«Sirius!» esclamò.
Harry si voltò di scatto. La testa scura e spettinata di Sirius era di nuovo nel fuoco.
«Ciao» disse, con un sorriso.
«Ciao» risposero in coro Harry, Ron e Hermione, inginocchiandosi sul tappeto davanti al camino. Grattastinchi fece le fusa e si avvicinò al fuoco, cercando, nonostante il calore, di annusare il viso di Sirius.
«Come vanno le cose?» domandò Sirius.
«Non un granché» rispose Harry, mentre Hermione allontanava Grattastinchi per impedirgli di incendiarsi i baffi. «Il Ministero ha imposto un altro decreto, per cui non è più permesso avere squadre di Quidditch…»
«O gruppi segreti di Difesa contro le Arti Oscure?» completò Sirius.
Ci fu una pausa.
«Come lo sai?» domandò Harry.
«Dovreste scegliere i vostri luoghi di riunione con più cura» rispose Sirius, con un sorriso ancora più largo. «La Testa di Porco, ma andiamo».
«Be’, sempre meglio dei Tre Manici di Scopa!» ribatté Hermione sulla difensiva. «È sempre pieno di gente…»
«E quindi sarebbe stato più difficile sentire cosa dicevate» disse Sirius. «Hai molto da imparare, Hermione».
«Chi ci spiava?» domandò Harry.
«Mundungus, ovviamente» disse Sirius, e rise alle loro facce perplesse. «Era la strega sotto il velo».
«Quello era Mundungus?» Harry era sbalordito. «E che cosa ci faceva alla Testa di Porco?»
«Secondo te?» sbuffò Sirius. «Ti teneva d’occhio, è evidente».
«Sono ancora pedinato?» Harry si arrabbiò.
«Certo» rispose Sirius, «e infatti, la prima cosa che fai nel tuo finesettimana libero è organizzare un gruppo di Difesa clandestino».
Ma non sembrava arrabbiato né preoccupato. Al contrario, guardava Harry con visibile orgoglio.
«Perché Dung si è nascosto?» chiese Ron, con un certo disappunto. «Ci avrebbe fatto piacere vederlo».
«È stato bandito dalla Testa di Porco vent’anni fa» spiegò Sirius, «e quel barista ha la memoria lunga. Abbiamo perso il Mantello dell’Invisibilità di scorta che aveva Moody quando Sturgis è stato arrestato, così ultimamente Dung si veste spesso da strega… Comunque, prima di tutto, Ron… ho promesso a tua madre di riferirti un messaggio».
«Ah sì?» disse Ron, apprensivo.
«Dice che per nessuna ragione al mondo devi partecipare a gruppi segreti di Difesa contro le Arti Oscure. Dice che saresti espulso di sicuro e il tuo futuro sarebbe rovinato. Dice che avrai un sacco di tempo per imparare come difenderti e che sei troppo giovane per preoccupartene adesso. In più, consiglia» e gli occhi di Sirius si rivolsero agli altri due, «a Harry e Hermione di non andare avanti con il gruppo, anche se si rende conto di non avere autorità su di voi, e vi prega solo di ricordare che ha a cuore il vostro bene. Vi avrebbe scritto tutto questo, ma se il gufo fosse stato intercettato voi sareste finiti in un guaio serio, e non può dirvelo di persona perché stanotte è di turno».
«Di turno per cosa?» domandò in fretta Ron.
«Faccende dell’Ordine, non ci pensare» rispose Sirius. «Così è toccato a me fare da messaggero; per favore, ditele che l’ho fatto, perché secondo me non si fida».
Ci fu un’altra pausa durante la quale Grattastinchi, miagolando, cercò di toccare la testa di Sirius con la zampa, e Ron giocherellò con un buco nel tappeto.
«Insomma, tu vuoi che le dica che non parteciperò al gruppo di Difesa?» mormorò alla fine.
«Io? Certo che no!» rispose Sirius, sorpreso. «Io credo che sia un’idea eccellente!»
«Davvero?» Harry si sentì sollevato.
«Ma sicuro!» disse Sirius. «Pensi che io e tuo padre ce ne saremmo stati buoni buoni a prendere ordini da una vecchia megera come la Umbridge?»
«Ma… l’anno scorso continuavi a ripetermi di stare attento e non correre rischi…»
«L’anno scorso tutto suggeriva che qualcuno all’interno di Hogwarts stesse cercando di ucciderti, Harry!» rispose Sirius, impaziente. «Quest’anno sappiamo che c’è qualcuno fuori da Hogwarts che vorrebbe ucciderci tutti, quindi credo che imparare a difendersi come si deve sia un’ottima idea!»
