo ha calmato: "Otterresti di farti imprigionare e fustigare per aggressione, non di porre freno alle calunnie; anzi, direbbero châè stato il Diavolo a picchiarli perché erano nella verità : no, Simone, non è con la violenza che si convertono i peccatori". Finalmente sâè terminato il pasto in pace; immediatamente il Rabbì ha annunciato ai suoi discepoli che con loro avrebbe lasciato la città il dì seguente e io ho scelto, lì per lì, di seguirlo, lasciando ai miei parenti l'amministrazione della dimora e la tutela di mia moglie. Ho preso parte della pecunia che avevo in casa, per metterla a disposizione della comunità . Mia moglie mi ha quasi urlato: "Quel mago ti ha ipnotizzato per averti come servo e farsi regalare i nostri soldi! Tutti quei falsi ciechi e paralitici sono suoi complici; e la ragazzina morta, poiâ¦ah, che babbeo sei! Già iro e la sua famiglia erano d'accordo, non l'hai capita?! Se no, perché quel furbastro non avrebbe voluto che tu entrassi in casa, eh?". Credo che, prima di conoscere il Maestro, lâavrei presa a botte, ma lâincontro con Gesú mâha addolcito e così, semplicemente, non ho risposto a Sara e sono uscito: senza neppure sbattere la porta. Ormai da gran tempo non andavo più d'accordo con mia moglie, tanto che stavo quasi pensando al ripudio; oltretutto, Sara è terra sterile, non m'ha dato neppure un figlio; ma ora che sono via io, non sarà più necessario mandar via lei. Ho raggiunto il Maestro e i suoi nella casa dei fratelli pescatori Simone e Andrea, dove tutti hanno base. La mattina dopo, siamo partiti.
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