J. Rowling - Harry Potter e il calice di fuoco

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Harry Potter e il calice di fuoco: краткое содержание, описание и аннотация

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È un momento cruciale nella vita di Harry: ormai è un mago adolescente, vuole andarsene dalla casa degli odiosi Dursley, vuole sognare la Cercatrice del Corvonero per cui ha una cotta tremenda... Intanto, grandiosi avvenimenti si stanno preparando alla scuola di Hogwarts, dove si svolgerà un torneo tra tutte le più importanti scuole di magia. E nonostante non abbia ancora 16 anni, età per iscriversi alla competizione, Harry viene scelto dal Calice di Fuoco per superare prove terrificanti: si troverà faccia a faccia con la morte, come sempre per colpa del perfido Voldemort; e con l’amore.
Vincitore del premio Hugo per il miglior romanzo in 2001.

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Harry la ignorò; non voleva darle la soddisfazione di scoprire quanti guai aveva provocato l’articolo del Settimanale delle Streghe.

Hagrid, che nella lezione precedente aveva annunciato di aver finito con gli unicorni, li aspettava davanti alla sua capanna con una nuova dotazione di casse aperte ai suoi piedi. Il cuore di Harry ebbe un tuffo — e se era un’altra covata di Schiopodi? — ma quando fu abbastanza vicino da guardarci dentro, si trovò davanti a tante soffici creature nere dai lunghi musi. Le zampe davanti erano curiosamente piatte, come badili, e gli esserini sbattevano le palpebre davanti alla classe, rispondendo con educata perplessità a tutta quell’attenzione.

«Questi sono Snasi» spiegò Hagrid quando la classe lo ebbe attorniato. «Li si trova soprattutto giù nelle miniere. Gli piacciono le cose che brillano… ecco, guardate».

Uno degli Snasi all’improvviso balzò in alto nel tentativo di strappare con un morso l’orologio da polso di Pansy Parkinson, che strillò e fece un salto indietro.

«Sono dei piccoli, utili trovatesori» disse Hagrid allegramente. «Ho pensato che oggi ci potevamo divertire un po’ con loro. Vedete laggiù?» E indicò il bel pezzo di terra appena vangata che Harry lo aveva visto lavorare dalla finestra della Guferia. «Ho sepolto delle monete d’oro. Ho un premio per chi sceglie lo Snaso che ne trova di più. Toglietevi gli oggetti preziosi, scegliete uno Snaso e preparatevi a liberarli».

Harry si tolse l’orologio (lo portava solo per abitudine, dal momento che non funzionava più), e se lo infilò in tasca. Poi scelse uno Snaso, che gli ficcò nell’orecchio il lungo muso e annusò entusiasta. Era decisamente una bestiola coccolosa.

«Un momento» disse Hagrid, guardando nella cassa, «qui avanza uno Snaso… chi è che manca? Dov’è Hermione?»

«È dovuta andare in infermeria» disse Ron.

«Ti spieghiamo dopo» borbottò Harry; Pansy Parkinson era in ascolto.

Cura delle Creature Magiche non era mai stata così divertente. Gli Snasi si tuffavano dentro e fuori dal pezzetto di terra come se fosse stata acqua, e ciascuno tornava zampettando dallo studente che l’aveva liberato e gli sputava in mano una moneta. Quello di Ron era particolarmente svelto; ben presto gli riempì le mani.

«Si possono comprare per tenerli in casa, Hagrid?» chiese eccitato mentre il suo Snaso si rituffava nella terra, schizzandogli i vestiti.

«Tua mamma non sarebbe contenta, Ron» spiegò Hagrid con un gran sorriso. «Devastano le case, gli Snasi. Mi sa che hanno quasi finito adesso» aggiunse, camminando su e giù attorno al fazzoletto di terra smossa, mentre gli Snasi continuavano a immergersi. «Ho sepolto solo un centinaio di monete. Oh, eccoti qui, Hermione!»

Hermione veniva verso di loro attraverso il prato. Aveva le mani coperte di bende e l’aria tristissima. Pansy Parkinson la osservava con occhi attenti.

«Bene, vediamo come siete andati!» disse Hagrid. «Contate le monete! E non è il caso di rubarle, Goyle» aggiunse, stringendo gli occhi nerissimi. «È oro dei Lepricani. Sparisce dopo qualche ora».

Goyle si svuotò le tasche, decisamente imbronciato. Si scoprì che lo Snaso di Ron era stato il più bravo di tutti, e Hagrid lo premiò con un blocco enorme di cioccolato di Mielandia. La campana del pranzo echeggiò nel parco; il resto della classe s’incamminò verso il castello, ma Harry, Ron e Hermione rimasero indietro per aiutare Hagrid a rimettere gli Snasi nelle loro cassette. Harry notò Madame Maxime che li guardava dalla finestra della carrozza.

