Harry,
Non posso dire tutto quello che vorrei per lettera, è troppo rischioso nel caso che il gufo venga intercettato: dobbiamo parlare, faccia a faccia. Puoi fare in modo di trovarti da solo vicino al fuoco nella Torre di Grifondoro il 22 novembre all’una di notte?
So meglio di chiunque altro che sei in grado di badare a te stesso, e finché Silente e Moody sono nelle vicinanze non credo che nessuno possa farti del male. Comunque, pare che qualcuno ci stia provando sul serio. Farti partecipare al Torneo è stata una mossa molto azzardata, soprattutto sotto il naso di Silente.
Stai in guardia, Harry. Avvertimi subito se succede qualcosa di strano. Per il 22 novembre, fammi sapere al più presto.
Sirius
CAPITOLO 19
L’UNGARO SPINATO
La prospettiva di parlare faccia a faccia con Sirius fu la sola cosa che sostenne Harry per i quindici giorni che seguirono, l’unica luce in un orizzonte che non era mai stato più cupo. Lo shock di essere campione della scuola ormai si era un po’ attenuato, e cominciava a farsi strada la paura per ciò che lo attendeva. La prima prova era sempre più vicina; la sentiva acquattata davanti a lui come un mostro orrendo che gli sbarrava il cammino. I suoi nervi non avevano mai sofferto così tanto, nemmeno prima di un incontro di Quidditch, compreso l’ultimo contro Serpeverde, in cui Grifondoro aveva vinto la Coppa. Harry non riusciva a pensare a un dopo, era come se tutta la sua vita lo avesse condotto alla prima prova, e con questa dovesse finire…
A dire il vero, non sapeva come Sirius avrebbe potuto migliorare il suo stato d’animo. Doveva affrontare una prova sconosciuta di difficile, pericolosa magia davanti a centinaia di persone, ma la sola vista di un volto amichevole sarebbe stata preziosa, al momento. Harry rispose a Sirius: scrisse che si sarebbe trovato davanti al fuoco della sala comune all’ora concordata, e lui e Hermione passarono molto tempo a studiare piani per costringere eventuali intrusi a uscire dalla sala comune la notte in questione. Nella peggiore delle ipotesi, avrebbero lanciato un sacchetto di Caccabombe, ma speravano di no: Gazza li avrebbe scuoiati vivi.
Nel frattempo, la vita di Harry nel castello peggiorò ancora quando uscì l’articolo di Rita Skeeter sul Torneo Tremaghi: si scoprì infatti che era non tanto un pezzo sul Torneo quanto la storia della vita di Harry tratteggiata a tinte forti. Una foto di Harry occupava gran parte della prima pagina; l’articolo (che continuava alle pagine due, sei e sette) era tutto su Harry, i nomi dei campioni di Beauxbatons e Durmstrang (scritti sbagliati) erano stati infilati nell’ultima riga dell’articolo, e Cedric non era stato nemmeno citato.
L’articolo era uscito dieci giorni prima, e tutte le volte che ci pensava, Harry provava ancora un senso di nausea e vergogna bruciante. Rita Skeeter aveva riferito una mostruosa quantità di cose che lui non ricordava di aver mai detto nella vita, men che meno nel ripostiglio delle scope.
«Credo di aver ereditato la mia forza dai miei genitori. So che sarebbero molto fieri di me se potessero vedermi… sì, qualche volte la notte piango ancora per loro, non mi vergogno di ammetterlo… so che nulla mi potrà ferire durante il Torneo, perché loro vegliano su di me…»
Ma Rita Skeeter era andata oltre: non solo aveva trasformato i suoi “ehm” in lunghe frasi stucchevoli, ma aveva anche intervistato altri sul suo conto.
Harry a Hogwarts ha finalmente trovato l’amore. Il suo intimo amico Colin Canon dice che Harry è quasi sempre in compagnia di una certa Hermione Granger, una ragazza straordinariamente graziosa, Babbana per nascita, che, come Harry, è una degli studenti migliori della scuola.
Dal momento in cui uscì l’articolo, Harry dovette sopportare un’incredibile quantità di battute e commenti sarcastici da parte di tutti, soprattutto i Serpeverde.
«Vuoi un fazzoletto, Harry? Così se per caso ti metti a piangere a Trasfigurazione…»
«Da quando sei uno degli allievi migliori della scuola, Potter? O è una scuola che tu e Paciock avete messo su insieme?»
