J. Rowling - Harry Potter e il calice di fuoco

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Harry Potter e il calice di fuoco: краткое содержание, описание и аннотация

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È un momento cruciale nella vita di Harry: ormai è un mago adolescente, vuole andarsene dalla casa degli odiosi Dursley, vuole sognare la Cercatrice del Corvonero per cui ha una cotta tremenda... Intanto, grandiosi avvenimenti si stanno preparando alla scuola di Hogwarts, dove si svolgerà un torneo tra tutte le più importanti scuole di magia. E nonostante non abbia ancora 16 anni, età per iscriversi alla competizione, Harry viene scelto dal Calice di Fuoco per superare prove terrificanti: si troverà faccia a faccia con la morte, come sempre per colpa del perfido Voldemort; e con l’amore.
Vincitore del premio Hugo per il miglior romanzo in 2001.

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Gli ci volle un po’ per convincerla a svegliarsi e poi a dargli retta, mentre lei continuava a ritrarsi sul suo trespolo, mostrandogli la coda. Evidentemente era ancora offesa per la sua mancanza di gratitudine la sera prima. Alla fine Harry buttò lì che probabilmente era troppo stanca, e che forse avrebbe chiesto a Ron di prestargli Leo. E fu questo a indurla a tendere la zampa e a consentirgli di legarvi la lettera.

«Trovalo e basta, d’accordo?» disse Harry, accarezzandole il dorso mentre la portava sul braccio verso una delle aperture nel muro. «Prima dei Dissennatori».

Lei gli becchettò il dito, forse un po’ più forte di come avrebbe fatto normalmente, ma comunque cantò dolcemente, in tono rassicurante. Poi spalancò le ali e decollò verso il sole che sorgeva. Harry la guardò sparire avvertendo nello stomaco la familiare sensazione di disagio. Era stato così sicuro, prima, che la risposta di Sirius avrebbe alleviato le sue preoccupazioni invece di aggravarle.

* * *

«Quella è una bugia, Harry» disse Hermione bruscamente mentre facevano colazione, quando lui raccontò che cosa aveva fatto. «Non ti sei immaginato che ti faceva male la cicatrice, e lo sai».

«E allora?» replicò Harry. «Non tornerà ad Azkaban a causa mia».

«Lascia perdere» ribatté seccamente Ron quando lei aprì la bocca per discutere ancora, e per una volta Hermione gli diede retta e tacque.

Nelle due settimane che seguirono, Harry fece del suo meglio per non stare in pensiero per Sirius. A dire il vero, non poteva fare a meno di guardarsi attorno ansiosamente tutte le mattine quando arrivavano i gufi postini, e la sera prima di addormentarsi non riusciva a scacciare le orribili visioni di Sirius circondato dai Dissennatori in qualche buia strada di Londra, ma durante il giorno cercava di non pensare al suo padrino. Desiderò di avere ancora il Quidditch a distrarlo; nulla funzionava meglio di un bell’allenamento intenso su una mente turbata. D’altra parte, le lezioni diventavano più difficili e impegnative di quanto non fossero mai state, in particolare Difesa contro le Arti Oscure.

Con loro sorpresa, il professor Moody aveva annunciato che avrebbe scagliato la Maledizione Imperius su ciascuno di loro a turno, per dimostrare il suo potere e per vedere se riuscivano a resistere ai suoi effetti.

«Ma… ma aveva detto che è illegale, professore» disse Hermione dubbiosa mentre Moody spazzava via i banchi con un ampio gesto della bacchetta, creando un vasto spazio vuoto al centro dell’aula. «Ha detto che… usarlo contro un altro essere umano è…»

«Silente vuole che voi impariate che cosa si prova» disse Moody, mentre l’occhio magico roteava su Hermione e la fissava con uno sguardo immobile e inquietante. «Se preferisci imparare nell’altro modo, quello più duro, quando qualcuno te la scaglia addosso per assumere il totale controllo di te, mi sta bene. Sei esonerata. Vattene».

Puntò un dito contorto verso la porta. Hermione diventò molto rossa e mormorò qualcosa sul fatto che non voleva dire che desiderava andarsene. Harry e Ron si scambiarono un ghigno: sapevano che Hermione avrebbe mangiato pus di Bubotubero piuttosto che perdersi una lezione così importante.

