Fritz Leiber - Nostra Signora delle Tenebre

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Nostra Signora delle Tenebre: краткое содержание, описание и аннотация

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Nostra Signora delle Tenebre Per Franz Westen, vedovo, scrittore di racconti del soprannaturale per la televisione, l’incubo comincia all’improvviso, quando, una notte, si affaccia alla finestra del suo appartamento per scrutare con il binocolo le luci della città ed è testimone di una scena inquietante: là, sulla cima di Corona Heights, la solitaria ed erta collinetta che si leva proprio nel cuore di San Francisco, c’è una strana figura dal colorito brunastro che si agita e si muove in maniera sinistra, come se fosse impegnata in qualche misterioso rituale o danza magica. Ha così inizio una terribile persecuzione, cui Franz tenterà invano di sottrarsi e che forse è collegata in qualche modo con un vecchio volume affascinante e sibillino, pieno di misteriose citazioni e di strani discorsi sulle moderne megalopoli e sulle arcane entità che le infestano, i “paramentali”, esseri d’origine azoica “più infidi dei ragni e delle donnole”.

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“Be’, all’epoca anch’io m’interessavo moltissimo dei miei pazienti. Avevo fatto per un anno il turno di sera e da un paio di mesi ne ero il responsabile, così avevo tante idee sui cambiamenti che volevo apportare e che stavo già apportando. Tra parentesi, la persona che dirigeva il reparto prima di me tendeva a esagerare con i sedativi, secondo me. — Saul sorrise. — Vedi, la storia che ho raccontato a Bonny e a Dora, stasera, non era del tutto inventata. Comunque, avevo ridotto a quasi tutti i malati le dosi dei sedativi, per poter comunicare con loro e lavorare sul loro caso, e non erano più in stato comatoso all’ora di colazione. Naturalmente, il reparto era più animato e talvolta anche più turbolento di prima, ma a quell’epoca ero un novellino pieno d’entusiasmo.”

Ridacchiò. — Immagino che ogni nuovo responsabile, quando inizia, faccia la stessa cosa: riduce i barbiturici… finché non si stanca e non decide che la tranquillità val bene qualche sedativo in più.

“Ma imparavo a conoscere bene i miei pazienti, o almeno così credevo; sapevo in quale fase del ciclo era ciascuno di loro, potevo prevedere le crisi e tenere in pugno il reparto. Per esempio, c’era il giovane signor Sloan che soffriva d’epilessia… del tipo petit mal… oltre che di un’estrema depressione. Era istruito, aveva mostrato doti artistiche. E quando si avvicinava al culmine del ciclo, cominciava ad avere i suoi attacchi del petit mal. Sai, brevi perdite di conoscenza, per qualche secondo rimaneva con le mente vuota, barcollava un po’; poi le crisi diventavano sempre più frequenti, ne aveva una ogni venti minuti, anche meno. Vedi, ho pensato parecchie volte che nelle crisi epilettiche sia il cervello a cercare di farsi l’elettroshock. Comunque, il mio giovane signor Sloan arrivava a una crisi molto simile a un attacco del grand mal, e allora cadeva a terra, si contorceva, faceva un gran baccano, compiva atti automatici e perdeva il controllo delle funzioni corporee: epilessia psichica, la chiamano. A questo punto ritornavano gli attacchi del petit mal, che si distanziavano via via, e per circa una settimana lui stava meglio. Sembrava che calcolasse i tempi in modo molto preciso, e che vi impegnasse uno sforzo creativo… come ti ho detto, aveva doti artistiche. Vedi, spesso penso che ogni malattia mentale sia una forma di espressione artistica. L’individuo, però, ha soltanto se stesso con cui lavorare: non ha materiali esterni da manipolare; perciò concentra tutta la sua arte nel proprio modo di comportarsi.

“Be’, come ho detto, sapevo che a Cal interessavano molto i miei pazienti: aveva perfino detto che le sarebbe piaciuto vederli. E così, una sera che tutto procedeva liscio e tutti i miei pazienti erano in una fase tranquilla dei loro cicli, l’ho invitata a venire. Certo, come puoi immaginare, mi ero preso qualche piccola libertà con il regolamento dell’ospedale. Quella sera non c’era la luna. Era il novilunio o uno dei giorni vicino a questo; il chiaro di luna eccita davvero la gente, sai? Soprattutto i pazzi. Non so perché, ma è così.”

— Questo non me l’avevi mai detto — l’interruppe Gunnar. — Voglio dire, che hai invitato Cal all’ospedale.

