Ci sedemmo e dopo un minuto un uomo, vestito di una tunica disadorna dello stesso tipo indossato dalla donna e da noi, attraversò il podio, portando sotto le braccia due fasci di grossi taccuini.
Mi voltai indietro e lei era ancora là, in piedi nella corsia. E per complicare le cose, l’uomo era virtualmente il gemello di tutte e due.
L’uomo sfogliò uno dei taccuini e si schiarì la gola. — Questi libri sono per voi, per vostra comodità — disse, anch’egli con accento perfetto. — Non siete tenuti a leggerlo se non volete, perché… siete donne e uomini liberi. La guerra è finita.
Silenzio incredulo.
— Come potrete leggere in questo libro, la guerra è finita duecentoventun anni or sono. Perciò, questo è l’anno duecentoventi. Naturalmente, secondo il vecchio sistema, è il 3138 d.C.
"Voi siete l’ultimo gruppo di soldati che ritorna. Quando ve ne andrete di qui, me ne andrò anch’io. E distruggerò Stargate. Esiste solo come punto di rendez-vous per i reduci e come monumento all’umana stupidità. E alla vergogna. Come potrete leggere voi stessi. Distruggerlo sarà un atto di purificazione."
Smise di parlare e la donna proseguì, senza una pausa. — Mi dispiace per tutto ciò che avete passato, e vorrei poter dire che è stato per una causa giusta, ma come potrete leggere voi stessi, non lo era.
"Anche il patrimonio che avevate accumulato come paghe arretrate e interessi composti, non vale nulla, poiché io non uso più né danaro né credito. E non esiste più un’economia in cui si possano usare queste… cose."
— Come ormai avrete intuito — proseguì l’uomo — io sono, noi siamo cloni di un singolo individuo. Circa duecentocinquant’anni fa, il mio nome era Kalm. Adesso è Uomo.
"Avevo un antenato diretto nella vostra compagnia, il caporale Larry Kalm. Mi rattrista che non sia tornato."
— Io sono più di dieci miliardi di individui, ma una sola coscienza — disse la donna. — Dopo che avrete letto i libri, cercherò di chiarirlo. So che sarà difficile capirlo.
"Nessun altro tipo umano viene attivato, poiché io sono il modello perfetto. Gli individui che muoiono vengono sostituiti.
"Tuttavia vi sono alcuni pianeti su cui gli umani nascono nel modo normale dei mammiferi. Se per voi la mia società fosse troppo aliena, potete recarvi su uno di questi pianeti. Se desiderate partecipare alla procreazione, non vi scoraggerò. Molti veterani mi chiedono di cambiare la loro polarità rendendoli eterosessuali, in modo che si possano inserire più facilmente in quelle società. Questo posso farlo molto facilmente."
Non preoccuparti per me, Uomo: mi basta che mi fai il biglietto.
— Sarete miei ospiti qui a Stargate per dieci giorni, dopodiché verrete condotti dovunque vogliate andare — disse l’uomo. — Vi prego di leggere il libro, nel frattempo. Siete liberi di fare qualunque domanda e di richiedere qualunque servizio. — Si alzarono entrambi e uscirono di scena.
Charlie era seduto accanto a me. — Incredibile — disse. — Loro lasciano… loro incoraggiano… uomini e donne perché facciano di nuovo quello ? Insieme?
La femmina Uomo che poco fa era in piedi nella corsia s’era seduta dietro di noi, e rispose prima che io potessi escogitare una risposta ipocrita e ragionevolmente comprensiva: — Non è un giudizio sulla sua società — disse; probabilmente non si rendeva conto che Charlie l’aveva presa come una questione personale. — Ritengo semplicemente che sia necessario, come valvola di sicurezza eugenetica. Nulla indica che sia errata la clonazione di un unico individuo ideale, ma se dovesse risultare che si è trattato di un errore, ci sarà un’adeguata quantità di materiale genetico da cui ripartire.
Gli batté una mano sulla spalla. — Naturalmente, lei non è obbligato a trasferirsi su uno di quei pianeti in cui ci si riproduce. Può restare su uno dei miei. Io non faccio distinzione tra eterosessuali e omosessuali.
