Anne Rice - Intervista col vampiro

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Intervista col vampiro: краткое содержание, описание и аннотация

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In una stanza d’albergo Louis racconta la sua vita ad un esterrefatto giornalista, la lunghissima, estenuante vita di un vampiro. Duecento anni assieme al suo maestro Lestat ed alla piccola Claudia, duecento anni in giro per il mondo, nascondendosi dalla luce e succhiando sangue…

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«Il sangue l’aveva scaldato?» chiese il ragazzo.

«Sì. Dopo aver ucciso, un vampiro diventa caldo come te adesso». Il vampiro fece per riprendere; poi, dando un’occhiata al ragazzo, sorrise. «Dicevo… Lestat teneva la mano della donna nella sua e le disse che era stata l’altra a scaldarlo. Naturalmente era rosso in viso e molto alterato. La tirò a sé, e lei lo baciò, osservando con una risata che era diventato un’autentica fornace di passione.

«‘Ah, ma il prezzo è alto’ le disse lui, affettando tristezza. ‘La tua graziosa amica…’ Si strinse nelle spalle. ‘L’ho sfinita’. E si ritrasse, come per invitare la donna ad andare al tavolo. Cosa che lei fece, con un’espressione di superiorità sui lineamenti minuti. Si chinò per guardare l’amica, ma poi perse interesse — finché vide qualcosa. Un tovagliolo. Aveva raccolto le ultime gocce di sangue dalla ferita alla gola. Lo tirò su, sforzandosi di distinguerlo al buio. ‘Sciogliti i capelli’ sussurrò Lestat dolcemente. Lei li lasciò cadere, indifferente, sciolse le ultime trecce, così che i capelli le ricaddero biondi e ondulati sulla schiena. ‘Morbidi’ disse Lestat, ‘Così morbidi. T’immagino così, sdraiata su un letto di raso’.

«‘Ma che cosa dici!’ lo canzonò lei, e gli voltò le spalle scherzosamente.

«‘Sai che specie di letto?’ fece Lestat. La donna rise e rispose: ‘II tuo letto, immagino’. Poi si voltò a guardarlo e Lestat, senza mai distogliere lo sguardo da lei, inclinò lievemente il corpo dell’amica, che cadde all’indietro sul pavimento, con gli occhi sbarrati. La donna boccheggiò. Si allontanò maldestramente dal cadavere, urtando un tavolinetto e quasi rovesciandolo. La candela finì per terra e si spense. ‘Spegni la luce…e poi spegni la luce’ disse Lestat dolcemente. Poi la prese tra le braccia e mentre lei si dibatteva come una falena, affondò i denti».

«Ma che cosa pensava lei?» chiese il ragazzo. «Voleva fermarlo come quando voleva impedirgli di uccidere Frenière?»

«No» rispose il vampiro. «Non avrei potuto fermarlo. Sapevo che uccideva degli umani ogni notte. Gli animali non gli davano alcuna soddisfazione. Gli animali potevano andare bene quando mancava tutto il resto, ma non li si doveva mai scegliere. Se provavo della compassione per quelle donne, era sepolta sotto la mia terribile agitazione. Sentivo ancora nel mio petto il piccolo cuore martellante di quella bimba affamata; e ancora mi consumavo nelle domande sulla mia natura divisa. Ero furioso perché Lestat aveva messo in scena questo spettacolo per me, e aveva aspettato che mi svegliassi per uccidere le donne; e di nuovo mi domandai se potevo liberarmi di lui, avvertendo più che mai il mio odio e la mia debolezza.

«Nel frattempo Lestat appoggiava al tavolo i leggiadri cadaveri delle ragazze e accendeva tutte le candele, finché la stanza risplendette come per un matrimonio. ‘Entra, Louis’ disse. ‘T’avrei procurato della compagnia ma so che preferisci scegliere per conto tuo. Peccato che la signorina Frenière abbia il vezzo di scagliare lanterne in fiamme! Nel bel mezzo d’una festa sarebbe imbarazzante, non trovi? Specialmente in un albergo!’ Sistemò la ragazza bionda sulla sedia con la testa piegata da un lato contro lo schienale di damasco, quella più scura col mento posato appena sopra il seno; quest’ultima era impallidita, e i suoi lineamenti sembravano già rigidi, come se fosse una di quelle donne in cui è il fuoco della personalità a conferire bellezza. L’altra invece sembrava soltanto addormentata; non ero nemmeno certo che fosse morta. Lestat le aveva prodotto due ferite, una nella gola e l’altra sopra il seno sinistro, ed entrambe sanguinavano ancora copiosamente. Le sollevò il polso e, incidendolo con un coltello, riempì due calici e mi invitò a sedermi.

