Fred, George e Ron entrarono subito dopo. Harry si guardò intorno nella folla frenetica; nessuno sembrava sprecare uno sguardo per Purge Dowse Ltd, né aver notato che sei persone si erano appena volatilizzate sotto gli occhi di tutti.
«Dài» grugnì Moody, con un’altra botta nella schiena di Harry, e insieme passarono attraverso quello che parve un velo di acqua fredda, per uscirne caldi e asciutti dalla parte opposta.
Non c’era traccia del brutto manichino o della vetrina. Si trovavano in quella che sembrava una grande sala di accettazione, con file di maghi e streghe seduti su traballanti sedie di legno, alcuni dall’aspetto perfettamente normale, intenti a sfogliare vecchie copie del Settimanale delle Streghe, altri affetti da orrende deformità, tipo zampe da elefante o mani supplementari che spuntavano dal torace. La sala era poco meno rumorosa della strada, anche perché molti pazienti producevano suoni bizzarri: una strega con il viso sudato al centro della prima fila, che si sventolava vigorosamente con una copia del La Gazzetta del Profeta, emetteva un fischio acuto e continuo, sbuffando vapore dalla bocca; in un angolo uno stregone dall’aspetto sudicio risuonava come una campana appena si muoveva, e a ogni rintocco la testa gli vibrava in modo spaventoso, tanto che doveva afferrarsi le orecchie per tenerla ferma.
Maghi e streghe in vesti verde acido andavano su e giù per le file di sedie, facendo domande e prendendo appunti su tavolette come quella della Umbridge. Harry notò il simbolo che portavano ricamato sul petto: una bacchetta e un osso incrociati.
«Sono medici?» chiese a Ron a bassa voce.
«Medici?» ripeté Ron, quasi spaventato. «Quei Babbani matti che tagliuzzano la gente? Nooo, questi sono Guaritori».
«Di qua!» gridò la signora Weasley, sovrastando i rintocchi dello stregone nell’angolo, e tutti si misero in fila con lei davanti a una bionda paffuta seduta a una scrivania con il cartello Informazioni. La parete alle sue spalle era coperta di avvisi e locandine che dicevano cose del tipo: TENETE I CALDERONI PULITI: LE VOSTRE POZIONI NON DIVENTERANNO VELENI e UN ANTIDOTO NON APPROVATO DA UN GUARITORE QUALIFICATO PUÒ ESSERE LETALE. Cera anche un grande ritratto di una strega dai lunghi boccoli argentei, con la scritta:
Dilys Derwent
Guaritrice al San Mungo
1722–1741
Preside della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts
1741–1768
Dilys osservava il gruppo dei Weasley come per contarli; quando Harry incrociò il suo sguardo lei ammiccò appena, si avviò di lato fuori dal ritratto e sparì.
Nel frattempo, in testa alla fila, un giovane mago eseguiva una strana danza sul posto e cercava, tra gemiti di dolore, di spiegare la sua situazione alla strega seduta alla scrivania.
«Sono queste — ahia — scarpe che mi ha regalato mio fratello — ohi — mi stanno mangiando — AHI — i piedi — le guardi, devono avere qualche — AARGH — fattura e non riesco — AAAAARGH — a levarmele». Saltellava da un piede all’altro come se stesse danzando sui carboni ardenti.
«Ma le scarpe non le impediscono di leggere, giusto?» disse la strega bionda, acida, indicando un grande cartello alla sinistra della scrivania. «Deve andare al reparto Lesioni da Incantesimo, quarto piano. C’è scritto lì. Il prossimo!»
