Ursula Le Guin - La spiaggia più lontana

Здесь есть возможность читать онлайн «Ursula Le Guin - La spiaggia più lontana» весь текст электронной книги совершенно бесплатно (целиком полную версию без сокращений). В некоторых случаях можно слушать аудио, скачать через торрент в формате fb2 и присутствует краткое содержание. Город: Milano, Год выпуска: 1981, ISBN: 1981, Издательство: Nord, Жанр: Фэнтези, на итальянском языке. Описание произведения, (предисловие) а так же отзывы посетителей доступны на портале библиотеки ЛибКат.

La spiaggia più lontana: краткое содержание, описание и аннотация

Предлагаем к чтению аннотацию, описание, краткое содержание или предисловие (зависит от того, что написал сам автор книги «La spiaggia più lontana»). Если вы не нашли необходимую информацию о книге — напишите в комментариях, мы постараемся отыскать её.

La pace che sembrava tornata nel mondo fatato di Earthsea dopo la riconquista da parte di Ged della metà mancante dell’anello magico di Erreth-Akbe nei labirinti oscuri delle tombe di Atuan, è di nuovo in pericolo: Arren, il giovane principe di Enlad, la più antica casata di Earthsea, viene personalmente all’isola di Roke per avvertire l’Arcimago Ged, ormai maturo e famoso in tutto il mondo, che la magia va scomparendo in tutte le terre del Nord. Nessuno sa il perché, ma gli antichi incantesimi non funzionano più ed i maghi vanno perdendo la conoscenza della “lingua antica” che era alla base della loro forza.
Così, per scoprire da dove provenga questa minaccia che allarga con tanta rapidità la sua sfera d’influenza, Ged ed Arren, l’uomo saggio ed il fanciullo inesperto, partono per un viaggio che sarà una vera e propria odissea: un lungo vagabondare attraverso le isolette e le genti di Earthsea che li porterà ad affrontare pericoli di tutti i generi (briganti, mercanti di schiavi, traversate avventurose in mari burrascosi), fino a giungere all’ultima spiaggia, a Selidor, l’isola all’estremità del mondo, dove risiedono i draghi, ed ancora più oltre, in un luogo desolato da cui nessuno fa mai ritorno.
La spiaggia più lontana conclude il ciclo di Ged, un ciclo di rara bellezza letteraria e di grande coerenza interna, che accoppia ad una poetica narrazione di eroiche gesta, un’allegorica riflessione sull’equilibrio cosmico e sull’essenza della vita.

La spiaggia più lontana — читать онлайн бесплатно полную книгу (весь текст) целиком

Ниже представлен текст книги, разбитый по страницам. Система сохранения места последней прочитанной страницы, позволяет с удобством читать онлайн бесплатно книгу «La spiaggia più lontana», без необходимости каждый раз заново искать на чём Вы остановились. Поставьте закладку, и сможете в любой момент перейти на страницу, на которой закончили чтение.

Тёмная тема
Сбросить

Интервал:

Закладка:

Сделать

— Perché non dovresti desiderare l’immortalità? Come potresti non desiderarla? Ogni anima vi aspira, e la sua salute è nella forza del desiderio… Ma sta’ in guardia: tu sei uno che potrebbe realizzare quell’aspirazione.

— E allora?

— E allora, ecco: un falso re che governa, le arti dell’uomo dimenticate, il cantore ammutolito, l’occhio cieco. Questo! Questa desolazione e questa pestilenza sulle terre, questa piaga che stiamo cercando di risanare. Sono due le cose, Arren, due le cose che ne fanno una: il mondo e l’ombra, la luce e la tenebra. I due poli dell’Equilibrio. La vita sorge dalla morte, la morte sorge dalla vita: essendo contrapposte aspirano l’una all’altra, l’una genera l’altra e rinascono in eterno. E con loro tutto rinasce: il fiore del melo, la luce delle stelle. Nella vita c’è la morte. Nella morte c’è la rinascita. Cos’è la vita, senza la morte? La vita immutabile, incessante, eterna? Cos’è se non la morte… la morte senza rinascita?

— Se ne dipendono tante cose, mio signore, se la vita di un uomo può bastare a rovinare l’Equilibrio del Tutto, senza dubbio non è possibile… non sarebbe permesso… — Arren s’interruppe, confuso.

