Federico Moccia - Tre metri sopra il cielo

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"Che voleva dire con quella storia della teoria?"

"Oh, niente, lo sai com'è fatta... È la donna dalle mille teo-

rie e nessuna pratica, o quasi."

Pallina ride, poi guarda meglio Dema. I loro sguardi si in-

contrano per un attimo. Speriamo che questa volta non abbia

proprio ragione.

38

"Dai, vieni a ballare..." Pallinaka|s-ende per mano e tò'tra-

scina nel gruppo.

"Ciao Roby, tanti auguri!" -i'c f .< '* » ,"

"Oh, Babi, ciao!" Si scambiano due baci sinceri. *?

"Ti è piaciuto il regalo?"

"Bellissimo, sul serio. Proprio quello di cui avevo bisogno."

"Lo sapevamo... È stata una mia idea. Dopotutto continuavi

a saltare sempre le prime ore e poi non è che abiti molto lon-

tano, tu."

Alle loro spalle arriva Chicco Brandelli.

"Che le avete fatto?"

Babi si gira sorridente, ma vedendolo cambia espressione.

"Ciao Chicco."

"Mi hanno regalato una bellissima radiosveglia." '-

"Ah, molto carino, sul serio." i

"Sai, anche lui mi ha fatto un regalo bellissimo." «*

"Ah sì? E cosa?"

"Un cuscino tutto di pizzo. L'ho già messo sul letto."

"Stai attenta, sicuramente ti chiederà di collaudarlo" e fa-

cendo un sorriso forzato a Brandelli si allontana verso la ter-

razza. Roberta la guarda.

"A me il cuscino è piaciuto moltissimo. Sul serio..."

In realtà le piacerebbe anche collaudarlo con lui.

Chicco le sorride. "Ti credo, scusami."

"Ma... fra poco servono la pasta..." gli grida dietro Rober-

ta cercando in qualche modo di fermarlo.

Sulla terrazza, delle morbide poltrone, con cuscini chiari

ricamati a fiori, un pergolato dalle luci soffuse ben nascoste

dietro ciuffi di piante. Un gelsomino si arrampica lungo lo stec-

cato. Babi passeggia sul pavimento di cotto. Il vento fresco del-

la sera le agita i capelli, le accarezza la pelle portandole via un

po' di profumo e lasciando solo qualche lieve brivido.

"Cosa devo fare per farmi perdonare?"

Babi sorridendo fra sé si chiude la giacca, coprendosi.

"Cosa non avresti dovuto fare, per non farmi arrabbiare."

Chicco le si avvicina.

"È una notte così bella... è sciocco sprecarla per litigare."

"A me piace moltissimo litigare."

"Me ne sono accorto."

"Ma poi mi piace anche fare la pace... Anzi mi piace so-

prattutto quello. Invece con te, non so com'è, ma non riesco a

perdonarti."

"È perché sei combattuta. Un po' ti andava di stare con me,

un po' no. Classico! È una cosa tipica di tutte le donne."

39

"Ecco, è quel 'tutte' che è la tua rovini? »j86si ;'4

"Mi arrendo..." -1"

"Ti è piaciuto il film l'altra sera?" "

"Se solo me lo avessero fatto vedere!"

"Ho detto che mi arrendo. Be', vorrà dire che ti manderò

la cassetta a casa. Così te lo vedi tranquilla, da sola, senza nes-

suno che ti disturba. A proposito, lo sai cosa mi hanno detto?"

"Cosa?" vr

"Che c'è molto più gusto quando sa di panna." u> J

Babi ridendo prova a colpirlo. ->'!*

"Porco!"

Chicco le ferma il braccio in alto. 'i

"Alt! Scherzavo. Pace?"

I loro visi sono vicini. Babi guarda i suoi occhi: sono mol-

to belli, quasi come il suo sorriso.

"Pace." Si arrende.

Chicco le si avvicina e le da un lieve bacio sulle labbra. Sta

per diventare qualcosa di più profondo quando Babi si stacca

e torna a guardare fuori.

"Che splendida notte, guarda che luna!"

Chicco sospirando alza gli occhi al ciclo.

Alcune nuvole leggere navigano lentamente nel blu del ciclo.

Accarezzano la luna, coprendosi di luce, schiarendosi a tratti.

"È bella, vero?"

Chicco risponde semplicemente "Sì", senza apprezzare ve-

ramente tutta la bellezza di quella notte. Babi guarda lontano.

