«Scusi, signore… perché gli altri centauri l’hanno bandita?»
«Perché ho accettato di lavorare per il professor Silente. Lo ritengono un tradimento».
Harry ricordò gli aspri rimproveri che quasi quattro anni prima Cassandro aveva rivolto a Fiorenzo quando, per aiutarlo a mettersi in salvo, gli aveva permesso di montargli in groppa: l’aveva accusato di comportarsi come un “mulo qualunque”. Che fosse stato Cassandro a colpirlo sul petto?
«Cominciamo» disse Fiorenzo. Scrollò la lunga coda dorata e levò le mani verso il baldacchino di foglie che li sovrastava, per poi abbassarle lentamente: la luce nella stanza si affievolì, aumentando l’impressione di trovarsi in una radura della foresta sul calar della sera. Il soffitto si accese di stelle. Ci furono parecchi oooh e mormorii stupiti, e Ron esclamò: «Acci…!»
«Sdraiatevi» disse Fiorenzo, «e osservate il cielo. Lassù, per coloro che sanno vedere, è scritto il destino delle nostre specie».
Harry obbedì e fissò il soffitto, dove una luminosa stella rossa baluginava sopra la sua testa.
«So che a lezione di Astronomia avete imparato i nomi dei pianeti e delle loro lune» proseguì Fiorenzo, «e avete tracciato le mappe del movimento delle stelle attraverso il cielo. Di quei movimenti, i centauri hanno dipanato i segreti nel corso dei secoli, e le nostre scoperte ci hanno insegnato che nel cielo è possibile intravedere il futuro…»
«Con la professoressa Cooman abbiamo studiato l’Astrologia!» esclamò eccitata Calì, restando distesa a pancia in su e agitando una mano sopra di sé. «Marte provoca incidenti e scottature e cose del genere, e quando forma con Saturno un angolo così…» e tracciò per aria un angolo retto, «…bisogna fare attenzione a maneggiare le cose che scottano…»
«Queste» rispose calmo Fiorenzo, «sono assurdità umane».
La mano di Calì si abbassò di colpo.
«Futili, piccoli incidenti umani…» proseguì Fiorenzo, gli zoccoli tambureggianti sul pavimento muschioso «…che per il vasto universo non hanno più importanza di un affannarsi di formiche, e nulla hanno a che fare col movimento dei pianeti».
«La professoressa Cooman…» cominciò a protestare Calì.
«…è un’umana» disse Fiorenzo con semplicità. «E per questo è impacciata dai paraocchi e dalle pastoie tipiche della vostra specie».
Harry lanciò un’occhiata in tralice a Calì: sembrava decisamente offesa, come diversi altri studenti.
«Forse Sibilla Cooman possiede la Vista» riprese Fiorenzo, camminando avanti e indietro e scrollando di nuovo la coda, «ma perlopiù spreca il tempo dedicandosi a quell’assurdità presuntuosa che gli umani definiscono “predizione del futuro”. Invece io sono qui per spiegarvi la saggezza dei centauri, che è impersonale e imparziale. Noi osserviamo i cieli per individuare l’insorgere delle grandi ondate di malvagità o i mutamenti che talvolta appaiono iscritti lassù. E sono necessari anche dieci anni per essere sicuri di aver interpretato nel modo giusto quel che abbiamo visto».
Indicò la stella rossa esattamente sopra Harry.
«Nell’ultima decade si sono avute avvisaglie che la specie dei maghi sta vivendo solo una breve parentesi di quiete fra due guerre. Marte, latore di battaglie, arde luminoso sopra di noi e suggerisce l’imminente scoppio di un nuovo conflitto. Fra quanto tempo, i centauri possono tentare di predirlo bruciando speciali erbe e foglie, e osservando il fumo e le fiamme…»
Fu la lezione più strana a cui Harry avesse mai assistito. Bruciarono salvia e malva sul pavimento dell’aula, e Fiorenzo li invitò a cercare particolari forme e simboli nei vapori pungenti, ma non si scompose quando nessuno di loro riuscì a vederne uno solo. Di rado, spiegò, gli umani erano capaci di scorgerli, e gli stessi centauri impiegavano anni per padroneggiare quell’arte; in ogni caso — concluse — era sciocco riporre in quei metodi una fede eccessiva, perché perfino i centauri a volte ne traevano conclusioni sbagliate. Era diverso da qualunque insegnante umano Harry avesse mai avuto. Sembrava più interessato a convincerli che niente era infallibile — nemmeno le conoscenze dei centauri — che a trasmettere il suo sapere agli allievi.