— Chi permette? Chi proibisce?

— Non lo so.

— Neppure io. Ma so quanto male può fare un uomo, una vita. Lo so fin troppo bene. Lo so perché io l’ho fatto. Ho compiuto lo stesso male, la stessa follia dell’orgoglio. Ho aperto la porta tra i mondi, l’ho socchiusa appena, solo per mostrare che ero più forte della morte… Ero giovane, e non avevo incontrato la morte… come te… Fu necessaria la forza dell’arcimago Nemmerle, e chiudere quella porta gli costò la maestria e la vita. Puoi vedere sulla mia faccia il segno che lasciò su di me quella notte: ma uccise Nemmerle. Oh, la porta tra la luce e la tenebra si può aprire, Arren: occorre molta forza, ma si può fare. Quanto a richiuderla… è tutta un’altra storia.

— Ma, mio signore, ciò di cui stai parlando non è sicuramente molto diverso da questo…

— Perché? Perché io sono un uomo buono? — La freddezza dell’acciaio, dell’occhio del falco, era riapparsa nello sguardo di Sparviero. — Cos’è un uomo buono, Arren? È un uomo buono colui che non farebbe il male, che non aprirebbe la porta verso la tenebra, che non ha la tenebra dentro di sé? Guarda ancora, ragazzo. Guarda un poco più avanti: avrai bisogno di ciò che impari, per andare dove dobbiamo andare. Guarda in te stesso! Non hai udito una voce dire Vieni ? Non l’hai seguita?

— Sì. Io… non ho dimenticato. Ma pensavo… pensavo che quella voce fosse… la sua.

— Sì, era la sua. Ed era la tua. Come poteva parlarti, attraverso i mari, se non con la tua voce? Perché chiama coloro che sanno ascoltare, i maghi e i creatori e i cercatori, che ascoltano la voce interiore? Perché non chiama me? Perché io non ascolterò: non udrò mai più quella voce. Tu sei nato per il potere, come me; il potere sugli uomini, sulle anime degli uomini; e cos’è, questo, se non il potere sulla vita e la morte? Tu sei giovane, e stai sui confini della possibilità, nella terra dell’ombra, nel reame dei sogni, e odi la voce che dice Vieni. Ma io, che sono vecchio, che ho fatto ciò che dovevo fare, che sto nella luce del giorno, in faccia alla mia morte, alla fine di ogni possibilità, so che c’è un solo potere reale, il solo che valga la pena di possedere. E non è il potere di prendere, ma quello di accettare.

— Quindi io sono il suo servitore — disse Arren.

— Lo sei. E io sono il tuo.

— Ma chi è, dunque? Che cos’è?

— Un uomo, credo… come te e me.

— L’uomo di cui hai parlato una volta… il mago di Havnor che evocava i morti? È lui?

— Può darsi. Aveva un grande potere, ed era votato alla negazione della morte. E conosceva i grandi incantesimi della tradizione di Paln. Io ero giovane e sciocco quando usai quella scienza, e attirai su di me la rovina. Ma se la usasse un uomo vecchio e forte, noncurante delle conseguenze, potrebbe attirare la rovina su tutti noi.

— Non ti avevano detto che quell’uomo era morto?

— Sì — rispose Sparviero. — Me l’avevano detto.

E non parlarono più.

Quella notte il mare fu pieno di fuoco. Le onde brusche sollevate dalla prua della Vistacuta e il movimento di ogni pesce nell’acqua della superficie erano vivi di luce. Arren sedeva col braccio appoggiato alla frisata e la testa china sul braccio, e guardava quelle curve e quelle spirali di splendore argenteo. Immerse la mano nell’acqua e la ritrasse, e la luce defluì lieve dalle sue dita. — Guarda — disse, — anch’io sono un mago.

— È un dono che non possiedi — replicò il suo compagno.

— Ti sarò molto utile, se non lo possiedo — osservò Arren, guardando l’irrequieto scintillio delle onde, — quando incontreremo il nostro nemico.

