Lionel C - Vivere La Vita
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La scala che mi sono trovato d'avanti era così alta che mio padre ha dovuto prendermi in braccio per farmi salire. Dentro c'era uno spazio molto ampio. Con tanti divanetti che potevano tenere due persone. Erano messi uno di fronte all'altro e di fianco, tra loro una grossa finestra. Nello stesso modo, da l'altra parte, dove c'era l'altra finestra. Due lunghe fila di divanetti messi ordinati, in coppia ed in mezzo, uno spazio, dove la gente andava avanti ed indietro.
Dopo il grande movimento all'inizio, tutte le persone hanno trovato un posto per sedersi.
Noi, ci eravamo seduti su due di quei bei divanetti morbidi e molto comodi. Su uno dei due di fronte a me, stava vicino alla finestra mio fratello e di fianco a lui, mia mamma. Mi sentivo molto protetto sul' altro, con mio papà .
Anche se attorno riuscivo a vedere non poche persone, il modo come eravamo seduti, mi dava un po' di intimità della nostra famiglia.
Mi faceva sentire sempre più tranquillo.
Questo ha fatto che quel qualcosa che mi stava saltellando nel petto ed il respiro molto veloce, sono andate via piano, piano, finché sono scomparse.
Quando sono ritornato a sentirmi come di solito, mio papà , ha cominciato a parlarmi, dicendomi che quella grossa macchina si chiama treno. Viaggia su una strada di ferro e l'unica cosa che ricordo ancora, è il buio totale.
Un silenzio assoluto.
Quando è ricomparsa la luce, di fronte al mio viso c'era la faccia di mia mamma. Provava a darmi un qualcosa che aveva in mano, dicendomi che è arrivata l'ora di mangiare. Ho subito guardato fuori dalla grande finestra e ho scoperto con curiosità che le montagne erano scomparse.
Era tutto piatto, e guardando in lontananza, sembrava senza fine.
Vedevo soltanto il sole molto grande che stava quasi toccando la terra, ma non riuscivo capire perché era più lontano di come era a casa nostra, e perché era tutto così piatto.
Con tutti questi grandi pensieri, con tutte queste domande senza risposte, mentre stavo ancora masticando, è sceso di nuovo il buio, e sono ritornato nel posto tranquillo, silenzioso e di pace assoluta, dove ero appena stato prima.
Quando per la via di rumori e movimenti che sentivo attorno, è ritornata di nuovo la luce, ho visto i miei famigliari già in piedi.
Appena il treno si fermava, saremmo scesi ed ero molto felice di farlo.
Non sono stato male, ma non vedevo l'ora di scendere, perché non mi sentivo libero, poi, pensando che incontravo per la prima volta i nonni, non vedevo l'ora di farlo subito.
Ero curioso se il mio nonno assomigliava a quello di Heidi.
Non vedevo l'ora che si fermava il treno.
Appena questo è successo, nel mio petto, nel posto dove alla partenza mi saltellava tutto, in quel momento è stato come se una grossa mano stringeva con molta forza.
Il mio nonno non c'era.
Appena scesi, mio padre con le valige e mia madre con noi due fratelli per mano, abbiamo cominciato a camminare. Dopo un pezzo molto corto, siamo arrivati in un posto dove c'era ancora più movimento e disordine di quelle della partenza. C'erano tanti autobus messi in ordine uno di fianco all'altro. Tanta gente che camminava, oppure correva da tutte le parti, in un modo disordinato, ma il punto di arrivo per tutti erano gli autobus.
Dopo un po' di tempo, ci siamo avvicinati anche noi ad uno.
C'era tanta gente e non finivo di guardare tutte quelle persone, perché mi incuriosivano molto. Tutte quelle persone, uomini e donne, erano completamente diverse da quelle che vedevo di solito.
Gli uomini sembravano meno giganti ed erano vestiti in un modo che non avevo mai visto prima.
Tutti avevano il capo coperto con dei capelli molto belli.
Anche le donne, portavano dei vestiti totalmente diversi di quelli che avevo sempre visto e mi sembravano non belle. Avevano gonne fino quasi a terra, e sopra, vestiti con maniche lunghe. Il capo coperto con dei fazzoletti molto colorati, anche se faceva caldo.
