Circondai con il braccio le spalle di Egor e gli feci posare la testa sulle mie ginocchia. Il ragazzino sì calmò di nuovo.
— Dimmi, perché? — domandai. — Se sapevi già tutto in anticipo?
— Persino a me non è dato di sapere ogni cosa.
— Perché?
— Perché tutto doveva avvenire naturalmente — rispose Geser con una lieve irritazione. — Solo così Zavulon avrebbe creduto a ciò che vedeva. Ai nostri piani e alla nostra disfatta.
— Questo non è tutto, Geser. — Lo guardai negli occhi. — Non è tutto!
— Va bene. Sì, avrei potuto farlo anche in un altro modo. Svetlana sarebbe diventata una Grande Maga. Contro il suo stesso desiderio. Egor, malgrado il debito della Guardia nei suoi confronti, si sarebbe tramutato in un nostro strumento.
Aspettai. Avevo una gran voglia di vedere se Geser avrebbe detto tutta la verità. Almeno per una volta.
— Sì, avrei potuto farlo anche così. — Il Capo sospirò. — Solo che, ragazzo mio… Tutto ciò che ho fatto nel corso del XX secolo, oltre che alla grande lotta tra la Luce e le Tenebre, era subordinato a un'altra causa… di nessun danno alla prima, beninteso…
All'improvviso provai pena per lui. Una pena insopportabile. Forse per la prima volta, nell'arco di un millennio, il Grande Mago, il Luminoso Geser, sterminatore di mostri e guardiano delle dominazioni, era costretto a dire la verità fino in fondo. Non bella e nobile come quella che era solito raccontare.
— Non è necessario, ho capito! — gridai.
Ma il Grande Mago scosse la testa.
— Tutto ciò che ho fatto… era subordinato anche a un altro fine. Costringere la direzione a revocare il castigo inflitto a Ol'ga. Restituirle tutte le sue forze e darle di nuovo la possibilità di prendere in mano il gesso del destino… Doveva diventare pari a me. Altrimenti il nostro amore sarebbe stato condannato a morire. E io la amo, Anton.
Svetlana si mise a ridere. Piano piano. Pensai che avrebbe dato uno schiaffo al Capo, ma evidentemente fino a quel momento non avevo capito proprio niente di lei. Si inginocchiò davanti a Geser e gli baciò la mano sinistra.
Il mago trasalì. Fu come se avesse perso le sue forze infinite: la cupola di difesa cominciò a tremolare e si sciolse. Di nuovo ci colpì l'urlo dell'uragano.
— E tenteremo di nuovo di cambiare il destino del mondo? — gli domandai. — Oltre alle nostre piccole faccende personali?
Il Capo annuì. E mi chiese: — La cosa non ti rallegra?
— No.
— Anton, sappi che non si può vincere su tutti i fronti. A me non è riuscito. E non riuscirà nemmeno a te.
— Lo so — dissi. — Certo che lo so, Geser. Ma ci si prova lo stesso.
Gennaio — agosto 1998
Mosca
FINE