Le case, i tetti, i prati ai bordi della città, le file di alti pini, una

lunga strada, le luci di una macchina, i rumori lontani. Se so-

lo potesse vedere meglio, si accorgerebbe di quei ragazzi che

si sorpassano, ridendo e suonando il clacson. Forse ricono-

scerebbe anche quel tipo sulla moto. È lo stesso che l'ha af-

fiancata una mattina mentre andava a scuola. E che si sta av-

vicinando.

Chicco l'abbraccia e le tocca i capelli.

"Sei bellissima stasera."

"Stasera?"

"Sempre."

"Così va meglio."

Babi si lascia baciare.

fi) >"

40

*>*tu:.

Molto più lontano, nella stessa città.

In perfetta divisa bianca, con pochi capelli in testa e suda-

ticcio, un cameriere cicciotto passa tra gli invitati con un vas-

soio d'argento. Ogni tanto una mano spunta da un gruppetto

di persone e s'impadronisce di un cocktail leggero con dentro

qualche pezzo di frutta galleggiante. Un'altra, più veloce, po-

sa un bicchiere vuoto. Sul bordo, tracce di rossetto. Si può ve-

dere perfettamente dove la donna ha bevuto e che tipo di lab-

bra ha. Il cameriere pensa che sarebbe divertente riconoscere

le donne dai singoli bicchieri. Erotiche impronte digitali. Con

questo pensiero stuzzicante rientra in cucina, dove dimentica

ben presto quelle fantasie alla Holmes. La cuoca infatti lo sgri-

da ricordandogli di portare i vassoi con i fritti.

"Cara, stai benissimo."

Nel salotto, una donna dai capelli troppo colorati si gira

verso l'amica e le sorride, stando al gioco.

"Ma hai fatto qualcosa?"

"Sì, mi sono trovata un amante." f*

"Ah, sì? E che fa?" ?

"Il chirurgo plastico." f"

Ridono tutte e due. Poi, prendendo un carciofo fritto chft

si trova a passare di là, lei confessa il suo segreto. 1

"Mi sono iscritta alla palestra di Barbara Bouchet." ^

"Ah, sì? E com'è?" «

"Favolosa! Dovresti venire."

"Lo farò sicuramente."

E, pur volendo chiederle quanto costa al mese, pensa che

lo scoprirà a sue spese, nel vero senso della parola. Poi si im-

possessa di una mozzarella fritta e la manda giù serena, tanto

l'avrebbe smaltita presto.

Claudio tira fuori il pacchetto di Marlboro e si accende una

sigaretta. Manda giù il fumo, assaporandolo fino in fondo.

41

"Ehi, hai una cravatta bellissima."

"Grazie."

"Ti sta veramente bene, sul serio." Claudio mostra orgo-

glioso la sua cravatta bordeaux poi, d'istinto, nasconde in bas-

so la sigaretta e cerca Raffaella. Guarda in giro, incrocia alcu-

ni visi appena arrivati, li saluta sorridendo poi, non trovando-

la, da un altro tiro più tranquillo.

"Molto bella, vero? È un regalo di Raffaella."

Un basso tavolino d'avorio, con sopra olive e pistacchi rac-

colti in piccole ciotole d'argento. Una mano affusolata dalle

unghie ben curate lascia cadere le bucce simmetriche di un pi-

stacchio.

"Sono preoccupata per mia figlia."

"Perché?"

Raffaella riesce a mostrarsi abbastanza interessata, quel

tanto da far continuare la confidenza di Marina.

"Frequenta un poco di buono, un nullafacente, uno che sta

sempre per strada."

"E da quant'è che si vedono?"

"Ieri hanno festeggiato sei mesi. L'ho saputo da mio figlio.

Sai cosa ha fatto lui, eh, sai cosa ha fatto?"

Raffaella lascia perdere un pistacchio troppo chiuso. Ora

è sinceramente interessata.

"No, dimmi."

"L'ha portata in pizzeria. Ma ti rendi conto? In una pizze-

ria in corso Vittorio."

"Be', ma questi ragazzi ancora non guadagnano, magari i

genitori..."

"Sì, ma chissà da chi nasce... Le ha portato dodici rose stri-

minzite, brutte, piccole, di quelle che appena arrivano a casa

perdono tutti i petali. Le avrà sicuramente comperate al se-

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