— E allora? — fece Saul, scrollando le spalle. — Bene, lei è arrivata circa un’ora dopo la fine del turno di giorno. Era piuttosto pallida, apprensiva ed emozionata… e subito tutto quanto, nel reparto, ha cominciato ad andare storto. La signora Willis si è messa a piangere e a lamentarsi delle sue terribili disgrazie (a quanto avevo calcolato, non avrebbe dovuto farlo almeno per una settimana, ed era veramente uno strazio), e poi ha cominciato la signorina Craig, che è una grande urlatrice. Il signor Schmidt, che si era comportato bene per più di un mese, si è calato i calzoni e ha mollato una montagnola di merda, prima che potessimo fermarlo, davanti alla porta del signor Bugatti, che di tanto in tanto è il suo “nemico”; una cosa simile non era più capitata, nel reparto, dall’anno precedente. Intanto la signora Gutmayer aveva rovesciato il vassoio della cena e vomitava, e il signor Stowacki era riuscito, chissà come, a rompere un piatto e si era tagliato… e la signora Harper gridava alla vista del sangue (che non era poi molto) e così gli urlatori erano in due: non della classe di Fay Wray in mano a King Kong, ma due buone ugole.

“Be’, naturalmente ho dovuto lasciare Cal da sola, mentre cercavamo di rimediare, e mi chiedevo cosa pensasse di noi e mi rimproveravo per averla invitata e per essere stato tanto megalomane nel vantarmi della mia capacità di prevedere e prevenire i disastri.

“Quando potei tornare da lei, Cal era andata in sala ricreazione con il giovane signor Sloan e un paio d’altri, e aveva scoperto il nostro pianoforte e lo stava provando: era spaventosamente stonato, beninteso, o almeno doveva esserlo per il suo orecchio esperto.

“Cal ascoltò il mio breve resoconto. Erano soprattutto scuse, le mie: ‘Di solito non abbiamo la cacca nei corridoi’, eccetera. E di tanto in tanto annuiva, ma continuava a provare il piano come se stesse cercando i tasti meno stonati (e in seguito mi ha confermato che era proprio quel che faceva). Mi ascoltava, certo, ma intanto provava il piano.

“Allora cominciai ad accorgermi che l’agitazione ricominciava a crescere nel reparto, e che gli attacchi di petit mal di Harry, il giovane signor Sloan, diventavano molto più frequenti del solito, mentre camminava in cerchio, irrequieto, in sala ricreazione. Secondo i miei calcoli, la sua crisi doveva venire solo la notte successiva, ma lui aveva inspiegabilmente accelerato il ciclo, e non c’era dubbio che avrebbe avuto l’attacco di grand mal quella notte stessa: da lì a pochissimo, anzi.

“Cominciai ad avvertire Cal di quello che probabilmente sarebbe accaduto, ma in quel momento lei si sedette meglio, si concentrò come fa quando sta per iniziare un concerto, e poi ha cominciato a suonare un pezzo di Mozart (l’aria di Cherubino dalle Nozze di Figaro, mi accorsi presto) ma in quella che sembrava la chiave più stonata di tutte, in quel vecchio e scassatissimo piano verticale (e, in seguito, Cal mi ha confermato anche questo).

“Poi ha suonato il pezzo in un’altra chiave, poco meno stonata della prima, e via così. Credilo o no, aveva trovato una successione di chiavi, dalla più stonata alla meno stonata, su quel vecchio piano, e stava suonando quell’aria di Mozart in tutte le chiavi, dalla meno armoniosa alla più armoniosa: l’aria di Cherubino del secondo atto, quella che dice: ‘Voi che sapete, che cosa è l’amor, Donne vedete, s’io l’ho nel cuor’. E poi c’è anche un verso che dice: ‘Non trovo pace, notte né dì, Ma pur mi piace, languir così’.

“Intanto sentivo le tensioni crescere intorno a me, e potevo vedere che gli attacchi di petit mal del giovane Harry diventavano sempre più frequenti, mentre lui girava sempre più in fretta attorno al piano, e sapevo che gli sarebbe venuto l’attacco di grand mal da un momento all’altro, così mi chiesi se non mi convenisse fermare Cal afferrandola per i polsi, come se fosse stata una strega che compiva una magia nera con la musica… Tutto il reparto si era scatenato al suo arrivo, e adesso lei aggravava le cose con Mozart, suonando sempre più forte quell’aria.

“Ma proprio in quel momento lei passò trionfalmente alla chiave meno stonata, e per contrasto ogni cosa sembrò perfetta; e in quell’istante il giovane Harry, invece di avere l’attacco di grand mal che mi aspettavo, ha iniziato una danza strana, elegante, a piccoli salti, tenendo perfettamente il tempo con l’aria di Cherubino. E quasi senza rendermene conto ho afferrato la signorina Craig, che aveva la bocca aperta per urlare ma non stava urlando, e ho cominciato a ballare con lei intorno al giovane Harry… e ho sentito la tensione nell’intero reparto svanire come fumo. Chissà come, Cal aveva sciolto quella tensione, l’aveva allentata come aveva fatto con la depressione del giovane Harry, facendogli superare il culmine della crisi e portandolo in un terreno sicuro senza che lui avesse un attacco epilettico. Sul momento, mi è sembrata la cosa più vicina alla stregoneria che avessi mai visto in tutta la mia vita: magìa, d’accordo, però magìa bianca.”

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