Poi salì sul podio per spiegarci dove avremmo alloggiato e dove avremmo mangiato e così via, finché eravamo su Stargate. — Non ero mai stato sedotto da un computer — disse Charlie.
La guerra dei 1143 anni era cominciata per un equivoco ed era continuata perché le due razze erano incapaci di comunicare tra loro.
Quando avevano potuto parlarsi, la prima domanda era stata: — Perché hai cominciato? — E la risposta era stata: — Chi? Io?
I taurani non conoscevano la guerra da millenni, e verso l’inizio del Ventunesimo secolo sembrava che anche l’umanità stesse per rinunciare a quell’istituzione. Ma i vecchi militari erano ancora in circolazione, e molti di loro avevano molto potere. Erano virtualmente padroni del Gruppo Esplorazione e Colonizzazione delle Nazioni Unite, che approfittava delle collapsar appena scoperte per esplorare lo spazio interstellare.
Molte delle prime astronavi avevano subito incidenti ed erano scomparse. Gli ex militari erano sospettosi. Avevano armato i vascelli dei coloni, e la prima volta che avevano incontrato un’astronave taurana l’avevano fatta saltare.
Poi si erano spolverati le medaglie, e il resto era storia.
Comunque, la colpa non era tutta dei militari. Le prove che avevano presentato per addossare ai taurani la responsabilità dei primi incidenti erano ridicole e inconsistenti. Ma nessuno aveva dato retta alle pochissime persone che l’avevano fatto notare.
Il fatto era che l’economia terrestre aveva bisogno d’una guerra, e quella era l’ideale. Offriva un magnifico pozzo senza fondo in cui buttare danaro a palate, ma serviva a unificare l’umanità, anziché a dividerla.
I taurani avevano imparato daccapo la guerra, a modo loro. Non erano mai stati molto efficienti, e a lungo andare avrebbero sicuramente perduto.
I taurani, spiegava il libro, non potevano comunicare con gli umani, perché non avevano il più vago concetto dell’individuo: da milioni d’anni erano cloni naturali. Alla fine, gli incrociatori della Terra avevano avuto equipaggi formati da Uomo, cloni di Kalin, e allora, per la prima volta, le due razze avevano potuto comunicare.
Il libro lo metteva giù come un fatto nudo e crudo. Chiesi a un Uomo di spiegare cosa voleva dire, e cosa c’era di speciale nella comunicazione da cloni a cloni. Lui mi disse che, a priori , non avrei potuto capirlo. Non c’erano parole per spiegarlo, e il mio cervello non sarebbe riuscito ad accogliere i concetti, anche se le parole ci fossero state.
E va bene. Sembrava un po’ strano, ma ero disposto ad accettarlo. Ero disposto ad accettare che il "su" era "giù", se questo significava che la guerra era finita.
Uomo era un’entità piena di delicatezze. Per noi ventidue, si prese la briga di restaurare un piccolo ristorante-taverna e di provvedere al servizio a tutte le ore. (Non vidi mai un Uomo mangiare o bere, e credo che avessero scoperto il sistema per farne a meno). Una sera ero lì seduto a bere birra e a leggere il loro libro, quando Charlie entrò e sedette vicino a me.
Senza preamboli, dichiarò: — Ho intenzione di provare.
— Provare che cosa?
— Donne. Eterosessualità. — Rabbrividì. — Senza offesa… non per niente entusiasmante. — Mi batté sulla mano, con aria distratta. — Ma l’alternativa… Tu hai provato?
— Be’… no, no. — La femmina Uomo era bellissima, ma solo nel senso in cui poteva esserlo un quadro o una statua. Non riuscivo a vederle come esseri umani.
— Non provarlo. — Non si spiegò meglio. — E poi, loro dicono… lui dice, lei dice, che possono tornare a cambiarmi con la stessa facilità. Se non mi piacesse.
— Ti piacerà, Charlie.
— Sicuro, è quel che dicono loro. - Ordinò qualcosa di forte. — Mi sembra contro natura, ecco. Comunque, dato che, ehm, farò il cambio, ti dispiacerebbe se… perché non andiamo su uno stesso pianeta?
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