«Che cosa ti sei fatta alle mani, Hermione?» chiese Hagrid preoccupato.

Hermione gli raccontò dei messaggi anonimi che aveva ricevuto la mattina, e della busta piena di pus di Bubotubero.

«Aaah, non pensarci» disse Hagrid gentilmente, guardandola. «Anch’io ne ho ricevute un po’ dopo che Rita Skeeter aveva scritto della mia mamma. “Sei un mostro e dovresti essere eliminato”. “Tua madre ha ucciso tante persone innocenti e se avessi un po’ di dignità ti butteresti nel lago”».

«No!» esclamò Hermione, colpita.

«Sì» disse Hagrid, impilando le casse degli Snasi accanto alla parete della capanna. «Sono solo matti, Hermione. Se te ne arrivano delle altre non aprirle. Buttale dritte nel fuoco».

«Ti sei persa proprio una bella lezione» disse Harry a Hermione mentre tornavano al castello. «Sono forti, gli Snasi, vero, Ron?»

Ron però scrutava il cioccolato da sotto le sopracciglia aggrottate. Sembrava arrabbiato per qualcosa.

«Che cosa c’è?» gli chiese Harry. «Questo gusto non ti va?»

«No» rispose brusco Ron. «Perché non mi avevi detto dell’oro?»

«Quale oro?» disse Harry.

«L’oro che ti avevo dato alla Coppa del Mondo di Quidditch» rispose Ron. «L’oro dei Lepricani che ti avevo dato per pagarmi l’Omniocolo. In Tribuna d’Onore. Perché non mi hai detto che era sparito?»

Harry ci mise un po’ a capire di che cosa stava parlando Ron.

«Oh…» disse, quando finalmente si ricordò. «Io non… non mi sono mai accorto che era sparito. Ero più preoccupato per la mia bacchetta, no?»

Risalirono i gradini fino alla Sala d’Ingresso ed entrarono in Sala Grande per pranzare.

«Dev’essere bello» disse Ron all’improvviso, mentre si servivano di roast-beef e contorni vari. «Avere così tanti soldi da non accorgerti se ti sparisce una manciata di galeoni».

«Senti, avevo altre cose per la testa quella sera!» esclamò Harry spazientito. «E non solo io, ti ricordi?»

«Non lo sapevo che l’oro dei Lepricani scompare» borbottò Ron. «Ero convinto di averti restituito i tuoi soldi. Non avresti dovuto regalarmi il berretto dei Cannoni di Chudley per Natale».

«Lascia perdere, va bene?» disse Harry.

Ron infilzò sulla forchetta una patata arrosto, scrutandola con rabbia. Poi disse: «Odio essere povero».

Harry e Hermione si scambiarono uno sguardo. Nessuno dei due sapeva cosa dire.

«È uno schifo» proseguì Ron, senza smettere di fissare la sua patata. «Non biasimo Fred e George perché cercano di far soldi. Vorrei poterlo fare anch’io. Vorrei avere uno Snaso».

«Be’, adesso sappiamo cosa regalarti il prossimo Natale» disse Hermione allegramente. Poi, visto che Ron continuava a restare imbronciato, aggiunse: «Andiamo, Ron, potrebbe andar peggio. Almeno tu non hai le dita piene di pus». Hermione faceva una gran fatica a maneggiare forchetta e coltello, con le dita così gonfie e rigide. « Odio quella Skeeter!» esplose furibonda. «Gliela farò pagare, fosse l’ultima cosa che faccio!»

* * *

La settimana dopo Hermione continuò a ricevere lettere anonime, e anche se lei seguì il consiglio di Hagrid e smise di aprirle, parecchi dei suoi nemici spedirono Strillettere, che esplosero al tavolo di Grifondoro coprendola di insulti davanti a tutta la Sala Grande. Anche quelli che non leggevano il Settimanale delle Streghe ormai sapevano tutto del presunto triangolo Harry-Krum-Hermione. Harry cominciava a essere stanco di ripetere a tutti che Hermione non era la sua fidanzata.

«Si calmerà tutto, comunque» disse a Hermione, «se facciamo finta di niente… la gente si è stufata della roba che aveva scritto su di me l’ultima volta…»

«Voglio capire come fa Rita Skeeter ad ascoltare le nostre conversazioni private quando le era stato vietato di avvicinarsi al parco!» esclamò Hermione furibonda.

Alla fine della lezione seguente di Difesa contro le Arti Oscure, si fermò a chiedere qualcosa al professor Moody. Il resto della classe aveva una gran fretta di andarsene; Moody aveva dato loro un compito in classe così difficile di deviazione di malefici che molti di loro accusavano piccole ferite. Harry aveva una forma così ostinata di Orecchie Agitate che dovette tenerle ferme con le mani mentre si allontanava dalla classe.

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