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Federico Moccia: Scusa ma ti voglio sposare

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Federico Moccia Scusa ma ti voglio sposare

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di energia. Ancora nessuna risposta. Ci prova per la terza volta ma lo fa troppo forte. Si mette la mano sulla bocca come a dire ops, che esagerata. Finalmente una voce dall'interno.

"E meno male… Entri entri…"

Olly alza il sopracciglio. E meno male cosa? Mica è colpa mia se mi ha fatto aspettare più di mezz'ora. Io ero puntuale. Anzi, in anticipo. Che voce, poi, tutta nasale. Brutta sensazione. Poi abbassa piano la maniglia. "Si può?" Tiene la porta accostata per qualche secondo infilandoci solo la testa e sbircia dentro. Attende un cenno, qualcosa. Tipo un "prego". Ma nulla. Allora si fa coraggio, apre del tutto la porta ed entra, richiudendosela alle spalle.

Dietro un tavolo di cristallo molto grande, un uomo sulla quarantina, stempiato, con gli occhiali dalla montatura vistosissima, vestito con un maglioncino leggero rosa, una camicia rossa sotto e con un borsalino a quadri in testa, sta seduto e guarda il monitor di un Mac. Solo quarantanni. Il nome gli sta pure peggio, pensa Olly.

L'uomo non alza gli occhi. Le fa solo cenno di avvicinarsi.

Olly titubante fa qualche passo. "Salve, buongiorno, mi chiamo Olimpia…"

Non le dà nemmeno il tempo di dire il cognome. Sempre senza guardarla dice: "Sì sì, Crocetti… lo so. Gliel'ho dato io l'appuntamento. Lo saprò chi è, no? Si sieda, su. Olimpia, che nome…".

il cuore di Olly batte sempre più forte. Ma che vuole? Olimpia che nome? Il suo invece? Bruttissima sensazione. No, no, no. Non così. Recupera. Coraggio. Respira, dai, non è nulla. È solo uno un po'"arrabbiato, magari ha dormito poco, ha mangiato male, non ha fatto l'amore stanotte, o da chissà quanto non lo fa… ma è pur sempre un uomo… Ora me lo lavoro un po'. Olly cambia espressione e veste la sua faccia col miglior sorriso possibile. Accattivante. Aperto. Sereno. Intrigante. Il sorriso di Olly all'attacco.

"Bene. Sono qui per la richiesta di stage… Sarebbe un onore per me…"

"E ti credo che sarebbe un onore per lei… siamo una delle case di moda più importanti al mondo…" e continua a digitare sulla tastiera del portatile, sempre senza guardarla.

Olly deglutisce. Stramegabruttissima sensazione. No. Qui non si tratta di una giornata storta. Questo è proprio acido di suo. Sì. Uno di quei caratteri difficili e stressati, uno di quelli che lavora troppo e sta sempre sul pezzo e non si rilassa mai. Ma ce la posso fare. Ce la devo fare.

"Verissimo. Proprio per questo ho scelto voi…"

"No, lei non ha scelto noi. Noi non veniamo scelti. Noi scegliamo" e stavolta alza gli occhi dal monitor e la fissa. Così, diretto, senza appello. Olly sente le guance che arrossiscono. E anche la punta delle orecchie. Meno male che non si è legata i capelli, altrimenti ora si vedrebbe. Fa un altro respiro più lungo. Lo odio. Lo odio. Lo odio. Ma chi è? Ma chi si crede di essere?

"Giusto. Ovviamente. Dicevo solo che…"

"Lei non deve dire. Deve farmi vedere i suoi lavori e basta. Sono loro che parleranno per lei… Dai…" e fa un gesto sbrigativo con la mano. "È qui per questo, no? Vediamo cosa sa fare… e soprattutto quanto tempo ci farà perdere."

Olly inizia a innervosirsi per davvero. Ma tiene duro. A volte bisogna saper incassare per ottenere quel che si vuole. Inutile mettersi ora a ingaggiare un testa a testa. Certo però che è proprio stronzo… Fa un altro respiro. Prende la cartellina e la apre sul tavolo. Tira fuori i suoi lavori. Vari disegni realizzati con diverse tecniche, alcuni anche di abiti. E poi fotografie. A Niki. Diletta. Erica. A estranei per strada. Ritratti. Scorci. Paesaggi. Li sfila uno a uno e li mostra a Egidio. Lui li prende, li gira, li rigira, alcuni li scarta di lato con aria annoiata. Borbotta qualcosa tra sé. Olly fa fatica a sentirlo, si sforza e si allunga un po'"sul tavolo.