«Ehi… Harry!»
Harry si voltò di scatto: ne aveva abbastanza. «Sì, è vero!» urlò esasperato. «Mi sono appena cavato gli occhi a forza di piangere la mamma morta, e adesso ho intenzione di continuare…»
«No… era solo… ti è caduta la penna».
Era Cho. Harry diventò di fiamma.
«Oh… va bene… scusa…» borbottò, riprendendosi la penna.
«Ehm… buona fortuna per martedì» disse lei. «Spero davvero che tu te la cavi bene».
Harry non poté che sentirsi molto stupido.
Anche Hermione si sorbiva la sua bella dose di battute sgradevoli, ma non aveva ancora cominciato a strillare ai passanti innocenti; in effetti, Harry era davvero ammirato per il modo in cui affrontava la situazione.
« Straordinariamente graziosa? Lei? » aveva esclamato Pansy Parkinson la prima volta che si era trovata faccia a faccia con Hermione dopo l’uscita dell’articolo di Rita. «Chi aveva in mente? Un castoro?»
«Ignorale» disse Hermione con voce piena di dignità, oltrepassando a testa alta le Serpeverde sogghignanti come se non esistessero. «Ignorale e basta, Harry».
Ma Harry non ci riusciva. Ron non gli rivolgeva la parola da quando gli aveva detto del castigo di Piton. Harry aveva mezzo sperato che si sarebbero rappacificati durante le due ore nelle quali furono costretti a mettere sott’aceto cervelli di ratto nel sotterraneo di Piton, ma proprio quel giorno era uscito l’articolo di Rita, a rafforzare la convinzione di Ron che Harry si stesse davvero godendo tutta l’attenzione di cui era oggetto.
Hermione era arrabbiata con tutti e due; andava dall’uno all’altro, cercando di costringerli a parlarsi, ma Harry era irremovibile: avrebbe parlato con Ron solo se lui avesse riconosciuto che Harry non aveva messo il suo nome nel Calice di Fuoco, e si fosse scusato per averlo definito un bugiardo.
«Non sono stato io a cominciare» diceva Harry cocciuto. «È un problema suo».
«Ma lui ti manca!» esclamava Hermione impaziente. «E io so che tu manchi a lui…»
« Lui mancarmi? » diceva Harry. «Non mi manca affatto…»
Ma era una bugia bella e buona. A Harry piaceva molto Hermione, ma non era come con Ron. Ridevi molto meno, e stavi molto di più in biblioteca se Hermione era la tua migliore amica. Harry non padroneggiava ancora gli Incantesimi di Appello, sembrava aver sviluppato una specie di blocco, e Hermione insistette che apprendere la teoria gli sarebbe servito. Di conseguenza passarono un sacco di tempo chini sui libri all’ora di pranzo.
Anche Viktor Krum passava un mucchio di tempo in biblioteca, e Harry si chiese che cosa stava tramando. Studiava, o cercava informazioni che gli potessero tornar utili per superare la prima prova? Hermione si lamentava della presenza di Krum — non perché desse loro fastidio, ma perché da dietro gli scaffali spuntavano spesso interi gruppi di ragazzine ridacchianti e sospiranti, venute a spiarlo, e Hermione trovava irritante tutto quel chiasso.
«Non è nemmeno carino!» borbottava arrabbiata, scrutando torva il profilo aguzzo di Krum. «Lo adorano solo perché è famoso! Non lo guarderebbero due volte se non sapesse fare quella roba, quella Falsa Wonky…»
«Finta Wronsky» la corresse Harry a denti stretti: oltre al fastidio nel sentir storpiare i termini del Quidditch, aveva provato una fitta di nostalgia al pensiero della faccia di Ron se avesse sentito Hermione parlare di False Wonky.
* * *
È strano, ma quando si ha paura di qualcosa, e si darebbe tutto per rallentare il tempo, quest’ultimo ha la spiacevole abitudine di accelerare. I giorni che precedettero la prima prova parvero scivolar via come se qualcuno avesse regolato gli orologi sulla doppia velocità. Quella sensazione di panico a stento controllato seguiva Harry ovunque andasse, onnipresente come le battute maligne sull’articolo della Gazzetta del Profeta.
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