«‘Ti lascio’ gli dissi subito. ‘Voglio dirtelo ora.’

«‘Lo immaginavo’ mi rispose appoggiandosi allo schienale, ‘e immaginavo anche che non avresti rinunciato a una bella predica. Dimmi che sono un mostro, una volgare carogna!’

«‘Non esprimo giudizi sul tuo conto. Non m’interessi. M’interessa la mia nuova natura e sono arrivato a convincermi che non posso più credere che tu mi dica la verità. Tu usi la conoscenza per il tuo potere personale’ gli dissi. E credo, come accade a molti quando fanno simili dichiarazioni, di non averlo neanche guardato. Stavo più che altro ascoltando le mie parole. Ma poi gli vidi di nuovo sul viso la stessa espressione di quando m’aveva detto che avremmo parlato. Mi stava ascoltando. Improvvisamente, ero disorientato. Sentivo più dolorosamente che mai l’abisso che ci separava.

«‘Perché sei diventato vampiro?’ esplosi. ‘E perché un vampiro così! Vendicativo, che si diverte a prendere vite umane anche quando non ne ha bisogno. Questa ragazza… perché l’hai uccisa quando una sarebbe bastata? E perché l’hai terrorizzata così prima di ucciderla? E per quale motivo l’hai appoggiata lì, in quel modo grottesco, come se volessi provocare gli dèi a fulminarti per la tua empietà?’

«Lestat ascoltò tutto questo senza parlare, e nella pausa che seguì mi sentii di nuovo perso. Gli occhi di Lestat erano grandi e pensierosi; altre volte li avevo visti così, ma non ricordavo quando, certamente non quando parlava con me.

«‘Cosa credi che sia un vampiro?’ mi chiese con onestà.

«‘Io non pretendo di saperlo. Tu sì. Che cos’è?’ domandai. E a questo lui non rispose niente, come se avesse intuito la disonestà della domanda, il disprezzo. Rimase semplicemente seduto a guardarmi con la stessa espressione immobile. Poi io dissi: ‘So solo che dopo averti lasciato cercherò di scoprirlo. Girerò tutto il mondo, se necessario, per trovare altri vampiri. So che ne esistono, e non ho ragione di non credere che ne esistano in gran numero. E sono certo di trovare dei vampiri che hanno molto più in comune con me di quanto io non abbia con te. Vampiri che concepiscano la conoscenza come la concepisco io, che abbiano usato la loro natura superiore per apprendere segreti che tu nemmeno puoi sognare. E anche se non mi hai spiegato tutto, scoprirò le cose da me o da loro, quando li troverò’.

«Scosse la testa. ‘Louis!’ disse. ‘Tu sei innamorato della tua natura mortale! Tu insegui i fantasmi del tuo Io passato. Frenière, sua sorella… sono immagini di ciò che eri e che ancora vorresti essere. E nel tuo idillio con la vita mortale, sei morto alla natura di vampiro!’

«A questo obiettai immediatamente. ‘La natura di vampiro è per me la più grande avventura della mia vita; tutto ciò che è stato prima è confuso, annebbiato; sono passato per la vita mortale come un cieco che avanza a tentoni da un oggetto all’altro. È solo da quando sono diventato vampiro che per la prima volta ho rispettato tutta la vita. Non ho mai un essere umano vivente, pulsante, finché non sono stato un vampiro; non ho mai saputo cos’è la vita finché essa non mi è sgorgata in un fiotto rosso sulle labbra, sulle mani!’ Mi sorpresi a fissare le due donne; la più scura ora stava diventando di una terribile sfumatura di blu. La bionda respirava. ‘Non è morta! ‘ dissi improvvisamente a Lestat.

«‘Lo so. Lasciala perdere’ rispose. Le sollevò il polso, le fece un nuovo taglio vicino all’altro e si riempì il bicchiere. ‘Tutto quello che dici è sensato’ mi disse, bevendo un sorso. ‘Tu sei un uomo d’intelletto. Io invece non lo sono mai stato; quello che so l’ho imparato ascoltando la gente parlare, non dai libri. Non sono andato mai abbastanza a lungo a scuola, ma non sono stupido, e dammi retta perché sei in pericolo. Tu non conosci la tua natura di vampiro. Sei come un uomo adulto che, ripensando alla sua infanzia, s’accorge di non averla mai apprezzata. Ma non puoi, da uomo, tornare nella stanza dei bambini e metterti a giocare coi tuoi balocchi, chiedendo di essere sommerso di amore e di cure, solo perché adesso hai capito quanto valgono. Lo stesso è per la tua natura mortale. Ci hai rinunciato. Non puoi fare ritorno al mondo del calore umano coi tuoi nuovi occhi’.

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