Quando il mago si allontanò zoppicando e balzellando, il gruppo dei Weasley fece qualche passo avanti e Harry lesse il cartello:
PIANTERRENO — INCIDENTI DA MANUFATTI
ESPLOSIONI DI CALDERONI, RITORNO DI FIAMMA DI BACCHETTE, SCONTRI TRA SCOPE ECCETERA
PRIMO PIANO — LESIONI DA CREATURE
MORSI, PUNTURE, SCOTTATURE, SPINE, ECCETERA
SECONDO PIANO — BATTERI MAGICI
MALATTIE CONTAGIOSE: VAIOLO DI DRAGO, NAUSEA DA SVANIMENTO, SCROFUNGULUS ECCETERA
TERZO PIANO — AVVELENAMENTO DA POZIONI E PIANTE
ERUZIONI, RIGURGITI, RISA INCONTROLLABILI ECCETERA
QUARTO PIANO — LESIONI DA INCANTESIMO
FATTURE INELIMINABILI, MALEDIZIONI, APPLICAZIONE ERRATA DI INCANTESIMI ECCETERA
QUINTO PIANO
SALA DA TÈ PER I VISITATORI/NEGOZIO
SE SIETE INCERTI SU DOVE ANDARE, INCAPACI DI ARTICOLARE DISCORSI INTELLIGIBILI O DI RICORDARE PERCHÉ SIETE QUI, LA NOSTRA STREGACCOGLIENZA SARÀ LIETA DI AIUTARVI
Un mago molto anziano e curvo con un cornetto acustico era arrivato in testa alla fila, trascinando i piedi. «Devo vedere Broderick Bode!» sibilò.
«Corsia quarantanove, ma temo che stia perdendo il suo tempo» tagliò corto la strega. «È in stato confusionale, sa… crede ancora di essere una teiera. Il prossimo!»
Un mago dall’aria afflitta teneva la sua bambina per la caviglia, mentre lei svolazzava con le immense ali piumate che le erano spuntate sulla schiena attraverso il pagliaccetto.
«Quarto piano» disse la strega con voce annoiata, senza chiedere nulla, e l’uomo sparì oltre la porta a due battenti accanto alla scrivania, reggendo sua figlia come un curioso palloncino. «Il prossimo!»
La signora Weasley si avvicinò.
«Buondì» disse, «mio marito, Arthur Weasley, doveva essere trasferito in un altro reparto questa mattina, potrebbe dirci…?»
«Arthur Weasley?» ripeté la strega, facendo scorrere il dito su un lungo elenco. «Sì. Primo piano, seconda porta a destra, reparto Dai Llewellyn».
«Grazie» disse la signora Weasley. «Andiamo».
La seguirono oltre la doppia porta lungo uno stretto corridoio in cui erano allineati altri ritratti di famosi Guaritori, illuminato da bocce di cristallo piene di candele che fluttuavano vicino al soffitto, simili a enormi bolle di sapone. Altri maghi e streghe in vesti verde acido entravano e uscivano dalle doppie porte; quando passarono davanti a una porta un gas giallo puzzolente invase il corridoio; ogni tanto si udiva un lamento in lontananza. Una rampa di scale li condusse al corridoio delle Lesioni da creature. La seconda porta a destra recava la dicitura: Reparto Dai “Pernicioso” Llewellyn: morsi gravi. Sotto, su un cartellino in una comice di bronzo, c’era scritto a mano: Guaritore Responsabile: Ippocrate Smethwyck. Tirocinante: Augustus Pye.
«Noi aspettiamo fuori, Molly» disse Tonks. «È meglio che Arthur non veda troppa gente in una volta… Prima la famiglia».
Malocchio ringhiò la sua approvazione e si appoggiò al muro, mentre il suo occhio magico roteava in tutte le direzioni. Anche Harry si fece indietro, ma la signora Weasley tese un braccio e lo spinse dentro, dicendo: «Non fare lo sciocco, Harry, Arthur ti vuole ringraziare».
La corsia era piccola e piuttosto buia, visto che c’era un’unica finestra minuscola molto in alto di fronte alla porta. La luce proveniva perlopiù da altre sfere di cristallo luminose raggruppate al centro del soffitto. Le pareti erano rivestite di pannelli di quercia dov’era appeso il ritratto di un mago dall’aria piuttosto arcigna, con la scritta: Urquhart Rackharrow, 1612-1697, Inventore della Maledizione Espellivisceri.
C’erano solo tre pazienti. Il signor Weasley occupava il letto in fondo alla stanza, sotto la piccola finestra. Fu un sollievo per Harry vedere che era seduto, appoggiato a un mucchio di cuscini, e leggeva La Gazzetta del Profeta alla luce dell’unico raggio di sole che cadeva sul suo letto. Quando si avvicinarono alzò il capo e fece un gran sorriso.
«Ciao!» disse, gettando da parte Il Profeta. «Bill se n’è appena andato, Molly, doveva tornare al lavoro, ma dice che passerà da voi più tardi».
«Come stai, Arthur?» chiese la signora Weasley, chinandosi per baciarlo sulla guancia e guardandolo in viso con ansia. «Sei ancora un po’ pallidino».
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