"Mmm… Banale… Scontato… Orrendo… Semipassabile…" Egidio spara una serie di aggettivi in fila e sottovoce, man mano che esamina i lavori. Olly si sente morire. I suoi lavori. Il frutto di tanta fatica e fantasia, di notti insonni, di intuizioni da cogliere al volo sperando di avere a portata di mano foglio e matita o la macchina fotografica, trattato così, con sufficienza, anzi con schifo, da un tizio che si chiama Egidio e si veste di rosso e di rosa. Come un geranio. Poi arriva all'ultimo. Una rielaborazione con Photoshop di una delle ultime campagne pubblicitarie di una casa di moda. Anzi, per essere precisi, della loro casa di moda. Egidio la guarda. La osserva. La scruta. E comincia di nuovo a borbottare qualcosa sottovoce.

Eh no. Stavolta no. Olly prova a intervenire. "Questa l'ho fatta così, per sentirmi già un po'"parte di voi…"

Egidio la guarda da sopra gli occhiali. La fissa intensamente. Olly si sente in imbarazzo e distoglie lo sguardo verso la parete a destra. E lo vede. Lì, in bella mostra, sopra un mobile di legno pregiato in stile moderno. Un grande e prezioso trofeo con sotto una targa. "A Egidio Lamberti, l'Eddy della moda e del gusto. British

Fashion Awards." Guarda ancora. Sulla parete sono appesi altri riconoscimenti. Mittelmoda. Premio Miglior giovane stilista del 1995. E ancora altri diplomi e targhe. E tutti riportano il suo nome. Non Egidio. Eddy. Già va meglio. Almeno per il nome.

Olly si gira di nuovo e lo guarda. Egidio- Eddy la sta ancora fissando con la sua rielaborazione di Photoshop in mano. "Cioè, mi spieghi… Vorrebbe dirmi che lei, per sentirsi più vicina a noi, ci ruba una pubblicità? E questo sarebbe il suo concetto di creatività?"

Olly è allibita. Non riesce a ribattere. Sente solo gli occhi che le si inumidiscono. Ma resiste. Ancora una volta. Ricaccia le lacrime giù e se la ricorda. Quella frase che scriveva sempre sul diario di scuola. Ogni anno. Ricopiandola sotto l'orario del ricevimento professori. "I bravi artisti copiano, i grandi artisti rubano." E senza accorgersene la dice a voce alta.

Egidio- Eddy la guarda. Poi guarda il lavoro. Poi di nuovo Olly. "Per ora lei non è nemmeno una che copia…"

Olly, gonfia di rabbia, sta per riprendere tutti i lavori e rimetterli nella cartellina. Ma poi, senza sapere bene perché, per l'ennesima volta fa un respiro profondo e si trattiene. Guarda Egidio- Eddy negli occhi. Non si era accorta di quanto li abbia azzurri. E spara la frase quasi senza respirare. In apnea. "Allora, sono stata scelta o no per fare questo stage?"

Lui ci pensa un po'"su. Torna a guardare il monitor del portatile. Digita qualcosa. "Tra le persone che ho visionato finora, lei è comunque la meno disastrosa. Ma solo perché sembra sveglia…" Poi alza gli occhi e la guarda. "E sembra avere carattere. I suoi lavori invece sono penosi. Posso assegnarla all'ufficio marketing, dato che le piacciono tanto le nostre campagne pubblicitarie… e ovviamente all'inizio porterà solo le famose fotocopie e il caffè. E rimetterà a posto qualche archivio indirizzi per spedire inviti e pubblicità. Ma non si senta denigrata per questo. Nessuno capisce mai, specie voi ragazzetti d'oggi, quanto si può imparare ascoltando e muovendosi apparentemente ai margini del centro della scena. Dove le cose accadono. Vediamo se è abbastanza umile da resistere… poi si vedrà… Ora si riprenda questi disegni da asilo nido e vada. Ci vediamo domattina alle otto e mezza." Solleva per un'ultima volta lo sguardo fissandola negli occhi. "Puntuale."

Puntuale. Come te, pensa Olly, mentre raccoglie disegni e foto e li risistema nella cartellina. Egidio- Eddy torna a concentrarsi al suo computer.

Olly si alza. "Allora a domani, buona serata." Lui non dice altro. Olly si chiude la porta alle spalle. Appena fuori ci si appoggia. Alza gli occhi al cielo. Poi li chiude e sbuffa.

"Dura, eh?" Olly riapre gli occhi di colpo. Un ragazzo alto circa quanto lei, moro, con degli occhi verdi intensissimi, un paio d'occhiali da vista con la montatura leggera e un'espressione divertita la sta guardando. "Lo so, Eddy sembra spietato. Anzi lo è. Ma se lo convinci è fatta."

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