Sembravano tutti molto anziani.
Il loro modo di parlare era completamente diverso del nostro. Si capiva benissimo cosa dicevano, ma lo facevano in un modo che non avevo mai sentito prima.
Mi scappava da ridere sentirli.
Appena seduti tutti, l'autobus e partito e dopo aver fatto un pezzo in mezzo ai palazzi ed alle macchine, ci siamo trovati quasi all'improvviso che non c'era più nulla.
Eravamo usciti dalla città .
Da una parte e dall'altra della strada, c'erano soltanto delle colline. Non erano molto alte ed avevano delle forme molto belle.
Cosi rotonde e morbide che sembravano costruite da chi sapeva fare molto bene quel lavoro. Erano di un verde molto bello, così forte e così intenso, che nei punti dove erano vicinissime alla strada, faceva quasi male agli occhi guardarle con attenzione.
Mentre l'autobus continuava ad andare, nelle colline ho cominciato a vedere, prima ogni tanto poi molte di più, delle costruzioni piccole, basse, ma molto belle che fino in quel momento non avevo mai visto così tante.
Tutte insieme.
Mi e stato detto che erano le abitazioni dei contadini, e quando quelle case sono diventate molte di più e sempre più attaccate una all'altra, l'autobus si è fermato.
Dopo che un po' di gente è scesa ed un altro po' è salita, è ripartito.
Quasi subito le case sono diventate di nuovo sempre più lontane una dall'altra finché sono scomparse del tutto e le colline che vedevo erano ancora più belle. Si vedevano dei pezzi neri che sotto il sole luccicavano ed intorno altri pezzi colorati di verde. Non più come prima in modo unico, ma con tanti tipi di verde.
Uno più bello dell'altro.
La cosa più bella in assoluto, da perdersi dentro mentre si guardava, erano dei immensi pezzi di giallo, fresco e molto luminoso. Coprivano alcune colline del tutto e scendevano fino alla strada. Piante fini e molto delicate. Un poâ più alte dell'erba dove andavamo a giocare con i miei amichetti. Sii muoveva tutto insieme avanti ed indietro, senza mai fermarsi ed ogni volta, il giallo cambiava. Sembrava che il sole era sceso sulla terra, e non era ancora deciso da quale parte andare. Se avanti, oppure indietro, se su, oppure giù e nella sua indecisione, permetteva a me di vedere una delle cose più belle mai viste fino in quel momento.
Uno spettacolo unico.
Mi sentivo in pace.
Riposato, tranquillo, sfamato e dissetato.
Una sensazione nuova per me.
Meravigliosamente bella.
Per quanto stavo bene, sarei rimasto così per sempre, ma purtroppo il giallo è finito ed al suo posto, sono comparse altre case. Come prima, quando le case sono diventate sempre di più e sempre più vicine, l'autobus si è fermato.
Questa volta siamo scesi anche noi.
Appena sceso, mi è sembrato di essere arrivato in un altro mondo.
Quando l'autobus con il suo rumore è andato via, anche se attorno era pieno di case ed eravamo sulla strada, ho sentito un silenzio così forte, come mai prima.
Si sentiva soltanto il silenzio e niente altro.
Forte ed intenso.
Mi colpiva con tanta piacevole forza nelle orecchie quel silenzio ed ero molto impegnato nel ascoltarlo, capire qualcosa in più, ma il tutto è stato interrotto da una voce maschile che diceva:
< Fattemi vedere il mio nipote più piccolo >.
Il suono della voce, anche se normale, sembrava quasi che rimbombava in quel splendido silenzio.
Era il mio nonno.
Mentre si abbassava per baciarmi ed abbracciarmi, ho visto subito che non assomigliava al nonno di Heidi.
Anche lui, era vestito come gli uomini visti prima.
Su quello che vedevo d'avanti ai miei occhi per la prima volta, quella faccia di fronte alla mia, non saprei dire quasi nulla, a parte i suoi occhi molto blu e molto profondi e luminosi. Però, dentro il mio petto, quella cosa che all'inizio del viaggio saltellava affannata, poi si era sentita stretta da quella grossa mano, poi aveva sentito la pace, quella cosa lì, in quel momento era molto tranquilla e si sentiva molto protetta.
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