Moody chiamò gli studenti uno alla volta e scagliò contro ciascuno la Maledizione Imperius. Harry rimase a guardare i suoi compagni mentre, uno dopo l’altro, venivano obbligati a fare le cose più straordinarie: Dean Thomas fece per tre volte il giro della stanza a balzi, cantando l’inno nazionale; Lavanda Brown imitò uno scoiattolo; Neville si esibì in una serie di esercizi ginnici piuttosto stupefacenti che certo non sarebbe stato in grado di eseguire in condizioni normali. Nessuno di loro parve in grado di opporsi, e ciascuno di loro si riprese solo quando Moody ebbe sciolto l’incantesimo.

«Potter» ringhiò Moody, «tocca a te».

Harry avanzò fino al centro della classe, nello spazio che Moody aveva sgombrato dei banchi. Il professore levò la bacchetta, la puntò su Harry e disse: « Imperio » .

Harry provò una sensazione davvero straordinaria. Aveva l’impressione di galleggiare, come se tutti i pensieri e le preoccupazioni dentro la sua testa venissero dolcemente cancellati, lasciando nient’altro che una vaga, indefinibile felicità. Rimase lì, infinitamente rilassato, solo vagamente conscio che tutti lo stavano osservando.

E poi sentì la voce di Malocchio Moody che echeggiava in una stanza remota del suo cervello vuoto: « Salta sul banco… salta sul banco… »

Harry piegò docilmente le ginocchia, preparandosi a balzare.

Salta sul banco…

Ma perché, poi?

Un’altra voce si era risvegliata al fondo del suo cervello. È una cosa stupida da fare, davvero, diceva la voce.

Salta sul banco…

No, non credo che lo farò, grazie, disse l’altra voce, un po’ più decisa… no, davvero, non voglio farlo…

Salta! ORA!

La cosa che Harry provò subito dopo fu parecchio dolore. Aveva spiccato un salto e contemporaneamente aveva cercato di trattenersi: il risultato fu che si schiantò a testa bassa contro il banco, rovesciandolo. E a giudicare da come stavano le sue gambe, probabilmente aveva tutt’e due le rotule fratturate.

«Oh, così sì che va bene!» ringhiò la voce di Moody, e all’improvviso Harry sentì sparire la sensazione di vuoto e di eco dentro la testa. Si ricordò esattamente che cosa stava succedendo, e il dolore alle ginocchia parve raddoppiare.

«Guardate, tutti quanti… Potter si è opposto! L’ha contrastata, e mi venga un colpo, l’ha quasi sconfitta! Ci riproveremo, Potter, e voialtri state attenti: guardate i suoi occhi, è lì che lo vedete… molto bene, Potter, davvero molto bene! Faranno fatica a controllare te

«Da come parla» borbottò Harry un’ora dopo mentre usciva zoppicando dall’aula (Moody aveva insistito per fargli ripetere tutto per quattro volte di fila, finché Harry non aveva completamente vinto la maledizione), «uno potrebbe pensare che stiamo per essere attaccati da un momento all’altro».

«Sì, lo so» disse Ron, che saltellava un passo sì e uno no. Aveva fatto molta più fatica di Harry a opporsi all’anatema, anche se Moody gli aveva assicurato che gli effetti sarebbero svaniti per l’ora di pranzo. «Quando si dice un paranoico…» Ron si guardò nervosamente alle spalle per controllare che Moody fosse fuori tiro, e riprese: «Non mi stupisco che siano stati contenti di farlo fuori al Ministero, hai sentito che cos’ha raccontato a Seamus, cos’ha fatto a quella strega che gli ha gridato “Buuu” alle spalle il primo aprile? E secondo lui quando dovremmo documentarci su come resistere alla Maledizione Imperius con tutto quello che dobbiamo fare?»

Tutti i ragazzi del quarto anno avevano constatato un notevole aumento nella quantità di lavoro richiesta quel trimestre. La professoressa McGranitt spiegò il perché quando la classe reagì con un lamento particolarmente sonoro alla montagna di compiti di Trasfigurazione che aveva assegnato.

«State per affrontare una fase fondamentale della vostra istruzione magica!» disse, con gli occhi che scintillavano pericolosamente dietro gli occhiali quadrati. «I vostri G.U.F.O. si avvicinano…»

«Non abbiamo nessun G.U.F.O. fino al quinto anno!» esclamò Dean Thomas indignato.

«Forse no, Thomas, ma credimi, avrete bisogno di tutta la preparazione che riuscite a mettere insieme! La signorina Granger resta l’unica della classe che sia riuscita a trasformare un porcospino in un puntaspilli soddisfacente. Devo ricordarti che il tuo puntaspilli, Thomas, si appallottola ancora quando qualcuno gli si avvicina con uno spillo!»

Hermione, che era arrossita di nuovo, parve sforzarsi di non sembrare troppo compiaciuta.

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