«Non è che sia stato chiarissimo, eh?» commentò Ron a voce bassa mentre spegnevano il fuocherello di foglie di malva. «Ci avrebbe fatto comodo saperne di più su questa guerra che sembra stia per scoppiare…»
Il suono della campanella li fece trasalire. Harry si era del tutto scordato di essere nel castello; era convinto di trovarsi davvero nella foresta. Gli studenti uscirono dall’aula uno dopo l’altro, un po’ perplessi.
Anche Harry e Ron stavano per seguirli, quando la voce di Fiorenzo li bloccò. «Harry Potter, una parola, prego».
Harry si voltò e vide il centauro venire verso di lui. Ron esitò.
«Puoi restare» gli disse Fiorenzo. «Ma chiudi la porta, per piacere».
Ron si affrettò a obbedire.
«Harry Potter, tu sei amico di Hagrid, vero?» chiese il centauro.
«Sì».
«Allora comunicagli un messaggio da parte mia. Il suo tentativo non porta a nulla. Farebbe meglio a lasciar perdere».
«Il suo tentativo non porta a nulla?» ripeté Harry senza capire.
«E farebbe meglio a lasciar perdere» disse Fiorenzo, e annuì. «Lo avvertirei io, ma non sarebbe prudente se mi avvicinassi alla foresta… Hagrid ha già abbastanza guai senza dovervi aggiungere una zuffa fra centauri».
«Ma… che cos’è che sta cercando di fare Hagrid?» chiese inquieto Harry.
Fiorenzo sostenne impassibile il suo sguardo.
«Di recente Hagrid mi ha reso un grande favore, e già da tempo si è guadagnato il mio rispetto per la cura che dedica a tutte le creature viventi. Non tradirò il suo segreto. Però deve accettare la realtà. Il suo tentativo non porta a nulla. Diglielo, Harry Potter. Buongiorno a voi».
* * *
La gioia provata da Harry dopo l’intervista comparsa sul Cavillo era svanita da un pezzo. Mentre un cupo marzo sfumava in un aprile burrascoso, la sua vita parve ridiventare un’interminabile serie di preoccupazioni e di problemi.
Dato che la Umbridge continuava ad assistere a tutte le lezioni di Cura delle Creature Magiche, non fu facile trasmettere a Hagrid il messaggio di Fiorenzo. Alla fine Harry finse di aver dimenticato la sua copia degli Animali Fantastici: Dove Trovarli, e tornò indietro dopo la lezione. Quando gli riferì le parole di Fiorenzo, Hagrid — che quel giorno aveva tutt’e due gli occhi neri e gonfi — lo fissò per un momento come preso alla sprovvista. Però si ricompose alla svelta.
«Tipo a posto, Fiorenzo» brontolò, sollevando un bacile pieno di cacche di Knarl, «ma stavolta mica sa di cosa parla. Il tentativo va una meraviglia».
«Che cosa stai combinando, Hagrid?» gli chiese Harry, serio. «Devi fare attenzione… la Umbridge ha già licenziato la Cooman, e secondo me è solo l’inizio. Se stai facendo qualcosa che non dovresti…»
«C’è delle cose più importanti che tenersi il lavoro» replicò Hagrid; però le mani gli tremavano tanto che il bacile gli sfuggì e finì per terra. «Non preoccuparti per me, Harry. Adesso vai, fa’ il bravo» .
Harry non ebbe altra scelta che lasciarlo lì a ripulire il pavimento dalle cacche di Knarl, ma si sentiva decisamente abbacchiato.
Nel frattempo, come gli insegnanti e Hermione continuavano a ripetere, i G.U.F.O. erano sempre più vicini. Chi più chi meno, tutti gli studenti del quinto anno erano molto tesi, ma Hannah Abbott fu la prima ad andare in crisi. Era scoppiata in singhiozzi durante Erbologia, gemendo che era troppo stupida per superare gli esami e tanto valeva mollare subito la scuola, e Madama Chips dovette somministrarle una Pozione Rilassante.
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