«Hagrid, no !» gridò Silente, gli occhi lampeggianti.
Hagrid ritirò la mano che inchiodava Karkaroff all’albero, e quest’ultimo scivolò lungo il tronco e si afflosciò a terra; una piccola pioggia di rametti e foglie lo colpì sulla testa.
«Ti prego di scortare Harry fino al castello, Hagrid» disse Silente in tono asciutto.
Respirando affannosamente, Hagrid scoccò a Karkaroff uno sguardo minaccioso. «Forse è meglio che sto qui, Preside…»
«Tu riporti Harry a scuola, Hagrid» ripeté Silente con decisione. «Portalo difilato su alla Torre di Grifondoro. E Harry, voglio che tu vi rimanga. Qualunque cosa ti venga in mente di fare — qualunque gufo tu voglia spedire — possono aspettare fino a domattina, mi hai capito?»
«Ehm… si» rispose Harry, guardandolo negli occhi. Come faceva Silente a sapere che proprio in quell’istante aveva pensato di spedire Leo difilato da Sirius, per fargli sapere cosa era successo?
«Lascio Thor qui con te, Preside» disse Hagrid, senza smettere di fissare torvo Karkaroff, che era ancora ai piedi dell’albero, in un groviglio di pellicce e radici. «Rimani qui, Thor. Andiamo, Harry».
Insieme oltrepassarono la carrozza di Beauxbatons e ripresero la salita verso il castello.
«Come osa» ringhiò Hagrid mentre passavano accanto al lago. «Come osa accusare Silente. Silente non fa ’ste cose. Silente non ti voleva al Torneo. Preoccupato! Non so quando ho mai visto Silente più preoccupato di adesso. E tu!» esclamò Hagrid all’improvviso rivolto a Harry, che guardò in su, sorpreso. «Che cos’è che facevi, cosa andavi in giro a fare con quel tipaccio di Krum? È di Durmstrang, Harry! Poteva farti il malocchio! Moody non ti ha insegnato niente? Ma pensa a te, lui che ti attira là fuori da solo…»
«Krum è a posto!» disse Harry mentre risalivano i gradini verso la Sala d’Ingresso. «Non stava cercando di farmi il malocchio, voleva solo parlare di Hermione…»
«Ci dirò due paroline anche a lei» disse Hagrid cupo, salendo pesantemente i gradini. «Meno tutti quanti voi avete a che fare con quegli stranieri, meglio sarà. Non potete fidarvi di nessuno di quelli là».
«Tu però andavi d’accordo con Madame Maxime» disse Harry, irritato.
«Non parlarmi di lei!» disse Hagrid, e per un attimo parve davvero spaventoso. «Adesso sì che l’ho capita! Sta cercando di fare la pace solo perché vuole che le dico che cosa succede nella terza prova. Ha! Non ci si può fidare di nessuno di quelli là!»
Hagrid era così di malumore che Harry fu contento di separarsi da lui davanti alla Signora Grassa. Attraversò il buco de! ritratto, si arrampicò su nella sala comune e raggiunse in fretta l’angolo in cui sedevano Ron e Hermione per raccontare loro l’accaduto.
«Il punto è questo» disse Hermione, massaggiandosi la fronte. «O il signor Crouch ha aggredito Viktor, o qualcun altro ha aggredito tutti e due mentre Viktor non guardava».
«Dev’essere stato Crouch» disse subito Ron. «Ecco perché era sparito quando Harry e Silente sono arrivati laggiù. Era scappato via».
«Non credo» rispose Harry, scuotendo la testa. «Sembrava proprio debole… Non credo che volesse Smaterializzarsi o altro».
«Non ci si può Smaterializzare entro i confini di Hogwarts, ve l’ho detto mille volte!» esclamò Hermione.
«Ok, sentite un po’ questa» disse Ron eccitato. «Krum aggredisce Crouch — no, aspettate un attimo — e poi si Schianta!»
«E il signor Crouch è evaporato, vero?» fece Hermione freddamente.
«Oh, va be’…»
Era l’alba. Harry, Ron e Hermione erano sgattaiolati fuori dai loro letti molto presto, ed erano corsi insieme su alla Guferia per spedire un biglietto a Sirius. Ora erano in piedi e guardavano il parco immerso in una nebbiolina. Tutti e tre avevano gli occhi gonfi ed erano pallidi, perché avevano parlato di Crouch fino a tardi.