«E se veniamo espulsi?» chiese Hermione, dubbiosa.
«Hermione, ma è stata una tua idea!» Harry la fissò.
«Lo so. Volevo solo sapere che cosa ne pensava Sirius» disse lei con un’alzata di spalle.
«Be’, meglio espulsi e capaci di difendersi che a scuola senza la minima idea di quello che succede» rispose Sirius.
«Ben detto!» esclamarono entusiasti Harry e Ron.
«Allora» continuò Sirius, «com’è organizzato il gruppo? Dove vi incontrate?»
«Eh, quello è un problema» rispose Harry. «Non lo so proprio».
«Che ne dite della Stamberga Strillante?» suggerì Sirius.
«Ehi, è un’idea!» esclamò Ron eccitato, ma Hermione emise un suono scettico e gli altri, Sirius compreso, la guardarono.
«Sirius, eravate solo in quattro quando vi incontravate alla Stamberga Strillante» disse Hermione, «e sapevate trasformarvi in animali e immagino che avreste potuto stringervi tutti sotto un Mantello dell’Invisibilità all’occorrenza. Ma noi siamo ventotto, nessuno è un Animagus, e quindi non ci servirebbe tanto un Mantello quanto un Tendone dell’Invisibilità…»
«È vero» ammise Sirius, un po’ deluso. «Be’, sono sicuro che troverete una soluzione. Una volta c’era un passaggio segreto piuttosto ampio dietro quel grande specchio al quarto piano: forse vi basta per esercitarvi negli incantesimi».
«Fred e George mi hanno detto che è chiuso» disse Harry scuotendo il capo. «È franato, o qualcosa del genere».
«Oh…» fece Sirius, aggrottando la fronte. «Bene, ci penso e ve lo…»
S’interruppe. Il suo volto si fece all’improvviso teso e allarmato. Si voltò e guardò, almeno così sembrava, il robusto muro di mattoni del caminetto.
«Sirius…» disse Harry, ansioso.
Ma era svanito. Harry fissò le fiamme per qualche attimo, a bocca aperta, poi si voltò verso Ron e Hermione.
«Perché è…?»
Hermione trattenne il respiro atterrita e balzò in piedi, sempre fissando il fuoco.
Tra le fiamme era apparsa una mano che si agitava come per afferrare qualcosa: una mano tozza, dalle dita corte coperte di brutti anelli antiquati.
I tre scapparono di corsa. Alla porta dei dormitori dei ragazzi, Harry si voltò. La mano della Umbridge si muoveva ancora tra le fiamme, come se avesse saputo con precisione dove si trovava la testa di Sirius qualche momento prima e stesse cercando di afferrarla.
CAPITOLO 18
L’ESERCITO DI SILENTE
«La Umbridge legge la tua posta, Harry. Non c’è altra spiegazione».
«Credi che sia stata lei ad aggredire Edvige?» chiese lui, furente.
«Ne sono quasi certa» rispose cupa Hermione. «Guarda, ti sta scappando la rana».
Harry puntò la bacchetta verso la rana toro che saltellava speranzosa verso l’altro lato del tavolo, disse « Accio! » e quella balzò con aria depressa nella sua mano.
Incantesimi era una delle lezioni migliori per parlare tranquillamente; di solito c’era un tale movimento che il pericolo di essere ascoltati era minimo. Quel giorno, con l’aula piena di rospi gracidanti e corvi gracchianti, e la pioggia che batteva violenta contro i vetri delle finestre, i sussurri fra Harry, Ron e Hermione su come la Umbridge aveva quasi catturato Sirius passarono del tutto inosservati.
«Lo sospettavo da quando Gazza ti ha accusato di aver ordinato Caccabombe: era una bugia così stupida» bisbigliò Hermione. «Insomma, una volta letta la tua lettera sarebbe stato evidente che non stavi ordinando nulla, e quindi non saresti stato affatto nei guai… è una cosa abbastanza scema, no? Ma poi ho pensato: e se qualcuno cercasse solo una scusa per leggere la tua posta? Quello sarebbe stato un modo perfetto per la Umbridge: mettere Gazza sull’avviso, fargli fare il lavoro sporco e confiscare la lettera, poi trovare un modo per sottrargliela o chiedergli di vederla… non credo che Gazza avrebbe avuto nulla da obiettare, quando mai ha difeso qualche diritto degli studenti? Harry, stai stritolando la rana».
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