Perché aveva sperato — l’aveva sperato fin dal primo momento — che la ragione per cui l’arcimago aveva scelto lui, e lui solo, per quel viaggio, fosse un potere innato in lui, ereditato dal suo antenato Morred e destinato a rivelarsi nell’estremo bisogno e nell’ora più nera, cosicché avrebbe potuto salvare se stesso e il suo signore e il mondo intero dalla minaccia del nemico. Ma in quegli ultimi tempi aveva riconsiderato quella speranza, ed era stato come se la vedesse da molto lontano: era come ricordare che da piccolo aveva provato il bruciante desiderio d’infilarsi la corona di suo padre, e aveva pianto quando gli era stato proibito. Quella speranza era altrettanto intempestiva e puerile. Non c’era magia, in lui. Non ci sarebbe mai stata.

In realtà sarebbe venuto il momento in cui avrebbe potuto e dovuto mettere la corona di suo padre e governare come principe di Enlad. Ma adesso gli sembrava una cosa di poco conto, e la sua patria pareva piccola e remota. Non c’era slealtà, in quel pensiero. La sua lealtà era diventata più grande, si era rivolta verso un modello più grande e una più grande speranza. Aveva imparato anche a conoscere la propria debolezza, e a servirsene per misurare la propria forza; e sapeva di essere forte. Ma a cosa serviva la forza se non aveva nessun dono, se non aveva da offrire al suo signore altro che il proprio servizio e il proprio amore costante? Sarebbero stati sufficienti, là dove stavano andando?

Sparviero disse soltanto: — Per vedere la luce di una candela è necessario portarla in un luogo buio. — Arren cercò di trovare conforto in quelle parole: ma non gli sembravano molto consolanti.

Il mattino dopo, quando si svegliarono, l’aria era grigia, e l’acqua era grigia. Sopra l’albero, il cielo si ravvivò assumendo l’azzurro di un opale, perché la coltre di nebbia era bassa. Per gli uomini del nord, come Arren di Enlad e Sparviero di Gont, la nebbia era gradita, come una vecchia amica. Cingeva dolcemente la barca, e loro non potevano vedere lontano; e per loro era come trovarsi in una stanza nota, dopo molte settimane di spazio luminoso e deserto e di vento fortissimo. Stavano ritornando al loro clima, e ormai, forse, erano alla stessa latitudine di Roke.

Settecento miglia a est delle acque ammantate di nebbia dove navigava la Vistacuta , la chiara luce del sole brillava sulle foglie degli alberi del Bosco Immanente, sulla verde corona del Colle di Roke, e sugli alti tetti d’ardesia della Grande Casa.

In una stanza della torre meridionale, un laboratorio dei maghi ingombro di storte e alambicchi e grandi bottiglie panciute dal collo ritorto, di fornaci dalle pareti robuste e di minuscoli fornelli, di tenaglie, mantici, supporti, pinze, provette, mille cassette e fiale e barattoli con etichette scritte in hardese o in rune più segrete, e tutti gli altri attrezzi dell’alchimia, della vetreria, della metallurgia e delle arti della medicina, in quella stanza, fra i tavoli e i banchi ingombri, stavano il Maestro delle Metamorfosi e il Maestro Evocatore di Roke.

Читать дальше
Тёмная тема
Сбросить

Интервал:

Закладка:

Сделать

Похожие книги на «La spiaggia più lontana»

Представляем Вашему вниманию похожие книги на «La spiaggia più lontana» списком для выбора. Мы отобрали схожую по названию и смыслу литературу в надежде предоставить читателям больше вариантов отыскать новые, интересные, ещё непрочитанные произведения.


Ursula Le Guin - L'autre côté du rêve
Ursula Le Guin
Ursula Le Guin - Le Dit d'Aka
Ursula Le Guin
libcat.ru: книга без обложки
Ursula Le Guin
libcat.ru: книга без обложки
Ursula Le Guin
Ursula Le Guin - The Wave in the Mind
Ursula Le Guin
Ursula Le Guin - Winterplanet
Ursula Le Guin
Ursula Le Guin - A praia mais longínqua
Ursula Le Guin
Ursula Le Guin - I venti di Earthsea
Ursula Le Guin
Ursula Le Guin - Deposedaţii
Ursula Le Guin
Отзывы о книге «La spiaggia più lontana»

Обсуждение, отзывы о книге «La spiaggia più lontana» и просто собственные мнения читателей. Оставьте ваши комментарии, напишите, что Вы думаете о произведении, его смысле или главных героях. Укажите что конкретно понравилось, а что нет, и почему Вы так считаете.

x