«Ricomincia daccapo, Harry» disse Hermione. «Allora, che cos’ha detto il signor Crouch?»
«Te l’ho detto, non aveva molto senso» disse Harry. «Ha detto che voleva mettere in guardia Silente da qualcosa. Ha nominato Bertha Jorkins, questo è certo, e sembrava convinto che fosse morta. Continuava a dire che era colpa sua… ha parlato di suo figlio».
«Be’, quella è stata sì colpa sua» disse Hermione stizzita.
«Era fuori di testa» disse Harry. «Metà del tempo sembrava convinto che sua moglie e suo figlio fossero ancora vivi, e continuava a parlare di lavoro con Percy e a dargli istruzioni».
«E… ripeti un po’ cos’ha detto di Tu-Sai-Chi» disse Ron esitante.
«Te l’ho detto» ripeté Harry ostinato. «Diceva che sta diventando più forte».
Ci fu una pausa.
Poi Ron cominciò, in tono falsamente fiducioso: «Ma era fuori di testa, come dicevi tu, quindi probabilmente metà delle cose che ha detto erano puro delirio…»
«Era in sé quando cercava di parlare di Voldemort» rispose Harry. Ron sussultò. «Faceva una gran fatica a mettere insieme due parole, ma solo quando sembrava che sapesse dov’era e cosa voleva fare. Continuava a ripetere che doveva vedere Silente».
Harry si allontanò dalla finestra e prese a scrutare le travi. Metà dei molti trespoli erano vuoti; ogni tanto, un altro gufo piombava giù da una delle finestre, di ritorno dalla caccia notturna con un topo nel becco.
«Se Piton non mi avesse trattenuto» disse Harry con amarezza, «forse saremmo arrivati in tempo. “Il Preside è occupato, Potter… che cosa sono queste sciocchezze, Potter?” Perché non si è tolto di torno e basta?»
«Forse non voleva che tu arrivassi in tempo!» incalzò Ron. «Forse — aspetta un po’ — quanto ci poteva mettere ad arrivare giù alla Foresta? Credi che possa essere arrivato prima di te e Silente?»
«No, a meno che non sappia trasformarsi in pipistrello» rispose Harry.
«Non lo escluderei» borbottò Ron.
«Dobbiamo vedere il professor Moody» disse Hermione. «Dobbiamo scoprire se ha trovato il signor Crouch».
«Facile, se aveva con sé la Mappa del Malandrino» disse Harry.
«A meno che Crouch non fosse già fuori dal parco» aggiunse Ron, «perché la Mappa arriva solo fino ai confini, non…»
«Ssst!» fece Hermione all’improvviso.
Qualcuno stava salendo alla Guferia. Harry udì due voci battibeccare, sempre più vicine.
«… è ricatto, ecco cos’è, potremmo finire nei guai, guai seri…»
«… abbiamo cercato di essere corretti, adesso è il momento di giocare sporco, come lui. Non vorrebbe certo che il Ministero della Magia sapesse che cos’ha fatto…»
«Ti dico che se lo metti per iscritto è un ricatto!»
«Sì, ma poi mica ti lamenti se otteniamo una bella ricompensa, vero?»
La porta della Guferia si spalancò. Fred e George attraversarono la soglia, poi si fermarono di botto alla vista di Harry, Ron e Hermione.
«Che cosa fate qui?» dissero Ron e Fred contemporaneamente.
«Spediamo una lettera» risposero Harry e George all’unisono.
«Come, a quest’ora?» dissero Hermione e Fred.
Fred sorrise. «Bene… noi non vi chiederemo che cosa state facendo se voi non lo chiedete a noi» disse.
Aveva in mano una busta sigillata. Harry le diede un’occhiata, ma Fred, per caso o di proposito, spostò la mano così da coprire il nome del destinatario.
«Be’, non vogliamo trattenervi» disse, facendo un buffo inchino e indicando la porta.
Ron non si mosse. «Chi state ricattando?» chiese.
Il sorriso scomparve dalle labbra di Fred. George gli lanciò un’occhiata prima di rivolgersi a Ron.
«Non fare lo stupido, stavo solo scherzando» rispose con disinvoltura.
«Non sembrava proprio» osservò Ron.
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